venerdì 24 luglio 2009

Boicottaggio o non boicottaggio quello inflitto ai giornalisti israeliani?

Vers. 1.1 / 25.7.09

La cagnara sta crescendo o si tenta di farla crescere, ma non ho ancora capito di cosa si tratta. Esiste una campagna ufficiale di boicottaggio ad Israele denominata BDS, il cui scopo è condurre una campagna analoga a quella contro il Sud Africa, quando in esso vigeva l’apartheid. Quella campagna ha avuto una grande adesione in tutto il mondo ed il regime dell’apartheid è stato abbattuto in modo sostanzialmente non violento. Che in Israele esiste, non da oggi, un regime di apartheid più grave e più pericoloso di quanto non sia stato quello sudafricano è un fatto noto, eccetto forse a gran parte dei giornalisti israeliani o al nostro Claudio Pagliara, corrispondente per la RAI da Israele. Che ormai dei canali ufficiali della stampa non ci si possa fidare e che le notizie veritiere si vada a cercare per altri fonti è cosa pure risaputa. Gli utenti internet hanno già superato nel mondo la quota di un miliardo e si viaggia verso il secondo miliardo. I giornalisti, per fortuna, diventano mediatori sempre meno necessari ed ognuno di noi può diventare un giornalista.

La responsabilità di un giornalista professionista diventa sempre più grave e odiosa quando svolge il suo lavoro non in servizio dei lettori, anzi della generalità dei suoi possibili lettori, ma al servizio di un governo o di un’istituzione, come ordinariamente accade per i giornalisti di grandi quotidiani e di televisioni. Non mi sono accorto durante l’operazione “Piombo fuso” di un particolare ruolo dei giornalisti israeliani. Ma tutto ciò ha poco importanza per il problema che si sta agitando. Se è un problema di soldi, di quote non pagate, resto un volgare problema di soldi e la notizia non ha rilevanza politica. Se come taluni lasciano intendere, si tratta invece di un boicottaggio, questo andrebbe dichiarato e motivato, perché acquisti tutto il suo valore politico ed il carattere di pubblicità che è giusto abbia.

Mi sembra invece che sia stato fatto il solito “vittimismo”, che è una forma propagandistica del sionismo. Mentre si annuncia come sempre più probabile, anzi imminente, un attacco nucleare di Israele all’Iran, la cui unica colpa è di essere rimasto l’unico paese indipendente nell’area mediorientale, ci sembra totalmente priva di interesse tutta questa cagnara sui giornalisti israeliana. Ne raccogliamo qui di seguito i links in cui ci capita di imbatterci e li commenteremo se troveremo materia degna di commento.

Sommario: 1. Il motivo. – 2. Ce lo dice Giovanni Negri come stanno le cose. –

1. Il motivo. – Se il motivo dell’espulsione è politico, come sostengono i giornalisti israeliani, allora non vi è che da plaudire ad una siffatta motivazione. Peccato che non sia stata dichiarata pubblicamente. Avrebbe avuto più valore. Forse sarebbero insorti problemi giuridici, cioè da tribunale. Se così è, allora è lo stesso da plaudire perché chi ha disposto l’espulsione dei giornalisti israeliani, ha dimostrato di saper spuntare le armi agli azzeccagarbugli sionisti: a brigante, brigante e mezzo, dice un noto proverbio.

2. Ce lo dice Giovanni Negri come stanno le cose. – Trovo positivo ai fini dell’individuazione della Israel lobby che in questa vicenda vengano fuori i nomi di Meotti, Battista, Buffa, già noti al nostro Monitoraggio come sfegatati sionisti, e ora qui questo Morighi.. Di Giovanni Negri, se si tratta della stessa persona, ricordo che era rimasto disoccupato in quanto leader radicale, credo anche segretario radicale. Apprendo con compiacimento che ha trovato un lavoro come presidente dell’Associazione lombarda dei giornalisti, sempre restando nel campo. Lui dice che in realtà vi sarebbe al fondo di questa storia una ventennale ostilità politica degli attuali dirigenti dell’Organizzazione internazionale verso la politica israeliana. Buon segno che varrebbe quanto un boicottaggio dichiarato. ma in realtà qui si apprende che sono stati gli stessi 800 giornalisti israeliani a voler uscire dal Sindacato internazionale in quanto volevano imporre la loro linea politica ed il non pagare le quote è stato solo un pretesto per farsi espellere. Si legga attentamente:
È chiaro a tutti che il casus belli è un altro. Lo ha sottolineato il presidente dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti, Giovanni Negri, facendo venire alla luce che si tratta invece «del disagio e del dissenso dei giornalisti israeliani sulla “linea politica” dell’Ifj». Da qui l’utilizzo di un «escamotage per uscire da un’organizzazione della quale non condividono le idee.
Curiosa poi la pretesa di chi pretende che dovesse essere condannata dai dirigenti del sindacato non l’apartheid israeliano, ma il “martirio” suicida delle povere vittime del razzismo sionista. Decisamente un quadro morale rovesciato rispetto al comune sentire. Ma tant’è! Il mondo è brutto anche perché vario e l’incredibile esiste tuttavia. Fa cascare le braccia leggere il ritornello delle organizzazioni terroriste, ossia di un Indice redatto dalla superpotenza USA sotto dettatura israeliana. E cosa ci si può aspettare da giornalisti che dimostrano al riguardo di non avere il più elementare senso critico e di non saper distinguere le esisgenze di un’informazione al servizio del pubblico da una propaganda di cui si fanno spudoratamente strumento? Gli 800 giornalisti israeliani avrebbero dovuto essere cacciati a pedate già da tempo. Che siano scesi finora in campo solo personaggi fortemente colorati da sionismo come i sopra citati e sia invece rimasta assente nel dibattito la gran parte dei giornalisti italiani è una dimostrazione che la pretesa degli israeliani era davvero eccessiva ed impudente: hanno teso troppo la corda. Incomincio a vederci un poco chiaro e se è come mi sembra la cosa è davvero vomitevole. Che personaggi come Morigi dicano di dimettersi da associazioni che dovrebbero sostenere le loro assurde, strampalate e immorali concezioni non può che essere salutato come un fatto altamente positivo, cioè una sana operazione per una “informazione pulita”.

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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi dispiace per Lei, ma io, che pure sono un "bieco" revisionista non sono d'accordo nè mai sarò d'accordo con chi pensa di far tacere qualcuno. Se poi sono le quote, altra faccenda. Ma se mi dice hanno fatto bene, mi dispiace tanto. Pur condividendo tutto il resto, vittimismo compreso. Infine, a brigante brigante e mezzo è una stronzata di Pertini. A brigante non fare il brigante anche tu a me par molto meglio. Se no torniamo all'età della pietra. Saluti. Cumino

Antonio Caracciolo ha detto...

Che tu non sia d’accordo con me, è una tua facoltà. E come vedi non ti faccio tacere: pubblico il tuo disaccordo, che potrebbe essere sospetto. Sono ormai persuaso ed ho potuto riscontrarlo io stesso che la rete è popolata di strani individui, veri o fittizi, il cui scopo è una forma di sabotaggio di un sito o un blog attraverso l’intrusione in mala fede ovvero la provocazione.

Tornando al sabotaggio in senso proprio (vedi scheda Carminati/Tradardi) trovo che sia sacrosanto ogni forma di sabotaggio verso Israele. Continuo a non capire questa storia delle quote e rinvio al testo. All’età della pietra ci siamo già e pure peggio. Di questa regressione morale è responsabile Israele stesso e la lobby che ad essa risponde.

Non è Israele a non aver voce. È esattamente il contrario! È il nostro mondo morale a non aver voce. È Israele a chiudere la bocca a noi e a soffocare ogni reazione morale della gente per bene. In linea di massima i giornalisti israeliani, in quanto espressione del regime in cui vivono, sono loro i mistificatori e soffocatori della verità e della voce altrui. Non ho per loro in quanto espressione di regime nessuna solidarietà. Di loro e di tanti giornalisti di mestiere farei volentieri a meno in un mondo dove ognuno può essere giornalista per l’altro e guadagnarsi sul campo la credibilità di cui è degno.

Quanto al brigante e mezzo non sapevo della paternità di Pertini, uomo che mi pare in ogni caso preferibile all’attuale inquilino del Quirinale. Il problema giuridico del brigante e mezzo è connesso al brigante che ha minacciato di sanzioni legali il mondo universitario e sindacale inglese per il boicottaggio che era stato deciso contro le università israeliane, strettamente implicate da sempre con la guerra e la pulizia etnica.

Se un artificio puramente legale (e non "legittimo") impedisce formalmente il boicottaggio, non trovo niente di disdicevole nel contrapporre artificio ad artificio (brigante e mezzo). Io ancora non so se vi sia o non vi sia intenzione di boicottaggio. Se il mancato pagamento della quota e relativa contestazione ed espulsione è un mezzo indiretto e necessario per arrivare allo stesso risultato, lo approvo pure.

Non capisco però il motivo per cui – da parte filoisraeliana – si faccia intendere una volontà nascosta di boicottaggio ovvero discriminazione, mentre la volontà dichiarata è la contestazione di non pagamento delle quote. E se viaggiando nel tempo e con i canoni di giudizio ormai codificati e non più verificabili, al posto dei giornalisti sionisti/israeliani si fosse trattato di giornalisti della Germania “nazista”, come andrebbero le cose?

Io certamente non sono immune da stronzate. Non ho il dono dell’infallibilità. Ma mi sembra che qui la stronzata sia tua. L’appartenenza ad un’associazione internazionale come quella dei giornalisti, non preclude ai giornalista israeliani (o a un Pagliara, israeliano e sionista di elezione) di continuare a scrivere o non scrivere quello che scrivono o non scrivono. Può avere un significato politico. Ed in questo senso l’esclusione di Israele da ogni e qualsiasi associazione è un buon segno.

Per quello che mi riguarda ed è in mio potere io escludo Israele da ogni associazione mentali ad idee di giustizia, eguaglianza, umanità, diritto, pietà, religione. Sto leggendo il libro di Rabkin (vedi scheda) e mi accorgo che Israele non fa parte neppure della religione giudaica in senso proprio: ne è la negazione e l’antitesi. Quindi, anche è anche un impostore in ciò che dice di essere: una forma di ebraismo, anzi l’Ebraismo per antonomasia. Frottole che i giornalisti israeliani in massima parte mettono in circolazione. Dunque, ben venga ogni loro esclusione dalla società degli uomini che dicono la verità. La loro non è una voce della verità, ma della menzogna.

Le menzogne possono continuare a dirle, come fanno. È nostro diritto difenderci dalle menzogne.

Per i motivi anzidetti non ti concedo replica e spero tu abbia invece a ringraziarmi per l”attenzione ed il tempo che ti ho dedicato.