sabato 19 settembre 2009

Cronache sul boicottaggio di Israele: 2. Il boicottaggio a Roma.

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Con il sindaco Alemanno, assistito da Riccardo Pacifici, con un sindaco che toglie dalle tasche dei cittadini 23 milioni di euro per istituire un «museo dell’Olocausto», che probabilmente – suscitando proteste e contestazioni “negazioniste” – darà un apporto all’incremento della popolazione carceraria, già stipata in edifici insufficienti a contenerla, è un poco difficoltoso organizzare momenti di boicottaggio delle merci israeliani. Ricordiamo tutti la cagnara a proposito dei negozi ebrei della capitale. Che in Roma il commercio ebraico sia potentissimo è cosa che ognu dice, anche se poi non si dispongono di precise statistiche e di elenchi nominativi di sigle e negozi. Proibito il solo immaginarlo. Resta però il quesito fondamentale: un consumatore resta libero di spendere i suoi quattrini dove megli crede o è diventato obbligatorio comprade made in Israel? Non credo che occorre approfondire ulteriormente la questione. Poiché è per noi di qualche rilievo tenere nota dei momenti romani nell’organizzaione di un boicottaggio che dopo l’importante decisione dei sindacati inglesi e dopo la Dichiarazione di Toronto promette bene, in questo post registreremo quanto succede a Roma in tema di Boicottaggio, Sanzioni, Disinvestimenti verso Israele.

Versione 1.0/19.9-09
Sommario: 1. Tel Aviv e la sua storia. –

1. Tel Aviv e la sua storia. – Il migliore incentivo al boicottaggio del turismo verso Tel Aviv è un buon libro di storia che narri come Tel Aviv – non certo comparabile a Roma, nei cui giardini pubblici i giovani farebbero meglio a restare, risparmiando il loro denaro – sorga sulle rovine di Giaffa e dei suoi 24 villaggi distrutti durante la gloriosa pulizia etnica del 1948. Il camus dell’università è stato edificato appunto su queste rovine. Nell’unico edificio di pregio conservato gli insegnanti hanno fatto il loro Club, ma senza una targa che ne ricordi l’infamia della nascita. Alemanno, Zingaretti e Marrazzo possono sponsorizzare quanto vogliono il turismo israeliano, ma non possono mettere a forza sugli aerei i giovani e spedirli in Israele. Già lo fanno con Auschwitz a spese del bilancio comunale. Pare poi che in Roma la comunità ebraica, che stranamente è stata fatta oggetto di dichiarazioni di solidarietà, rendendola così complice di ciò che accade in Israele, raccoglie fondi che per Israele. Dove soldi vadano a finire è cosa che lasciamo immaginare. Strano Marrazzo che contesta ai suoi cittadini che lo hanno eletto il “diritto di criticare” chi vogliono. Forse occorre passare per farsi dare da lui un’autorizzazione per l’esercizio del diritto di critica, sentiti i rappresentanti romani della comunità ebraica. A mio avviso, se di intimidazione e discriminazione si può parlare, questà è fatta non dai manifestanti, ma sui manifestanti e da parte di chi invece dovrebbe difendere il loro diritto di manifestare. Questi i tempi! Questi gli uomini!

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