Per una Casa
editrice con la vocazione al pensiero controcorrente come Liberilibri è doveroso
pubblicare questa antologia di contributi – in larga parte scientifici – che
ridimensionano il terrorismo ambientalista degli ultimi decenni.
Porro nel saggio
introduttivo scrive “Usate questo libro per farvi delle domande. Così come ve
le fate quando sentite un comizio di un politico, quando ascoltate il sermone
di un prete, o la proposta di vendita di un immobile da parte di un agente.
Ecco, come in questi casi, vi chiediamo di accendere il cervello, di esercitare
il vostro spirito critico. È ciò che la stampa, i politici, i burocrati, gli
amici al bar hanno da tempo smesso di fare sulle questioni che riguardano il
clima… Gran parte dell’opinione pubblica
si accontenta del caldo pasto climatico offerto da coloro che decidono, Eppure
questa pietanza ha un costo elevatissimo”; e questo pasto “si fonda essenzialmente su un’idea: l’essere umano occidentale sporca
e sfrutta, inquina, riscalda il pianeta, desertifica, fa sciogliere i
ghiacciai, rende i mari più acidi, fa aumentare uragani e alluvioni”; invece
“cercherò di mostrarvi, dati alla mano, ripeto, dati alla mano, come tutto
questo, semplicemente, non sia vero e come spesso sia vero l’esatto contrario”.
Spesso, al
contrario, sono diffuse come verità scientifiche vere bufale, come quella del
97% degli scienziati che attribuirebbero i cambiamenti climatici all’attività
umana, percentuale dipesa invece da come era impostata la “ricerca”. O le tante
altre bufale propinateci a sostegno di una tesi che appare più un atto di fede
che una valutazione razionale di dati e cause reali. Il lavoro si suddivide in
più saggi, dei quali riportiamo alcuni titoli per orientare il lettore: i
modelli climatici sono imprecisi: escludono variabili fondamentali; non è vero
che i disastri naturali sono in aumento, gli uragani non crescono e i ghiacciai
non si sciolgono. Nella terza parte sono analizzate le politiche green (sono davvero green?).
L’ultimo saggio
aiuta il lettore più smaliziato a capire quello che (tra gli altri) avevo
sospettato per anni: fa capire chi, nella “transazione green”, ci guadagna (finanza, assicurazioni ed altro). Già dal
primo rapporto su ambiente e sviluppo si capiva il senso “Fra gli obiettivi del
rapporto vi era quello di spiegare come la presenza dell’uomo (la sovrappopolazione)
e la sua attività (crescita dei Paesi ricchi) hanno conseguenze negative per l’ambiente
e per i Paesi poveri. Si tratta di un rinnovato interesse per le idee del
reverendo Malthus: la popolazione avrebbe un impatto negativo sull’ambiente e
sullo sviluppo; il tradizionale mondo industriale sarebbe deleterio per l’ambiente”.
La (prima) conclusione è quella solita “i
governi devono finanziare le fonti rinnovabili per permettere ai fondi d’investimento
privati di fare investimenti sicuri (e remunerativi)”. “Per questo motivo,
l’unica speranza di ricondurre il dibatto sul clima in ambito scientifico è che
la grande finanza smetta di interessarsi al clima”. Un episodio particolarmente
istruttivo è quello dell’uragano Katrina, costato al comparto assicurativo 40
miliardi di dollari in risarcimenti, Subito le compagnie conferirono incarico a
quattro esperti di individuare gli effetti del cambiamento climatico sui rischi
assicurati “I modelli dell’RMS stimarono la possibilità di uragani nel
quinquennio 2006-20100, sugli Stati Uniti meridionali, del 30% sopra la media climatica. In questo modo l’RMS, e altre
compagnie assicuratrici, hanno potuto adeguare i premi, non a quello che è accaduto ma a quello che sarebbe potuto accadere,
per la modica cifra di 82 miliardi di dollari (più del doppio del costo dell’uragano
Katrina)”. Per cui, conclude il saggio “La finalità dell’ideologia climatica
non è il benessere del pianeta (e dei suoi abitanti), è il benessere della
grande finanza”.
Con buona pace
dei tanti gretini.
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