tag:blogger.com,1999:blog-2997245383176241517.post5622681705827369908..comments2023-06-16T15:01:16.579+02:00Comments on Civium Libertas: Guastafesti: 52. Romano Prodi e la coda del diavolo.Antonio Caracciolohttp://www.blogger.com/profile/05342787066142241540noreply@blogger.comBlogger4125tag:blogger.com,1999:blog-2997245383176241517.post-46265654385987411172008-10-27T15:16:00.000+01:002008-10-27T15:16:00.000+01:00Sono andato a rileggermi i testi, che sono qui dav...Sono andato a rileggermi i testi, che sono qui davanti a me mentre scrivo questa replica. <BR/><BR/>Innanzitutto viene definito «idiota» (nel senso etimologico del termine) il commento, non la persona che non conoscevo affatto e che solo adesso apprendo risponde al nome di cui. Confermo: idiota nel senso che si tratta di un testo del tutto interno al modo di pensare all’autore, ma resta estraneo all’oggetto e soprattutto non è idoneo alla comunicazione giornalistica in senso proprio, che dovrebbe limitarsi ai fatti senza aggiungervi proprie opinabilissime opinioni.<BR/><BR/>Il suo “commento” aveva qualche scopo? Di convincermi di ciò che si scrive e si pretende corrisponda a verità? Si tenga per sé le sue idee al riguardo. Quanto alle sue pretese superiori conoscenze dei fatti internazionali mi permetto di dubitarne, ma lei può crederlo: la fede in se stessi è importante. Quanto alle mie conoscenze non sono io tenuto a certificarle a lei. Mica faccio io il giornalista? Ma sono libero di valutare criticamente ciò che i giornalisti scrivono e rendono pubblico. E se le ho scritto, ciò è stato in seguito ad invito di un suo estimatore, che ha pure fornito all’universo mondo un indirizzo che altrimenti non avrei mai conosciuto, come mi era del tutto ignota la prestigiosa sua testa e testata di cui Ella è Direttore.<BR/><BR/>Poco importa che materialmente la sua testata sia o non sia una succursale di IC: era una mia legittima congettura. Resta una forte analogia fra contenuti e stile ossia ciò che più conta e a me interessa. Come giornalista non mi sembra poi che lei sia bene informato sulle cose che pure scrive. Ma cosa vuol dire essere giornalisti? Essere iscritti all’apposito albo? Avevo firmato il referendum per la sua abolizione.<BR/><BR/>Cosa mi rappresenta che lei stigmatizzi il fatto che un ex presidente del consiglio italiano decida di stringere la mano al presidente in carica dell’Iran? Doveva chiedere a lei il permesso? Ed allora il neo presidente dell’ONU che lo ha invece abbracciato? Quanto poi alla sua opzione filoisraeliana è affar suo! In quanto lettore di giornali, ossia di testate registrate, non mi interessano le sue opzioni. A mio avviso, non dimostra di aver correttamente inteso le dichiarazioni di Ahmadinejad riguardo ad Israele e non mi permetto certo io di spiegargliele. Quanto poi alla Shoa cosa ne sa lei propriamente? È forse uno storico? Era presente all’epoca dei fatti?<BR/><BR/>Mi pare che basti. Questa conversazione termina qui. Non avrei mai saputo della Sua Redazione se il pezzo non fosse apparso qui:<BR/>http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=249&sez=120&id=26308, cioè in una testata che per contenuti ed affinità mi ha fatto congetturare l’esistenza di una succursale. Non avrei altrimenti perso il mio tempo prezioso ad occuparmi di un Osservatorio che non osserva un bel nulla.Antonio Caracciolohttps://www.blogger.com/profile/05342787066142241540noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2997245383176241517.post-25527655254319767972008-10-27T13:53:00.000+01:002008-10-27T13:53:00.000+01:00In risposta ad Antonio Caracciolo che ci ha gratif...In risposta ad Antonio Caracciolo che ci ha gratificato delle sue "attenzioni" <BR/><BR/>Non ho il piacere di conoscerla ma se proprio voleva darmi dell'idiota poteva almeno avere il coraggio di scriverlo alla mia redazione e direttamente!<BR/><BR/>Ho ritenuto mio dovere di cronista riportare che un ex presidente del consiglio italiano è andato a stringere la mano a quel signore che nega la Shoah e che cuole cancellare Israele.<BR/><BR/>Non ho il piacere di conoscere il Pezzana di cui lei parla e non siamo la succursale siciliana di nessuno, tant'è che IC riporta un nostro articolo e non viceversa. <BR/><BR/>Penso che lei, prima di offendere, peraltro non direttamente ma inserendo i suoi gratuiti commenti in siti diversi dal nostro, avrebbe dovuto quantomeno informarsi, avrebbe evitato così di fare una brutta figura. <BR/><BR/>Non so quale conoscenza abbia lei dei fatti politici riferiti alle aree che lei cita. Nell'auspicio che le sue considerazioni non siano dettate da posizioni politiche di parte, sono pronto ad un sereno e pacato confronto, forte di una profonda conoscenza del problema in questione che deriva non da informazioni acquisite attraverso la stampa, ma dirette, sul campo e senza intermediari. <BR/><BR/>Michele Santoro<BR/>Direttore Osservatorio Sicilia<BR/>mandi, mandi<BR/>(saluto furlan) www.osservatorio-sicilia.itAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2997245383176241517.post-22714170012981567382008-10-19T10:44:00.000+02:002008-10-19T10:44:00.000+02:00Ne ho letto metà e vi ritornerò sopra con molta at...Ne ho letto metà e vi ritornerò sopra con molta attenzione, anzi con studio. Quanto ai media italiani è meglio metterci una pietra sopra. Sono quel che sono e servono per disinformare piuttosto che per informare. Del resto, la battuta di Gianni Vattimo sui Protocolli di Sion intendeva dire proprio questo: è tale il ruolo dei media che fa ben pensare come fondato e verosimile ciò che della loro funzione si diceva nei famigerati Protocolli. I media possono essere usati, ma sapendo fin dall’inizio che in buona parte sono manipolati e tendono a produrre condizionamento e consenso acritico. Per capirne la loro logica occorre individuare la parte politica, più o meno occulta, che li ispira. Poi si potrà agire ribaltando e demistificando le notizie che passano. Vi è poi anche l’oscuramente assoluto di una determinata notizia ed in questo caso la notizia bisogna andarsela a cercare da soli.Antonio Caracciolohttps://www.blogger.com/profile/05342787066142241540noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2997245383176241517.post-31385385327817938852008-10-19T09:49:00.000+02:002008-10-19T09:49:00.000+02:00Caro Antonio, le segnalo qualcosa che non appartie...Caro Antonio, le segnalo qualcosa che non appartiene certamente alla nostra parte politica, ma sembra essere un'analisi della situazione in Palestina abbastanza interessante ed approfondita.<BR/>Palestina. I seri rischi dell'escalation in Cisgiordania e Gerusalemme <BR/><BR/>di Sergio Cararo*<BR/><BR/>Le notizie che giungono dai Territori Palestinesi Occupati (continuiamo a chiamarli così almeno finchè non saranno liberati), indicano una situazione niente affatto pacificata o in stallo. L’indolenza e la disattenzione dei mass media italiani, infatti, non devono trarre in inganno.<BR/>Al contrario, ci sono numerosi e crescenti fattori che fanno ritenere come la questione palestinese stia di nuovo per esplodere ed imporsi nell’agenda politica e informativa sulla realtà del Medio Oriente.<BR/>La politica e i mass media, durante l’estate, si sono dedicati alla realtà di Gaza quando sono stati sollecitati dall’iniziativa delle navi della solidarietà che hanno rotto l’assedio della Striscia decretato da Israele e dal vergognoso embargo internazionale a cui partecipano anche l’Unione Europea (inclusa l’Italia) e l’Egitto. Ma sul piano degli scontri tra i palestinesi di Gaza e l’apparato militare israeliano, possiamo ammettere tranquillamente che la tregua ha retto e non ci sono stati episodi gravi.<BR/>Se i riflettori della politica e dei mass media si fossero dedicati alla situazione in Cisgiordania e Gerusalemme, la realtà che avrebbero visto sarebbe stata del tutto diversi e per certi versi più inquietante.<BR/>Nel corso dell’estate, vari rapporti –anche di fronte israeliana – hanno confermato la pesante escalation degli insediamenti coloniali israeliani sia in Cisgiordania che a Gerusalemme Est.<BR/>Ciò ha significato la costruzione di centinaia di edifici e migliaia di appartamenti per i coloni israeliani e centinaia di ettari di terreni palestinesi espropriati.. Dopo il vertice di Annapolis, è stata così confermata quella “dottrina di Oslo” che vedeva crescere come funghi gli insediamenti coloniali israeliani mentre erano in corso le trattative con i negoziatori palestinesi. Non solo. Agli insediamenti autorizzati dal governo israeliano si sono aggiunti i cosiddetti “insediamenti illegali” sui terreni palestinesi portati avanti dai gruppi di coloni più aggressivi.<BR/>Questa escalation, ha visto aumentare esponenzialmente i punti di tensione e scontro tra i palestinesi e i coloni in gran parte della Cisgiordania, a Gerusalemme ed anche nelle città oggi israeliane dove vivono i palestinesi del ’48.<BR/>A conferma di una situazione esplosiva, non abbiamo assistito solo al solito e drammatico scenario dell’occupazione militare e coloniale israeliana (incursioni dei soldati, 7 palestinesi uccisi tra luglio e settembre, attacchi dei coloni) ma anche ad una reazione palestinese molto violenta contro soldati e coloni israeliani. Tra luglio e settembre i palestinesi della Cisgiordania, di Gerusalemme e del ’48, hanno condotto 5 attacchi contro i militari e i coloni che hanno portato al ferimento di una ventina di soldati – in attacchi isolati e non organizzati - e all’uccisione di un bambino israeliano in una colonia.<BR/>La tensione e gli scontri sono cresciuti quotidianamente intorno a Nablus, Hebron, Gerusalemme fino a sfociare negli scontri tra abitanti ebrei e palestinesi ad Acri, nel cuore dei confini del’48 imposti da Israele con la pulizia etnica dell’epoca.<BR/><BR/>A questa situazione sul campo sempre più tesa, si accompagnano due ulteriori elementi di tensione politica che riguardano le leadership israeliana e palestinese:<BR/><BR/>a) esiste ed agisce con evidenza una crescente crisi politica e morale delle autorità israeliane. Presidenti e premier finiscono ripetutamente sotto inchiesta per scandali e fenomeni di corruzione, l’economia israeliana non potrà in alcun modo sottrarsi dagli effetti della crisi economica USA alla quale è legata a doppio filo, lo stesso progetto sionista della “Eretz Israel” sta entrando in crisi sotto i colpi del fallimento del progetto USA sul Grande Medio Oriente e della stessa ipotesi dei “due popoli due stati” dietro cui si sono nascosti i progetti israeliani di liquidazione della questione palestinese. Questa crisi strategica di Israele innesca tensioni e nervosismi all’interno stesso della società israeliana che vede scatenarsi i settori più aggressivi (i coloni, la destra sionista etc) che ne avvertono le difficoltà e cercano lo scontro diretto con i palestinesi per riproporre l’espulsione di tutti i palestinesi (inclusi quelli del ’48) come compimento della pulizia etnica iniziata nel ’48 e come soluzione ineluttabile per l’avvento di Israele come stato ebraico ed etnicamente “puro”.<BR/>Questo progetto vede con terrore il riaffacciarsi dell’ipotesi di uno Stato Unico per palestinesi ed ebrei, una ipotesi che comincia a guadagnare consensi ed interesse di fronte al fallimento sul campo di ogni possibilità degna di questo nome di uno stato palestinese a fianco di quello israeliano.<BR/><BR/>b) Una crisi diversa ma analoga investe anche la leadership palestinese. La crisi dell’ANP è evidente sul piano del fallimento dei negoziati con Israele (che continuano a non produrre alcun risultato concreto o spendibile nella società palestinese), sul piano del perdurante dualismo di potere tra il governo di Ramallah e il governo di Gaza, sul piano della devastante liquidazione dell’OLP – soppiantata dall’ANP – che ha reciso i legami con i palestinesi della diaspora e dei campi profughi disseminati nei paesi arabi confinanti. L’avanzamento del processo di riconciliazione nazionale tra Hamas e Al Fatah emerso negli incontri del Cairo, dovrà trovare anche obtorto collo un aggiustamento credibile sul rispetto dei tempi per la fine del mandato presidenziale di Abu Mazen. Una forzatura mal posta potrebbe far precipitare nuovamente il movimento nazionale verso lacerazioni dolorose. Pesa infine la non convocazione del congresso di Al Fatah, la principale organizzazione su cui e dentro cui si scaricano gran parte delle tensioni esistenti nel campo palestinese. Si parla in queste settimane di un congresso nei prossimi tre/quattro mesi, ma è prematuro accontentarsi di una indicazione che ha stentato a concretizzarsi negli anni producendo danni politici enormi.<BR/>I molti fallimenti accumulati dalla leadership dell’ANP in questi anni e l’accresciuta escalation israeliana in Cisgiordania, a Gerusalemme e nei territori del’48, aumentano la tensione e la rabbia anche dentro il campo palestinese. La mancanza di risultati e di prospettiva, non può essere sostituita dalla garanzia di essere l’unico "interlocutore credibile" per USA e Israele, anzi, rischia di diventare un pericoloso boomerang.<BR/><BR/>Si ricava dunque la netta sensazione che la tensione si stia accumulando a tutta forza in tutti i punti di contatto e frizione tra i palestinesi e gli apparati coloniali israeliani cioè in Cisgiordania, Gerusalemme e all'interno stesso dei territori occupati da Israele nel '48. Sono ancora in molti - nel governo della destra ed anche nella sinistra ex di governo - a sottovalutare compleramente i segnali che vengono da questa situazione esplosiva alle "porte di casa". In questi anni abbiamo insistito su almeno due aspetti della questione:<BR/>a) Non è possibile alcuna pace in Medio Oriente senza giustizia per il popolo palestinese<BR/>b) Non è accettabile alcuna equidistanza tra occupanti ed occupati<BR/><BR/>Oggi, nonostante la questione palestinese stenti ancora a ripresentarsi con la dovuta attenzione nell'agenda politica, è necessario rimettere in campo l'iniziativa e l'informazione su quanto accade e svolgere la funzione che è propria della soggettività delle reti di solidarietà con le lotte di liberazione dei popoli: porre queste ultime all'attenzione pubblica anche quando tutti fanno finta di niente. Anche a questo, dopo lo straordinario successo della campagna e della manifestazione a Torino contro la Fiera del Libro dedicata a Israele, è importante tornare in piazza il 29 novembre per riaffermare il diritto alla vita, alla terra, al ritorno e alla libertà per il popolo palestinese.<BR/><BR/>* co-fondatore del Forum Palestina<BR/><BR/>Documento-appello per la manifestazione del 29 Novembre a Roma: http://www.forumpalestina.org/news/2008/Novembre08/Appello29Novembre.pdf<BR/><BR/>CordialmenteAnonymousnoreply@blogger.com