domenica 19 luglio 2009

Studi e ricerche: 16. Antonio La Guardia: «Terra santa guerra profana. Israeliani e palestinesi» (2002).

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Il volume di Anton La Guardia non è proprio “fresco di stampa”. Esce nell’originale inglese nel 2001 e in traduzione italiana nel 2002, ma conserva intatto il suo interesse e la sua utilità. Non saprei come classificarlo, se a favore dell’una o dell’altra parte. Ma un libro forse deve essere proprio così. Deve avere una sua oggettività che ne susciti l’interesse, qualunque sia il lettore. Non mi soffermo su singoli giudizio, ma ne colgo una visione d’insieme, dove come in un film l’autore vede le cose ora con gli occhi degli israeliani, ora con gli occhi dei palestinesi, anche se io ritengo che la neutralità non sia cosa possibile. Riporto le parole di un importante leader palestinese, Ta’mari, intervistato da La Guardia nel nel 1998 in Betlemme:
«…A volte non ce la fai a guardare la televisione per quanto grottesca appare la nostra immagine…» (ivi, p. 130).
Al di là del testo di La Guardia, che continueremo a leggere con interesse e profitto, credo che in queste parole sia contenuta una profonda verità. Ancora oggi la lotta per la distruzione del popolo palestinese si conduce sull’immagine ancor prima che con assedi, bombe al fosforo, pulizia etnica, massacri di ogni genere, piombi fusi e colati. La vera delegittimazione e demonizzazione di popolazioni deboli, inermi, povere, cui è stato tolta ogni cosa: casa, patria, vita, dignità, memoria, è quella che pretende di convincerci che i coloni abbiano diritto di cacciare gli indigeni dalle loro case e dalle loro proprietà per insediarsi al posto loro. Questi luridi infami vogliono anche la nostra comprensione, il nostro applauso, vogliono pure essere “onorati” alla Fiera torinese del libro.

L’autentico miracolo della stora del XX secolo e dei nostri giorni è che i poveri della terra hanno resistito al massacro. E le pagine di Anton La Guardia fanno ben comprendere questo miracolo di un popolo che ha collezionato solo sconfitte, che non ha nessun eroe militare da esibire, ma solo “martiri” che ogni giorno ci ricordano andando incontro alla morte la loro volontà di vivere liberi nel loro paese e con piena dignità di esseri umani. In condizioni normali, come è spesso successo nella storia, i popoli deboli scompaiono senza lasciare traccia. Consapevolmente e deliberatamente si distrugge la loro memoria perché i loro fantasmi non possano disturbare la quiete, la serenità, la buona coscienza della prole in terre e case che non erano loro. La prole nasce sempre innocente e non è tenuta a sapere ciò che i padri hanno fatto per garantire loro un radioso futuro. Ciò è successo innumerevoli volte nel passato e noi non ne abbiamo più documentazione alcuna. Succede ancora oggi, ma non possiamo dire di non vedere e di non sapere. Certo di noi, non io che ora scrivo, siamo minimamente responsabili di ciò che è stato fatto e viene fatto ai palestinesi, l’ultimo della serie. Ma lo diventiamo nel momento in cui accettiamo l’«immagine grottesca» che i vari Pagliara ci offrono delle vittime.

Pur in un’impotenza che ci affligge grandemente e che però occorre fare di tutto per superare, anche aderendo al “Bocotta Israele”, dobbiamo respinge l’«immagine grottesca» della vittima. La guerra si è spostata dai deserti orientali per invadere la sfera della nostra coscienza e della nostra percezione del mondo e della storia, dell’etica e della morale, della pace e della guerra, della libertà e dell’oppressione, della verità e della menzogna, del giusto e dell’ingiusto, dell’umano e del disumano. Qui ognuno di noi può giocare un ruolo e la partita non si gioca a colpi di maggioranza o minoranza, la verità e la giustizia non vengono messi ai voti, Cristo non viene barattato con Barabba e la sua vita non è data in mano agli opinionisti della carta stampa o alle pagliette del regime.

Il libro di La Guardia mi appare come una preziosa sintesi di oltre un secolo di guerre che non accennano a finire. Forse mediontale diventerà la guerra eterna, anche se le armi dovessero cessare per qualche anno. Nessun storico alla Benny Morris ci potrà impedire di considerare la guerra mediorientale, in particolare quella per l’occupazione della Palestina e la distruzione fisica, politica e morale dei popolo palestinese, come una continuazione della guerra civile europea del 1917-1945 che ha ridotto in una condizione non politica tutti i popoli europei, resi felici sotto il tallone americano. Almeno così ci lasciano intendere i nostri governanti, che dal nuovo status quo traggono loro i massimi benefici. La resistenza palestinese e araba in generale ha operato il miracolo di risvegliare la nostra coscienza assopita. Non possiamo sapere quali saranno i tempi di gestazione di un nuovo essere, ma sappiamo che queste essere già dispone di una coscienza che non potrà essere facilmente annichilità. A quei politici che hanno lanciato lo slogan “siamo tutti ebrei”, noi rispondiamo “siamo tutti italiani ed europei” grazie ai palestinesi che ci hanno ridato la nostra coscienza.

(segue)

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