LA CARICA DEI MONATTI
Sarà, ma non
riesco a vedere del tutto negativo che i quattrini dell’U.E. arrivino, come
dicono, nei prossimi anni.
Non sono un
economista, e molti mi rimprovereranno di non tener conto dell’effetto shock
che un’iniezione massiccia di liquidità ha su un’economia in recessione; ma
credo di avere qualche esperienza della politica, di quella nazionale in
particolare e questo mi induce a bilanciare,
almeno parzialmente gli effetti positivi e quelli negativi del ritardo.
Molti pensano che
il governo Conte sia prossimo al capolinea, probabilmente sostituito, entro
l’anno, da un nuovo esecutivo, sorretto da una “scissione” di Forza Italia;
altri (meno) pensano che si vada ad elezioni anticipate nel prossimo inverno
(con altre probabilità di alternativa). Se è vero ciò, il vantaggio del ritardo
è evidente: non sarà questo governo a spendere la massa di moneta – oltre 200
miliardi di euro – in arrivo dall’U.E.. Vantaggio che sarebbe modesto, ove il
governo fosse comunque espressione del PD (e appendici), superiore se lo
escludesse e fosse formato dall’attuale opposizione.
Il perché è
semplice: il PD (nelle varie trasformazioni) è il maggiore (anche se non
l’unico) responsabile della venticinquennale stagnazione economica italiana,
che ne ha fatto l’economia più ferma
sia dell’U.E. che dell’area euro (dopo essere stata, prima del 1993, una delle
più dinamiche).Non c’è passaggio economico decisivo della “seconda repubblica”
che non porti la firma di un boiardo
di centrosinistra: dall’entrata nell’euro alle privatizzazioni, spesso
farlocche e altrettanto spesso profittevoli per i privati, ma non per il
pubblico (tra le tante – Autostrade); dal rigore a senso unico (quello
sbagliato) alla tassazione a gogò. I protagonisti di questo quarto di secolo
(abbondante) sono stati i vari Prodi, Ciampi, Amato, Padoa Schioppa, Monti,
nessuno dei quali ha governato senza la fiducia del centrosinistra.
Con i risultati
che abbiamo visto prima della pandemia. Per cui chiedersi perché gli italiani
abbiano ridotto il PD (e connessi) da quasi la metà dei voti a poco più di un quinto
dell’elettorato è sorprendente: a sorprendere – di fronte a tanto sfascio –
sarebbe il contrario. Che poi a spendere i quattrini che l’U.E., (bisogna
riconoscere, stavolta meno rigorosa
del solito), mette a disposizione, debbano essere sempre coloro i quali da
decenni ci hanno messo in questa situazione realizzando politiche “rigorose”
(si fa per dire) è circostanza assai poco rassicurante. Da risultati passati
così negativi non c’è da attendersi un futuro radioso.
E lo si vede già
nelle normative per il rilancio:
mentre tra le misure per il rilancio dell’economia post-Covid la “cattivissima”
Merkel in Germania ha abbassato l’IVA di 3 punti (dal 19 al 16 per l’aliquota
ordinaria), seguita dalla piccola Cipro, il governo PD-M5S ha inventato bonus, alcuni giustificati, altri
surreali – quelli per bici elettriche e monopattini - , ma – a parte qualche
breve rinvio di pagamento – nessuna riduzione d’imposta, tanto meno per quelle
generali, gravanti su tutta la popolazione (come, tra l’altro, IRPEF, IVA,
IMU). In realtà come al solito emerge la differenza sostanziale tra l’Italia e
la maggior parte dell’Europa: che non è tanto il “rigore” ma il modo di
governare (e governarlo).
Lì si prendono
misure emergenziali che incidono per lo più a danno o a favore di tutti: hanno
la stessa caratteristica positiva della legge di Rousseau: che viene da tutti e
si applica a tutti.
In Italia viene da
un governo di minoranza nella Nazione, nato per impedire alla maggioranza
(Salvini e connessi) d’andare al governo e serve, in larga parte a fare favori a
pochi, se non pochissimi. Quelli che stanno a cuore ai governanti minoritari. I quali hanno un consenso
radicato tra i tax-consommers, ossia
tra coloro che, sul bilancio dello Stato, ci campano, E non è solo la
burocrazia; come scriveva un secolo fa circa Giustino Fortunato, il bilancio
dello Stato è “la lista civile della borghesia parassitaria”. Quella che
prospera grazie alle imposte, alle tasse, alle tariffe pagate da tutti. E che
nutre grandi attese dalle conseguenze della pandemia. Ridurre le imposte (a
tutti), profittando dei fondi europei significa ridurre i favori (a qualcuno);
cosa improponibile a un governo che si “regge” sul consenso di quelli.
Tempo fa notavo che
Manzoni narra come l’esclamazione dei monatti nella Milano appestata era “viva
la moria”, perché i lutti di tutti erano occasione per i monatti di vivere
(neppure tanto onestamente): e c’erano segnali in Italia che la situazione (e
l’augurio) si stesse ripetendo con i monatti post-moderni.
Ne abbiamo avuto
la conferma pochi giorni fa; il brindisi (completo) dei monatti nei Promessi
sposi in effetti era: “Viva la moria. Moia la marmaglia”; un ministro l’ha
completato dicendo che se i ristoratori non riescono ad adeguarsi, meglio che
cambino mestiere. Il che vuol dire la morte
economica di non poche imprese. Delle quali non molte (forse) propendevano
per il partito del ministro e quindi lo “meritavano”. Ma chi spiegherà al
ministro che se cessano di produrre le imprese, pochi pagheranno le tasse? E
che se non pagano le tasse non solo i suoi elettori, ma persino lui sarà
costretto a lavorare?
Teodoro Klitsche de la Grange
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