mercoledì 10 febbraio 2010

“La libertà di pensiero e di espressione”, quando fa comodo ed a sproposito!


Non crediamo ad una sola parola dell’Appello menzognero, in nome della “libertà di espressione”, che si può leggere qui, e che è apparso su “il Manifesto” di sabato 6 gennaio, accompagnato da un elenco di firmatari. Non crediamo più neppure agli Appelli, che quando non sono “politicamente corretti” ed in sintonia con il regime servono solo a dare i propri nomi alla psicopolizia del pensiero. Pertanto “Civium Libertas” non si farà promotore di un Controappello di contrasto ad ogni incitamento, diretto o indiretto, alla guerra contro il popolo iraniano, un’operazione che da anni viene condotta con incessante accanimento.

Non possiamo credere a quanti gridano per una supposta mancanza di libertà di pensiero e di espressione in Iran, ma tacciono quando la libertà di pensiero e di espressione viene calpestata in Italia. Non vedono come nella sola Germania ogni anno 15.000 persone vengono perseguite per meri reati di opinione. Simili leggi liberticide esistono in Francia, in Austria, in Svizzera ed in altri paesi, dopo che nel 1986 Israele diede l’ordine di scuderia perché analoghe legislazioni venissero introdotte in Europa. Costoro ci vengono a parlare della libertà in Iran, quando non si preoccupano della libertà in casa loro, della libertà dei loro concittadini. Abbiamo già assistito alla campagna di menzogne che ha preceduto la guerra contro l’Iraq, costata oltre un milione di morti civili ed ancora in atto.

Ricordiamo che la nostra costituzione al suo articolo 11 ripudia la guerra ed è inaccettabile ogni elusione del chiaro dettato costituzionale. Quest’articolo è stato però ripetutamente violato. L’Italia si trova oggi in guerra in Afghanistan ed ora con la politica estera di Frattini e della Lobby di cui è espressione vogliono portare il popolo italiano in guerra anche contro il popolo iraniano. A questa Lobby che sa quel che vuole ed a chi ubbidisce si accodano gli eredi di quella “cupidigia di servilismo” che Vittorio Emanuele Orlando già denunciò oltre mezzo secolo fa. La storia dell’atomica iraniana è una colossale bufala come furono una bufala gli armamenti di Saddam. Costoro non guardano a chi l’atomica ce l’ha: Israele. È qui il vero pericolo per la pace con rischio serio di Olocausto Nucleare: ne abbiamo già predisposto la giornata commemorativa. Con rara ipocrisia i soliti chierici gridano all’Atomica che non c’è e chiudono occhi e bocca davanti ai loro committenti che l’Atomica possiedono e ne fanno arma di ricatto!

Costoro chiedano in primo luogo che vengano smantellati gli impianti nucleari di Israele. Solo allora ci vengano a parlare di pace, libertà di pensiero, democrazia.

Pubblichiamo di seguito l’articolo denuncia di Vattimo e Losurdo, da cui abbiamo appreso la notizia dell’appello manipolatorio:
Iran, un appello che alimenta il fuoco di guerra

Il manifesto di sabato 6 febbraio ha pubblicato un Appello «Per la libertà di espressione e la fine della violenza in Iran». A firmarlo, assieme a intellettuali inclini a legittimare o a giustificare tutte le guerre e gli atti di guerra (blocchi e embarghi) scatenate e messi in atto dagli Usa e da Israele, ce ne sono altri che in più occasioni, invece, hanno partecipato attivamente alla lotta per la pace e per la fine dell'interminabile martirio imposto al popolo palestinese. Purtroppo a dare il tono all'Appello sono i primi:

1) Sin dall'inizio si parla di «risultati falsificati dell'elezione presidenziale del 12 giugno 2009» e di «frode elettorale». A mettere in dubbio o a ridicolizzare questa accusa è stato fra gli altri il presidente brasiliano Lula. Perché mai dovremmo prestar fede a coloro che regolarmente, alla vigilia di ogni aggressione militare, fanno ricorso a falsificazioni e manipolazioni di ogni genere? Chi non ricorda le «prove» esibite da Colin Powell e Tony Blair sulle armi di distruzione di massa (chimiche e nucleari) possedute da Saddam Hussein?

2) L'Appello prosegue contrapponendo la violenza del regime iraniano alla «non-violenza» degli oppositori. In realtà vittime si annoverano anche tra le forze di polizia. Ma è soprattutto grave un'altra rimozione: da molti anni l'Iran è il bersaglio di attentati terroristici compiuti sia da certi movimenti di opposizione sia dai servizi segreti statunitensi e israeliani.

Per quanto riguarda questi ultimi attentati, ecco cosa scriveva G. Olimpio sul Corriere della Sera già nel 2003 (7 ottobre): «In perfetta identità di vedute con Washington», i servizi segreti israeliani hanno il compito di «eliminare», assieme ai «capi dei gruppi palestinesi ovunque si trovino», anche gli «scienziati iraniani impegnati nel progetto per la Bomba» e persino coloro che in altri Paesi sono «sospettati di collaborare con l'Iran».

3) L'Appello si sofferma con forza sulla brutalità della repressione in atto in Iran, ma non dice nulla sul fatto che questo paese è sotto la minaccia non solo di aggressione militare, ma di un'aggressione militare che è pronta ad assumere le forme più barbare: sul Corriere della Sera del 20 luglio 2008 un illustre storico israeliano (B. Morris) evocava tranquillamente la prospettiva di «un'azione nucleare preventiva da parte di Israele» contro l'Iran. In quale mondo vivono i firmatari dell'Appello: possibile che non abbiano letto negli stessi classici della tradizione liberale (Madison, Hamilton ecc.) che la guerra e la minaccia di guerra costituiscono il più grave ostacolo alla libertà? Mentre non è stupefacente che a firmare (o a promuovere) l'Appello siano gli ideologi delle guerre scatenate da Washington e Tel Aviv, farebbero bene a riflettere i firmatari di diverso orientamento: l'etica della responsabilità impone a tutti di non contribuire ad alimentare il fuoco di una guerra che minaccia il popolo iraniano nel suo complesso e che, nelle intenzioni di certi suoi promotori, non deve esitare all'occorrenza a far ricorso all'arma nucleare.

Domenico Losurdo e Gianni Vattimo
Fonte: www.ilmanifesto.it
9.02.2010
E chiamiamo tutti i cittadini, tutte le coscienze deste a respingere con tutte le loro forze ogni istigazione ed incitamento alla guerra.

Non chiedamo ai nostri Lettori di dare il loro nome per un Controappello per la pace, alimentando una contrapposizione fra “interventisti” e “pacifisti” che non intendiamo esasperare. Chiediamo però di aderire alla costituzione di un Comitato europeo per la difesa della libertà di pensiero, in primo luogo nella stessa Europa, che pretende di insegnare ad altri, nella specie all’Iran, cosa sia libertà di pensiero e democrazia. Possono inviare il loro nome, cognome, qualifica è ogni altro dato utile all’indirizzo email: comitatoeuropeo@gmail.com. I loro dati saranno strettamente riservati e verranno utilizzati solo per le finalità associative.

CIVIUM LIBERTAS

Iconografia:
– Le foto, eccetto il ritratto di Ahamadinejad, raffigurano tutte l’Università islamica di Gaza, prima e dopo ”Piombo Fuso”: vera rappresentazione dello spirito “accademico” israeliano, per non parlare degli immensi ed incalcolabili danni irreparabili compiuti in Iraq, sede storica della cultura babibonese, luogo di nascita della scrittura.
Video:
Cosa pensa il popolo iraniano dei teppisti verdi.

* * *
Nota sul 31° anniversario della Liberazione
dell’Iran dall’oppressione degli USA

Finora per noi, in Italia, l’11 febbraio era stata la storica ricorrenza, non più celebrata, dei Patti lateranensi, che fu un’opera per la quale Mussolini si guadagnò il titolo di “uomo della Provvidenza”. Mussolini non c’è più, non gode più di buona stampa, ma la chiesa cattolica esiste ancora e tratta con nuovi soggetti, confidando nella memoria corta e nella scarsa cultura della gente comune, alla quale si può far credere oggi una cosa, domani il suo contrario. E quindi può essere manipolata a piacimento ed impunemente, complice la carta stampata ed i media televisivi, che armati di menzogna ci spingono dalla parte degli oppressori e ci vorrebbero far impegolare in una nuova guerra, dopo quella irachena e afghana, magari in nome di una libertà che non abbiamo mai avuto e della quale non siamo mai stati degni.

Ma la data dell’11 febbraio coincide con un’altra ricorrenza, non italiana, bensì iraniana: il 31° anniversario della rivoluzione islamica. Cosa successe esattamente 31 anni fa? A noi italiani basta sapere che il popolo iraniano seppe liberarsi con le sue sole forze di quello scià, che era stato imposto nel 1953 con un colpo di stato organizzato dalla CIA e dai servizi britannici, esautorando il governo democratico di Mossaqued. Fu vera liberazione! Può darsi che ricordi male e qualche dato sia inesatto. E soprattutto mi mancano i dettagli di una storia che non è la nostra, ma di un altro popolo. Non ho il vantaggio di una Memoria di stato che rievoca con generosità gli eventi sui quali pretende di consolidare la nuova ideologia di regime, basata su date e fatti, sui quali non è tuttavia consentita la ricerca storica, la verifica documentale e la revisione critica. Diversamente stanno le cose in Iran, dove hanno di che festeggiare. E festeggiamo con partecipazione sincera, sentita e commossa di milioni di persone del popolo, decurtate in poche migliaia dai nostri tg, che aprono sulle prevedibili contestazioni anziché sulla imponenti manifestazioni di consenso, con cinque minioni di persone nella sola Teheran. Ma i nostri media, imbeccati da un Frattini che si ingerisce negli affari interni dell’Iran, mentre dice di non volerlo fare. Una nuova dimostrazione di servilismo Frattini l’ha fornita, ritirando il nostro ambasciatore dalle celebrazioni, a differenza di quanto hanno fatto la maggior parte degli altri paesi europei.

La struttura odierna del potere è però cosa che riguarda il solo popolo iraniano, che certamente ha saputo e saprà darsi la forma politica che gli è più congeniale, esercitando un suo sovrano diritto. È infatti altamente ipocrita ed assai pelosa ogni ingerenza verde o altrimenti variopinta con la quale si pretende di insegnare agli altri il modo in cui devono vivere. Meno che mai possiamo insegnarlo noi che viviamo sotto la tutela di oltre 100 basi americane sul nostro territorio e che mai dal 1945 ad oggi ci siamo saputi sottrarre al guinzaglio del Liberatori ed Alleati. Noi proprio non abbiamo nulla da poter celebrare. E se qualcosa c’è che possa conservare la nostra identità, i nostri politici hanno la rara abilità di saperla distruggere.

Un diverso scenario si è potuto osservare oggi 11 febbraio 2010 in Iran, ed in particolare, in Roma, all’ambasciata iraniana presso la Santa Sede un ricevimento per festeggiare il 31° anniversario, possiamo dirlo davvero, della loro Liberazione, che merita certamente questo nome, molto di più di quanto è a noi concesso parlarne. Il triste è che con un’oscena campagna mediatica gli stessi autori del colpo di stato del 1953, la CIA e Soci, pretendono di ripetere l’operazione di allora. E parlano di una libertà che normalmente reprimono, o meglio di una quanto mai discutbile ed opinabile idea di libertà, diritto, civiltà. Con infinita ipocrisia contestano all’Iran una volontà di voler “distruggere” uno stato illegittimo quanto altri mai, per giunto dotato lui sì di arma atomica, come quello di Israele, che ha lui sì cancellato per davvero dalla carta geografica oltre la metà dei villaggi autoctoni palestinesi. La nostra epoca è per davvero il regno delle tenebre e della menzogna di cui Hobbes parlava. Nella conferenza stampa che ha seguito il ricevimento sono state poste domande alla quale ha risposte l’Ambasciatore, fornendo un quadro della situazione iraniana che è vano aspettarsi dai nostri telegiornali.

Esprimo l’augurio non solo al popolo iraniano, ma anche al popolo italiano, di non trovarsi l’uno contro l’altro armati per colpa di una Lobby. Ho detto più volte e ne sono ancora più convinto che il nostro, anzi il loro Frattini, merita più l’appellativo di sottosegretario agli esteri di Lieberman, che non di ministro degli esteri della Repubblica italiana. Sciocchi appaiono gli appelli all’unità antirianiana, alla Cina che dovrebbe avere interesse non al petrolio iraniano, che può raggiungerlo attraverso, ma a scongiurare un fantomatico pericolo atomico iraniano. Il servilismo annebbia la mente del sionista Frattini, che sacrifica gli interessi dell’Italia alle convenienze di Israele. Se l’Iran grazie a Frattini perde l’Italia, può largamente compensare con la Cina, la Russia, la Turchia ed altri ancora. Mai politica estera italiana fu così insensata e suicida. La mancanza di sovranità e indipendenza, che affligge l’Italia dal 1945, tocca con Frattini il suo punto più basso. Grazie a lui ed alla Israel lobby che occupa le istituzioni siamo diventati servi e vassalli non più solo degli USA, ma direttamente ed apertamente di Israele.

Video:
1.Press TV-Iran Todays-Irans Revolution: 31 Years.
2. Intervista all’ambasciatore della Repubblica Islamica dell’Iran presso la Santa Sede Ali Akbar Naseri in occasione dell’anniversario della vittoria della Rivoluzione Islamica.
3. 11 febbraio: il popolo iraniano rinnova il patto di fedeltà alla Repubblica islamica.
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1 commento:

Anonimo ha detto...

... o come quando critichiamo la Cina oscuratrice di internet, quando - attualmente - anche l'Italia oscura centinaia di siti web.