martedì 1 settembre 2009

B. Memoriale dei villaggi palestinesi distrutti: 46. Butaymat, distrutto durante le tregua di giugno.

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«Non mi faccio illusioni: ci vorrà ben più di questo libro per ribaltare una realtà che demonizza un popolo colonizzato, espulso, occupato, e glorifica invece quello stesso popolo che l’ha colonizzato» (ivi, 220). I Lettori di “Civium Libertas” sono invitati a collaborare alla redazione di un Memoriale per ogni singolo villaggio distrutto durante la pulizia etnica del 1948 e negli anni successivi fino al nostro presente.

Mai piano fu più determinato e più meticolosamente studiato. Il momento era in fondo ardentemente agognato dal 1882, anno del primo insediamento sionista. I palestinesi erano disarmati davanti a tanta ferocia ed il mondo aveva già a che fare con i suoi propri guai. Saper cogliere l’attimo favorevole è sempre stata la peculiarità di uomini come quelli che costituirono i quadri sionisti. Mentre gli altri pensano alle loro disgrazie, loro tramavano come profittare delle disgrazie e della debolezza altrui. Non è affatto strano che la consapevolezza nazionale e politica palestinesi si sviluppi a partire dall’aggressione coloniale e dalla pulizia etnica. Prima non avevano affatto bisogno di percepire in tutta la necessaria portata un nemico che era ancora allo stato potenziale, benché non fosse mancato chi per tempo avesse avvertito la presenza dei criminali progetti sionisti.


Butaymt

1. I villaggi distrutti durante la tregua. – Per quattro settimane durante una tregua dichiarat l’8 giugno ed iniziata l’11 la pulizia etnica non ebbe in realtà nessuna sosta. Questo periodo fu utilizzato per la meticolosa distruzione dei villaggi. A subire questa sorte vi fu anche il villaggio di Butaymat.
La demolizione rappresentò una parte centrale delle attività di Israele dal momento in cui la tregua (dichiarata l’8 giugno, ma in pratica iniziata l’11 giugno e durata 4 settimane) entrò in vigore. Durante la tregua, l'esercito si impegnò nella massiccia distruzione di numerosi villaggi evacuati: Mazar a sud, Fayja vicino a Petah Tikva, Biyar ’Adas, Misea, Hawsha, Sumiriyya e Manshiyya vicino ad Acri. Grandi villaggi come Daliyat al-Rawha, Butaymat e Sabbarin furono distrutti in un solo giorno; molti altri furono cancellati dalla faccia della terra prima che la tregua finisse 1’8 luglio 1948.

Tutto sommato il livello di preparazione in cui fu impegnato il comando militare durante il mese di giugno per le tappe successive mostrò una crescente fiducia nella capacità dell’esercito israeliano di proseguire non solo le operazioni di pulizia etnica, ma anche di estendere lo Stato d’Israele al di là del 78 per cento della Palestina del Mandato già occupata. Parte di questa fiducia era dovuta al significativo potenziamento della sua forza aerea. Alla fine di maggio Israele era carente solo sul piano dell'aviazione. In giugno tuttavia ricevette una notevole fornitura di ìnuovi aerei in sostituzione dei modelli piuttosto antiquati.
I. Pappe, op. cit., 183-184
Un capitolo a parte merita la trattazione delle complicità internazionali di cui il sionismo godette e senza del quale non avrebbe potuto portare a compimento i suoi disegni. Si taccia di teoria del complotto la rilevazione dei collegamenti internazionali che le comunità ebraiche hanno sempre avuto nei secoli e nei vari paesi in cui erano dislocati. La teoria del complotto è invero piuttosto una teoria della calunnia. Per gli stessi anni in cui vedevano la luce i “falsi” Protocolli di Sion sono noti e documentati gli interventi della finanza ebraica nella guerra russo-giapponese. Per non parlare poi dei rapporti sostanziali fra ebraismo e bolscevismo. Le pressioni sul neonato Onu e su Truman per produrre la situazione del 1948 in Palestina non saranno mai abbastanza studiate ed approfondite.

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