domenica 23 marzo 2008

Avraham Burg o Magdi Allam? Ovvero l’identità ebraica non-olocaustica o l’assoluto demenziale?

Pagina
di riunione con articoli e links su A. Burg
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Versione 1.5
testo non definitivo in progress:

sto tentando di ridurre e rivedere il testo concentrando l’attenzione sul contrasto fra l’identità ebraica quale ci è presentata nella “conferenza stampa” di cui sotto e da cui traggo spunto e l’identità non olocaustica di un Avraham Burg quale emerge dal suo ultimo libro. Per i non ebrei si tratta di decidere chi è l’ebreo e chi è invece soltanto un sionista, impropriamente a volte tacciato di nazista o fascista. Quindi infine di sapere come regolarsi sui temi della politica internazionale, senza essere traviati da forme di terrorismo ideologico risalente all’evento sempre più remoto e mitico del «cosiddetto Olocausto».

La corrispondenza di ideologiche vedute ovvero una profonda amicizia personale fra Massimo Bordin e Fiamma Nirenstein ha procurato a quest’ultima un sostegno alla sua campagna elettorale sulle onde di Radio radicale, trasmettendo proprio la mattina di Pasqua la registrazione di una “conferenza stampa” presso la sede di Magna Carta, nella quale ho potuto sentire in successione Magdi Allam, Giuseppe Caldarola, Riccardi Pacifici, la stessa Nirenstein e forse qualche giornalista presente. Avevo già partecipato ad una analoga conferenza stampa di Magna Carta in occasione del convegno sulla democratizizzazione forzata, mediante finanziamento della dissidenza e destabilizzazione dei paesi colpevoli di essere fuori dal circuito dei Mac Donald’s e della Coca Cola o dei cosiddetti “diritti umani”. Non vi furono allora giornalisti che rivolsero domande, ma solo persone che applaudivano. Credo che questa volta le cose non siano andate diversamente. Mi dispiace di non aver saputo in tempo della “conferenza stampa”. Ci sarei andato ed avrei fatto una sola domanda a Fiamma Nirenstein: «Se sei una “Signora”, come dici ossia felicemente sposata, che mestiere fa tuo marito?» . Seguo da anni radio radicale, ma solo negli ultimi tempi mi diventa chiara la sua linea politica, non priva di incoerenze, che si affianca all’eccellente servizio informativo. Proprio qualche tempo fa, nella sede radicale, in occasione di una manifestazione canora-familiare per Aldo Moro, manifestai a Marco Pannella la mia stima, essendo un suo ascoltatore. Sapendo Marco che lo ascoltavo solo tramite Radio radicale, mi rubricò con aria divertita e compiaciuta fra quelli che la sera al posto della valeriana ascoltano radio radicale e quindi Pannella. Evidentemente l’allusione sottile di Pannella era alla mia mancata militanza radicale: ma come potrei stare terzo fra Massimo e Fiamma? Purtroppo, l’effetto valeriana, con trasmissioni come quelle di questa mattina o con le interviste sollazzevoli (alla faccia dei morti ammazzati palestinesi) di Massimo a Fiamma, sta venendo meno ed è poco se non subentra la collera indignata. Il che non vuol dire io non sia in grado di ascoltare pacatamente idee anche molto diverse dalle mie. Del resto, con il tarantolismo radiofonico di questa mattina di pasqua – un tarantolismo condiviso dall’emittente che per bocca di Bordin si dissocia per contro dal sen. Fernando Rossi – , cosa ci si aspetta da me? Un contagio tarantolistico o una civile reazione? Per fortuna, sono divenuto abbastanza esperto di internet da poter andare io alla ricerca delle notizie per me rilevanti, trovate le quali ritrasmetto poi a miei Cinque Lettori. Proprio perché sono un estimatore di Pannella, ma non di Massimo Bordin che alle 17 di oggi farà a Pannella la consueta intervista settimanale, che io sentirò di notte supplendo così all’uso di valeriana, mando a tutte e due questa missiva, se mai la leggeranno troppo occupati come sono fra di loro:
Caro Marco,

se mi leggi, vorrei che tu tornassi con la mente alla villania di monsignor Fisichella, quando a Porta a Porta disse che lui, per poter parlare alla televisione o in qualsiasi altro luogo, non aveva bisogno di fare i digiuni e gli scioperi della fame e della sete. Tu giustamente lo rimbeccasti e perfino mons. Fisichella si accorse della gaffe, proclamandosi peccatore a buon mercato. Ebbene, paragonando quell’episodio all’altro di Campo de’ Fiori, dove Bordin avendo concesso il microfono al sen. Rossi, che aspettavo fin dall'inizio della manifestazione, dopo averlo lasciato parlare dopo donna Fiammetta, che ha tutto l‘amore di Massimo, sente poi l’indebito bisogno di dire a Rossi che “noi” (ma chi? ) non la pensiamo così e non siamo d’accordo con Rossi. Era come se dopo aver concesso una cosa con una mano, la si togliesse con l’altra. Ma di questo parlo meglio nell’articolo sui cretini in Campo dei Fiori...
Diversa, ma proprio diversa cosa, è tuttavia l’assoluto demenziale con il quale mi sono svegliato questa mattina. Poco alla volta prestavo attenzione ad un delirio verbale così intenso da non risparmiare una singola parola di ciò che veniva detto. Quindi, la prima attenzione al discorso, al suo contenuto di senso, o meglio alla sua totale mancanza di senso, poi alla persona. La distinzione è importante perché costoro dicono cose che non stanno né in cielo né in terra, perfino gravemente oltraggiose e di una violenza della cui impunità sono certi. Se vengono contestati in sede giudiziaria per ciò che hanno detto o scritto, sanno di poter sostenere tutti gli oneri. Infatti, il loro interesse è politico e propagandistico, forse per conto terzi. Se però vengono loro toccati, appena sfiorati magari con una vignetta satirica, ecco che gridano come maiali scannati e si mettono a chiamare polizia, vigili del fuoco, il parroco, il rabbino, il governo, la chiesa e... l’ADL, quello di Foxman negli Usa e quello di Ruben in Italia, che pare pure lui perfino nelle liste del “Popolo della Libertà”: mai la Libertà si trovò in così cattiva e impropria compagnia!

Scrivendo di Magdi Allam un giornalista dell’Unità, di nome Gravagnuolo che non leggo abitualmente, ebbe un’espressione felicemente indovinata: delirio verbale da tarantolato. La mia fonte di Gravagnuolo è indiretta, cioè un libro di Travaglio, di cui adesso faticherei a trovare esattamente il brano, dove Gravagnuolo si interrogava anche sulla “incompatibilità” di un simile delirio verbale con un giornale importante come il “Corriere della Sera”. Ed in effetti anche a me la cosa riesce strana e posso spiegarmela solo con un ricorso ai poteri dell’immaginazione. Un simile mancanza di equilibrio di giudizio, una così irritante e provocante faziosità non verrebbe tollerata neppure in un giornale di parrocchia della più infima provincia: non esagero e mi trattengo dall’aprire altre digressioni sul discorso di fondo che vuole approdare al contenuto, serio e tragico, del libro di Avraham Burg. Di Magdi Allam tuttavia ho appreso che di recente ha collezionato in un solo fine settimana una sfilza di querele. La conferenza stampa alla sede di Magna Carta di Quagliarello, dove continua nello stesso tono diffamatorio, danno la conferma della sua copertura finanziaria, magari ci guadagnerà pure: tutto programmato a tavolino. Diversa la questione delle scorte, di cui mi piange il cuore perché non credo che esista da parte dei docenti universitari italiani tacciati di “collusi” con l’Islam nessun pericolo all’incolumità fisica del “tarantolato”, ma mi duole che le forze dell’ordine sia sottratte là dove vi sarebbe grande bisogno di sicurezza pubblica e vengono così malamente e stoltamente impiegate. Peraltro, con i soldi che Nirenstein, Magdi e altri dispongono potrebbero ben pagarsi la loro polizia privata, ammesso che già non ci pensi il governo di Israele ed il Mossad. Circa quest’ultimo aspetto ancora una risposta o una smentita da parte di Fiamma Nirenstein. Mancando qualsiasi risposta, temo che la mia ipotesi sia fondata e corrispondente al vero. Avrei potuto perfino interrogarla donna Fiammetta Nirenstein. A Campo de Fiori in una piazza quasi deserta me la sono davanti a due o tre metri davanti mentre recitava la sua pappardella, la stessa del famoso convegno, di cui Quagliarello ha dato il patrocinio, credo a nome suo e di altri suoi amici, non certo mio che pure milito nella stessa area politica ed al quale non è stata data la parola, pur avendola chiesta: non “era previsto” che nessun altro parlasse e che un contraddittorio vi fosse. Mi sono trattenuto per prevenire le grida di donna Fiammetta, che magari sentendo il mio nome e le mie domande avrebbe chissà cosa gridato ed io mi sarei trovato nei guai. In realtà, donna Fiammetta non aveva nessuna intenzione di parlare alle poche persone rimaste in piazza ma al solo microfono che teneva vicino alla bocca, come pure credo che alla sede di Magna Carta abbia egualmente parlato ad un microfono ed ai nastri di registrazione, che puntualmente il suo amico Massimo ha riversato per radio facendole giungere alle mie orecchie indifese. Se Massimo Bordin non avesse affittato le orecchie degli ascoltatori di Radio radicale credo che le tre scimmiette di Magna Carta non avrebbe avuto altro pubblico. Se mi avessero avvisato in tempo e se lo spettacolo era pubblico. mi ci sarei recato per vedere anche le loro facce.

Ma veniamo dopo il lungo preambolo al contenuto della trasmissione radiofonica demenziale, trasmessa proprio la mattina di Pasqua, che per i cristiani significa una cosa, per gli ebrei un’altra. Si trattava di una conferenza stampa del trio Magdi Allam, Caldarola, Riccardo Pacifici nella sede di Magna Carta (e dunque ospiti del “liberale” Gaetano Quagliarello, povero liberalismo!), da dove si apprende a loro demerito che Fiamma Nirenstein ha ricevuto telefonate di solidarietà di Martino e di Fini per la vignetta di Vauro. Dico... una vignetta! Fosse (e ce ne vorrebbe!) che Vauro avesse fatto qualche gesto di violenza privata su Fiammetta Nirenstein, capirei pure, ma non vi è stato personaggio politico appena un poco noto che non sia stato fatto oggetto di caricatura da parte di vignettisti di professione. Credo che nemmeno Mussolini si sia sottratto ed abbia protestato. Non era lui il Pippo della famosa canzone? Non ricordo che nessuno si sia mai lamentato come Fiamma Nirenstein, che ha tirato fuori ancora una volta l’arma dell’antisemitismo.

E veniamo alle sue scempiaggini, intendo quelle di Fiamma e del trio scimmiesco. È qui sulla mia scrivania il libro di Avraham Burg, uscito in Francia con il titolo "Vaincre Hitler”. Burg non è Vauro e dice cosa di gran lunga più meditate e fondate di quanto un vignettista possa fare. Di questo libro sto facendo un ampio studio e rinvia perciò a quanto vado scrivendo altrove. Chi è interessato può cliccare qui e poi proseguire la navigazione ipertestuale ad altri miei articoli ed a links in lingua italiana e straniera. Riassumo all’estremo dicendo che Avraham Burg è un ebreo doc, che non può certo essere accusato ovvero querelato dall’ADL per antisemitismo, ma è proprio lui a rigettare come totalmente folle la costruzione dell’identità ebraica in associazione con l’«Olocausto», che con fondamento è drasticamente demistificato dagli storici revisionisti, non lasciati liberi di fare il loro lavoro di storici. Ma anche se l’«Olocausto» non fosse né un’«Industria» (così Finkelstein altro ebreo doc) né una “bufala” (vanno in galera quanti lo sostengono), sarebbe in ogni caso – dice Burg – fondare su questo tragico evento la propria identità. Burg, parlando anche a nome di suo padre – che non ha subito la scomunica come il figlio – dice di non aver mai costruito la sua identità in modo così negativo e traumatico, cosa che peraltro comporta una carica di ressentment tale da porre un serio problemi di rapporti con tutta la restante umanità, resa colpevole – ad esempio dal “portavove” Pacifici che farebbe meglio a “tacere” se vuole risparmiare una crescente disaffezione ed insofferenza per la comunità che dice di rappresentare – anche per il suo “silenzio dubbioso” di fronte alle bufale ed alla pretesa di un monopolio del dolore e della tragedia.

È ancora Avraham Burg, non i vignettisti italiani Vauro o Disegni, ha porre l’equiparazione sionismo = nazismo, ma senza tirare in ballo né Ciarrapico né Alessandra Mussolini, ammesso ch’egli sappia chi siano. No, Burg si basa per il suo giudizio per la conoscenza diretta della politica israeliana. Egli è stato presidente del parlamento israeliano, la Knesset, dove sia Magdi Allam sia Fiamma sia Nirenstein sia Caldarola, avrebbero dovuto con più pertinenza candidarsi. A proposito di Ciarrapico si sono tirate in ballo le leggi razziali del 1938, alle quali Mussolini nella fase declinante del fascismo si trovò costretto con maggior malavoglia di quanta Berlusconi non ne abbia avuta di andare in Iraq, la cui invasione è in notevole misura dovuta alla Israel lobby degli Usa ed i cui disastri sono pagati dal popolo americano e da un “olocausto” di vittime innocenti.
«Associare allo Stato d’Israele gli aggettivi
“ebraico” e “democratico” equivale
a produrre nitroglicerina:
il paese è la versione contemporanea
della Germania degli Anni ’30»
A. Burg
La citazione è di Avraham Burg. Le leggi razziali del 1938 non sono più sciagurate di quanto non lo sia la legge elettorale che ci obbliga a votare una Fiamma Nirenstein, voluta non dal popolo italiano – che lei non rappresenterà mai – ma messa in lista da Gianfranco Fini, che Fiamma ha potuto osservare in ginocchio e con il tipo berretto ebraico nel famoso museo di Gerusalemme: solo così l’allievo di Almirante poteva diventare ministro degli Esteri ed uscire da quell’emarginazione a vita che era il MSI. Evidentemente la candidatura da lui e solo da lui voluta di Fiamma Nirenstein è una continuazione di quella storia. Il “fascismo” se proprio lo si vuol cercare, non bisogna andare con la mente al 1938 ed a Ciarrapico, ma basta restare nel 2008 e considerare la legge elettorale-razziale con la quale andiamo a votare. Non si vedono le cose ad un palmo dal proprio naso e si pretende di scrutare in un passato che non si comprende e che esiste solo in teste confuse ed ottuse.

Chi abbia un minimo di onestà intellettuale ed un minimo di informazione storica e gironalistica, certamente non il giornalismo della Nirenstein che è solo propaganda sionista, potrà constatare lui stesso che il “dramma” Palestina supera di gran lunga la “fiction” «Olocausto». Questo è un fatto remoto e dai contorni per lo meno dubbi, l’altro è un evento che si svolge sotto i nostri occhi, benché velati da una stampa di regime. Quanto alle leggi razziali, per le quali è stato chiamato in causa Ciarrapico, è il caso di ricordare che il primo rastrellamento di ebrei in Italia si è avuto dopo due date decisive: quella del 25 aprile 1943 e dell’8 settembre dello stesso anno, quando cioè non esisteva né il fascismo né il governo italiano. Se del fascismo si vogliono ricordare le leggi razziali, che sarebbe interessante (e lo faremo) mettere a confronto con le leggi israeliane riguardanti i palestinesi, si dovrebbe ricordare (e troverò i brani) quei discorsi di Mussolini in polemica con il nazismo giuntoda poco al potere. Non pochi ebrei furono fascisti. Persino il “sopravvissuto” Shlomo Venezia narra nel suo libro che in quanto ebreo era trattato bene dai fascisti ed avevo quello che non era concesso ai noi ebrei.

Insomma, per chiudere un discorso che rischia di diventare torrenziale, è ad un Avrahm Burg che occorre rivolegersi per sapere come stanno le cose in Israele, non a donna Fiammetta Nirenstein ed al suo pseudo-giornalismo, che dice di essere “scrittrice” (ne so qualcosa), “giornalista”, e “Signora” (cioè sposata, ma a chi? Ci terrei tanto a saperlo! Privacy? Ma il matrimonio non è un fatto “pubblico”?). Si vedrà che la tragedia attuale e reale di nome “Palestina” supera di gran lunga (per numero di morti, per durata, per illegalità dichiarata) ogni altro genocidio ed in particolare la fiction dal titolo “Olocausto”, con la quale peraltro lo Stato di Israele non ha rapporti giuridici in senso proprio, neppure esistendo all’epoca dei fatti contestati. Ma non intendo ora qui ritornare a questa diatriba. Concludo dicendo quello che come quiste de populo già dissi a Gianfranco Fini e Antonio Polito nella fossa dei leoni per me costituita da un ritrovo della comunità ebraica romano, dove se ben ricordo vidi per la prima volta Riccardo Pacifici. Se il problema principe dello stato di Israele è un riconoscimento di legittimità, questo può essere concesso solo dalle vittime del sionismo: i palestinesi. Le Fiammette sioniste lo pretendono però un simile riconoscimento da tutti quelli che non hanno titolo a concederlo: io, Vauro, Fini, Caldarola, Quagliarello, ecc. Se lo concedessimo, sarebbe complicità in genocidio.

Che i palestinesi non vogliano e non possano concedere una simile legittimità, lo ha ben compreso Avraham Burg, che disponendo di un passaporto francese, come buona parte degli israeliani che godono di doppia cittadinanza, ha girato le spalle alla patria impossibile, uno stato alla nitroglicerina, perfettamente assimilabile alla Germania degli anni trenta. Sarebbe interesse politico dell’Italia e dei suoi rappresentanti in parlamento non lasciare spazio alle lobby (e donna Fiammetta andrà a costituire una simile lobby che ci alienerà tutto il mondo islamico) e riflettere seriamente sui problemi della pace e della guerra. L’assoluto demenziale, ospitato in Magna Carta, non ha nulla a che fare con la pace fra i popoli, con la convivenza pacifica all’interno, con le nostre libertà costituzionali che vogliono libero il pensiero e l’esercizio del diritto di critica nonché libera la scienza e l’arte, cioè anche le vignette di Vauro.

(il testo è in elaborazione)

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