sabato 5 settembre 2009

G. Storici della pulizia etnica: 1. Simcha Flapan, che fu tra i primi a comprendere la natura e importanza del piano Dalet.

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«Non mi faccio illusioni: ci vorrà ben più di questo libro per ribaltare una realtà che demonizza un popolo colonizzato, espulso, occupato, e glorifica invece quello stesso popolo che l’ha colonizzato» (ivi, 220). I Lettori di “Civium Libertas” sono invitati a collaborare alla redazione di un Memoriale per ogni singolo villaggio distrutto durante la pulizia etnica del 1948 e negli anni successivi fino al nostro presente.

In questa sezione redigeremo singole schede per ognuno degli storici della pulizia etnica citati nel libro di Ilan Pappe. Esaurita questa serie, terremo aggiornata la sezione con la letteratura che via via uscirà sul tema, senza esclusioni di sorta. Cercheremo di dare sempre accanto alla necessaria informazione di base una nostra valutazione critica. È da dire in liena di massima che si è fatto e si fa di tutto per cancellare la memoria della pulizia etnica, in particolare del 1948, ma seguita fino ai nostri giorni e implicita nella natura stessa del sionismo. Un confronto è pure d’obbligo. In Europa sono abbondantissimi, una vera e propria attività industriale, gli studi e le pubblicazione sull’«Olocausto» ovvero sulla «Shoah», ma a condizione che approdino tutti ad una tesi prestabilita. Ogni tesi contraria non solo non è finanziata, ma i suoi autori vengono incarcerati. Come ho già detto numerose volte e non mi stanco di ripetere, mi astengo dal merito della questione ma non esito a sostenere che una ricerca, quale essa sia, debba essere sempre libera. La mancanza di una siffatta libera per gli storici cosiddetti “revisionisti” o diffamatoriamente “negazionisti” invalida, a mio avviso, o almeno rende sospetto il contenuto delle ricerche ufficiali, di Stato. Un curioso parallelismo si verifica in Israele. Qui si pretende che ai palestinesi venga impartito l’insegnamento ufficiale, europeo, israeliano e sionista, sull’«Olocausto», ma al tempo stesso si vieta per legge ogni ricordo della Nakba. Non si poteva trovare un migliore esempio di doppiezza morale e insania mentale. Che la storia d’Europa sia stata una tragedia è cosa che condiviamo a pieno, ma per noi fa parte di questa tragedia il vedere come determinati si ergano a giudici della storia europea. Forse arriverà l’epoca in cui il sionismo verrà giudicato con la stessa o perfino con maggiore severità di quanto oggi non si oda con riguardo a movimenti politici cessati e che proprio per questo dovrebbero essere lasciati alla libera ricerca di storici e filosofi della storia.

1. L’importanza del Piano Dalet. – Simcha Flapan, nota Pappe, fu «uno dei primi storici che notò l’importanza del piano» (op. cit., 5) Dalet, a proposito del quale Flapan scrive: «La campagna militare contro gli arabi, inclusa la “conquista e distruzione delle aree rurali” fu avviata dal Piano Dalet dell’Haganà» (ivi). Flapan fu anche uno dei primi ebrei israeliani a contestare la versione sionista convenzionale degli eventi del 1948 (p. 52). In un ragionamento ipotetico, che in opere di storia non sono in genere ammesse, Simcha Flapan sostiene che nel novembre del 1947, un mese prima della spartizione della Palestina sancita dall’ONU, la maggior parte dei leader sionisti si sarebbe astenuta da un’espulsione di massa vaticinata da Ben Gurion. Ma ciò solo a condizione che non vi fosse stata nessuna reazione da parte palestinese alla spartizione. Ma è bene riportare su questo punto delicato quanto espone Ilan Pappe:
Il 2 novembre, cioè quasi un mese prima che venisse adottata la Risoluzione dell'ONU, in un ambito diverso, l'Esecutivo dell’Agenzia ebraica, Ben Gurion per la prima volta spiegò nei dettagli e nei termini più chiari possibili che la pulizia etnica costituiva il mezzo alternativo o complementare per assicurarsi che il nuovo Stato fosse esclusivamente ebraico. I palestinesi all’interno dello Stato ebraico, disse ai presenti, potevano diventare una quinta colonna, e in questo caso potevano «essere arrestati in massa o espulsi; è preferibile espellerli»20.

Ma come realizzare questo obiettivo strategico? Simcha Flapan sostiene che in quel momento la maggioranza dei leader sionisti, sul punto di compiere un’espulsione di massa, si sarebbe fermata. In altre parole, se i palestinesi si fossero astenuti dall’attaccare obiettivi ebraici dopo che era stata adottata la Risoluzione di spartizione sarebbe stato difficile per il movimento sionista realizzare la visione di una Palestina etnicamente ripulita 21.

Eppure anche Flapan ammette che il Piano Dalet fosse un master plan per la pulizia etnica della Palestina. A differenza, per esempio, dell’analisi che Benny Morris offre nella prima edizione del suo libro sull’origine del problema dei profughi, ma molto in linea con le modifiche che apportò nella seconda edizione, il modello per la pulizia etnica della Palestina, il Piano Dalet, non fu creato dal nulla 22. Questo divenne uno schema definitivo in risposta al modo in cui gli eventi si andavano gradualmente dispiegando sul campo, attraverso un tipo di politica studiata per quel caso particolare, che però col tempo si cristallizzò. Ma quella risposta era sempre inesorabilmente fondata sull’ideologia sionista e sul suo obiettivo, che era lo Stato puramente ebraico. Così, l’obiettivo principale fu chiaro fin dall’inizio - la dearabizzazione della Palestina -, mentre i mezzi per raggiungerlo si svilupparono nella maniera più efficace in sintonia con la reale occupazione militare dei territori palestinesi che dovevano diventare il nuovo Stato ebraico d’Israele.
I. Pappe, op. cit., 69.
Note:
Gli storici non sono meri rilevatori di fatti. L’interpretazione gioca un ruolo essenziale. L’opera citata da Pappe è: Simcha Flapan, The Birth of Israel: Myths and Realities, New York, Pantheon Books, 1987.

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