mercoledì 24 febbraio 2010

Osservatorio sulla libertà di pensiero negata. Parte Prima: Gli Stati. Cap. XI - Italia.

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In Italia abbiamo passato un momento di terrore quando Mastella sembrava stesse per estendere anche in Italia la legislazione tedesca, come da richiesta del collega tedesco ministro della giustizia. Vi fu allora una reazione pronta, ma non priva di ambiguità. Esiste nell’attuale parlamento un’associazione parlamentare dichiaratamente filo-israeliana, una vera e propria lobby nel parlamento italiano, che non si fa neppure scrupolo dei suoi propositi. Il pericolo è oggi più più incombente di allora. Cercheremo qui di seguire gli eventi, ricostruendo i tentativi che si fanno in Italia...

Sommario: 1. Prove d’orchestra per l’introduzione della legge. – 2. Non è una “lista nera”. – 3. Marco Ventura: torna l’ombra sua o trattasi di omonimia? – 4. La battaglia per mandare in galera i cittadini italiani. – 5. Strane incoerenze. – 6. Disordine morale e intellettuale. – 7. I propri comodi come principio di legge. – 8. L’antisemitismo come eterno pretesto per la repressione della critica politica. –

1. Prove d’orchestra per l’introduzione della legge. – Mentre ancora questo nostro “Osservatorio” non ha raggiunto la forma strutturale ed editoriale prevista, non possiamo tuttavia non segnalare l’ottimo articolo di keleber, che si legge cliccando sul titolo del paragrafo. Puntualmente, ogni anno, cercando un capro espiatorio su cui montare il “caso” che poi deve portare alla legge si consuma la stessa identica sceneggiata con gli stessi personaggi. Per l’edizione 2010 Kelebek ha fatto non solo una raccolta diligente dei dati ma anche dato una buona cornice interpretativa. Ritorneremo sul tema, cercando di dare ulteriori contributi. Intanto è da non perdere il collegamento testuale.

2. Non è una “lista nera”. – Certe posizioni possono essere un titolo di merito o di demerito a seconda della posizione nella quale ci si trova. In Italia si può incominciare a stendere una lista di quanti si prodigano perché anche in da voi venga introdotta quella legislazione liberticida che nella sola Germania ha condotto in prigione migliaia e migliaia di persone. A lasciarli fare si può prevedere una popolazione carceraria in Europa, nell’arco di una generazione, superiore ai fatidici sei milioni, cioè uno dei tre punti fondamentali della Questione: che siano sei milioni, non uno di meno. Vi è poi il fatto tecnico delle camere a gas: altro punto per il quale in Francia si va in galera. Ed infine vi è la questione della intenzionalità. Sono questi i tre punti controversi intorno ai quali si fa molta confusione, manipolazione, strumentalizzazione. Che la vergogna e il vero crimine stia nella repressione della libertà di pensiero e di ricerca, è inutile aspettarselo da questi personaggi da cui occorre stare sempre in guardia. Ma vedremo come andrà a finire.

3. Marco Ventura: torna l’ombra sua o trattasi di omonimia? – Mi limito qui a registrare il link, per poi accertare se si tratta di uno stesso signore, per giunta nipote di un mio collega, il quale – non si sa bene per quale motivo invitato – io conobbi in un’abitazione privata, mescolandosi agli ospiti e poi pubblicando un articolo su “La Stampa” che provocò un gran numero di lettere di smentita e rettifica da parte delle persone da lui citate. Io ne mandai due che furono pubblicate. Devo un poco fare mente locale e rileggere i testi, ma il ricordo sedimentato è che questo signore non dimostrò di essere allora un sostenitore della libertà di pensiero. Adesso sembra che rivesta altri panni, scontentando quegli stessi sionisti che allora plaudirono al suo “pezzo” per la “Stampa”, dove forse da allora non ebbe altra occasione per scrivere. Potrebbe trattarsi di una omonimia, ed in tal caso sarò lieto di rettificare, se l’interessato – che non ho modo di raggiungere – me ne desse lui comunicazione.

4. La battaglia per mandare in galera i cittadini italiani. – Nel nostro lavoro, lecito, di monitoraggio ci limitiamo a registrare il link in questione senza ulteriore analisi. Costoro si inventano un concetto incomprensibile di “antisemitismo”, si fanno la legge per reprimerlo, e mandano in galera quanti osano criticare loro ed il loro stato estero di riferimento. Quanto a “genocidi” io conosco, vedo e valuto la “pulizia etnica” del popolo palestinese, cosa che equivale al genocidio, secondo quanto illustra nel suo libro lo storico ebreo israeliano Ilan Pappe. Con certe persone non si può neppure parlare: appena apri bocca, e fai capire di non appartenere alla loro setta, sei già un “antisemita”. È incredibile, ma questa è l’Italia del 2011, almeno una certa Italia, che per fortuna non è la nostra. Ricordo alla noia che aspetto ancora la smentita della mia stima di 200.000 persone penalmente perseguite in Germania dal 1994 ad oggi per meri reati di opinione. Dico: reati di opinione. Non perché abbiano torto un capello a nessuno o abbiano rubato una lira o fatto male ad una mosca.

5. Strane incoerenze. – Se non andiamo errati, ma alla bisogna andremo a controllare, lo stesso personaggio a cui si deve il testo di una Lettera aperta bipartisan (leggi: Israel lobby che giustamente prospera sulle logore e inutili distinzioni di destra, centro, sinistra) contro il diritto di manifestare la proprio opposizione alla kermesse propagandistica di Piazza del Duomo, dove gli organizzatori tentano di far passare un’immagine di Israele che assolutamente non regge davanti all’evidenza dei fatti: da Sykes/Picot a Balfour, da Balfour alla Nakba, dalla Nakba alla Naksa, dalla Naksa a Piombo Fuso, da Piombo Fusi alla Mavi Marmara, dalla Mavi Marmara ai morti ammazzati alla frontiera giusto ieri e l’altro ieri, ed ancora oggi e domani! Qui nessuno è in grado di fare “violenza” a chi possiede l’atomica e forse la tiene puntata sulla nostra testa. Si tratta soltanto del diritto di manifestare il proprio dissenso, la propria opposizione ad una chiara operazione propagandistica dove ad essere vittima è la nostra intelligenza, la nostra coscienza, il comune senso del pudore. Se una senatrice americana, qui citata dalla stessa fonte, può ben dire:
«È un insulto per l’America che le Nazioni Unite abbiano deciso di tenere la conferenza Durban III a New York City…»,
perché mai non possiamo dire che è un insulto non solo per la città di Milano, ma l’Italia intera, che si tenga in Milano una manifestazione come quella annunciata? Perché lo ha deciso Formigoni ed i pezzi grossi che contano e sono ammanicati con la Lobby? Ma noi non siamo loro e Loro sempre meno Noi! Proprio l’altro ieri in Roma l’ex parlamentare inglese Galloway ha detto a Roma che una cosa del genere in Londra non la si sarebbe potuto fare. Ed è vero che siamo messi proprio male! Speriamo che la “primavera araba”, dopo quella “spagnola”, sia seguita anche da una “indignazione” del popolo italiano, che ne sta subendo proprio troppe da una classe politica che più corrotta, sfacciata ed impudente non si poteva immaginare. Ancora più insensato l’appello al diritto di “manifestazione del pensiero” che verrebbe negato ai personaggi (grandissimi scrittori in viaggio di propaganda!) annunciati! Lo si fa da chi ha sottoscritto la richiesta del signor Qualcuno affinché vengano introdotte anche in Italia quella stessa legislazione che in Germania, Francia ed altri paesi (monitorati in questo “Osservatorio”) negano appunto la libertà di pensiero di chi la pensa diversamente da Lor Signori. Bellissima questa, sulla stessa fonte, che solo un monitoraggio attento quanto ingrato come il nostro consente di rilevare:
«Scaricare la responsabilità della decisione, non appoggiare la manifestazione culturale su Israele non è indice di 'rigore istituzionale', ma di totale disinteresse per uno dei valori fondamentali di una democrazia, quello della libertà d'espressione».
Costoro sono impegnati tutto l’anno a negare la “libertà di espressione”… degli altri! E noi ben ci guardiamo dal negare la loro. Semplicemente dissentiamo da loro su tutta la linea, ma mai e poi mai negheremmo la loro libertà di espressione, come loro fanno tenacemente con la nostra.

Probabilmente è la Logica del Talmud che al modico costo di 5 milioni di euro verrà tradotto in italiano a spese del contribuente italiano, non dei 40.000 cittadini italiani di religione ebraica, ma di 60 milioni di cittadini, in gran parte non di religione ebraica. Indignarsi è bene, ma con questa gente serve a poco. Ti dicono che la tua indignazione è “odio”, quasi che ci fossimo potuti mai accorgere del grande “amore” che provano per noi, soprattutto per gli anziani. E se non è odio è pur sempre “antisemitismo”, ossia la moderna “lettre de cachet”, che è stata loro consegnata per inguaiare a loro discrezione chi non sta loro simpatico.

6. Disordine morale ed intellettuale. – Leggere su una testata che va patrocinando l’introduzione in Italia delle leggi liberticide esistenti in altri paesi frasi come la seguente: «…in società nelle quali tutti dovrebbero poter esprimere liberamente il proprio pensiero…» suscita reazioni morali ed intellettuali non facili da contenere. Non entriamo nel merito del fazioso contenuto di un personaggio incredibile, ma ci limitiamo a registrare un dato costante, dove si rivendica per se stessi quella libertà che si nega agli altri. Per la verità costoro sostengono che ciò che loro dicono è un diritto sacrosanto, libertà di pensiero e di opinioni, mentre invece le opinioni di persone a cui attribuiscono gratuitamente un perenne “odio” nei loro confronti è invece un vero e proprio “crimine”. Sembrano e sono assurdità, ma hanno bocche, facce e inchiostri che esprimono simili sconcezze, a cui mai ci si potrà assuefare.

7. I propri comodi come principio di legge. – È piuttosto stancante seguire i contorsionismi di chi per troppo tempo è vissuto in regime di privilegio. Il pensiero contorto di questi signori, che non vedono l’ora di ridurci tutti quanti in una condizione carceraria analoga a quella delle gente di Gaza, è molto semplice e si riduce alla seguente: quello che dico io è libertà di pensiero e di espressione; quello che pensi e dici tu è un crimine, per il quale non vi è carcere abbastanza duro, se proprio non si può applicare la morte fisica e civile. Non occorre perdere altro tempo per riconoscere dignità a posizioni che non ne hanno. Solo la prassi deciderà la questione. Quanto poi al principio del boicottaggio, la cosa è ancora più semplice: se i soldi sono miei ed ho il diritto di spenderli come e dove voglio e di darli a chi voglio, nessuno mi può costringere a darli all’economia israeliana, divenuta prospera solo grazie a continui taglieggiamenti dei contribuenti americani ed europei. E posso chiaramente dare ai miei figli, ai miei amici, a chi mi pare i migliori consigli per gli acquisti o per non acquistare. È una libertà semplice ed elementare, ma alcuni non solo hanno smarrito il senso dell’equità e della decenza, ma vogliono farlo smarrire anche al loro prossimo.

8. L’antisemitismo come eterno pretesto per la repressione della critica politica. – Tutto lascia pensare ad un’azione concertata, con il via dato da Tel Aviv, in coincidenza con l’atto di “pirateria” con il quale è stato sequestrato lo yacht francese “Dignité” che voleva infrangere l’assedio di Gaza. Studiando l’iniziatore della campagna di stampa, il solito Marco Pasqua, sulla solita “Repubblica”, e le riprese che ne vengono fatte non pare vi siano dubbi sulla concertazione. La presunta “lista nera” è sempre la stessa ed è in realtà un Controappello di un gruppo di docenti italiani, certamente sionisti, che hanno pensato di suscitare un movimento di opinione contro i docenti inglesi che in stragrande maggioranza avevano deliberato il boicottaggio accademico di Israele. I fatti successivi – da “Piombo Fuso” a Mavi Marmara, al rapporto Goldstone, per nulla invalidato dalle pressioni e dai ricatti esercitati su sull’«ebreo» e «sionista» presidente dell’apposita commissione Onu di inchiesta – hanno pienamente confermato i giudizi dei docenti inglesi e pienamente svalutato l’Appello dello sparuto gruppo di docenti italiani, che tutto lascia supporre siano supporter di Israele. Il punto essenziale sul quale la nostra pessima stampa non sembra voler prestare attenzione è che non si tratta di nessuna “lista”, ma di Appello che i sottoscrittori hanno liberamente firmato per ottenerne il massimo di pubblicità, che può essere positiva o negativa, a seconda dei punti di vista. È desolante come i due maggiori quotidiani italiani si prestino ad una vera ed indubbia campagna di diffamazione, il cui scopo è la produzione di nuove leggi liberticide o applicazione estensiva della legge Mancino, la cui vera genesi e funzioni trovano qui ulteriore conferma. Seguiamo il caso che ci sembra come da copione: non è la prima volta e non sarà l’ultima che viene inscenato. Si tratta di vedere quali nuovi effetti potrà produrre. Non mi soffermo ulteriormente sull’assurdità di una fenomenologia tediosa, facile da smontare.



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