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La pulizia etnica del 1948 non avrebbe potuto svolgersi con la rapidità ed efficacia che ebbe se non fosse stata preceduta da un accurato lavoro topografico e cartografico. Era necessaria una pianificazione scientifica. Scrive Pappe: «Il suggerimento venne da un giovane storico occhialuto dell’università ebraica, di nome Ben-Zion Luria, allora impiegato nel Dipartimento dell’istruzione dell’Agenzia ebraica. Luria sottolineò l’utilità di un registro dettagliato di tutti i villaggi atabi e propose che tale inventario fosse gestito dal Fondo Nazionale Ebraico» (op. cit., 30). «Questo sarebbe stato di grande aiuto alla redenzione del paese», scriveva al JNF19 il giovane storico dell’università ebraica.
19Il Bollettino degli Archivi dell'Haganà, nn. 9-10, (preparato da Shimri Salomon) “The Intelligence Service and the Village Files, 1940-1948”, 2005.Come una semplice schedatura di villaggi arabi potesse servire alla “redenzione” occorre essere nella testa di un sionista per poterlo capire. Fatto sta che il suggerimento venne accolto ed «i migliori fotografi professionisti del paese furono invitati ad aderire all’iniziativa. Furono reclutati anche Yitzahk Shefer di Tel Aviv e Margot Sadeh, moglie di Yaitzak Sadeh, comandante del Palmach (le unità speciali dell’Haganà). Il laboratorio cinematografico operava nella casa di Margot dove una compagnia di irrigazione serviva da facciata: il laboratorio doveva restare nascosto alle autorità britanniche che avrebbero potuto considerarlo come un’iniziative di intelligence illegale diretta contro di loro. Gli inglesi sapevano della sua esistenza, ma non riuscirono mai a individuare il nascondiglio segreto. Nel 1947 l’intero Dipartimento cartografico fu trasferito alla Casa Rossa25.
25Archivi dell’Haganà, Village Files, doc. 24/ 9, testimonianza di Yoeli Optikman, 16 gennaio 2003. - Nota 25 di pag. 32 nel libro di Pappe, che indica la fonte archivistica.Gli sforzi dei topografi e degli orientalisti diedero come risultato finale delle schede dettagliate che gli esperti sionisti misero gradualmente insieme per ciascun villaggio della Palestina. Entro la fine degli anni Trenta questo “archivio” era quasi completo. Furono registrati precisi dettagli sulla collocazione di ogni villaggio, le vie di accesso, la qualità della terra, le sorgenti d’acqua, le principali fonti di reddito, la composizione sociopolitica, le affiliazioni religiose, i nomi dei mukhtar, il rapporto con gli altri villaggi, l’età degli uomini (dai sedici ai cinquant’anni) e molti altri dettagli. Una categoria importante era l’indice di “ostilità” (verso il progetto sionista), stabilito dal livello di partecipazione del villaggio alla rivolta del 1936. C’era un elenco di chiunque avesse preso parte alla rivolta e delle famiglie di coloro che avevano perso qualcuno nella lotta contro gli inglesi. Veniva riservata una particolare attenzione alle persone che si presumeva avessero ucciso ebrei. Come vedremo, nel 1948 queste ultime informazioni alimentarono le peggiori atrocità nei villaggi portando a esecuzioni di massa e torture. I membri regolari dell’Haganà a cui era affidato il compito di raccogliere i dati nei viaggi di “ricognizione” nei villaggi si resero conto, fin dall’inizio, che questo non era un semplice esercizio accademico di geografia. Uno di questi era Moshe Pasternak, che nel 1940 si unì a una delle prime escursioni e operazioni di raccolta dati.
(segue)
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