venerdì 28 settembre 2007

A. Iraq: origini, cause e risultati odierni di una guerra “preventiva”.

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Sommario: 1. Chi ha voluto la guerra in Iraq e perché. 2. Un criminale di guerra intervistato e ammirato. – 3. Il sonno della ragione. – 4. La verità che resta. – 5. Un “corretto” plauso al Riformista. –

Sezioni tematiche: A: Iraq: origini, cause e risultati odierni di una guerra “preventiva”. - B: Iran: una guerra di aggressione programmata. - C D E F: La lobby: strutture, soggetti, strategie. - G H I: Apartheid e democrazia. - J: L’accusa di antisemitismo - K: La questione palestinese - L M N O: Questioni di storia. Passato e presente. - P Q R: La religio holocaustica. - S T U: Le testate giornalistiche e le centrali mediatiche ispiratrici o di supporto. - V W X Y Z: Le bombe a grappolo israeliane e gli orrori del sionismo.

1. Chi ha voluto la guerra in Iraq e perché. – Mi limito a riportare quanto leggo a p. 28 dell’edizione italiana del pur timido libro di Mearsheimer e Walt, La Israel Lobby, che non lascia dubbi sulle responsabilità della “lobby" nella infelice ed “illegittima” guerra contro l’Iraq:
«Nel capitolo VIII (“L’Iraq e il sogno della trasformazione del Medio Oriente") dimostreremo come la lobby – e soprattutto come i neoconservatori che ne fanno parte – sia stata la principale forza di influenza nella decisione dell’amministrazione Bush di invadere l’Iraq nel 2003. Metteremo in luce che comunque non è stata la lobby stessa a provocare la guerra. L’11 settembre [su cui sorgono sempre più numerosi i dubbi e gli interrogativi senza risposte] ha avuto un effetto profondo sulla politica estera dell’amministrazione Bush e sulla decisione di rovesciare il regime di Saddam Hussein. Ma senza l’influenza della lobby, molto probabilmente non ci sarebbe stata una guerra. In sintesi, la lobby è stata una condizione necessaria, ma non sufficiente, di una guerra che rappresenta un disastro strategico per gli Stati Uniti e un asso nella manica per l’Iran, cioè il più acerrimo nemico di Israele nello scacchiere del Medio Oriente».
Se la guerra contro i paesi arabi è da ritenere fallimentare e disastrosa dal punto di vista degli interessi strategici americani, a maggior ragione - a mio avviso – lo si può dire per l’Italia e l’Europa. Nella sua totale mancanza di autonomia energetica Italia ed Europa avrebbero tutto l’interesse a relazioni pacifiche e cordiali con tutto il mondo arabo e musulmano. Invece, con la favola del terrorismo e del fondamentalismo si fa di tutto per attizzare una conflittualità che non è nell’interesse né degli uni né degli altri. Resta da scoprire se la Lobby torinese sia autoctona o un’emanazione della lobby USA e madrepatria Israel. Non ho servizi di intelligence a mia disposizione. Ciò che posso vedere è il livore e l’ostinazione con cui dalla “corrette” colonne si fa di tutto per aizzare ad una guerra contro l’Iran che sarebbe ancora più disastrosa ed apocalittica di quella ancora in corso in Iraq.

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2. Un criminale di guerra intervistato e ammirato. – Nessun tribunale di guerra condannerà mai i responsabili degli immensi danni materiali ed umani che l'aggressione all’Iraq ha comportato. Quelli del “Foglio”, estasiati, sono andati a fare un’intervista al generale Petreus. Chi se la vuol godere non ha che da cliccare sul link. Da notare il “corretto” commento dei «Corretti Informatori». Se Giuliano sguazza di gioia nella sua vasca da bagno, altrove si può leggere come a fare le spese della guerra americana, prima e dopo l’invasione sia stata l’infanzia irachena. Lo si può legge sulla “Stampa”, che non è certo una testata di estremisti e terroristi. E come se non bastasse si può leggere l'inizio di una nuova guerra fra Curdistan e Turchia, che si trova a reagire contro la guerriglia secessionista che trova base e rifugio nel nord di un paese, che ha ormai perso la sua unità politica, a malapena mascherata da un governo fantoccio in mano agli invasori, pardon ai liberatori e democratizzatori americani. Un aspetto della guerra in atto è il fare apparire le cose ed i fatti diversi da quelli che sono. Prima ancora che con le armi la guerra si combatte con le nostre teste e dentro le nostre teste. Siamo tutti in guerra e nessuno vi si può sottrarre.

3. Il sonno della ragione. – Abbastanza chiaro dove vuole andare a parare il discorso e dimostra quanto i nostri amici siano stati e siano conviventi nella distruzione e devastazione di quella che è stata l'antica Mesopotamia, culla della nostra civiltà, dove per la prima volta con il cuneiforme apparve l’uso della scrittura. Se si riesce a leggere la verità in mezzo a tanta paccottiglia informativa come l'articolo del “Foglio" si apprende come le vestigia di quella civiltà siano andate tutte pressoché distrutte. Consiglio la lettura di un libro abbastanza recente: (Paolo Barnard, Perché ci odiano, aggiornato all'aprile 2006). Il ritratto di bin Laden riesce perfino meno mostruoso di quello dei nostri Corretti Informatori. Basti considerare il numero ingentissimo (350.000) bambini iraqueni morti come conseguenza degli embargi perfino dei vaccini per l'infanzia voluti dai civili invasori. bin Laden ha rinfacciato questi morti agli invasori americani, morti che stanno anche nella nostra coscienza di dormienti e di pazienti vittimi dei corretti bombardamenti di false rappresentazioni della realtà. Il bilancio del male fatto dagli invasori fra la prima e la seconda guerra iraquena supera di gran lunga tutto il male che si voglia attribuire a Saddan e a nin Laden messi insieme. Allo stesso modo in cui Paolo Barnard avverte di fronte ad una malafede sempre in agguato come quella degli “amici” di casa nostra nemmeno io intendo con ciò dare nessuna copertura giustificativa a quanto di male bin Laden possa fare non solo alle singole persone – comprese quelle dei Corretti Informatori – delle nostre città, ma anche ai gatti che le popolano negli anfratti dei monumenti o delle metropolitane. Ho capito che per prima cosa occorre capire le ragioni di quelli che ci odiano, se davvero ci odiamo e ammesso che qualche ragione possano averla. La persona in questione di cui nell'articolo "peloso” pubblicato dal “Foglio” dovrebbe forse imparare a riconoscere meglio i suoi nemici.

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4. La verità che resta. – Il link immette in un recente articolo dove diventa ormai stancante analizzare la forma mentis dei “Corretti Informatori”. Che oggi la guerra in Iraq sia stato un assoluto fallimento senza nessuna giustificazione di sorta è cosa ovvia eccetto che per gli israeliani ed i loro agenti. La “fragile democrazia” irachena è soltanto una colossale impostura. Un certo generale americano prima ancora che la costituzione irachena venisse varata pose già tanti e tali limiti all’evoluzione costituzionale del paese, peraltro già di fatto smembrato, da rendere i successivi governanti, magari democraticamente eletti, dei veri e propri aguzzini e lacché al servizio ad nutum dell’invasore americano e dietro le quinte della Israel lobby, che quella quella ha determinato contro gli interessi del popolo americano ed anche del popolo europeo. Ciò che oggi offre l’Iraq è chiaro a chi non si sia venduto il cervello all’ammasso.

5. Un “corretto” plauso al Riformista. – Incominciamo da questo link una rassegna sistematica dell’archivio di IC sulla guerra irachena. La nostra valutazione è che sia stata una guerra illegale e quanto mai sciagurata: nessun presunto beneficio dell'abbattimento di Saddam – un dittatore di cui glu USA non hanno avuto scrupoli di servirsene contro l’Iran – compenserà mai l’orrore e la distrumana umana e culturale di una guerra barbara ed incivile quanta altra mai. Assolutamente folle e contraria ad ogni logica giuridica la tesi del “giornalista” secondo cui la guerra “preventiva” (hitleriana) acquisterebbe legittimità per una successiva ratifica dell’ONU e diventerebbe addirittura una missione di pace: mai tanta ipocrisia si spinse a tal punto.

6. La battaglia di Israele a Falluja. – Si tratta di un articolo del 28 novembre 2004, apparso su CDM. È quanto mai istruttivo.

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