domenica 28 giugno 2009

Boicottagio: 67. Naomi Klein e la nuova lotta contro l’apartheid

Homepage

Di Naomi Klein apprendo adesso per gli abituali e scontati insulti a lei rivolti dai «Corretti Informatori», che in fatto di “pregiudizi” non sono secondi a nessuno, ma anche perché di lei si parla nel libro di Blanrue, che ho appena terminato di leggere. Naomi viene presentata come una eminente personalità canadese che non ha le esitazioni di Noam Chomsky nel denunciare e riconoscere l‘esistenza di una “lobby sionista”. Insieme allo stesso Chomsky ed altri Naomi farà parte di un Tribunale internazionale sulla Palestina che inizierà a lavorare nel 2010. Ne faranno parte personalità di ogni paese. Il metodo di lotta sarà quello del boicottaggio che si è già rivelato efficace per abbattere il regime dell’apartheid in Sud Africa. Nulla si deve lasciare di intentato, ma sono convinto che Israele sia molto peggio di ciò che era il Sud Africa. Vale per Israele la nozione di Stato “criminale” che Jaspers pensava di aver coniato per il nazismo.

Vers. 1.3 / 28.9.09
Precedente - Successivo
Sommario: 1. L’unica strada: boicottare Israele. – 2. Naomi e la proprietà dell’Espresso. – 3. «I bambini innocenti per definizione». – 4. Un attacco demenziale e paranoico di Ugo Volli a Naomi. – 5. La nuova frontiera del sionismo mediatico: i diritti dei gay. –

1. L’unica strada: boicottare Israele. – Se si va al “corretto commento” si ritrova la solita favola del muro come “barriera difensiva”, in linea con la circolare hasbariana. A parte il fatto che una siffatta “barriera” è stata condannata sia dall’ONU sia dalla Corte di giustizia, emerge ora una nuova e più convincente verità, già denunciata nel 2004 da Alain Menargues ed ora resa del tutto evidente da “piombo fuso” nonché dai graffiti che gli stessi soldati israeliani hanno lasciato sui muri sventrati di Gaza. Li si può vedere nel documentario di Fulvio Grimaldi. Questi graffiti confermano ciò che Menargues scriveva nel suo libro Le Mur di Sharon, dove spiegava la teologia levitica della “purezza” che comporta un muro di separazione e perfino strade separate da quelle destinate agli arabi “impuri”. Se questo non è razzismo allo stato puro… Appunto, hanno ragione i “corretti informatori”. L’apartheid sudafricano aveva una connotazione politica, economica, sociale; quello israeliano ha in più una connotazione religiosa evidenziata da Menargues. Ma è una ragione in più per combattere con maggiore determinazione l’apartheid israeliano. La differenza non impedisce il boicottaggio, ma ne rafforza le motivazioni.

Torna al sommario.

2. Naomi e la proprietà dell’Espresso. – Andando al link si trova l’abituale infame commento su un fatto del maggio 2003, quando fu travolta da un carro armato israeliano la pacifista Rachel Corrie. La nostra attenzione non è ora qui rivolta agli eventi del maggio 2003, per la ricostruzione dei quali non possiamo certo basarci su ciò che dicono i «Corretti Informatori». Attrae invece la nostra attenzione un esempio del loro abituale modo di esprimersi e di pensare, che si rivela in una frase come la seguente: «…Sul settimanale di proprietà dell’Ing. Carlo de benedetti non si perde mai occasione di attaccare Israele…». Un ingenuo potrebbe chiedersi: ma che c’entra la proprietà? Un giornale è o non è indipendente rispetto alla proprietà? La finzione e il buon costume impongono di credere che altro è la proprietà altro è la libertà di espressione. Ma i lobbisti nostrani pensano diversamente: la proprietà deve farsi sentire ed imporre la linea. Non so se de Benedetti sia un ebreo. Non me lo sono mai chiesto e non mi interessa. Ma mi viene da riflettere che forse i «Corretti Informatori» si augurino una proprietà diversa, più gradita. Sarebbe un censimento molto interessante quello che riuscisse a stabilire quanto parte della stampa italiana e internazionale si di diretta proprietà ebraica o in quale percentuale sia influenzata e dipendendete direttamente da Israele, dagli interessi ebraici, dal sionismo, dal lobbismo pro israeliano. Si possono fare purtroppo solo stime. Ma la frase sopra riportata è la spia di un modo di pensare.

3. «I bambini innocenti per definizione». – Non ci credereste, ma questa frase virgolettata del 2004 appartiene ai «Corretti Informatori» che se ne servono per tacciare di «mala fede» Naomi Klein! Fa un certo effetto rapportare questa frase ai bambini uccisi dagli israeliani durante l’operazione “piombo fuso” o i 500.000 bambini iracheni morti come conseguenza di un embargo al quale non si può certamente ritenere estraneo Israele, come per nulla estraneo è stato nella disatroso guerra contro l’Iraq. Per non parlare delle cluster bomb specificamente destinate ai bambini libanesi durante l’invasione non riuscita del 2006. Per non parlare dei bambini – «innocenti per definizione» – che a Gaza continuano a morire come effetto del blocco. Indignarsi contro i «Corretti Informatori» non ha più senso. Si tratta soltanto della registrazione di un atto in cui si esprime l’azione della “Israel lobby” che noi andiamo studiando per quanto concerne l’Italia e gli altri paesi europei. Di Naomi Klein sappiamo che sta da questa parte e che è fatto oggetto costante degli attacchi della Lobby.

4. Un attacco demenziale e paranoico di Ugo Volli a Naomi. – Se si va a leggere il testo del semiologo, ovvero presidente di non so quale Sinagoga, non si riesce a cogliere il senso, semiologico o no. Ma che vuol dire costui? Anche i peggiori avversari possono capaci di critiche penetranti e corrosive. Per questo di preferenza leggo le critiche dei nemici piuttosto che i giudizi benevoli degli amici. Ma quando i nemici non hanno altro che insulti e contumelie non vi è nulla da apprendere e si è legittimati a restituire gli stessi insulti maggiorati degli interessi. Io che non ho cultura e identità ebraica – cosa a cui molto tiene il detto Volli – non applico gli interessi nel rendere gli insulti, ma anzi pratico uno sconto di carità tutta cristiana. Non sono santo al punto da porgere l’altra guancia, ma restituisco gli stessi insulti con minore intensità. Se la controparte facesse lo stesso allora potremmo arrivare al livello zero e forse il discorso potrebbe ripartire su base ragionale, fatta di logica e di argomenti, non di insulti. Appunto di logica ed argomenti non se ne trova per nulla in Ugo Volli, che quotidianamente rovescia il suo veleno, il suo “odio” sicuramente ebraico sul basso mondo dei goym. Forse la sola logica che si può rinvenire è quella del fuoco mediatico, del «piombo fuso», contro quanti non propagano i messaggi diffusi dall’Hasbara e trasmesso ai Folli (v in tedesco si pronuncia f) sparsi nelle Diaspore o Lobbies nazionali. Non sapevo che Naomi Klein avesse origini ebraiche prossime o remote. Questa eventualità fa letteralmente imbestialire Ugo. Ciò che mette sempre più in crisi tutti costoro è il numero crescente di persone provenienti da strati ebraici ma che però o sono antisionisti o almeno sono non-sionisti. La strategia del sionismo da un secolo a questa parte è di rendere equivalente il termine sionista ed ebreo. In effetti regna una certa confusione, piuttosto difficile da districare senza fare un certo numero di letture specifiche. Quanti più sono gli ebrei antisionisti o non-sionisti tanto più diventa difficile ed inverosimile bollarli con lo stupidissimo cliché dell’ebreo antisemita che odia se stesso. Capisco come Ugo si possa imbestialire per questo. Ma la cosa riguarda il neurologo, non il critico, il semiologo, o il politico... Et de hoc satis!


5. La nuova frontiera del sionismo mediatico: i diritti dei gay. – Il link riporta ad un articolo di Naomi Klein, inframezzato dal solito commento infame e fazioso ad uso delle squadracce assatatanate, principalmente dedicato al festival di Toronto, ma con analisi interessanti e in apparenza marginali. Su una di queste mi soffermo. Sembra che – e se lo dice Naomi va tolto il sembra – la propaganda israeliana stia tentando manovre diversive, per distogliere l’attenzione sul massacro di Gaza. Sono maestri nell’arte della manipolazione. Bisogna riconoscerlo. Ma fra queste diversioni vi è anche una battaglia per i diritti dei gay. Mi viene ancora da ridere per la consapevole battuta di Ahmadinejad alla Columbia University, quando attaccato sulla condizione dei gay in Iran, rispose che in Iran non ce ne erano, provocando l’ilarità generale. Come a dire, quelli li avete tutti voi. Ebbene l’altro giorno mentre passavo per andare ad un seminario in via Nazionale sulla condizione di Gaza, mi sono imbattuto in una manifestazione – non oceanica – confluita a piazza S. Apostoli. Solo dopo ho saputo cosa fosse e di cosa si trattasse. Era la manifestazione per gli omosessuali con uno slogan piuttosto offensivo e provocatorio: “se non tolleri il diverso, clonati!” o qualcosa di simile. Come a dire che l’essere omosessuali diventa adesso la norma e non l’eccezione. La nuova etica del “prenderlo anziché darlo”. Arrivo al dunque. Nel palco ho notato, dalle foto che dovrebbero rinvenirsi in rete, Alemanno accanto a Pacifici: la coppia ormai di ferro! Ecco, dunque cosa mi ha fatto pensare un passo marginale di Naomi. In Italia, la sezione romana del sionismo israeliano, la sua dependance, ha recepito il messaggio: avanti tutta con i gay o come altro li si voglia chiamare, forse poco rispettosamente “froci”, non bello, ma almeno è lingua italiana. Omosessuale è più corretto ma solo i più dotti usano questo termine. Probabilmente saranno contenti di questa nuova attenzione verso di loro, ma mi auguro si rendano conto che vengono ancora una volta presi per il di dietro. Sul palco ho notato quel Tajani con il quale, pur avendolo votato, ho pubblicamente contestato per l’astensionismo referendario, quando la chiesa cattolica aveva pensato di vincere non con il “si si no no”, ma con il “ni” dell’astensionismo. Ed a servire opportunisticamente, proprio contro i diritti degli omosessuali, c’erano gli stessi che oggi si trovano a braccetto con Pacifici in esecuzione delle nuove direttive mediatiche di Tel Aviv.

11 commenti:

Anonimo ha detto...

More solito, lei scrive cose assurde su Israele con il tono del santo fustigatore o del profeta. Spara giudizi, e credo che si limiti a questo solo perchè non può impugnare un'arma, tanto folli da risultare al limite pure divertenti. Israele stato razzista. Israele peggio del Sud Africa. Roba da fantascienza. Ma lasciando da parte ogni inutile incitamento a perchè lei s'acculturi e s'informi, le chiedo solo: ma lei c'è mai stato in Israele? Viaggiando da semplice turista, intendo. In macchina da solo. Dormendo e mangiando in un qualsiasi kibbutz. Parlando del più e del meno con la gente. Bevendo la loro stessa acqua. Chiaro che no: lei insulta un Paese che non conosce. Un popolo che non conosce. E dell'ebraismo, poi, lei sa solo quel pochissimo che ha letto nel suo libricino di catechismo. Un libricino che sicuramente è stato stampato intorno al 1938. Mah... lei, come tutti quelli che si perdono dietro le loro fantasie malate, più che rabbia mi fa un poco di pena. Lei soffre, lo si capisce benissimo. Vuole l'indirizzo di un bravo psichiatra? Tore Pirino (Quartu S.E., Sardegna)

Antonio Caracciolo ha detto...

Pubblico questa volta l’insulto non perchè sia meno idiota dei precedenti, ma perché mi offre l’occasione di rispondere ad domanda che io sono mi sono fatto e mi sono immaginato.

Sono mai stato in Israele e in qualsiasi altri dei paesi mediorientali?

No! E perché avrei mai dovuto andarci? A parte alcune persone che hanno motivi specifici per doverci andare: diplomatici, militari, giornalisti, religiosi, ecc., io perché mai dovrei andarci?

A fare il turista? Ci sono molti altri posti dover poter fare il turista senza insultare la gente che soffre.

Non ci andrò mai in quanto “occidentale” e senza un motivo più che specifico per la semplice ragione che mi vergognerei in quanto italiano ed europeo ad aggirirarmi per quei luoghi. Se venissi accoltellato da qualcuno di quelli a cui abbiamo inflitto sofferenze e umiliazioni indicibili non saprei neppure dargli torto, all’incirca come è successo al grande conoscitore di medioriente che è Robert Fisk, le cui 1200 pagine mi bastano per avere un’idea di 100 e più anni di guerre e conflitti in quelle martoriate terre.

Per la verità ero stato invitato ad andare non in Israele, ma a Gaza, partendo da una di quelle navi che forzarono il blocco. Ero andato perfino a chiedere alla mia università un’autorizzazione formale a recarmi presso l’università palestinese che si trova/trovava in Gaza.

Mi sono salvato per miracolo dai missili israeliani che hanno colpito e distrutto quella università. Se non vado in Palestina, detta Israele, e non intendo andarci, è perché non ne vedo il ragionevole motivo.

Vi è andato lui, Arrigoni, per rispettabile e umanitari motivi, e si è trovato oggetto di ripetuti attentati israeliani, con permanenza in una loro fetida prigione. Ho informato io, non da Gaza, il parlamento italiano del fatto che un italiano si trovava prigioniero in Israele. A seguito della mia segnalazione vi è stata un’interrogazione parlamentare.

Forsa il Sionista qui giunto, nel sua mente – degna delle attenzione del Pirino, di cui adesso apprendo anche il mestiere – si immagina che io rimarrei folgorato come san Paolo sulla via di damasco, ma in senso inverso, ricoscendo finalmente le mirabilia di Israele. Non è mai troppo tardi!

L’idiozia del signore qui giunto è senza speranza e in realtò non è a lui che rispondo, ma a me stesso traendo da una provocazione spunto per esprimere a parole una riflessione su cui sto tuttavia lavorando.

Io non mi pongo sul piano del solidarismo verso il popolo palestinese, oggetto di genocidio sotto gli occhi colpevoli del nostri governanti. Il “solidarismo” è cosa importante e non vuole qui da me in nessun modo venire svalutato. Dico ciò non al sionista, neppure meritevole di discorso, ma a qualche amico che non ha ben inteso la mia posizione.

Devo qui solo accennare. Gaza, la pulizia etnica, l’ultima guerra coloniale dell’«Occidente» pone ad ognuno di noi, ad ogni cittadino «ad una sola fedeltà, quella italiana» un problema di POLITICAINTERNA. Gaze è lo specchio della nostra politica interna: dubito che lo strizzacervelli chiamato dall’Anonimo abbia la minima cognizione di ciò.

La citazione del Pirino – perché mai un Anonimo nomina una persona con nome e cognome? Perché mai chiama in causa un terzo? Mah! – capita a proposito nel senso che si rivela un legame fra l’Anonimo ed il personaggio. Costui era giunto alla mia attenzione per via di un appello "bipartisan” dove mi sembra ci si rivolegesse al presidente delle repubblica italiana per una cosa tutta israeliana, una delle solite idiozie incredibili che denota l’istupidimento nel quale si cerca di far cader il popolo italiano.

Ringrazio per il santo fustigatore e il profeta, ma quanto all’assurdità bisogna necessariamente partire di un punto di vista e da un sistema logico, etico, morale. Certamente il mio punto di vista non è quello del tizio al quale consegno nuovamente il passaporto con un visto per qualsiasi paese desideri andare!

Antonio Caracciolo ha detto...

Si io soffro! Ma allo spettacolo delle vittime inermi dei signori israeliani, cui l’Anonimo allude. Soffro con immensa pena alla vista di quell’anziana signora di un documentario che in Gerusalemme guarda dall’esterno il cancello di una casa che fu sua, di suo padre, di suo nonno e che ora è occupata dal “popolo ebraico”. Sono innumervoli le cose che mi fanno soffrire! E dovfrei andare in Israere a... fare il turista!

Il turista???? In Israele!!! De gustibus ne diputandum est!

Antonio Caracciolo ha detto...

Ho rifiutato il commento di una gentile lettrice per totale incomprensione del mio testo. Pensa che io abbia paura di recarmi in un quasiasi luogo, fosse pure l’inferno? Sono rari i casi in cui mi capita di sperimentare il senso della paura, anche se la paura è un sentimento umano, per nulla vergognoso.

Ho parlato di “vergogna” di recarmi in un paese coloniale dove alla popolazione sono state inferte le più gravi violazioni della dignità umana. Che i “coloni” responsabili di genocidio e di pulizia etnica vi si trovino bene, posso anche capirlo: chi fa certe cose vuole anche avere una buona coscienza. Ma io a regger loro il sacco, non sono disponibile.

Altra e ben diversa questione è il recarsi in quei paesi per fornire assistenza medica e umanitaria. Io non sono però un medico e non avrei particolari titoli se non quelli "turistici”. Ed appunto in quanto turista, in tutto il mondo, l’odierno Israele è certamente l’ultimo posto della terra dove desidererei andare, a prescindere da come si mangia nei ristoranti e di quanto possa essere gradevole, per i coloni, la frequentazione dei night club nella “città europea”, per fare analogia con l’Algeri degli anni Cinquanta.

Chiaro, gentile lettrice? Se poi da turista casualmente mi trovassi vittima di un attentato non potrei, mio malgrado, che comprendere le ragioni dei miei attentatori.

Avverto con l’occasione che non pubblicherò commenti che non giudico pertinenti al tema o peggio che io valuti come diversivi e provocatori. Anche se proviene da un “nemico”, so riconoscere ed apprezzare un commento, una critica intelligente che sa cogliere gli aspetti deboli della mia argomentazione. Sono lieto di ricevere simili critiche da "nemici", più o meno perfidi, critiche che sono per me un prezioso stimolo non nel rafforzamento dei miei pregiudizi ma nella ricerca della verità e nel cammino verso la scienza.

Anonimo ha detto...

Mi scusi, ma credo ci sia stato un fraintendimento... io parlavo di Damasco, la capitale siriana, non certo di Israele!

Forse la fretta le ha fatto commettere una svista...

Il mio comunque era solo un anedotto, non volevo in alcun modo "sviare", ci mancherebbe.

Con rinnovato apprezzamento per il suo sito,
una lettrice.

Antonio Caracciolo ha detto...

Dimenticavo un’integrazione importante. Non è che mi immagini che i teorici attentati mi potessero giungere da una parte anziché un’altra.Vi potrebbero essere significative varianti: mentre un ipotetico attentato suicida in un night club potrebbe genericamente colpirmi, in quanto occidentale, sarebbe invece “mirato” l’omicidio proveniente da Mossad e affini, come lo sono stati i tentativi fatti ad alcuni italiani o stranieri.

Quindi, lasciamo proprio perdere il turismo in Israele, come vorrebbe una pubblicità che circola sulla rete. Se uno ci deve andare per qualche valido motivo, ebbene che ci vada. Ma di turismo in Israele per persone che sono appena un poco note per la loro posizione critica verso Israele è proprio meglio non pensarci. E se non sono note, ma appena un poco accorte vale lo stesso ragionamento.

Speriamo di essere almeno sicuri in patria. Quando ciò non sarà più possibile, allora vuol dire che siamo messi proprio male. Penso al rapimento in Roma di Mordechai Vanunu: una delle tante vergogne ed umiliazioni dell’Italia!

Antonio Caracciolo ha detto...

Mi scusi lei, ma questo blog è sotto tiro da parecchio tempo con ogni sorta di insidie. Io devo metodicamente sospettare di ogni commento, soprattutto quando è anonimo.

Nel commento che le ho rapidamente respinto, non ho fatto caso al fatto che lei parlava di Damasco. Ma il mio discorso era alquanto generale e non limitato alla sola Israele. Ho da poco terminato la lettura delle 1200 pagine di Robert Fisk sui Conflitti mediorientali. Non è il solo libro che abbia letto sulla materia e ve ne sono parecchi altri che devo terminare. Quello di Fisk mi ha impressionato particolarmente per l’incontestabile conoscenza che Fisk ha di tutti i paesi del medio oriente, nessuno escluso.

Quando io parlo della mia difficoltà spirituale e culturale a viaggiare in questi paesi mi riferisco indistintamente a tutti. Come ho già detto, non svaluto minimamente il lavoro e l’impegno di tutte le persone che con grande abnegazione si recano in questi territori ed ancor meno intendo svalutare il luogo in sé: ogni luogo del mondo è il più bello del mondo per chi vi risiede ed ha qui la sua casa, la sua patria, i suoi affetti! In Israele poi il concetto di patria è davvero problematico e “unico”... Io però non sono né un medico né un giornalista e non avrei nessun titolo professionale a recarmi in luoghi dove nel senso già detto mi vergognerei di trovarmici.

In fatto di vacanze, visto che il discorso è scivolato sul turismo, io di preferenza o in via esclusiva mi reco in luoghi autoctoni dove posso parlare con la gente in lingua tedesca, francese, spagnola, inglese, ed in questo modo consolidare e migliorare queste lingue moderne da me studiate e necessarie alle mie letture ed ai miei studi. Se fossi uno studioso di lingua araba, certamente avrei già dovuto recarmi nei paesi di cui parliamo ed avrei continuato ad andarci per ragioni linguistiche.

Ma non è il mio caso. Ahimé gestisco 29 blogs tematici, devo procedere alla svelta per poterli curare tutti e confermo che sono caduto nella svista, sospettando delle sue reali intenzioni, ma resta valido il senso generale del mio discorso. Neppure in Damasco io ho mai pensato di recarmi. Per Bagdad, l’antica Babilonia, che resta legata miticamente ai miei studi di storia antica, mi ha immensamente ferito e addolorato la distruzione che l’Occidente civilizzato ha fatto delle vestigia di quella antica civiltà. Credo che mi verrebbe un infarto se andassi a visitare quella che nei miei ricordi è l’antica Babilonia.

Ho scritto in questo blog un post che forse ha letto: «Chi sono i veri assassini della memoria?». L’allusione polemica è al libro di Vidal-Naquet, ma il vero assassinio della memoria storica si è compiuto in Iraq, e credo di sapere chi siano i mandanti e i committenti, pur non avendo mai viaggiato da quelle parti.

Cordialmente
AC

Anonimo ha detto...

Guardi che io sono sempre quel Salvatore (Tore) Pirino del 'famoso' appello bipartisan a Berlusconi. Figuro anonimo solo perchè non sono iscritto a nessuno dei sistemi che lei usa. Semplice. Ma in calce metto sempre il mio nome e cognome. Leggo ora la sua risposta almio post in cui l'invitavo a visitare Israele. mantengo l'invito. Capisco però il perchè lei non voglia andarci. E non per l'argomentazioni, ridicole tutte, che accampa nella sua divertentissima risposta. Lei, ha un suo preconcetto, ed a questo si vuol ancorare come ad una roccia. Ha paura della verità, che non è quella che sparacchia nel suo sito. Libero di farlo. Siamo in un paese libero, no? Noi. I suoi amici palestinesi, ringraziando hamas, liberi lo sono molto (ma molto)meno. E finisca una buona volta di leggere 'sto libro! con la consueta mia disistima, Tore Pirino

Antonio Caracciolo ha detto...

Ah, è lei! Bene mi ascolti: lei deve stare semplicemente alla larga da me. È per me persona non gradita è infrequentabile. In che modo devo dirglielo, benintesi in forme civili e legali? Lei appartiene per me a quelle categorie di persone che non si desiderano avere come interlocutori non già per la forza dei loro argomenti – non ho trovato nessun sionista capace di ragionare – ma per la loro notoria scorrettezza. Certamente, non le mancano luoghi a lei puà congeniali. Perchè pensa di venire proprio qui?

Antonio Caracciolo ha detto...

Preciso in senso formale: a me sono finora giunti Commenti “Anonimi”, con tutto cià che essere “anonimi” comporta. Se lei adesso mi dichiara un sua identità, la diffido formalmente dal cercare qualsiasi rapporto epistolare con me. Questo è un mio blog personale, dove ex art. 21, 33 e 49 della costituzione, eprimo le mie opinioni su un ambito assai vasto. Accetto rilievi critici da qualsiasi parte mi giungano. E se li giudico pertinentei e non diffamatori o denigratori ringrazio l’estensore di siffatti rilievi critici. Non ritengo che però abbia senso e sia produttivo intrattenere rapporti con persone verso cui non nutro fiducia alcuna. Spero che lei, di mestiere mi dicono psichiatra – presso cui dovrei venire a farmi visitare – comprendo il senso delle mie parole, di uno cioà che di mestiere non fa lo psichiatria, ma il filosofo del diritto.

Antonio Caracciolo ha detto...

Ho respinto un paio di insulti e non raccolgo le evidenti provocazioni. Al suo autore ripeto: si tolga dai piedi!