venerdì 17 ottobre 2008

Guastafesti: 52. Romano Prodi e la coda del diavolo.

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Come «Informazione Corretta» e altri media denigrano quanti criticano il sionismo, Israele, e gli Stati Uniti: Ahmadinejad - Aloni - Arbour - Barghouti - Berti - Blondet - Burg - Cardini - Chomsky - De Giovannangeli - D’Orsi - Facci - Fallaci - Finkelstein - Giorgio - Gideon Levy - Moore - Morgantini - Odifreddi - Paci – Pappe - Prodi - Romano - Sabahi - Salerno - Sand - Schiavulli - Spinelli - Stabile - Storace - Tizio - Vanunu - Vattimo -
Cosa si intende qui per Israel Lobby?
«Una coalizione informale di individui e gruppi che cerca di influenzare la politica estera americana in modo che Israele ne tragga beneficio».
Ed in Italia come stanno le cose?
Stiamo cercando di scoprirlo!
«Esistono due distinti meccanismi che impediscono alla realtà del conflitto israelo-palestinese di essere giustamente divulgata, e sono i due bavagli con cui i leader israeliani, i loro rappresentanti diplomatici in tutto il mondo, i simpatizzanti d’Israele e la maggioranza dei politici, dei commentatori e degli intellettuali conservatori di norma zittiscono chiunque osi criticare pubblicamente le condotte dello Stato ebraico nei Territori Occupati, o altri aspetti controversi della storia e delle politiche di quel Paese. Il primo bavaglio è l’impiego a tutto campo dei gruppi di pressione ebraici, le cosiddette lobby, per dirottare e falsificare il dibattito politico sul Medioriente (negli USA in primo luogo); il secondo è l’accusa di antisemitismo che viene sempre lanciata, o meglio sbattuta in faccia ai critici d’Israele» (P. Barnard, Perché ci odiano, p. 206).

Come «Informazione Corretta» e altri media presentano Israele, il Medio Oriente e la Palestina:
Allam - Battista - Bordin - Buffa - Colombo - Diaconale - Fait - Ferrara - Frattini - Israel - Livni - Loewenthal - Nirenstein - Ostellino - Ottolenghi - Pacifici - Pagliara - PanellaPezzana - Polito - Prister - Santus - Volli

Ricerche correlate:

1. Monitoraggio di «Informazione Corretta»: Indice-sommario. – 2. Osservatorio sulle reazioni a Mearsheimer e Walt. – 3. La pulizia etnica della Palestina. – 4. Studio delle principali Risoluzioni ONU di condanna a Israele. – 5. Cronologia del conflitto ebraico-palestinese. – 6. Boicottaggio prossimo venturo: la nuova conferenza di Durban prevista per il gennaio 2009. – 7. Teoria e prassi del diritto all’ingerenza. – 8. Per una critica italiana a Daniel Pipes. – 9. Classici del sionismo e dell’antisionismo: un’analisi comparata. – 10. Letteratura sionista: Sez. I. Nirenstein; II. Panella; III. Ottolenghi; IV. Allam; V. Venezia; VI. Gol; VII. Colombo; VIII. Morris; – 11. La leggenda dell’«Olocausto»: riapertura di un dibattito. – 12. Lettere a “La Stampa” su «Olocausto» e «negazionismo» a seguito di un articolo diffamatorio. – 13. Jürgen Graf: Il gigante dai piedi di argilla. – 14. Carlo Mattogno: Raul Hilberg e i «centri di sterminio» nazionalsocialisti. Fonti e metodologia. – 15. Analisi critica della manifestazione indetta dal «Riformista». – 16 Controappello per una pace vera in Medio Oriente. –


Non mi ero mai immaginato di dovermi schierare in difesa di Romano Prodi che non ho mai votato ed il cui governo non ho mai apprezzato: è la dialettica dell’amico / nemico, in cui il nemico di ieri può diventare l’amico di oggi e viceversa. Ma cosa è successo? Proverò a spiegarlo in epigrafe, ma occorre aspettare svolgimenti che potranno esaurirsi presto quanto essere duraturi a seconda del ruolo che Prodi deciderà di giocare. Per chi ha seguito le cose da qualche anno a questa parte è abbastanza chiara la concertazione di un’invasione dell’Iran secondo lo scenario già visto per l’Iraq. Lo stesso film con poca originalità: armamenti inesistenti, minaccia ad Israele, dagli al tiranno, perfino gli omosessuali, magari “straordinari” o “eccellenti” compagni di Angelo Pezzana. Ed invece la crisi economico-finanziaria sembra aver affossato questo progetto, che già in maggio era stato bocciato da Bush per ragioni tecnico-militari, secondo quanto si è potuto leggere. Cuore, anima e mente di una nuova guerra all’Iran era Israele molto più che non l’amministrazione americana, la quale in Iraq sembra aver già bruciato 3.000 miliardi di dollari per una guerra persa e non ancora finita. In Italia abbiamo potuto documentare una propaggine uscita allo scoperto in occasione della manifestazione organizzata d’intesa fra Riccardo Pacifici e Antonio Polito durante la visita in Roma di Ahmadinejad. Malgrado il mendacio uscito dalla bocca degli organizzatori, e cioè che stessero loro a cuori i diritti umani degli iraniani oppressi, ed in particolare degli omosessuali, presenti in piazza del Campidoglio con loro striscioni, solo un ingenuo irrecuperabile avrebbe scisso la manifestazioni dai tamburi di guerra che già si sentivano. In quella occasione Francesco Cossiga parlò di “ipocrisia”, ma questo giudizio ha avuto poca copertura. Insomma, per tutta l’operazione imbastita era necessaria la criminalizzazione e demonizzazione preventiva di Ahmadinejad, come era già stato per Saddan Hussein. Ecco che arriva Romano Prodi e guasta tutto. Anche se non può presidente del consiglio, Romano Prodi non è un signor Nessuno. È netto il contrasto con quel fesso di Silvio, da me sempre votato, che per compiacere la Lobby ha insolentito il presidente iraniano, da cui può avere petrolio e fare affari più consistenti che non vendere vino negli Usa come conseguenza delle buone relazioni stabilite all’epoca della partecipazione all’infausta ed infelice guerra in Iraq, che non è stata per nulla una passeggiata come previsto. I musulmani vino non ne bevono e non può certo pretendere di imporre per legge il consumo del vino nella futura costituzione iraniana allo stesso modo in cui Bremer ha blindato con legge costituzionale gli interessi americani in Iraq. Speriamo che Berlusconi apprenda la lezione e metta in riga i lobbisti filoisraeliani.

Versione 1.4
Status: 27.10.08
Sommario: 1. Si apron le danze. – 2. Nuove contumelie verso Prodi. – 3. Un’idiozia firmata «Informazione Corretta» ovvero Angelo Pezzana. – 4. Una succursale siciliana. – 5. Nuove bassezze dei “Corretti Informatori”. – 6

1. Si apron le danze. – Andando al link si trova il solito repertorio di contumelie dei «Corretti Informatori». Questa volta ad esserne oggetto è Romano Prodi, figura tanto bonario e poco grintosa da essere gratificato dai suoi avversari politici come Mortadella. L’uomo non manca tuttavia di buon senso. Ha perciò deciso che non aveva nessun motivo per reggere il sacco a chi vuole una guerra che certamente non porterà niente di buono a nessuno, fatta eccezione della sola Israele che con la guerra ci ha sempre campato, dico sempre, proprio sempre. Il link contiene due articoli di giornali che erano della partita nella preparazione della copertura mediatica della guerra fortunatamente scongiurata: il più serio “Giornale” diretto da Giordano e l’assai meno seria “Opinione” di Arturo Diaconale. Il “corretto commento” che li precede è – almeno per noi che ci siamo ormai fatto il callo – è di una stupidità da far venire il latte alle ginocchia e da non riuscire ad ingannare neppure gli alunni delle scuole elementari piemontesi di Furio Colombo, solo che appena qualcuno apra lor gli occhi. Il “riposizionamento” era nelle cose e Prodi ne ha preso atto, mentre l’antisemitismo e la cancellazione di Israele sono soltanto creazioni degli uffici del Mossad e delle loro succursali italiane. L’articolo di Marco Zucchetti è fin dal suo esordio degno della sua zucca: omen nomen. Non dobbiamo perdere molto tempo su di esso. Basta una rapida occhiata, per scrupolo filologico. Se nel ’98 Prodi fu il «il primo capo di governo europeo a visitare l’Iran dopo la rivoluzione del 1979» vuol dire che aveva visto giusto. Zucchetti sorvola sul fatto che nel ’79 l’Iran – non importa quale fosse il governo, purché autoctono – si liberò di un regime imposto dalla Cia nel 1953 con un complotto di quelli di cui la Cia è per l’appunto specializzata. A sostegno della cordata bellica Zucchetti chiama in soccorso il “Foglio” ed il “Riformista”. Meritano tutti di stare in elenco: Foglio, Riformista, Giornale, Opinione, la task force del sionismo mediatico in lingua italiana. Ahimé a spese del contribuente italiano che certo non ha nessun interesse a vedersi tassato per una nuova “missione di pace ” delle nostre truppe in Iran. Quanto a “responsabilità nazionale”, pur non ricoprendo più nessun «ruolo nella politica europea e italian», ne ha certamente di più di madonna Fiammetta Nirenstein che ha un particolarissimo rapporto con Israele. E ci sembra di poter congedare il nostro Zucchetti dopo aver tratto qualche divertimento dalla sua costernazione. Dall’«Opinione» apprendiamo che la visita di Prodi in Iran è durata quattro giorni: tanti. Si trova qui un’affermazione che contraddice la propaganda che gli stessi giornali fanno normalmente in funzione antiraniana. Se con la presidenza Khatami, vi erano già state “speranze” «per un cambiamento democratico nel Paese e un’apertura internazionale», allora vuol dire che non vi era e non vi è nessun bisogno di soffiare sulla guerra. Quanto all’«apertura internazionale» ci sembra più corretto parlare di chiusura e isolamento internazionale fomentato dagli altri, Israele in primis. Eufemistica la menzione alle due guerre dopo l’11 settembre. Non sono piovute dal cielo, ma sono il risultato di una illegale guerra american di aggressione a due paese che non avevano fatto nulla né al popolo americano né a quello italiano né ad altro popolo d’Europa. E qui ci fermiamo. Ci sembra che basti l’analisi critica di due articoli che non ci insegnano nulla sull’oggetto, ma sono essi stessi oggetto di analisi in quanto appaiono su organi che hanno avuto ed hanno una ben precisa funzione mediatica.

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2. Nuove contumelie verso Prodi. – L’articolo non ha nulla a che fare né con Prodi né con la sua visita in Iran: il riferimento a Prodi è una gratuita contumelia. Ormai Prodi è entrato nella “lista nera” dei «Corretti Informatori» e del sionismo. La mancata designazione dell’Iran nel seggio rotante del Consiglio di Sicurezza dice poco e cambia poco. Più importante è la visita e l’implicito riconoscimente che Prodi ha dato ad Ahmadinejad, un riconoscimento che Israele può ottenere dall’Iran solo con un colpo di stato come quello che la Cia fece in Iran nel 1953, instaurando il regime dello scia. Ricerca: lo scià in quali rapporti era con Israele? Oppure con una guerra analoga a quella fatta in Iraq: una guerra illegale e disastrosa. Con la crisi in atto, una crisi al buio, la geopolitica del globo potrebbe subire radicali sconvolgimenti: Prodi ha visto giusto, ma – come ha detto – non ha più nessun ruolo. È un privato cittadino, benché autorevole più di molti altri privati cittadini. Resta poi da vedere se in questi due anni di carica protempore, non rinnovabile, il Giappone sarà prono ai voleri di Israele e se gli USA vorranno continuare a lavorare dietro le quinte per imporre i loro voleri agli alleati. In fondo, non siamo allo stadio e la politica internazionale segue principi diversi da quelli del dispetto privato.

3. Una idiozia firmata «Informazione Corretta» ovvero Angelo Pezzana. – Il senso di provocazione non ha limiti e fa pensare a qualcosa di molto puerile ovvero di demenziale trattandosi non di bambini ma di maturi signori come il Direttore/Ideatore di «Informazione Corretta» Angelo Pezzana. Si plaude al fatto che la notizia del privato cittadini Romano Prodi in visita ad Ahmadinejad in Teheran abbia avuto scarsa copertura mediatica. La direzione della testata invita i suoi lettori, evidentemente immaginati non meno idioti della direzione, a scrivere ai giornali di riferimento per chiedere come mai non abbiano parlato della visita di Prodi. È difficile immaginare tanta idiozia e dobbiamo considerare sostanzialmente esaurito il nostro monitoraggio, che gradualmente assumerà altro carattere. Commentare idiozia simili sembra un ulteriore esercizio di idiozia.

4. Una succursale siciliana. – Il tono, la mano, lo stile sembra proprio lo stesso. Si direbbe che lo stesso Pezzana abbia scritto su “Osservatorio Sicilia” le stesse cose che si son potute leggere nei commenti redazionali di «Informazione Corretta», probabilmente anonimi di Pezzana. Il commento resta lo stesso un commento idiota che non digerisce il fatto che la campagna di demonizzazione verso Ahmadinejad, in una guerra già programmata insieme a quella contro l’Afghanistan e l’Iraq, si stia sgretolando. Che un paciuccone come Prodi, appena un anno Presidente Mortadella, rende assai meno credibile un’immagine demoniaca di Ahamdinejad, che nega forse mentendo che vi siano in Iran omosessuali destinati all’impiccagione. Chissà che per Pezzana non vi sia qualcosa di personale in questa vicenda.

5. Nuove bassezze dei “Corretti Informatori”. – Avevo previsto che verso Prodi si sarebbero scatenati attacchi di ogni genere. La sua colpa è di aver rotto l’isolamento a cui da anni si vuol costringere l’Iran ed i suoi statisti in carica. Se anziché in Iran l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi fosse stato a Rocca Cannuccia a ricevere un premio o in qualsiasi altra parte del mondo, la notizia sarebbe passata inosservata. O meglio no. Se fosse andato in Israele a ricevere premi che vengono dati a quanti favoriscono Israele con scritti e discorsi, ne sarebbe stata data ampia notizia ma di segno positivo. Ricordo fra i tanti premiati di Israele il nostro Magdi Cristiano ah ah Allam. Ho poi letto di Elie Wiesel che per aprire bocca soltanto riceve un’infinità di denaro. Non sarebbe difficile compilare una lista, ma non è cosa che mi attragga. Non so se effettivamente Prodi sia stato pagato per la partecipazione al convegno, ma la cosa non mi stupirebbe e soprattutto non ne vedrei l’illeicità. Sono stato di recente ad un convegno in Italia, dove ero stato invitato. Ho fatto capire che se almeno non mi fossero stati pagati i costi del soggiorno (vitto e alloggio), non avrei potuto permettermi la partecipazione ad un convegno certamente interessante. Ho assunto a mio carico i costi del solo viaggio. Quindi, ritengo che sia pure diffamazione e denigrazione una notizia come quella riportata riguardo ai costi di Prodi in Iran, oltretutto non gravanti sul contribuente italiano. Non ho votato mai Prodi e non mi è mai stato particolarmente simpatico. Questa mia difesa è assolutamente gratuita: non mi paga nessuno! Voglio ancora ricordare che al convegno romano di Madonna Fiammetta Nirenstein, patrocinato dalla Magna Carta di Quagliarello e altri, di denaro ne è chiaramente circolato. Non conosco la contabilità del convegno, ma un suo partecipante importato dal Medio Oriente ha chiesto pubblicamente la cifra di un miliardo di dollari per il finanziamento del “dissenso democratico” all’interno di paesi con governi da rovesciare come l’Iran. Tutto sommato, se questi sono i prezzi di mercato, Ahmadinejad se l’è cavata con assai poco.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Antonio, le segnalo qualcosa che non appartiene certamente alla nostra parte politica, ma sembra essere un'analisi della situazione in Palestina abbastanza interessante ed approfondita.
Palestina. I seri rischi dell'escalation in Cisgiordania e Gerusalemme

di Sergio Cararo*

Le notizie che giungono dai Territori Palestinesi Occupati (continuiamo a chiamarli così almeno finchè non saranno liberati), indicano una situazione niente affatto pacificata o in stallo. L’indolenza e la disattenzione dei mass media italiani, infatti, non devono trarre in inganno.
Al contrario, ci sono numerosi e crescenti fattori che fanno ritenere come la questione palestinese stia di nuovo per esplodere ed imporsi nell’agenda politica e informativa sulla realtà del Medio Oriente.
La politica e i mass media, durante l’estate, si sono dedicati alla realtà di Gaza quando sono stati sollecitati dall’iniziativa delle navi della solidarietà che hanno rotto l’assedio della Striscia decretato da Israele e dal vergognoso embargo internazionale a cui partecipano anche l’Unione Europea (inclusa l’Italia) e l’Egitto. Ma sul piano degli scontri tra i palestinesi di Gaza e l’apparato militare israeliano, possiamo ammettere tranquillamente che la tregua ha retto e non ci sono stati episodi gravi.
Se i riflettori della politica e dei mass media si fossero dedicati alla situazione in Cisgiordania e Gerusalemme, la realtà che avrebbero visto sarebbe stata del tutto diversi e per certi versi più inquietante.
Nel corso dell’estate, vari rapporti –anche di fronte israeliana – hanno confermato la pesante escalation degli insediamenti coloniali israeliani sia in Cisgiordania che a Gerusalemme Est.
Ciò ha significato la costruzione di centinaia di edifici e migliaia di appartamenti per i coloni israeliani e centinaia di ettari di terreni palestinesi espropriati.. Dopo il vertice di Annapolis, è stata così confermata quella “dottrina di Oslo” che vedeva crescere come funghi gli insediamenti coloniali israeliani mentre erano in corso le trattative con i negoziatori palestinesi. Non solo. Agli insediamenti autorizzati dal governo israeliano si sono aggiunti i cosiddetti “insediamenti illegali” sui terreni palestinesi portati avanti dai gruppi di coloni più aggressivi.
Questa escalation, ha visto aumentare esponenzialmente i punti di tensione e scontro tra i palestinesi e i coloni in gran parte della Cisgiordania, a Gerusalemme ed anche nelle città oggi israeliane dove vivono i palestinesi del ’48.
A conferma di una situazione esplosiva, non abbiamo assistito solo al solito e drammatico scenario dell’occupazione militare e coloniale israeliana (incursioni dei soldati, 7 palestinesi uccisi tra luglio e settembre, attacchi dei coloni) ma anche ad una reazione palestinese molto violenta contro soldati e coloni israeliani. Tra luglio e settembre i palestinesi della Cisgiordania, di Gerusalemme e del ’48, hanno condotto 5 attacchi contro i militari e i coloni che hanno portato al ferimento di una ventina di soldati – in attacchi isolati e non organizzati - e all’uccisione di un bambino israeliano in una colonia.
La tensione e gli scontri sono cresciuti quotidianamente intorno a Nablus, Hebron, Gerusalemme fino a sfociare negli scontri tra abitanti ebrei e palestinesi ad Acri, nel cuore dei confini del’48 imposti da Israele con la pulizia etnica dell’epoca.

A questa situazione sul campo sempre più tesa, si accompagnano due ulteriori elementi di tensione politica che riguardano le leadership israeliana e palestinese:

a) esiste ed agisce con evidenza una crescente crisi politica e morale delle autorità israeliane. Presidenti e premier finiscono ripetutamente sotto inchiesta per scandali e fenomeni di corruzione, l’economia israeliana non potrà in alcun modo sottrarsi dagli effetti della crisi economica USA alla quale è legata a doppio filo, lo stesso progetto sionista della “Eretz Israel” sta entrando in crisi sotto i colpi del fallimento del progetto USA sul Grande Medio Oriente e della stessa ipotesi dei “due popoli due stati” dietro cui si sono nascosti i progetti israeliani di liquidazione della questione palestinese. Questa crisi strategica di Israele innesca tensioni e nervosismi all’interno stesso della società israeliana che vede scatenarsi i settori più aggressivi (i coloni, la destra sionista etc) che ne avvertono le difficoltà e cercano lo scontro diretto con i palestinesi per riproporre l’espulsione di tutti i palestinesi (inclusi quelli del ’48) come compimento della pulizia etnica iniziata nel ’48 e come soluzione ineluttabile per l’avvento di Israele come stato ebraico ed etnicamente “puro”.
Questo progetto vede con terrore il riaffacciarsi dell’ipotesi di uno Stato Unico per palestinesi ed ebrei, una ipotesi che comincia a guadagnare consensi ed interesse di fronte al fallimento sul campo di ogni possibilità degna di questo nome di uno stato palestinese a fianco di quello israeliano.

b) Una crisi diversa ma analoga investe anche la leadership palestinese. La crisi dell’ANP è evidente sul piano del fallimento dei negoziati con Israele (che continuano a non produrre alcun risultato concreto o spendibile nella società palestinese), sul piano del perdurante dualismo di potere tra il governo di Ramallah e il governo di Gaza, sul piano della devastante liquidazione dell’OLP – soppiantata dall’ANP – che ha reciso i legami con i palestinesi della diaspora e dei campi profughi disseminati nei paesi arabi confinanti. L’avanzamento del processo di riconciliazione nazionale tra Hamas e Al Fatah emerso negli incontri del Cairo, dovrà trovare anche obtorto collo un aggiustamento credibile sul rispetto dei tempi per la fine del mandato presidenziale di Abu Mazen. Una forzatura mal posta potrebbe far precipitare nuovamente il movimento nazionale verso lacerazioni dolorose. Pesa infine la non convocazione del congresso di Al Fatah, la principale organizzazione su cui e dentro cui si scaricano gran parte delle tensioni esistenti nel campo palestinese. Si parla in queste settimane di un congresso nei prossimi tre/quattro mesi, ma è prematuro accontentarsi di una indicazione che ha stentato a concretizzarsi negli anni producendo danni politici enormi.
I molti fallimenti accumulati dalla leadership dell’ANP in questi anni e l’accresciuta escalation israeliana in Cisgiordania, a Gerusalemme e nei territori del’48, aumentano la tensione e la rabbia anche dentro il campo palestinese. La mancanza di risultati e di prospettiva, non può essere sostituita dalla garanzia di essere l’unico "interlocutore credibile" per USA e Israele, anzi, rischia di diventare un pericoloso boomerang.

Si ricava dunque la netta sensazione che la tensione si stia accumulando a tutta forza in tutti i punti di contatto e frizione tra i palestinesi e gli apparati coloniali israeliani cioè in Cisgiordania, Gerusalemme e all'interno stesso dei territori occupati da Israele nel '48. Sono ancora in molti - nel governo della destra ed anche nella sinistra ex di governo - a sottovalutare compleramente i segnali che vengono da questa situazione esplosiva alle "porte di casa". In questi anni abbiamo insistito su almeno due aspetti della questione:
a) Non è possibile alcuna pace in Medio Oriente senza giustizia per il popolo palestinese
b) Non è accettabile alcuna equidistanza tra occupanti ed occupati

Oggi, nonostante la questione palestinese stenti ancora a ripresentarsi con la dovuta attenzione nell'agenda politica, è necessario rimettere in campo l'iniziativa e l'informazione su quanto accade e svolgere la funzione che è propria della soggettività delle reti di solidarietà con le lotte di liberazione dei popoli: porre queste ultime all'attenzione pubblica anche quando tutti fanno finta di niente. Anche a questo, dopo lo straordinario successo della campagna e della manifestazione a Torino contro la Fiera del Libro dedicata a Israele, è importante tornare in piazza il 29 novembre per riaffermare il diritto alla vita, alla terra, al ritorno e alla libertà per il popolo palestinese.

* co-fondatore del Forum Palestina

Documento-appello per la manifestazione del 29 Novembre a Roma: http://www.forumpalestina.org/news/2008/Novembre08/Appello29Novembre.pdf

Cordialmente

Antonio Caracciolo ha detto...

Ne ho letto metà e vi ritornerò sopra con molta attenzione, anzi con studio. Quanto ai media italiani è meglio metterci una pietra sopra. Sono quel che sono e servono per disinformare piuttosto che per informare. Del resto, la battuta di Gianni Vattimo sui Protocolli di Sion intendeva dire proprio questo: è tale il ruolo dei media che fa ben pensare come fondato e verosimile ciò che della loro funzione si diceva nei famigerati Protocolli. I media possono essere usati, ma sapendo fin dall’inizio che in buona parte sono manipolati e tendono a produrre condizionamento e consenso acritico. Per capirne la loro logica occorre individuare la parte politica, più o meno occulta, che li ispira. Poi si potrà agire ribaltando e demistificando le notizie che passano. Vi è poi anche l’oscuramente assoluto di una determinata notizia ed in questo caso la notizia bisogna andarsela a cercare da soli.

Anonimo ha detto...

In risposta ad Antonio Caracciolo che ci ha gratificato delle sue "attenzioni"

Non ho il piacere di conoscerla ma se proprio voleva darmi dell'idiota poteva almeno avere il coraggio di scriverlo alla mia redazione e direttamente!

Ho ritenuto mio dovere di cronista riportare che un ex presidente del consiglio italiano è andato a stringere la mano a quel signore che nega la Shoah e che cuole cancellare Israele.

Non ho il piacere di conoscere il Pezzana di cui lei parla e non siamo la succursale siciliana di nessuno, tant'è che IC riporta un nostro articolo e non viceversa.

Penso che lei, prima di offendere, peraltro non direttamente ma inserendo i suoi gratuiti commenti in siti diversi dal nostro, avrebbe dovuto quantomeno informarsi, avrebbe evitato così di fare una brutta figura.

Non so quale conoscenza abbia lei dei fatti politici riferiti alle aree che lei cita. Nell'auspicio che le sue considerazioni non siano dettate da posizioni politiche di parte, sono pronto ad un sereno e pacato confronto, forte di una profonda conoscenza del problema in questione che deriva non da informazioni acquisite attraverso la stampa, ma dirette, sul campo e senza intermediari.

Michele Santoro
Direttore Osservatorio Sicilia
mandi, mandi
(saluto furlan) www.osservatorio-sicilia.it

Antonio Caracciolo ha detto...

Sono andato a rileggermi i testi, che sono qui davanti a me mentre scrivo questa replica.

Innanzitutto viene definito «idiota» (nel senso etimologico del termine) il commento, non la persona che non conoscevo affatto e che solo adesso apprendo risponde al nome di cui. Confermo: idiota nel senso che si tratta di un testo del tutto interno al modo di pensare all’autore, ma resta estraneo all’oggetto e soprattutto non è idoneo alla comunicazione giornalistica in senso proprio, che dovrebbe limitarsi ai fatti senza aggiungervi proprie opinabilissime opinioni.

Il suo “commento” aveva qualche scopo? Di convincermi di ciò che si scrive e si pretende corrisponda a verità? Si tenga per sé le sue idee al riguardo. Quanto alle sue pretese superiori conoscenze dei fatti internazionali mi permetto di dubitarne, ma lei può crederlo: la fede in se stessi è importante. Quanto alle mie conoscenze non sono io tenuto a certificarle a lei. Mica faccio io il giornalista? Ma sono libero di valutare criticamente ciò che i giornalisti scrivono e rendono pubblico. E se le ho scritto, ciò è stato in seguito ad invito di un suo estimatore, che ha pure fornito all’universo mondo un indirizzo che altrimenti non avrei mai conosciuto, come mi era del tutto ignota la prestigiosa sua testa e testata di cui Ella è Direttore.

Poco importa che materialmente la sua testata sia o non sia una succursale di IC: era una mia legittima congettura. Resta una forte analogia fra contenuti e stile ossia ciò che più conta e a me interessa. Come giornalista non mi sembra poi che lei sia bene informato sulle cose che pure scrive. Ma cosa vuol dire essere giornalisti? Essere iscritti all’apposito albo? Avevo firmato il referendum per la sua abolizione.

Cosa mi rappresenta che lei stigmatizzi il fatto che un ex presidente del consiglio italiano decida di stringere la mano al presidente in carica dell’Iran? Doveva chiedere a lei il permesso? Ed allora il neo presidente dell’ONU che lo ha invece abbracciato? Quanto poi alla sua opzione filoisraeliana è affar suo! In quanto lettore di giornali, ossia di testate registrate, non mi interessano le sue opzioni. A mio avviso, non dimostra di aver correttamente inteso le dichiarazioni di Ahmadinejad riguardo ad Israele e non mi permetto certo io di spiegargliele. Quanto poi alla Shoa cosa ne sa lei propriamente? È forse uno storico? Era presente all’epoca dei fatti?

Mi pare che basti. Questa conversazione termina qui. Non avrei mai saputo della Sua Redazione se il pezzo non fosse apparso qui:
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=249&sez=120&id=26308, cioè in una testata che per contenuti ed affinità mi ha fatto congetturare l’esistenza di una succursale. Non avrei altrimenti perso il mio tempo prezioso ad occuparmi di un Osservatorio che non osserva un bel nulla.