giovedì 22 ottobre 2009

Mi dicono che sono in prima pagina su “Repubblica”... Come un mostro?

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Vers. 2.4 del 2.11.09

Stavo ancora dormendo ed il telefono continuava a squillare. Ho avuto paura. Temevo per una mia anziana zia, l’unica sorella di mio padre rimasta ancora in vita. Era invece un amico che mi avvisava di aver sentito da una rassegna stampa che sarei finito in prima pagina su Repubblica e forse anche altrove. Io non ne so ancora nulla e non muterò le mie abitudini: non compro giornali all’edicola. Aspettavo ieri per la verità una telefonata da parte di un giornalista di Repubblica che però non vi è stata. Aveva trovato il mio cellulare su facebook (che mi sono affrettato a cancellare) e mi aveva chiamato ed io avevo risposto qualcosa ma senza poter approfondire. Gli ho dato il fisso dichiarandomi disponibile a rispondere a sue domande purché deontologicamente corrette e non mi facesse poi dire il contrario di quel che penso, come è successo un’altra volta con un giornalista, la cui disonestà resta per me esemplare e istruttiva.

Riguardo ai temi caldi, oggetto di possibile speculazione, preciso per comodità dei pigri o di chi non ha tempo per leggere le migliaia di pagine scritte su questo blog o non vuol seguire tutto il polverone preciso quanto segue in dieci punti costantemente rivisti e aggiornati.

1. Professionalmente parlando non sono uno storico revisionista, etc. etc. Non mi intendo e non mi occupo di camere a gas e cose simili. Naturalmente ho letto e vado leggendo libri a sostegno dell’una e dell’altra posizione. Sarei un timido se dicessi che una qualche opinione non me la vado formando, ma ribadisco che sono io il primo a non dare importanza ad una mia opinione che non è mai diventata posizione sul merito delle questioni. E quindi ben conoscendo la malafede dei miei detrattori rivendico il diritto a non rispondere sulle mie private opinioni, mentre invece mi batto con tutte le mie forze sulla posizione di vuol difendere il sacro principio della libertà di pensiero e di ricerca. Uso i termini “concetti” e “posizioni” nell’accezione di Carl Schmitt formulati e applicati nell’omonimo volume da me tradotto e prefato.

2. La mia posizione come cittadino e come studioso è che debbano avere tutta la loro vigenza costituzionale gli artt. 21 e 33 della costituzione, cioè: libertà di pensiero e libertà di ricerca. Nel mio monitoraggio mi è capitato di imbattermi in un parlamentare che diceva grosso modo “Purtroppo c’è l’art. 21 che...”. Ma mia posizione è: “Per fortuna che c’è ancora l’art. 21...”. Ma la libertà di pensiero è sempre più minacciata ed è di ieri una notizia che mette l’Italia agli ultimi posti nelle difesa di questa libertà che non deve essere confusa con la libertà di pensiero. Ormai è chiaro come libertà di stampa e libertà di pensiero sono antitetici. La carta stampata è il canale, lo strumento di regime per la formazione del consenso.

3. Sono vivamente allarmato di vedere come questi articoli fondamentali per la nostra democrazia vengano sempre più elusi e disattesi. In Torino un docente di liceo è stato sottoposto a visita psichiatrica per aver osato criticare Israele a seguito di una domanda, forse fraudolenta, a lui posta da una sua allieva. In Roma un professore di liceo è stato sospeso a seguito di campagna di stampa abilmente orchestrata. Spedizioni punitive vengono fatte da squadracce che nulla hanno da invidiare ad altre squadracce di triste memoria. E si potrebbe continuare. Di quanto sta succedendo vado a fare monitoraggio ed ho di che essere preoccupato. Sui nostri politici in quanto custodi delle nostre libertà non vi è da fare nessun affidamento. Sono molto più interessati ai loro privilegi, alle loro prebende, che non alle libertà dei cittadini, di cui invece dispongono le potenti lobbies.

4. In paesi di antica civiltà come Germania e Francia si mandano in galera con estrema facilità persone di nulla responsabili che di avere le loro opinioni e le loro tesi, opinabili quanto si vuole, ma certamente non “reati” o “crimini in sé”, come taluni cattivi spiriti da me monitorati vorrebbero e pretenderebbero. Manco i cani stanno più tranquilli: si vada alla storia del cane Adolf narrata da Maurizio Blondet.

5. Io sono sì un docente ricercatore alla Sapienza – sono più fiero e orgoglioso della parte “ricercatore” che non di quella “docente –, ma qui in questa scrivania sono a casa mia. Più avanti a destra vi è una porta blindata che mi dovrebbe proteggere dall’esterno.

6. Poiché ho imparato a essere sospettoso, dico ai malpensanti che il programma dei miei corsi degli ultimi anni va dalla fine della prima guerra mondiale all’inizio della seconda. Spiego i contenuti del volume di Carl Schmitt, Posizioni e concetti in lotta con Weimar-Ginevra-Versailles 1933-1939, dove di “Olocausto” e simili non si tratta. Sconfinamenti casuali riguardano altre opere di Schmitt da me tradotte e prefate, in particolare la Dottrina della costituzione, che è del 1928 e che sarà forse oggetto della mia occupazione didattica nel prossimo semestre. Tra gli ultimi argomenti trattati vi è stata la Tirannia dei valori nelle diverse edizioni apparse in italiano e confrontata con l’originale tedesco.

7. Sono sempre stato assolutamente ligio ai miei doveri universitari: ciò mi si chiede di fare o di non fare io faccio o non faccio, ma ho sempre saputo e sempre mi è stato detto che libertà di pensiero e di ricerca sono valori sacri per ogni studioso, grande o piccolo che sia, ma degno di questo nome. I miei pochi studenti sono liberi di frequentare i miei corsi. Non solo hanno piena libertà di intervenire e contraddirmi, ma sono sollecitati da me a farlo ed insegno loro anche le regole del corretto dibattito scientifico: ad argomento si risponde con argomento. Come “ricercatore” non rigorosamente tenuto alla “docenza” e sulla base dell’intricata normativa che non ha mai veramente disciplinato lo status di ricercatore, posso liberarmi della “docenza”. Per cui vi è una situazione ideale dove docenti e discenti si possono incontrare sulla libera scelta e accettazione reciproca. Un grande filosofo spagnolo, che mi onorava della sua amicizia, soleva dire e scrivere che l’autorità di un docente si basa sulla fiducia dei suoi studenti, non sul registro di classe e sul potere di dare voti. Mi dice un mio amico Avvocato, che ha letto l’articolo e me ne ha dato un parere legale, che vi sarebbe soltanto di censurabile un certo ad una sorta di incitamento alla violenza nei miei confronti a mezzo stampa. Ho già ricevuto qualche telefonata non proprio cortese, ma anche più numerose attestazioni di solidarietà per le quali ringrazio. Diffido pubblicamente chiunque a recarmi molestie di alcun genere. Intuisco la malafede altrui e forse le intenzioni. Io sono fiero di essere un Ricercatore e non mi piace chiamarmi Professore. Ma cionostante ho sempre goduto della stima e dell’affetto dei miei studenti, che non ho mai voluto fossero numerosi. Non avrei potuto curarli. Chi deve capire spero capisca.

8. In rete, ho trovato e trovo molte sciocchezze su Carl Schmitt. In ultime dette da un illustre accademico francese. Ho incominciato a farne la critica, ma distratto da altre cose ho poi trascurato un altro mio blog tematico: i Carl Schmitt Studien, dove tratto i temi e la letteratura schmittiana. Trovo però più utile e produttivo verificare la validità delle analisi di Carl Schmitt attraverso l’esame della contemporaneità che non attraverso lo sfoglio e la classificazione di una letteratura, certamente abbondante, ma spesso ripetitiva oltre che strumentalmente denigratoria. Già a suo tempo Carl Schmitt scriveva che la lettura di Bodin e di Hobbes lo aiutavano meglio a comprendere il presente che non gli scrittori contemporanei. Per non parlare poi dei giornalisti o degli ascari assoldati per scopi politici. In America vi è stato un indebito appropriamento del pensiero di Schmitt, che però è il nostro Machiavelli, certamente avente a cuore più di ogni altro la libertà dei nostri popoli d’Europa, da lui già presagita come obiettivo irrangiungibile negli scritti dal 1923 al 1939. Ho ripetutamente spiegato – come già possono sperimentare i lettori di questo post – che considera la scrittura sulla rete del tutto diversa dalla scrittura sulla carta stampa. Qui è un pensiero rigido e morto. Sulla rete, volendo, è un pensiero perennemente in formazione e revisione. Non credo che questa distinzione che mi sono sforzata di spiegare ad alcuni giornalisti sia compresa. Si adottano per la scrittura sulla rete le stesse rigidità della carta stampata e spesso la rete imita la carta stampata. Ho spiegato che per me non è così. Chi può vuoel conoscere il mio pensiero lo deve conoscere da me direttamente, non su bozze in costante elaborazione e di cui data la vastità spesso mi dimentico.

9. A differenza di molti miei colleghi, che ancora diffidano del mezzo, io mi servo di internet, in particolare, di un sistema di oltre 30 blogs fra loro collegati, dove ancora in forma di bozza e di ipotesi traccio pubblicamente le linee dei miei interessi teorici e delle mie ricerche. È come se fosse una bottega di lavoro aperta, dove chi lo desidera può curiosare. Ed è per questa via che sono oggi finito sulla prima pagina di Repubblica. Se si parli bene o male, non so. In pratica, per ogni nuovo interesse anziché pensare alla solita pubblicazione accademica, apro un nuovo blog, cui se del caso seguirà la carta stampata.

10. Io sono qui a disposizione di chiunque abbia argomenti da porre. Non considero ricevibili insulti, stupidaggini e tutto ciò che è perdita di tempo. Le critiche sono state da me sempre bene accette, quando però sono critiche. Spesso non lo sono... Sul piano del metodo scientifico e del dibattito franco ed onesto non mi sento inferiore a nessuno. Aspetto. Pubblico i commenti pubblicabili, ma avverto che potrò rispondere a tutti solo cumulativamente. In particolare avverto che l’articolo di Repubblica non è filologicamente affidabile e quindi lo disconosco interamente per ciò che vorrebbe far credere.

RASSEGNA STAMPA COMMENTATA

1. Prima scorrettezza: il titolo di Repubblica. – Io non ho detto quella frase che si legge nel titolo, in prima pagina di Repubblica, il quale da il senso dell’insieme. Posso arguire che il giornalista Pasqua, che non ho telefonato, abbia commesso la prima grave scorrettezza. Ho detto e ripetuto ad abundantiam che come cittadino oltre che come studioso io mi attesto sul principio della libertà di pensiero e di ricerca. Non sono un ricercatore di camere a gas e simili. Denuncio una mala fede ed un’orchestrazione di stampa e di media come altre ve ne sono state. Dove essa appoderò, non lo so bene ancora.

2. Non solo il titolo: anche il contenuto è falso e scorretto. – Si tratta di un’accozzaglia di frasi slegate estratte fra migliaia e migliaia di pagine. Già in passato, durante i processi medievali davanti all’Inquisizione, si poteva mandare sul rogo chiunque adottando questo sistema. Dubito fortemente che chi ha confezionato l’articolo abbia la minima intelligenza dei problemi sfiorati. Come ha detto Berlusconi, di cui mi sono professato strenuo sostenitore, da questo giornalismo non possiamo aspettarci nulla di buono. Credo che l’articolo possa essere da me respinto nella sua interezza non perché le frasi virgolettate, per lo più bozze provvisorie, non possano essere state scritte, ma perché nel modo in cui sono combinate, travisano completamente la mia posizione contenuta in due numeri: articoli 21 e 33 della costituzione. Il resto è tutto opinabile. Capisco anche perché il giornalista Pasqua non ha fatto quella telefonata che doveva fare. Mah! In che paese viviamo. A caccia di escort, di macchiette e di mostri da sbattere in prima pagina.

3. Interviste concesse. Già due. Sta diventando faticoso spiegare a tutti le stesse cose, invero piuttosto semplici. Andiamo avanti. Siamo in guerra. Adesso arriva il tg3. Ma sono stanco. È sleale. Sono stanco. Se questo è un pugilato, chiedo una pausa. E per i prossimi combattimenti chiedo un avversario alla volta. Non tutti insieme: questa è una operazione piombo fuso. Tutti hanno lo stesso chiodo fisso: mettermi all’angolo senza tenere minimamente in conto le spiegazioni e le posizione espresse, cioè di una posizione a rigida tutela della libertà di pensiero e di ricerca. È davvero regime, e del genere più brutto.

4. Il Corriere della Sera. – È stata istruttiva la lunga telefonata con un giornalista del Corriere della Sera, che si presentava con aria sorniona, ma che alla fine voleva che io gli dicessi per forza cosa ne pensavo sull’Olocausto e simili, dove chiaramente l’unica risposta lecita era quella che lui voleva sentire da me. A nulla serviva ripetergli cento volte che io non mi occupo professionalemente di questi temi e che se mai avrebbe dovuto recarsi presso quelli che se ne occupano. Mi sono sgolato per una mezz’ora a spiegarmi che la mia discesa in campo, pubblica, era per la libertà di pensiero e di ricerca, che è distinta, nettamente distinta dal suo oggetto, che può spaziare alla migliore coltinavazione delle patate ai più astrusi problemi di astrofisica. L’insolenza e la fraudolenza del personaggio si è rivelato alla fine. Gli ho anche spiegato che la libertà di pensiero non è la libertà di stampa, cioè la sua libertà di pubblicare sul mio conto quello che gli pare senza tener conto delle mie delucidazioni. Non concederò più altre interviste se non a giornalisti che mi siano noti personalmente o della cui serietà e professionalità non ho da mettere. Sono visibilemente stanco. Sto pensando a una conferenza stampa, ma prima vorrei un poco lasciar decantare la cosa e soprattutto riposarmi e recuperare la mia serenità. Stacco la spina per questa sera. Domani si vedrà. Insisto nel denunciare una vera e propria campagna preparata a tavolino.

L’articolaccio è apparso. Me lo ha letto per telefono un amico torinese. Non ho comprato né comprerò il Corriere, ma ecco la lettera che mi ero premunito di scrivere al suo direttore prima che sapessi dell’avvenuta pubblicazione:
Al Direttore del Corriere della Sera

A titolo cautelativo avverto di essere stato raggiunto ieri telefonicamente, nella mia abitazione, da un giornalista di nome Griso, se ben ricordo, il quale intendeva in pratica estorcermi un’intervista per me lesiva, facendo seguito e in linea a quanto già apparso su Repubblica, testé da me smentita.

Con il giornalista Griso vi è stata una lunga e snervante conversazione dove ho dovuto fare una lezione di deontologia giornalistica. In sostanza, il giornalista non voleva riportare ciò che io effettivamente penso, ma ciò che lui voleva artatamente io dicessi. Purtroppo questo scherzo mi è stato fatto nelle interviste televisive che ho forse incautamente concesso, fidando nella correttezza della stampa e della televisione italiana. Ho autorizzato Griso a riportare testutalmente una mia affermazione, da lui a me forsennatamente richiesta: “Non sono un negazionista” e pur sganciata dal suo contesto.

Non trovando però affidabile deontologia, né cultura in chi mi voleva intervistare, giudicare e condannare, deve intendersi NON AUTORIZZATA qualsiasi eventuale intervista o cosa su di me riferita ed a me attribuita senza che da me sia stata vidimata e sottoscritta.

Non leggo abitualmente il Corriere, ma vi sarà ulteriore mio intervento se qualcosa dovesse apparire.

Distintamente
Antonio Caracciolo
Filosofo del diritto

Di questo giornalista stupido, ignorante, disonesto mi occuperò dopo. . E forse non vale neppure altro mio tempo. Se saranno necessari toni polemici a polemica si risponde con polemica: di norma non incomincio mai io, ma me la rimproverano quando la faccio io. Anche la polemica è cosa lecita in quanto forma di pensiero. Costoro non conoscono neppure lontamente la differenza fra un “dato di scienza”, frutto di infiniti studi e verifiche che ognuno deve rinnovare ogni volta personalmente, e non semplicemente ereditare, e una “professione di fede”, che io cattolico battezzato e cresimato, ma non praticante ormai non faccio più da non so quanti anni. Ma anche la “professione di fede” della messa domenicale è libera. Se dovesse venire imposta con tutta la forza del potere secolare e dei suoi strumenti di tortura, saremmo tornati agli anni più tristi e bui di epoche passate e superate, speriamo non invano.

5. Linea notte. – Ahimé sono proprio sotto tiro. Giudicate voi. Alla Paone che mi aveva chiesto se sono “Antisemita” ho subito risposto con decisione che Non sono antisemita! Ma ha taglia questa mia parte essenziale della risposta, anzi La risposta, ed ha lasciato solo quella parte , esplicativa, dove dico che sarei grato a chi mi spiegasse il significato del termine antisemitica che è oggi quanto mai abusato. Ho poi detto (ed anche questo è stato tagliato) che ho aperto un apposito post per raccogliere tutti i contesti in cui il termine viene usato e cercare in questo modo di enuclerarne un significato linguistico. La Paone è poi andata a trovare su 150.000 studenti iscritti di cui le interessava dicessero le cose che lei voleva. Quanto al Rettore, che è un medico e non uno storico, ho appena scritto una lettera ricordandogli che gli avevo chiesto il permesso di andare non a Dachau, ma a Gaza. Per fortuna non mi ha risposto perché sarei stato sorpreso da "Piombo Fuso” e probabilmente sarei perito sotto le macere dell’università islamica di Gaza. Ho ringraziato il mio Rettore per avermi salvato la vita. Ho insistito nuovamente nel dirgli che professionalmente non mi occupo di Olocausto e simili, ma che sto denunciando un serio pericolo per la libertà di pensiero e di ricerca. Quali siani le evidenze storiche maggioritarie o minoritarie, mi rimetto anche io alle opinioni che gli storici credono di poter dare su questa o su altre questione, ma nell’intesa irrinunciabili che siano tutti liberi nelle loro ricerche. Sappiamo che in Germania, Francia, Svizzera, non è così. Ad estendere anche all’Italia questa legislazione ci si è provato qualche anno fa con il progetto Mastella, contro il quale sono insorti tutti gli storici. Credo che a governo mutato chi allora aveva tentato questa operazione ci voglia riprovare contando forse su un governo più favorevole. Come elettore fedele di Berlusconi mi appello al Capo del governo per essere da lui difeso per il contenuto dell’art. 21 e 33 della costizione, ribadendo per la millesima volta che io non mi occupo di questioni relative ai campi di concentramente, ma di libertà di pensiero connessa anche a questi temi, di cui dichiaro di non aver specifiche competenze. Spero che qualcuno al governo legga queste mie dichiarazione autentiche. Sconfesso e smentisco tutte le interviste che ho potuto ascoltare in quanto risultano falsate e manipolate rispetto al pensiero che avevo inteso esprimere.

6. Ho iniziato questa mattina con una prima lettera a Repubblica e per conoscenza al mio Rettore. La giornata di ieri, dopo aver concesso un paio di interviste a due televisioni, mi hanno comprendere le astuzie dei cosiddetti giornalisti, soprattutto quando hanno deciso di mettere qualcuno alla gogna. Non saprei se è stato un errore essermi offerto alle televisioni. Sapevo però cosa avrei detto e cosa intendevo dire. Quando però mi sono rivisto, ad esempio la sera a Linea Notte, ho visto che hanno totalmente tagliata la parte che io intendevo comunicare e intendevo che apparisse. Loro sono decisamente provocanti nelle domande ed io quasi certamente sono caduto nel tranello che avevano già deciso di tendermi. Nulla però impedisce una controffensiva. Abbiamo ancora questa cosa che è la Rete e che pure ci vogliono togliere. Ho pensato di cominciare questa mattina da lì dove la cosa è partita, cioè Repubblica. Ho mandato la lettera che qui segue e che a causa della stanchezza che incomincio ad avvertire non è nel mio migliore stile. Ho avvertito la segretaria di Repubblica che avrei pubblicato anche qui nel blog il testo della lettera, con riserva successiva di miglioramente formali e sostanziali. Ecco il testo della Lettera:
Al Direttore della Repubblica,
e p.c. Al Rettore Luigi Frati

Ho trovato nella vostra edizione di ieri 22 ottobre un articolo di tal Pasqua interamente a me dedicato. Trattasi di una totale alterazione e falsificazione del mio pensiero non perché le frasi riportate non possano essere a me riconducibili, ma perché trattasi di una collazione di frasi staccate dal loro contesto organico di migliaia e migliaia di pagine in continua elaborazione e modificazione. Il tutto deve essere inteso unitariamente se si vuole conoscere il mio pensiero. Stante la continua elaborazione e l’ingente mole di testi e di argomenti trattati, è però sempre necessaria la mia interpretazione autentica per chi ne voglia fare un uso esterno ai miei blogs: non ho autorizzato né estratti né manipolazioni. Simili metodi venivano usati dal Tribunale dell’Inquisizione per mandare sul rogo moltissime persone. In un certo senso vi ringrazio per avermi fatto intendere come mai prima d’ora la differenza abissale fra la libertà di stampa che è solo vostra (a mio danno) e la libertà di pensiero che è mia e di ogni comune cittadino, anche analfabeta. Non ho dunque che da sconfessare interamente il contenuto dell’articolo di Pasqua in quanto manipolato nel senso sopra detto.

Peraltro il Pasqua, che mi aveva inizialmente raggiunto sul cellulare, nel quale ho fornito spiegazioni essenziali da lui comunque non riportate nell’articolo, ha poi omesso di chiamarmi il giorno successivo sul mio telefono fisso, avendo io consentito di chiarirgli meglio quanto necessario e di seguito sinteticamente riportato.

Non mi occupo professionalmente e scientificamente di temi riguardanti i campi di concentramento durante la seconda guerra mondiale. Come filosofo del diritto mi occupo invece dei temi attinenti la libertà di pensiero e di ricerca. Essendo a me noto che sui temi suddetti in paesi come Germania, Francia, Svizzera e spero non anche in Italia esiste una lunga detenzione penale per quelle che io ritengo mere opinioni o tesi o ipotesi di lavoro in quanto tali lecite e garantite non solo dalla nostra costituzione ma dalla dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, io ho inteso scendere pubblicamente in campo per la strenua difesa di questi valori costituzionali che sento minacciati: libertà di pensiero e libertà di ricerca, che chiaramente suppongono un loro oggetto, che potrà essere mutevole nel tempo e che nel caso specifico riguarda i campi di concentramento, non oggetto di mia occupazione scientifica e professionale.

Questo e quanto: nulla di più e nulla di meno. Il resto è dettaglio e strumentalizzazione, alla quale credo il vostro giornale sia uso.

Antonio Caracciolo
Filosofo del diritto
Per un poco di tempo non scriverò altri post concentrando tutti gli sviluppi della campagna su questo unico post, che mando nella sua interezza anche a Repubblica. Ringrazio per i numerosi messaggi di solidarietà. Ho lavorato anche oggi. Sono stanco. Mi arrivo anche qualche messaggio da parte di provocatori: hanno tanto altro spazio a disposizione da dove lanciare i loro strali! Avverto che non ho tempo per leggere accuratamente tutti i testi che ricevo. Ove vi fosse qualche isolata frase non pubblicabile, su cui non posso redazionalmente intervenire, verrà rimosso l’intero testo, ringraziando io suo autore.

7. In Germania, nove mesi di carcere ad un padre di famiglia. – La notizia è telefonica, ma si trova sulla rete. Il fatto brutto, dattagli a parte, è il seguente. Un padre di famiglia con due figli che si era dichiarato semplicemente a favore della libertà di pensiero e ricerca, pur non condividendo i contenuti di un libro “negazionista”, ma avendolo però dato a suoi amici in lettura, è stato per questo condannato senza condizionale a nove mesi di carcere. Il modello tedesco è quello invocato da Pacifici che può contare su tutti i personaggi, Marrazzo compreso, che in questi giorni si sono cimentati in una ridda di dichiarazioni tanto false quanto ipocrite. Spero di far capire ai più che questa è la partita che è in gioco. Come in tempi passati il cui ricordo ci appare assurdo diventerà un reato anche solo leggere libri e prestarli il lettura. Figuriamoci averli scritti e stampati. Ma come è possibile tanta barbarie? Io non riesco a capacitarmene. Ma dico fermamente: no!

8. La “leggenda” dello scandalo. – La massa imponente dei miei scritti in rete sfugge alla mia memoria. Tra il Club Tiberino e Civium Libertas, blogs entrambi politici e di militanza politica, vi saranno oltre 1500 post (articoli), di cui moltissimi veri e propri saggi e perfino libri. Ricordare tutto quello che ho scritto spesso di getto mi è ormai impossibile. A farmeli ricordare sono spesso gli stessi lettori che magari dopo due anni lasciano un commento su un vecchio post che devo così andare a rivedere. E può diventare questa occasione per un suo aggiornamento e perfino superamento o cancellazione. È una nuova forma di scrittura non comparabile a quella sulla carta stampata. Offro qui di seguito una prosa seducente, che mi piace e di cui sono soddisfatto. È la mia, ma me ne ero del tutto dimenticato. A farmela ricordare è un lettore attento ed eccezionale. Ma ecco il brano che è una mia autocitazione di un vecchio testo:
Il tema del “cosiddetto Olocausto” era per me poco più di una curiosità intellettuale, ma dopo gli incredibili attentati alle libertà democratiche a proposito del caso teramano, che è soltanto un fatto di provincia, diventa per me un obbligo morale conoscere in modo diretto tutta quella letteratura che è stata posta sotto divieto da una ben individuabile lobby.
Per l’uso dell’espressione “cosiddetto Olocausto” posso rinviare allo storico ebreo Sion Segre Amar, ma i miei iniziali ed autonomi intendimenti non erano di “negare” alcunché: sulla semplice espressione linguistica si è costruita un’incredibile polemica da caccia alle streghe finita su uno dei maggiori quotidiani d’Italia!
Le mie espressioni esprimevano soltanto l’incomprensibilità linguistica e storica di un termine a valenza religiosa e la mia riluttanza e fastidio ad utilizzarlo per definire un semplice “sterminio” di popolazioni, ammesso che vi sia stato. Non immaginavo le reazioni che avrei scatenato. Invece “leggenda” vuole alludere ad un misto di verità confuso con falsità e soprattutto strumentalizzazioni. Potrei anche usare l’espressione “mito” nel senso soreliano. Infatti, non mi pare dubbio che sull’Olocausto il neo stato d’Israele abbia inteso fabbricare il suo mito fondativo. Ed i miti, si sa, non bisogna toccarli e disturbarli.
Lo si trova nel contesto filologicamente magistrale dal titolo La “Repubblica del linciaggio”, alla cui lettura rinvio particolarmente ma senza ulteriori commenti che potrebbero scatenari altri putiferi.

9. Rottura del riserbo. – Penso di avere il senso delle istituzioni. Avevo mantenuta riservata la corrispondenza ufficiale tra me, il rettore, ed il prof. Lanchester, professore incaricato dell’istruttoria, ma avendo il prorettore Bartolomeo Azzaro non rispettato lui il necessario riservo su un’istruttoria in corso, non vedo perché dovrei farlo io. Egli si pronuncia in pratica già emettendo sentenza ed assumendo una versione dei fatti da me tempestivamente smentita presso il Rettore Frati, che troppo occupato ad andare in trasmissioni televisive dove si parla di me, non trova il tempo per leggere la corrispondenza che pure gli mando. Lui medico, che sulla materia olocaustica non va oltre l’Enciclopedia Britannica vuole da me una dimostrazione, con letteraura, su un ambito disciplinare (campi di concentramento) dove mi sono dichiarato sempre estraneo, ma nel quale non hanno certo maggiori conoscenze delle mie rettore e prorettore, entrambi medici, valentissimi quanto si vuole nelle loro competenze, ma sprovvisti di cultura storica. Qui si prepara il mio linciaggio. Dunque anche io rendo pubblico ciò che doveva restare riservato e mi appello alla società civile:
Si trasmette la nota del 23/10/2009 prot. n. 133/09 a firma del Rettore.
Ripartizione II Settore II
Personale docente, ricercatori e assistenti.

Ripartizione II Settore I
Personale docente, ricercatori e assistenti.
Caro Rettore, Caro Prof. Lanchster,
Ho già inviato ieri sera all’indirizzo di Luigi Frati una lettera di carattere più privato.

Questa mattina mi ero già autonomamente attivato per smentire quanto apparso su Repubblica ed ho tempestivamente inviato copia a Luigi Frati con eguale posta. Mi giunge adesso questa richiesta alla quale posso rispondere tempestivamente allegando copia della Lettera già inviata a Repubblica. Vi sono e vi saranno altre mie smentite ad altri organi, ma non mi vengono ora richieste.

Tutti gli addebiti e le contestazioni che mi vengono fatte in sede extrauniversitaria, vengono da me respinti e confutati in sede extrauniversitaria nei tempi tecnici necessari.

Circa le interviste televisive (due concesse e altre rifiutate) debbo lamentarmi di come sia stato totalmente espunto il contenuto essenziale di ciò che intendevo dire, riassunto nell’allegata lettera, compresa la parte sulla “cittadina” di Dachau che si inseriva in un ampio contesto e che in verità quando parecchi anni fa visitai Dachau mi diede quella impressione comparativa che mi è sfuggita in un contesto di pressione indebita da parte degli intervistatori che cercavano lo scandalo a tutti i costi. Non era una deliberata provocazione, ma era davvero una forma di sconforto che all’epoca ebbi per il degrado secolare della mia Calabria che amo molto. Non sostenendo io tesi “negazioniste” in quanto non mi occupo di questa materia non mi sono chiare le richieste fatte, e verrò a chiedere di persona quale ne sia il senso, ma se l’università pensa di organizzare un convegno, ove i tempi siano maturi, sarò lieto di venire ad ascoltare.

In merito allo specifico richiesto posso rassicurare che i temi che hanno suscitato tanto scalpore non vengono né mai sono stati trattati nei miei corsi per il semplice fatto che non rientrano nelle mie competenze e nei miei interessi. Non mi stanco invece mai di ribadire, nelle sedi appropriate, in quanto filosofo del diritto, che è mio vivo interesse la tutela massima del diritto alla libertà di pensiero e di ricerca, un diritto che vedo sempre più minacciato e per il quale sono in forte apprensione. Da qui credo sia nata una voluta strumentalizzazione. Prego vivamente il Rettore di farsi lui latore presso il ministro di queste mie fondate preoccupazioni e magari di trovare per me un margine di tempo durante il quale io possa riferire a lui su quei pericoli che sento imminenti.

Nel mio ultimo di corso la didattica ha riguardato: a) Posizione e Concetti, etc, di Carl Schmitt, da me tradotto e prefato; b) La Tirannia dei Valori. Ho purtroppo avuto quest’anno un solo studente assiduo e altri non assidui, anzi pochissimo assidui (una sola volta venuti).

È con amarezza che debbo constatare che il Rettore non abbia sentito il bisogno di ascoltarmi prima di rilasciare le dichiarazioni che ha rilasciato e che suppongo siano tagliate come quelle a me estorte. Colgo qui occasione per rispondergli sulla ricerca storica nel senso che la materia in oggetto è di competenza degli storici di professione. Devo però aggiungere come a tutti gli storici debba essere garantita un’assoluta ed eguale libertà di ricerca e di pensiero. Come filosofo del diritto a me questa loro libertà sta ancora più a cuore di quanto forse gli stessi storici non siano consapevoli.

Resto in attesa di un appuntamento per un incontro con il prof. Lanchester e con lo stesso Rettore, durante il quale io possa dare ogni chiarimento desiderato.

Cordialmente
Antonio Caracciolo
Filosofo del diritto

Allegato 1:
Al Direttore della Repubblica,
e p.c. Al Rettore Luigi Frati

Ho trovato nella vostra edizione di ieri 22 ottobre un articolo di tal Pasqua interamente a me dedicato. Trattasi di una totale alterazione e falsificazione del mio pensiero non perché le frasi riportate non possano essere a me riconducibili, ma perché trattasi di una collazione di frasi staccate dal loro contesto organico di migliaia e migliaia di pagine in continua elaborazione e modificazione. Il tutto deve essere inteso unitariamente se si vuole conoscere il mio pensiero. Stante la continua elaborazione e l’ingente mole di testi e di argomenti trattati, è però sempre necessaria la mia interpretazione autentica per chi ne voglia fare un uso esterno ai miei blogs: non ho autorizzato né estratti né manipolazioni. Simili metodi venivano usati dal Tribunale dell’Inquisizione per mandare sul rogo moltissime persone. In un certo senso vi ringrazio per avermi fatto intendere come mai prima d’ora la differenza abissale fra la libertà di stampa che è solo vostra (a mio danno) e la libertà di pensiero che è mia e di ogni comune cittadino, anche analfabeta. Non ho dunque che da sconfessare interamente il contenuto dell’articolo di Pasqua in quanto manipolato nel senso sopra detto.

Peraltro il Pasqua, che mi aveva inizialmente raggiunto sul cellulare, nel quale ho fornito spiegazioni essenziali da lui comunque non riportate nell’articolo, ha poi omesso di chiamarmi il giorno successivo sul mio telefono fisso, avendo io consentito di chiarirgli meglio quanto necessario e di seguito sinteticamente riportato.

Non mi occupo professionalmente e scientificamente di temi riguardanti i campi di concentramento durante la seconda guerra mondiale. Come filosofo del diritto mi occupo invece dei temi attinenti la libertà di pensiero e di ricerca. Essendo a me noto che sui temi suddetti in paesi come Germania, Francia, Svizzera e spero non anche in Italia esiste una lunga detenzione penale per quelle che io ritengo mere opinioni o tesi o ipotesi di lavoro in quanto tali lecite e garantite non solo dalla nostra costituzione ma anche dalla dichiarazione universale dei diritti dell3uomo, io ho inteso scendere pubblicamente in campo per la strenua difesa di questi valori costituzionali che sento minacciati: libertà di pensiero e libertà di ricerca, che chiaramente suppongono un loro oggetto, che potrà essere mutevole nel tempo e che nel caso specifico riguarda i campi di concentramento, non oggetto di mia occupazione scientifica e professionale.

Questo è quanto: nulla di più e nulla di meno. Il resto è dettaglio e strumentalizzazione, alla quale credo il vostro giornale sia uso.

Antonio Caracciolo
- Filosofo del diritto
Allegato 2:
Al Direttore del Corriere della Sera

A titolo cautelativo avverto di essere stato raggiunto ieri telefonicamente, nella mia abitazione, da un giornalista di nome Griso, se ben ricordo, il quale intendeva in pratica estorcermi un’intervista per me lesiva, facendo seguito e in linea a quanto già apparso su Repubblica, testé da me smentita.

Con il giornalista Griso vi è stata una lunga e snervante conversazione dove ho dovuto fare una lezione di deontologia giornalistica. In sostanza, il giornalista non voleva riportare ciò che io effettivamente penso, ma ciò che lui voleva artatamente io dicessi. Purtroppo questo scherzo mi è stato fatto nelle interviste televisive che ho forse incautamente concesso, fidando nella correttezza della stampa e della televisione italiana. Ho autorizzato Griso a riportare testualmente una sola mia affermazione, da lui a me forsennatamente richiesta: “Non sono un negazionista” e pur sganciata dal suo contesto.

Non trovando però affidabile deontologia, né cultura in chi mi voleva intervistare, giudicare e condannare, deve intendersi NON AUTORIZZATA qualsiasi eventuale intervista o cosa venga su di me riferita ed a me attribuita senza che da me sia stata vidimata e sottoscritta.

Non leggo abitualmente il Corriere, ma vi sarà ulteriore mio intervento se qualcosa dovesse apparire.

Distintamente
Antonio Caracciolo
- Filosofo del diritto

La posizione dei professore incaricato della procedura sembra sostenere che io neppure nella mia vita privata, neppure nella mia casa privata, beninteso al di fuori dell’università io abbia diritto ad una vita privata di essere autonomamente pensante. Ma un’eguale pretesa non mi pare sia stata imposta ad un illustre Collega della Sapienza che è parte organica di quell’«Informazione Corretta” da cui è partita l’operazione: posso essere attaccato impunemente, ma non posso e non devo difendermi. Il Rettore Frati, come ho potuto constatare, non legge la corrispondenza che io gli mando. Insiste con le sue letture dell’Enciclopedia Britannica che è la sola fonte di conoscenza di cui dispone. La mia linea di difesa sulla quale non debordo, oltre a quella nota, è che la materia “Campi di concentramento” non rientra nell’ambito disciplinare IUS 20, cioè filosofia del diritto. Io non mi sono mai occupato e mai mi occuperò professionalmente di “campi di concentramento”, al cui riguardo la mia competenza professionale è uno zero assoluto, per cui nulla possa negare e nulla posso affermare. Diverso se mi si vuol chiedere una professione di fede, ma la professione di fede non è un atto di scienza. Rientra invece perfettamente nel mio ambito disciplinare tutta la problematica della libertàdi pensiero e di ricerca, che io vedo violate in paesi come la Germania e la cui identica legislazione si sta tentando di introdurre in Italia. Io qui mi trovo ad essere il capro espiatorio di questa operazione. Lancio l’allarme a tutta la società che è possibile raggiungere e allertare.

10. Dibattito fra un architetto e un filosofo su argomento storico. – Nella campagna di linciaggio che purtroppo mi riguarda scende in campo un collega ricercatore, ma architetto nonchè prorettore, il quale ieri alle 14.10 ha diffuso un suo testo nella rete di Ateneo che qui di seguito riporto. Gli ho giò risposto su quella rete, sperando che il messaggio circoli e non venga silenziato. Dalla replica concessami o meno saprò quanto sia estesa la congiura.«

Cari colleghi ricercatori,

proprio nel momento in cui la Sapienza vive un confronto democratico nell’Ateneo attorno al momento delle elezioni per il rinnovo dei suoi Organi rappresentativi, la nostra comunità è stata scossa dalla notizia che uno dei ricercatori di questo ateneo nega verità storiche dolorose che hanno informato la storia del XX secolo.
[Per l’esattezza questo ricercatore con lettera già giunta al Rettore non ha negato nessuna di queste “verità storiche dolorose”, ma ha tentato di avvertire la comunità che ben presto vi saranno altre verità dolorose, come quella che ieri mi giunta telefonicamente dalla Germania: un padre di famiglia, con due figli a carico, è stato condannato a nove mesi di carcere senza condizionale per aver solo passato ad amici il libro di uno storico “negazionista”, già in galera per aver scritto un libro, che presente verità diverse da quelle ammesse. Il filosofo del diritti non nega né afferma nulla sul merito del fatto storico, ma ritiene che né l’autore del libro né chi lo ha prestato debbano finire in galera per non aver commesso altro che esprimere una loro verità storica, che almeno da loro è creduta, altrimenti non avrebbero rischiato il carcere. Mi correggo chi ha prestato il libro si è difeso con il giudice dicendo che lui non condivide le tesi del libro, ma ritiene che debba valere la libertà di pensiero e di ricerca. Il giudice lo ha condannato. L’architetto Azzaro ne sia consapevole o meno sta collaborando all’introduzione di un’analoga legge anche in Italia. Esiste un’ampia e diffusa concertazione, come vado sempre più verificando]
Pur nel rispetto dovuto alla persona
[Non vi è stato nessun rispetto, ma molta malafede, inganno, manipolazione. Ne sia consapevole o meno, l’architetto Azzaro ne fa parte]

del ricercatore Caracciolo protagonista di questo episodio, così come ad ogni altro docente e ricercatore, di fronte a simili posizioni come prorettore e Coordinatore dei Ricercatori della Sapienza mi sento di chiedere a tutti i colleghi di essere uniti nel ribadire l’impegno civile e democratico della comunità scientifica nell'esercizio della memoria di eventi tragici della storia del Novecento e nella considerazione del metodo scientifico della ricerca.
[Quali eventi tragici in quello che è stato definito un secolo di genocidi? Vi è forse qualche genocidio più genocidio di altri? Quello degli armeni, che il governo turco contesta vi sia mai stato? La pulizia etnica in Palestina nel 1948, descritta in ultimo dallo storico ebreo israeliano Ilàn Pappe, il quale rispondendo al presidente Napolitano ebbe a dire nel gennaio scorso che si è antisemiti se non si è antisionisti? So bene a quale genocidio l’architetto Azzaro allude, ma non pensa che i morti meritino tutti rispetto e che non esiste nessun monopolio della sofferenza umana? Sa l’architetto Azzaro che in Israele nella recente legislazione si vuol vietare di ricordare la Nakba del 1948? Sa cosa è la Nakba? La “memoria” è qui concetto storico, psicologico, valoriale? La memoria è uguale per tutti noi o possono esservi diverse memorie?]
La Sapienza costituisce un luogo in cui la ricerca scientifica è libera,
[Non mi sembra affatto. E mi sembra che l’architetto Azzaro che non fa il mestiere dello storico stia svendendo il mestiere dei suoi colleghi storici, il cui ambito scientifico si vuole limitare per legge. La concertazione dell’architetto Azzaro, che continerò a fare l’architetto senza nulla dover rischiare, mi sembra evidente.]
come prescritto dall'art. 33 della nostra Costituzione.
[Il filosofo del diritto Antonio Caracciolo crede di avere una maggiore competenza su questo articolo di quanto ne possa avere l’architetto Bartolomeno Azzaro]
Il ricercatore Antonio Caracciolo afferma che:“io sono un ricercatore e ho l'obbligo e il diritto di ricerca”.
Tuttavia si deve precisare che, in questo caso, il nostro collega credo che non abbia colto appieno la differenza tra l’attività di ricerca e l’oggetto stesso della ricerca.
[Lo dice l’architetto Azzaro? E con quali argomenti?]
La ricerca storica prende le mosse sempre da un dato di partenza acquisito che è l’oggetto della ricerca stessa.
[Ma che vuol dire? È architettura moderna? Un ricercatore storico può ad esempio ordinare un archivio vergine. Non si sa cosa potrà trovare. Ne ho fatto esperienza con un archivio parrocchiale dal seicento in poi? I dati di partenza non sono necessariamente acquisiti ma possono essere oggetto di verifica. Guai se i dati che si ritengono acquisiti non vengono continuamente verificati. Probabilmente non si sarebbe andati oltre nel progresso scientifico se non vi fosse stata una costante verifica dei dati acquisiti. Una verifica dei dati acquisiti non è mai un crimine e non porta nessun danno. L’acquisizione dei dati non è poi mai e poi mai un fatto sacrale, ma una mera acquisizione scientifica. Il collega Azzaro mi sembra abbia detta una mera banalità per approdare all’idea che una verità storica deve assunta come verità di stato. Altra amenità: ma se il dato di partenza è acquisito una volta per tutte come fa ad essere oggetto della ricerca? La ricerca di un dato acquisito? Chi capisce l’architetto Azzaro è bravo. Spero che chi non lo capisce non debba per questo andare in galera o essere licenziato.]
Quel dato è acquisito in quanto documentato da varie fonti scritte e visive, da testimonianze di vario genere, da luoghi che ne testimoniano l’esistenza.
[Se vado al Colosseo, non per questo trovo oggi i leoni, ed i cristiani che ne sono divorati. Per ricostruire ciò che in quelle mura antiche accadeva occorre disporre di una mole di fonti che ce lo dicono. Il mero andare al Colosseo non ci fa sapere nulla. Possiamo solo vedere un edificio imponente senza magari sapere a cosa serviva. Per i luoghi cui qui si allude, da allievo di Armando Saitta, immagino che si incominci gli archivi, conoscendo necessariamente le lingue in cui i documenti sono scritti: tedesco, russo, ecc. In ultimo se esiste una letteratura la si vaglia criticamente e non la si assume pedissequamente. Su quali testi Azzaro basa le sue conoscenze. A me come filosofo del diritto non è necessario leggerli, ma mi basta sapere che il capisaldo della letteratura cui Azzaro allude è il volume di Raul Hilberg, La distruzione degli Ebrei d’Europa. Questo libro pare sia poi quello che tutti gli altri, o quasi hanno semplicemte ripetuto, dando luogo a quelle che un ebreo piuttosto critico chiama paccottiglia da suermercato. Ma a me come filosofo del diritto interessa solo sapere che un altro libro di critica a Hilberg, intitolato “Il gigante dai piedi di argilla”, costa al suo autore, un svizzero, di nome Jürgen Graf l’esilio in Russia. Se torna in Svizzera lo arrestano per avere scritto un libro che ne critica un altro. A me non interessa chi dice il vero. A me come filosofo del diritto interessa che chiunque possa criticare un qualuque altro libro senza per questo finire in galera, come fra poco sembra debba capitare anche in Italia. Questo ho inteso dire e avvertire nei miei blogs, attività privata]
La ricerca poi dovrà capire il fenomeno e spiegarlo, spiegarne la genesi, indagare sulle cause del suo sorgere e sulle conseguenze che esso ha prodotto.
[Perfetto! Concordo a pieno!]
Nascono così le varie interpretazioni che mai, però, possono prescindere dal dato di partenza della ricerca stessa.
[E che significa? Chi stabilisce il punto di partenza? E se qualcuno vuol prescindere dai termini del discorso che qualcuno ha imposto o vuole imporre va per questo in galera? Come in effetti succede in Germania e si vuole succeda anche in Italia. Ma dove sta allora la libertà di ricerca e di pensiero se uno non puà ridiscutere proprio i punti di partenza? I risultati più spettacolari del progresso scientifico sono ottenuto dalla discussione dei punti di partenza. Naturalmente, non vuol dire che i punti di partenza possano essere sempre con successo venire discussi e perdere la loro verità. Ma lo si deve poter fare! Se qualcuno non avesse pensato a ridiscutere il punto di partenza del sistema tolemaico noi saremmo sempre rimasto a quella concezione del mondo e nessun altro progresso sarebbe stato possibile]
Le “tante verità da verificare” sull’Olocausto, come ipotesi di ricerca di cui parla Caracciolo, possono riguardare la interpretazione del fatto ma mai negare il dato di partenza della ricerca storica sull’Olocausto: che è costituito dalla verità (questa volta unica) del genocidio di milioni di ebrei, fatto inconfutabile.
[Ribadisco per la millesima volta in questa orchestrazione che il Caracciolo non si è mai pronunciato in questo senso, dichiarandosi filosofo e non storico. Il Caracciolo distingue fra i dati acquisiti per scienza propria e le professioni di fede su cose che altri ci dicono. Ma anche le professione di fede, in ambito religioso, sono e devono essere libere, non estorte con la tortura e il supplizio. Al di là della sua storicità, su cui il filosofo Caracciolo non si è mai pronunciato, sembra di poter assistere alla formazione di una nuova religio, che certamente può avre i suoi fedeli, ma a condizione che gli infedeli non debbano finire in galera. Il filosofo Caracciolo ha già inviato, dopo l’infame articolo di un giornale infame, al Rettorato l’esatto stato della questione. Trovo strano come il Rettore e il prorettore trovino il tempo di occuparsi del ricercatore Caracciolo senza tenere in nessun conto la corrispondenza loro inviata. Che devo pensare?]

Credo che la presa di coscienza delle verità storiche e del metodo della ricerca a cui oggi siamo richiamati da questo episodio, possano costituire un monito per il lavoro di ciascuno di noi e per la concezione democratica dell’istituzione universitaria cui apparteniamo.
[Che vuol dire questa nuova amenità: la presa di coscienza delle verità storiche? E perché la presa di coscienza dei pericoli che incombe sulla nostra libertà ha forse meno valore di una presa di coscienza delle verità storiche? Quali verità storiche? Quelle dei vinti o quelle dei vincitori? Degli oppressori o degli oppressi? E così via. Si prende anche coscienza della propria esistenza. La vita è coscienza o incoscienza.]
Bartolomeo Azzaro
Coordinamento Ricercatori della Sapienza
Prorettore per lo Sviluppo delle Attività Formative e di Ricerca

Avevo dapprima preso Bartolemo Azzaro per un medico, poi ho letto architetto. Come devo intendere il testo di Azzaro? Una prosa di filosofia? Opera storica? Testo politico? Non riesco ad apprezzarlo in nessuna accezione che le si voglia dare. Avrei preferito che sulla questione fosse intervenuto uno storico o un filosofo.

11. Alemanno a «via degli Scipioni»? – Ho avuto oggi conoscenza di una lettera aperta che ha una diffusione sulla rete, non giunta a me, personalmente, fino ad oggi. Non pubblico la lettera per ragioni di opportunità, ma da questa risulta con testimonianze inoppugnabili un passato politico di Gianni Alemanno dove sarebbe stato lui uno strenuo assertore di quelle posizioni politiche e ideologiche che imputa a me senza che siano mai state mie. Della biografia politica di Alemanno, dei suoi lunghi studi universitari, della sua laurea perugina, conseguita già da ministro ecc. non ho mai avuto il benché minimo interesse. Ho avuto la disgrazia di essere stato suo elettore, non essendovi stata grande possibilità di scelta sul menu fornito al cittadino. Credo tuttavia che non occorra una grande e appreofondita ricerca per scoprire il passato politico di Alemanno nonché per giudicare le sue presenti prese pubbliche di posizione. Se Alemanno vorrà misurare il suo passato con il mio sono certo di non sfigurare sul piano della legalità costituzionale senza tener conto dei vantaggi nell’esercizio del potere politico di cui egli ha goduto e continua a godere.

12. Gli “occhi” di Marrazzo. – L’ex presidente della regione Marrazzo aveva appena preso parte al gioco al massacro della mia persona e della mia dignità, dicendo che avrebbe “voluto guardarmi negli occhi” per non si sa bene quale motivo ed a quale scopo. Non amo nominare il Cielo nei miei scritti, ma posso dire che in questo caso ho l’impressione che la giustizia divina sia stata davvero tempestiva. Soprattutto se posso leggere in un articolo di stampa il seguente brano:

All’uscita dall'ufficio dei magistrati, in piazza Adriana, l'ex presidente è passato in macchina davanti ai giornalisti coprendosi il volto…
E chissà… se altri personaggi che su di me si sono gratuitamente sbizzariti sfruttando una semplice diffamazione a mezzo stampa non siano destinati a ricevere un similare “trattamento”?

100 commenti:

Waa359 ha detto...

Ottimo risultato!
Non è che un debutto!
Argomenti ne abbiamo da buttare.Giochiamo le nostre carte al meglio!
LORO sono in evidente ritirata.
Mente e parola,senza illusioni,determinati!

Anonimo ha detto...

Sono venuto in passato diverse volte sul suo blog. La lettura di stamattina dell'articolo di repubblica (dal sito web, a quel giornale la mia coscienza mi impone di non dare nemmeno un centesimo) mi ha sorpreso ma non più di tanto.
Le esprimo la mia solidarietà e il mio incoraggiamento a proseguire nel suo onesto e meritorio lavoro.

A.

Eluterio ha detto...

I nostri pensatori di ispirazione liberale e laica dovrebbero essere più sinceri. Quando parlano di libertà di opinione e di stampa dovrebbero aggiungere: "Tale principio non vale quando si parla di Shoah o di Israele". In questo modo abbandonerebbero l'atteggiamento ipocrita che li contraddistingue.

Anonimo ha detto...

Mi pare una ottima pubblicità!
ma credo che sotto ci sia l'intento di attaccare forza italia-
mi permetto di consigliarle di attendere che la cricca esponga tutte le sue carte prima di scrivere qualunque altra cosa.

Pierpaolo D'Aimmo ha detto...

Salve, sul Forum Sapienza ( www.forumsapienza.it ) si è parlato di lei e dell'articolo su repubblica.
Mi piacerebbe venisse a discuterne sul forum, soprattutto perché forumsapienza.it sin dal principio si è battuto per la libertà di espressione, cosa rarissima nei luoghi di discussione dove gli amministratori fanno sempre valere le proprie opinioni abusando del proprio potere.
Siccome l'argomento è delicato è un'occasione per il forum per svolgere la funzione per cui è nato: essere un luogo di discussione realmente libero.

L'indirizzo del forum è www.forumsapienza.it
L'indirizzo della discussione che la riguarda è http://www.forumsapienza.it/scienze-politiche/8474-il-professore-negazionista-scienze-politiche.html
Qui invece forumsapienza.it si presenta come luogo privo di censure: http://www.forumsapienza.it/universita/18-no-ad-ogni-forma-di-censura.html

Grazie e saluti.
Pierpaolo D'Aimmo
www.daimmo.it

Proposta di intervista ha detto...

Buongiorno, capito sul blog in seguito all'articolo apparso su Repubblica.

Mi chiamo Francesco (non faccio cognomi), sono giornalista free lance e, tra le altre cose, gestisco un piccolo blog di "controinformazione" che - per scelta ideologica - considera la libertà di espressione e l'antifascismo valori fondanti della convivenza civile.

Negli anni scorsi ho visitato i campi di Aushwitz, Birkenau e Dachau, ho partecipato ad incontri, conosciuto in maniera profonda e personale reduci dai campi di sterminio e di prigionia.

Ho la mia idea sulla Shoà e penso che tutti gli scritti revisionisti (o chiamateli come volete) non potranno cambiare la mia idea.

Sono stato in Israele e Palestina osservando purtroppo fugacemente la difficiel realtà di quei luoghi.

Ovviamente non ho avuto tempo di leggere tutto il suo blog o i 30 suoi collegati.

Le porrei quindi alcune domande alle quali se vuole può rispondere inviando una mail a murodicani@gmail.com:

- Qual è la sua opinione sulla Shoà?

- Che opinione ha di Adolf Hitler e del nazionalsocialismo?

- perchè il suo blog è apertamente schierato su posizioni anti -israeliane o antisemite?

- Che opinione ha del conflitto israeliano - palestinese?

- Non pensa che un'attività di ricerca come la sua possa giustificare o fomentare o incitare all'intolleranza a discapito di quela libertà di pensiero che va tanto sbandierando?
Se si Perchè? Se no, perchè?

- Come giudica i recenti episodi di violenza e intolleranza omofobica e xenofobica avvenuti in Italia e in particolare nella capitale?

- Perchè secondo lei è necessario (se lo è) rivedere le teorie sulla shoà?

Se volesse rispondere saremmo interessati a pubblicare l'intervista senza tagli sul nostro blog, che è schierato su posioni opposte alle sue.

Non abbiamo problemi a dirlo, è il bello della libertà di pensiero, impensabile che sotto un regime fascista o nazista.


Cordiali saluti

MdC

Giuseppe ha detto...

Invito tutti coloro che negano lo sterminio nazista a visitare ciò che resta dei campi di concentramento, a fare un viaggetto a Cracovia, ad utilizzare le testimonianze dirette, ovvero fotografie e filmati d'epoca. La libertà di pensiero è sacra così come quella di ricerca. Tuttavia c'è un limite tra la verità e la non verità, che è il dato di fatto. Oppure c'è ancora oggi qualcuno che sostiene che il Sole gira intorno alla Terra?
Spero che lasci anche a me la libertà di espressione e di dissenzo in questo spazio che più volte ripete essere un laboratorio aperto.

Anonimo ha detto...

Caro Antonio,
In nome del principio, credo sacro alla blogosfera, perché qui tu esprimi le tue idee e non nelle aule universitarie, "disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo",
ti esprimo tutta la mia sincera solidarietà.
In particolare la esprimo all'amico timido, gentile, ma testardo ragionatore.
Carlo Gambescia

Anonimo ha detto...

La libertà di pensiero e di opinione è sacra (o perlomeno dovrebbe...). le sono solidale!
Gipex

Anonimo ha detto...

E' la prima volta che scrivo qui, e volevo esprimere la mia piena solidarietà al prof. Caracciolo.

"Solo la Verità rende liberi."

Z.

ippWeb ha detto...

Credo che il metodo di ricerca non possa che prevedere la considerazione di tutte le fonti, altrimenti non e' rigerca ma apologia. Cosi' come credo che non ci debbano essere eccezioni alla liberta' di pensiero. Pertanto le porto il mio sentito appoggio morale

Anonimo ha detto...

Solidarietà all'ennesima vittima del terrorismo mediatico!

biomirko ha detto...

Tenga duro Professore.
Massima solidarietà.

Mirko Viola

Anonimo ha detto...

Coraggioso ed ammirevole!!

Un esempio per i giovani

@ Giuseppe
Hai mai sentito parlare di Shoa per gli zingari?

Sai cosa sia la Nabka?????

I 1.400 palestinesi "massacrati" dall'esercito Israeliano?

Cerchiamo di essere obiettivi.
Ti consiglio di leggere "La pulizia etnica della Palestina" di Ilan Pappe che è uno storico israeliano di confessione ebraica.

Anonimo ha detto...

Tutto ciò è mostruoso.
Il 'nuovo ordine mondiale' è già qui e questi sono i suoi metodi di soppressione degli oppositori.

Hanno stuoli di servitori appecoronati. Automi radio-comandati.

Ho sinceramente paura.

Emanuele Bianconi ha detto...

Salve prof. Caracciolo, ho letto quà e là qualche suo pezzo nel blog; ho percepito la sua strenua volontà di difendere la verità e l'informazione a 360°. Non condivido alcune sue ipotesi mentre altre le ho fatte mie da molti anni. Forza e Coraggio per combattere il modo odierno e imperante di fare il bene comune , chiamato anche POLITICA: chi mena per primo ha menato 2 volte.

Cloroalclero ha detto...

PROFESSORE le comunico la mia solidarietà e la informo che ho fatto un post su questa vergognosa vicenda che le è accaduta

http://www.cloroalclero.com/?p=2570

un abbraccio

Daniele Scalea ha detto...

Voglio esprimere la mia piena solidarietà al professor Caracciolo.
Il paio di interventi che entrano nel merito della questione Shoah sono fuori luogo, perché:
a) Caracciolo ha più volte ribadito di non essere uno storico, né tanto meno uno storico revisionista, ma solo di difendere il loro diritto di ricerca, opinione ed espressione;
b) qui in gioco c'è la dignità ed il posto di lavoro di una persona, Caracciolo, che qualcuno vorrebbe linciare moralmente (Repubblica) o rovinare economicamente (Alemanno) solo per colpe legate alle sue idee.
Che possono essere giuste o sbagliate, condivisibili o meno, ma la cui libera espressione discrimina tra una democrazia liberale ed una tirannia oppressiva.
Presto sapremo cosa sia davvero l'Italia.

Anonimo ha detto...

Buongiorno Professore (o, se preferisce, Ricercatore),
le scrivo per esprimerle la mia solidiarietà per il coraggio di indagare, soprattutto su un tema scomodo.
Diceva Galbraith che la verità convenzionale ci evita la scomodità di pensare.
Dunque, onore a chi come lei decide di andare oltre il muro dei dogmi.

Lei è su facebook? mi piacerebbe aggiungere il suo contatto.

Eugenio

Giuseppide ha detto...

Non si scoraggi, la battaglia che sta portando avanti le fa onore. Tutti quelli che hanno a cuore la libertà d'espressione le sono debitori.

Giuseppide ha detto...

Non si scoraggi, tutti quelli che hanno a cuore la libertà di espressione e ricerca le sono debitori, grazie!

Anonimo ha detto...

L'articolo di Repubblica conferma ancora una volta che in Italia (ed in occidente) che l'unico potere che non si puo' toccare e' il potere della nota lobby che ho timore persino di pronunciare, si puo' dire o scrivere qualunque idiozia su Berlusconi e l'unico rischio che si corre e' quello di diventare milionario, se invece osi solo mettere in dubbio o criticare dei libri di storia scritti dai vincitori allora vieni esposto al pubblico ludibrio, vieni bollato, ghettizzato, emarginato e squalificato a vita.

Gli unici discriminati in Italia sono gli appartenenti ai partiti o alle associazioni orgogliosamente di destra.

Ci sono dei giornalisti molto piu' capaci di tanti altri che vengono pagati profumatamente ma che sono emarginati a causa del fatto che hanno il coraggio di criticare il sionismo, Maurizio Blondet dice cose vere ma scomode ed infatti in tv non si vede mai se non per tendergli agguati mediatici (altro che il filoisraeliano liberista milionario distrattore di masse Travaglio sempre presente in tv).

Repubblica e' uno dei peggiori quotidiani italiani, il quotidiano dell'intellighentia rossa, dei radical chic parassiti nonche' al servizio di potentati finanziari stranieri e non, non e' buono nemmeno per incartarci le uova.

Andrea Rossi

Anonimo ha detto...

Non condivido la tua idea ma darei la vita perchè tu possa esprimerla - Voltaire

Anonimo ha detto...

non capisco perchè una persona può dire quello che vuole,tranne se si tratta dei campi di sterminio..c'è 1 articolo della costituzione che vieta questo?boo,pare che la testimonianza sull'olocausto è la verità rivelata dal vangelo..e uno non può farsi un'idea diversa anche se studia e si documenta con attenzione..a me sembrano pazzi

Anonimo ha detto...

Per coloro che hanno citato i carceri di concentramento Auschwiz, Dachau ecc.:
in tutti questi campi di concentramento erano uccisi non solo ebrei, ma ache altre nazionalità. Perchè si parla sempre solo degli ebrei? perchè non si ricordano altri uccisi?...
Se si parla del nazismo perchè si tace sugli orrori commessi dal comunismo? (vedi Unione Sovietica, Cambogia ecc.). Grazie professore per il corraggio!

Rough Moleskin ha detto...

C'era una volta Humprey Bogart nei panni di Ed Hutchinson che ne " L'ultima Minaccia" diceva “E’ la stampa, bellezza. E tu non ci puoi fare niente. Niente!”

Bei tempi quelli ..

Strani tempi questi in cui sono a dare tutta la mia solidarietà ad uno stimato ricercatore e docente de La Sapienza di Roma che si ritrova "mostro negazionista" su Repubblica. Non stò ad aggettivare l'attacco del giornalista ( troppo indecisa tra una caterva dei peggiori ... mai sufficientemente esaustivi ) ; è evidente che l'onestà intellettuale non è materia che si impara facendo giornalismo.

Che risultato si è sperato di ottenere con questo articolo?
Non spreco una parola di più sul povero, povero Marco Pasqua ( dimenticavo i complimenti per il virgolettato da maestro) .

Nonostante le forti divergenze di vedute sulla tua collocazione politica (la vita non finisce mai di stupirci) , ti rinnovo la mia totale solidarietà.

Anonimo ha detto...

Le esprimo la mia solidarietà, come spero faranno in tanti.

Il flauto a sei Puffi ha detto...

solidarietà!
coraggio professore, molte persone che non si prendono la briga di scrivere su internet sono indignate, e molte, molte, di più se fossero informate correttamente (che destino, certe parole!) manifesterebbero per la libertà di ricerca.

Andrea

Alberto Cenci ha detto...

Esprimo la mia solidarietà al dottor Caracciolo, vittima di una aggressione mediatica di cui "La Repubblica" è oramai il massimo specialista in Italia.
Il linciaggio di persone che propongono idee "eretiche" sostituisce oggi quello dei perdenti della seconda guerra mondiale (oramai rari per motivi anagrafici).

Lei, dottor Caracciolo, è una vittima ideale.
Per "La Repubblica", mezzo di comunicazione di massa chiaramente filo-israeliano(*), il suo impegno per la verità sulla questione israelo-palestinese si combina con quello per il partito di Berlusconi.

Concentrando il tiro su persone come Lei, La Repubblica riesce a celare il fatto di non essere affatto "di sinistra", ma solo schierata con la cordata di potere che ha come bacino elettorale quel che resta della sinistra.

(*) Il che spiega perché La Repubblica abbia censurato alcuni eventi internazionali importanti, ma sgraditi ad Israele: La critica dell'AIEA per il fatto che Israele non ha sottoscritto il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari; l'approvazione del Rapporto Goldstone da parte del consiglio dei diritti dell'uomo dell'ONU.

Anonimo ha detto...

Le esprimo la massima solidarietà e il mio apprezzamento per aver avuto il coraggio di affrontare un argomento tabù, un dogma intoccabile.Ancora una volta, questa falsa democrazia, invoca sanzioni disciplinari nei confronti di chi, affrontando un periodo storico, cerca di far luce, di porre dei legittimi interrogativi.

p.s.
L'amico giornalista free lance, dovrebbe cercare di sforzarsi a capire che accusare le vergognose politiche sioniste, non significa essere antisemiti.

un saluto

orwell ha detto...

il tempi di menzogna universale dire la verità diveneterà un atto rivoluzionario.

carlo ha detto...

Caro Prof,
ricevere la solidarietà di cloroalclero non è certo un onore per lei.

Pietro G ha detto...

Caro Prof Caracciolo
Il suo caso mette in luce l'ipocrisia di quello che ormai non può che essere definito un regime. Gente che fino a ieri si è distinta per gli schiamazzi sulla libertà di stampa minacciata ora è pronta a minacciare la libertà di parola altrui. Da cattolico devo tristemente prendere atto che chi non crede in Dio viene riverito, chi non crede nell'Olocausto rischia oggi la censura e domani forse la galera. E dal Vaticano, purtroppo, si sentono solo assurdità del tipo : "chi nega la Shoah nega la croce".
A Lei tutta la mia solidarietà e la mia stima. W la libertà!
Pietro G

Anonimo ha detto...

sinceramente non conoscevo il suo lavoro e il suo blog. Ringrazio quegli stolti di Repubblica, e anche Frati e Alemanno, per avermi dato l'occasione di conoscerlo.

Saluti e solidarieta'

Anonimo ha detto...

Prof.Caracciolo si rifiuti di parlare di olocausto con i giornalisti-Indichi un evento mediatico nel quale invitare NEGAZIONISTI competenti e anche storici che sostengono la shoah per un vero dibattito .solo in una occasione del genere la sua opinione sarà salva da false interpretazioni.

Anonimo ha detto...

quale luogo migliore dell'università per aprire un dibattito scentifico sull'olocausto?
Gli storici addomesticati avranno il coraggio di sostenere le loro verità?

Federico Roberti ha detto...

caro professore,
non si difenda ma li attacchi:

«Mia nonna fu uccisa da un soldato tedesco mentre era a letto malata. Mia nonna non è morta per fornire ai soldati israeliani la scusa storica per ammazzare le nonne palestinesi a Gaza. L’attuale governo israeliano sfrutta cinicamente e senza limiti il senso di colpa dei gentili per l’olocausto onde giustificare i suoi omicidii in Palestina».

Sir Gerald B. Kaufman, membro laburista del Parlamento britannico, ebreo di origine polacca.
[Dalla dichiarazione rilasciata il 15 gennaio u.s. durante il dibattito su Gaza alla Camera dei Comuni.
Qui il testo in lingua originale ed il relativo video:
http://www.monthlyreview.org/mrzine/kaufman170109.html]

Un forte abbraccio

Anonimo ha detto...

Quanto male che hai fatto.

Giovanni ha detto...

Tutta la mia stima e la mia solidarietà al professore. Purtroppo in Italia non si aspettava altro che il negazionista da mettere all'indice, c'erano già stati molti segnali in tal senso. Vivamo in un regime nel quale , al di là di tanta retorica, la libertà non esiste, o esiste solo finchè non si toccano certi argomenti. L'olocausto è un "fatto storico", sul quale non solo si può, ma si deve fare ricerca storica: c'è però chi ne vorrebbe fare una religione dogmatica, da credere senza porsi domande e chi se le pone viene bollato come "antisemita", il che equivale ad essere messo ai margini della società.
Onore a lei professore coraggioso; senz'altro quello che ha fatto le causerà molti problemi personali, ma resta il fatto che ha aperto molte menti di chi non osserva la realtà attraverso i filtri della propaganda del regime.

Antonio A. ha detto...

Caro Dott. Caracciolo,

l'avessi avuto io un professore di Filosofia del Diritto di siffatta specie! Il mio professore, noto per non presentarsi nemmeno agli esami (ma questa pare sia pratica usuale un po' dovunque, anche se, Deo Gratias, sono in pochi), era uno di quelli che non adorava particolarmente neanche il tenere lezione.

Ebbene, tra le rare e fugaci apparizioni del tizio in questione, una rimane tuttora degna di nota, anche se in negativo. Ossia quella all'indomani dell'ascesa al Governo da parte del "centro-sinistra", in quel 2006 turbinoso e incerto.

Due ore e passa di dissertazione contro Berlusconi (il quale, a differenza sua, Dottor Caracciolo, non gode di tutta questa stima da parte mia). Un teatrino che neanche Pingitore avrebbe saputo orchestrare meglio. Male parole, commenti sopra le righe, insulti e chi più ne ha più ne metta. Ammetto di essermi pure divertito un po': quantomeno sono rimasto fino all'ultimo senza simulare un finto interesse.

Ma il punto è un altro e mi scuso per questa mia prolissa premessa, alla quale suppongo debba esserne posta un'ulteriore. Non conosco la persona Antonio Caracciolo, se non da oggi, e per di più in virtù di un articolo a quanto pare diffamatorio. Ergo, sconosco il suo pensiero, sia su questo che su ogni altro argomento.

Ebbene. Se è però vero che lei abbia sempre sostenuto certe tesi riguardo la libertà di espressione (giustamente prioritaria rispetto a quella di stampa), il modus operandi di certa stampa (che è poi la quasi totalità), beh, non dovrebbe stupirla.

Il 'dogma sionista' non ammette "revisioni" - figuriamoci dubbi - riguardo la sua "divina" validità. Chi segue, seppur sporadicamente, le vicende legate a quella che viene tacciata come 'versione complottista' di quel nefasto 11 Settembre, sa già a cosa mi riferisco. Ostracismo subdolo e becero, fine a sé stesso e alla causa di questi infami.

Non fanno chiasso tutti quelli ebrei che, bontà loro, si distaccano da questa tremenda ideologia. Loro no, sono dei disertori! Meritano l'isolamento sociale, che è peggio della pena capitale.

Ed è quello che spetta anche a lei, Dottor Caracciolo. Mi spiace dirlo, e Dio solo sa quanto mi auguro che non debba patire le stesse sofferenze (psichiche, ancor prima che fisiche) di altri suoi illustri predecessori. Non parliamo di 'perseguitati', questo è un termine volutamente utilizzato per patologizzare una certa categoria di individui considerata "scomoda".

D'altro canto non ho alcun diritto di invogliarla alla giusta battaglia, anzitutto perché di mezzo non c'è la mia faccia bensì la sua, e in secondo luogo poiché non mi sento la persona più "qualificata" per farlo. Le ricordo solo che la Verità vince sempre, c'è poco da fare. Potrei sbagliarmi, ma fino ad ora sono andato maturando questo: non esiste motivazione più nobile ai fini di una lotta, che battersi per la Verità. Tutto il resto, che lo vogliamo o meno, sono chiacchiere.

Sappia però che non è solo. Saremo anche colpevolmente silenziosi, ma ci siamo anche noi. E sa che c'è? Siamo dalla sua parte!

Con Stima

Anonimo ha detto...

Totale solidarietà a Caracciolo.

AF

Gian Paolo Vallati ha detto...

La psicopolizia con i suoi servitori e zeloti ancora una volta in azione. Piena solidarietà al professore.

Anonimo ha detto...

Prf.CARACCIOLO
non credo che gli articoli 21 e 33 siano competenti in questa materia.
faccia suo l'appello del Prof cardini per organizzare un evento mediatico.
http://www.francocardini.net/Appunti/29.1.2009.html

Claudio ha detto...

Caro professor Caracciolo,
Le esprimo la mia totale solidarietà contro l'infame attacco degli sbirri di "Repubblica".
Mi consideri a Sua disposizione.
Claudio Mutti

Miguel Martinez ha detto...

Ho scritto un articolo sul tema, per chi volesse leggerlo.

http://kelebek.splinder.com/post/21552679/Gianni+Alemanno+chiede+la+test

Miguel Martinez

Anonimo ha detto...

La mia piu' totale solidarieta'.
Massimo

Matteo Pistilli ha detto...

Viva la libertà di ricerca! Contro chi vuole convincerci che "l'ignoranza è forza!"

Anonimo ha detto...

La libertà di pensiero e di opinione è sacra (o perlomeno dovrebbe...).
Solidarietà professore, lei è una grande persona!

Anonimo ha detto...

La libertà di pensiero e di opinione è sacra (o perlomeno dovrebbe...).
Riceva la ns solidarietà Professor Caracciolo.
CSFC-E.I.

Anonimo ha detto...

La libertà di pensiero e di opinione è sacra (o perlomeno dovrebbe...).
Riceva la ns solidarietà Prof. Caracciolo.

CSFC-E.I.

Maurizio Canosci SN ha detto...

Come portavoce pro-tempore del Centro Studi Socialismo Nazionale esprimo anome dell'associazione e personalmente la massima solidarietà al Prof. Caracciolo.
Da Uomo Libero non confuta i "dogmi preconfezionati" ma analizza, scruta e verifica i documenti ed i fatti della Storia.
Maurizio Canosci

Anonimo ha detto...

piena solidarietà a lei professore! Perchè non si venga censurati solo per essere antagonisti al pensiero comune! (oltretutto la penso proprio come lei, ed è da anni che sbatto in faccia a chi si oppone numeri e documenti, ricevendo la risposta che "non possono essere veri!")

D.M.

Anonimo ha detto...

Solidarietà a Caracciolo é dovere per ogni Uomo Libero che combatte contro l'usurocrazia apolide fondata su dogmi di propaganda mistificata con cui "quelli del pianto che paga" strangolano i Popoli e le Nazioni nella loro razzistica convinzione che noi tutti siamo solo "gojm".
Maurizio Canosci

Anonimo ha detto...

Chi infama revisionisti e negazionisti non ha mai avuto il coraggio di affrontarli in un pubblico dibattito, per eventualmente confutare o scalzare le loro tesi. Invece, con la vigliaccheria dei perdenti, li denuncia o li mette in galera come delinquenti per intimorirli e farli tacere.
Le carceri del mondo sono piene di gente per bene che hanno avuto solo il torto di pensarla diversamente dagli storiografi ufficiali, allineati alla olocaustolatria, ed hanno sacrificato i propri interessi per la libera ricerca della verità.
Solidarietà per Antonio Caracciolo.

sebastiano cosenza ha detto...

Egregio professor Caracciolo,
l'uso politico , strumentale ed economico della cosidetta Shoah é stato ampiamente descritto da commentatori , molti anche ebrei,sicuramente più famosi di Lei. L'industria dell'Olocausto é un business che serve ad arricchire i soliti noti e tappare la bocca a quanti vorrebbero fare seria ricerca storica . Purtroppo, é facile schierarsi e piegare la schiena a chi ha il potere del danaro e della comunicazione . Sono i farabutti imbrattatori di carta che si presentato al suo studio.
Noi lavoriamo sui blogs, difendiamo i diritti dei più deboli e degli oppressi, denunciamo lo scandalo di Gaza e siamo vicini alle popolazioni semite , i veri semiti, non quelli che non essendo tali si rifugiano nell'antisemitismo come ultima spiaggia per tentare di far tacere le nostre voci.
Le sono vicino nella sua lotta.
Sebastiano Cosenza , libero professionista - Milano

juni ha detto...

mi sono permessa di riportare il suo commento anche sul mio blog.
se desidera, me lo segnali che lo tolgo.

ha comunque tutta la mia solidarietà.

Luca ha detto...

L'idea che senza Shoah non sarebbe mai nato lo Stato d'Israele è un'idea diffusa, comune a molti, da opposte parti. L'ha fatta sua, in modi diversi, Israele fin dagli anni Sessanta, l'ha adottata il senso comune storiografico, l'hanno fatta propria i negazionisti, da Ahmadinejad agli antisemiti casarecci nostrani, che basano le loro affermazioni sul presupposto che la Shoah sia un'enorme menzogna creata per giustificare la nascita di Israele. L'ultimo libro dello storico del sionismo Georges Bensoussan affronta proprio questo paradigma interpretativo, smontandolo e criticandolo: lo Stato d'Israele è nato dal sionismo, ed era già in gran parte edificato durante i decenni dell'Yishuv, prima del 1948. La Shoah, e poi l'espulsione degli ebrei dei paesi arabi, trasformando l'emigrazione sionista da scelta di creazione di un mondo diverso a rifugio obbligato alla persecuzione, hanno in realtà mutato profondamente la natura dello Stato, ma non ne hanno determinato l'origine, un'origine che è nel sionismo russo di fine Ottocento, e non nella persecuzione e nello sterminio. Israele non è solo una garanzia di sopravvivenza per il mondo ebraico, è anche e soprattutto l'esito di uno sforzo innovativo volto a cambiare la Storia degli ebrei e la loro esistenza.

Anonimo ha detto...

Ecco quanto scrive oggi Blondet- sul suo sito Effedieffec a pagamento-sul caso del prof Caracciolo:"A chi mi chiede un commento rispondo: questa è la storia, continuamente ripetuta, del «calcio dell’asino»: il leone era morente, e allora l’asino si fece finalmente coraggio e lo scalciò.

calcio_asino.jpgNella Roma d’oggi, la parabola ha la variante descritta qui sopra: decine di asini fanno a gara a scalciare il leone, ora che possono farlo senza pericolo: Alemanno vuol essere il primo, il rettore Frati sgomita per scalciare, Piero Marrazzo non si vuol far superare in calci d’asino, e poi il presidente della Provincia Zingaretti, e giù anche quello della FGCI, e l’assessore capitolino Croppi, ed altri, ed altri. Nessuno può esimersi, tutti gli asini si producono in calci spaccaossa, perchè c’è Pacifici che guarda e prende nota degli asini più zelanti, di chi calcia più forte.

Il fatto è che il leone scalciato, qui, non è un leone se non per inerme coraggio: Antonio Caracciolo, uno fra i maggiori studiosi di Schmitt, a 58 anni, è ancora solo un ricercatore alla Sapienza. Facile perseguitarlo, togliergli il magro stipendio da precario, metterlo alla fame.

Assistiamo così alla scena disgustosa: una serqua di asini strapagati, parassiti privilegiati ben accomodati al potere, con poltrone inamovibili e locupleti di emolumenti miliardari a spese del contribuente, sta spaccando le ossa a uno studioso povero e precario, che debolmente accampa il suo diritto di ricerca, povero ingenuo che crede di vivere in un regime di libertà.

E’ esattamente il tipo di scene che, come ci hanno raccontato ad nauseam, avvenivano nella Germania degli anni ’30. Il che vuol dire che non abbiamo imparato mai nulla dalle continue visite ad Auschwitz.

Ad ogni generazione, accade il calcio degli asini. Purchè ne sia data licenza dal potere, lo stesso tipo di persone ignobili perpetrano le stesse ignobili persecuzioni su deboli che non possono difendersi.

Come già diceva Solgenitsin, in ogni momento storico c’è una quota di vili e di meschini, o di criminali assetati di sangue, su cui il Potere malvagio - qualunque sia - può contare per compiere atti ripugnanti: come delatori, aguzzini, kapò, linciatori, si offrono volontariamente. Non importa l’etichetta ideologica: ogni scusa è buona agli asini per scalciare, quando gli danno il permesso di farlo.

Oggi, i nazisti di questa generazione sono Alemanno, Frati, Croppi, Zingaretti e Marrazzo, e il ripugnante nano morale della FGCI; e l’ebreo, oggi, è Antonio Caracciolo. Del resto, la frase del rettore Frati contro Caracciolo rivela più di quanto l’asino capisca: «Vada a Dachau».

Sì, a Dachau, a Dachau! Sbattiamoli tutti a Dachau, quelli che non si adeguano al pensiero conforme!

Di seguito la dignitosa autodifesa del Caracciolo: «Mi dicono che sono in prima pagina su Repubblica... Come un mostro?».

Maurizio Blondet

ale... ha detto...

professore vada avanti e non si fermi...è un chiaro attacco strumentale e io che credevo di vivere in Italia e non in israele...ù palese come il sindaco di Roma sia ormai Pacifici...

Anonimo ha detto...

la mia solidarieta' assoluta professore . Io penso che stiamo ritornando ai tempi di Galileo . Ora secondo certe persone tutti devono credere le fandonie propagate dai vinciori della seconda guerra mondiale .
Per quei lettori che capiscono l'inglese il video di sotto aprira' gli occhi una volta per tutte al riguardo di una delle delle piu' grandi menzogne del ventesimo secolo . Il signor Zundel e' in galera in questo momento per aver osato dire che l'imperatore e' nudo !


http://video.google.com/videosearchclient=opera&rls=en&q=david+cole+and+Zundel&sourceid=opera&oe=utf-8&um=1&ie=UTF-8&ei=mODhStuSIof5_AbfyMD8AQ&sa=X&oi=video_result_group&ct=title&resnum=1&ved=0CBAQqwQwAA#

rattus ha detto...

solidarietà da un anarchico.

Casuale ha detto...

Solidarietà ad un uomo che ha il coraggio di dire sempre la verità

Anonimo ha detto...

E' evidente che la libertà di pensiero vale solo quando parlano i protetti del sistema....lei, prof. Caracciolo, mi sembra che in sostanza dica: la persecuzione degli ebrei è un dato di fatto, mentre forti dubbi ci sono sia sul numero dei morti che sulle modalità. Correttissimo. La ricerca storica a questo serve, e non - come dice il rettore - a negare fatti storici. E questo non garba a qualcuno....a qualcuno non basta che ci sia stata "una persecuzione" ed "uno sterminio" (come hanno fatto e fanno anche: USA contro Indiani, Israele contro Palestinesi, Unione sovietica contro kulaki, Pol Pot contro i Cambogiani, non ne parliamo poi dell'africa). Loro vogliono che ci sia "LA PERSECUZIONE" e "LO STERMINIO".
Pertanto che difende il libero pensiero non può che esserle solidale.

Luca Paolo ha detto...

Non la conoscevo prima e sono rimasto positivamente colpito da quanto scrive sul suo blog.
L'articolo di Repubblica mi puzzava di marcio già appena letto. Io mi ritengo, come molti qui, un libero pensatore e soprattutto un fervente credente nella libertà di pensiero e di espressione.
Purtroppo al giorno d'oggi, in un sistema informativo concentrato nelle mani di pochi e caratterizzato da una commistione di interessi ben precisi, è pressoché impossibile passare inosservati quando si osano toccare argomenti intrattabili. Personalmente non credo mai e dico MAI a quello che leggo in prima istanza, ma cerco di formarmi un'opinione articolata e argomentata risalendo alle fonti quanto più originarie possibili, vagliando le tesi di fautori e detrattori, e così via. Al di là delle opinioni personali su un evento storico di portata comunque tragica, resta la vergogna di questo giornalismo (purtroppo mainstream) contemporaneo, che pur di far notizia e di risollevarsi dall'anonimità cui evidentemente la pochezza di contenuti l'aveva relegato (il blog di Pasqua), non esita un istante a stravolgere le legittime constatazioni di una persona erudita rea di aver provato semplicemente a insinuare, se non il beneficio del dubbio (requisito essenziale del progresso scientifico) come metodo scientifico, quanto meno un ammonimento a diffidare dai dogmi nelle menti dei suoi lettori.
Mi spaventa sapere che oggi è toccato a lei, e domani potrebbe toccare a me. E che i sostenitori del pensiero unico possono contare su forze e risorse infinitamente più grandi delle nostre.
Forse le menti "aperte" (e con questo intendo dire "aperte" ad ascoltare e, nel caso, accogliere qualsiasi punto di vista come accettabile e legittimo; persone intellettualmente oneste, disposte a mettersi in gioco e tornare anche sui propri passi se superati da altri) dovrebbero finalmente progettare qualcosa di unitario, un obiettivo comune, di qui a qialche decennio.
Penso a diffondere principi per quest'epoca rivoluzionari e purtroppo tanto inflazionati da essere quasi scomparsi: il diritto a non morire di fame; a non essere incarcerati o "sospesi" soltanto per aver osato mettere in discussione non il merito, ma il metodo (sic!) della storiografia dei vincitori (chiunque essi siano); a non dover rinunciare a fare figli perché non ci se lo può permettere; a non vivere per lavorare, in un'epoca in cui la tecnologia non è mai stata così avanzata e sufficientemente diffusa per non sostituire l'uomo nella maggior parte dei lavori; a non doversi adeguare alla al mainstream, a tutto ciò che è dogma e in quanto tale ripudia il confronto dialettico.
Sono stato prolisso e un po' confusionario, ma ciò che mi premeva esprimere è la mia massima solidarietà nella vicenda, la stima per una voce a favore della vera libertà di ricerca (anch'io sono ricercatore, seppur in ambiti diversi) e per aver messo ulteriormente a nudo i perversi meccanismi di autoriproduzione del potere. Peccato che siano in pochi a capirlo.
Le auguro di non dover subire provvedimenti che sarebbero ingiustificabili ad una mente aperta, ma purtroppo so che c'è da aspettarsi il peggio dal dominio del pensiero singolo.

Saluti e un abbraccio

Luca Paolo ha detto...

Non la conoscevo prima e sono rimasto positivamente colpito da quanto scrive sul suo blog.
L'articolo di Repubblica mi puzzava di marcio già appena letto. Io mi ritengo, come molti qui, un libero pensatore e soprattutto un fervente credente nella libertà di pensiero e di espressione.
Purtroppo al giorno d'oggi, in un sistema informativo concentrato nelle mani di pochi e caratterizzato da una commistione di interessi ben precisi, è pressoché impossibile passare inosservati quando si osano toccare argomenti intrattabili. Personalmente non credo mai e dico MAI a quello che leggo in prima istanza, ma cerco di formarmi un'opinione articolata e argomentata risalendo alle fonti quanto più originarie possibili, vagliando le tesi di fautori e detrattori, e così via. Al di là delle opinioni personali su un evento storico di portata comunque tragica, resta la vergogna di questo giornalismo (purtroppo mainstream) contemporaneo, che pur di far notizia e di risollevarsi dall'anonimità cui evidentemente la pochezza di contenuti l'aveva relegato (il blog di Pasqua), non esita un istante a stravolgere le legittime constatazioni di una persona erudita rea di aver provato semplicemente a insinuare, se non il beneficio del dubbio (requisito essenziale del progresso scientifico) come metodo scientifico, quanto meno un ammonimento a diffidare dai dogmi nelle menti dei suoi lettori.
Mi spaventa sapere che oggi è toccato a lei, e domani potrebbe toccare a me. E che i sostenitori del pensiero unico possono contare su forze e risorse infinitamente più grandi delle nostre.
Forse le menti "aperte" (e con questo intendo dire "aperte" ad ascoltare e, nel caso, accogliere qualsiasi punto di vista come accettabile e legittimo; persone intellettualmente oneste, disposte a mettersi in gioco e tornare anche sui propri passi se superati da altri) dovrebbero finalmente progettare qualcosa di unitario, un obiettivo comune, di qui a qialche decennio.
Penso a diffondere principi per quest'epoca rivoluzionari e purtroppo tanto inflazionati da essere quasi scomparsi: il diritto a non morire di fame; a non essere incarcerati o "sospesi" soltanto per aver osato mettere in discussione non il merito, ma il metodo (sic!) della storiografia dei vincitori (chiunque essi siano); a non dover rinunciare a fare figli perché non ci se lo può permettere; a non vivere per lavorare, in un'epoca in cui la tecnologia non è mai stata così avanzata e sufficientemente diffusa per non sostituire l'uomo nella maggior parte dei lavori; a non doversi adeguare alla al mainstream, a tutto ciò che è dogma e in quanto tale ripudia il confronto dialettico.
Sono stato prolisso e un po' confusionario, ma ciò che mi premeva esprimere è la mia massima solidarietà nella vicenda, la stima per una voce a favore della vera libertà di ricerca (anch'io sono ricercatore, seppur in ambiti diversi) e per aver messo ulteriormente a nudo i perversi meccanismi di autoriproduzione del potere. Peccato che siano in pochi a capirlo.
Le auguro di non dover subire provvedimenti che sarebbero ingiustificabili ad una mente aperta, ma purtroppo so che c'è da aspettarsi il peggio dal dominio del pensiero singolo.

Saluti.

italiano ha detto...

carissimo antonio,
due anni fa ero a Teramo a sostenere Moffa e le sue iniziative.
Allora conobbi anche la tua tenace voglia di verità storica, che poi hai sviluppato in internet con approfondimenti che saranno preziosi per tutti noi che combattiamo la stessa battaglia.
Vale più una testa pensante, pacata ma decisa, che mille manifestazioni in cui, scioccamente, si bruciano le bandiere usa ed israele.
I criminali americani e sionisti si combattono rivelando le loro falsità.
È sullo stravolgimento della storia che i sionisti fondano il loro indiscusso potere.
Un potere che si è consolidato dopo la seconda guerra mondiale e che rischia di schiavizzare l'umanità.
Ma non servono nuove guerre o, meglio, la guerra da combattere è quella della verità storica.
Se crolla la menzogna dell'Olocausto, crollerà Israele, crollerà l'America e poi sarà la volta degli altri inganni, quello cattolico e quello musulmano.
E finalmemte ricominceremo a pensare e vivere con le nostre teste!
Luciano

Anonimo ha detto...

Professore, non so come ringraziarLa per l'enorme coraggio da lei dimostrato nell'affrontare questi mostri per combattere per la libertà di pensiero a vantaggio di tutti noi. Le esprimo tutta la mia solidarietà e Le auguro di vincere la sua battaglia.
FF - Roma

Anonimo ha detto...

Caro Caracciolo,
Mi unisco a chi le ha espresso solidarietà. La invito a non lasciarsi abbattere dalla miseria di questi attacchi.
Saluti da Marcello "Teofilatto" Bernacchia

Anonimo ha detto...

Massima solidarietà al Prof. Caracciolo per l'infame attacco da parte dei mass media asserviti agli impostori sionisti.


Antonio Grego

federico ha detto...

Totale solidarietà al ricercatore Antonio Caracciolo!
Continui così!

Federico
-www.TotenKopf.it-

Anonimo ha detto...

La libertà di parola è sempre stata una farsa, è per questo che anch'io ho chiuso il mio blog. Tutti ragionano come dice la 'Repubblica' o quale altro giornale nazionale.
Anch'io ho avuto seri dubbi sull'olocausto, alimentati anche dal fatto che ci sono stati sempre negazionisti, ma oggi è scandalo, è un argomento tabù.
Mi piace il Suo blog. Non sono convinta della sua lettura su Nabokov e Lolita... ma appunto a ognuno le sue idee. Grazie per pubblicare i Suoi studi.
Una studentessa di lettere (uniroma2)

alfonso ha detto...

Ma perchè proprio ieri? Perchè proprio ieri è partito l'ordine di Pacifici? Semplice, si doveva creare il caso politico, la risonanza infamante. E ieri, per pura coincidenza, Alemanno illustrava a delle scuole romane il viaggio della memoria (corta...) ad Auschwitz.
Signor sindaco, ma come? Lei presenta questo viaggio "nel tunnel più nero dell’animo umano" e contemporaneamente nella sua città un fanatico professore nega l'esistenza dell'olocausto? Cosa ha da dire in proposito?
Mi attiverò con il rettore affinché il professore venga sospeso!

Ed io vivo in un paese così...

Avanti tutta, Professore!
Siamo in tanti.
Ci vogliono chiusi nelle nostre case. Ci troveranno tutti in piazza!

Alfonso

alfnso ha detto...

Ma perchè proprio ieri? Perchè proprio ieri è partito l'ordine di Pacifici? Semplice, si voleva creare il caso politico, la risonanza infamante. E ieri, per pura coincidenza, Alemanno illustrava a delle scolaresche romane il viaggio della memoria (corta...)ad Auschwitz.
Signor sindaco, ma come? Lei oggi presenta questo viaggio "nel tunnel più nero dell'animo umano" e contemporaneamente nella sua città un fanatico professore nega l'olocausto? Cosa ha da dire in proposito?
Mi attiverò con il rettore affinchè il professor venga sospeso!

Ed io vivo in un paese così.

Avanti tutta, Professore!
Siamo in tanti.
Ci vogliono chiusi nelle nostre case. Ci ritroveranno tutti in piazza!

Alfonso

Anonimo ha detto...

E' d'obbligo esprimere la mia solidarietà al prof. Caracciolo! Come al solito la stupenda Italia DEMOCRATICA su certi argomenti si fa da parte e rientra la solita retorica dei cattivi negazionisti. Mi solo domando perchè si studi e si facciano ricerche ancora sull'epoca greca e romana, medioevale oppure risorgimentale (scoprendo sempre cose nuove ed, in certi casi, stravolgendo i fatti storici) mentre sulla storia dall'illuminismo in poi si parla per comma assoluti con nessuna possibilità di modifica o revisione???
Riaffermo la mia piena solidarietà nei suoi confronti e spero che di persone come lei (ricercatori veri!) ce ne siano altre!

Vandea ha detto...

Un plauso a Voi, Prof.Caracciolo, perchè, in un mondo di schiavi asserviti dal pensiero unico partorito dalla finto libero pensiero, avete dimostrato che l'Uomo libero esiste ancora.

Quello che si sta muovendo contro di Voi è la tremenda inquisizione della nuova religione globale olocaustica che di santo non ha nulla.

Non rimarra solo.

SOLIDARIETA'

Con stima
Pietro Paolo Messina

werther ha detto...

Tutta la mia solidarietà al Prof. Caracciolo.

Il "politicamente corretto" è l'infame paravento di un totalitarismo che non vuole mostrare la sua vera faccia.

Con stima
Gianpaolo

marco ha detto...

Chi sta dalla parte della Verità e della Giustizia, alla fine, vince sempre. Ho immensa stima di persone libere e coraggiose come Lei.
Marco

marco ha detto...

Solidarietà piena ad un uomo libero e coraggioso. Chi sta dalla parte della Verità e della Giustizia, alla fine, vince sempre.
Con immensa stima,
Marco

Contea ha detto...

Solidarietà per il professore! Viva la libertà di pensiero, viva il coraggio degli uomini liberi! Pronto a scendere in piazza contro questa psicopolizia prima che sia troppo tardi.

Freeman ha detto...

Professore, per quel poco che serve, ha il mio sostegno.

@ luca
Non colgo il nesso tra quanto scrivi ed il fatto che Israele sia di fatto una potenza neocolonialista.
Ma in ogni caso, quanto affermi viene smentito dagli stessi diari di Ben Gurion (anche dalla versione edulcorata e ripulita che circola ufficialmente), nonché da una fugace lettura del noto libro di Finkelstein.

ardito ha detto...

caro professore caracciolo, oggi le verità vengono seppellite, mentre il falso viene osannato, la libertà non ha mai preso piede su questa terra, è stata sempre soppraffatta dal falso, per questo ci sono e ci saranno sempre le guerre, lei faccia una cosa semplice si metta nelle mani del CRISTO GESU' e del DIO, vincerà la battaglia ed anche la guerra. Tantissimi anni fa, ho avuto come comandante della nave un Caracciolo, perciò dico avanti tutta.

Anonimo ha detto...

L'unica cosa che deve fare è NON PARLARE MAI PIU' con uno di quei giornalai che scrivono su repubblica, corriere della sera e altre porcate varie, ma penso che ormai lo ha capito da solo.
Scriva soltanto lettere, quelle non dovrebbero manipoloargliele.
Giulio

Anonimo ha detto...

Esimio professor Caracciolo seguo il suo blog da parecchio tempo ormai. Una cosa curiosa ed oscena allo stesso tempo è che quel miserabile giornalista che l'ha intervistata non ha rivelato che lei solo marginalmente si è occupato di temi revisionistici ma che al contrario per la maggior parte dei suoi interventi ha sempre trattato argomenti riguardanti il genocidio del popolo palestinese da parte degli israeliani e sopratutto della copertura mediatica data dagli asserviti media italiani al riguardo. La falsità di questo pseudo giornalista servo fa veramente vomitare ed evidenzia chiaramente un intento freddamente persecutorio nei suoi confronti. Lei è una grande persona Prof. Caracciolo, coraggiosa ed onesta. Ha tutta la mia completa ed assoluta solidarietà. Tanti cari ed affettuosi saluti.

Anonimo ha detto...

DIETRO FRONT-
NON CHIAMATELO PIU OLOCAUSTO MA SOLO SHOAH-
impartiti ordini superiori agli storici-
avete notato che i media non parlano piu di OLOCAUSTO ma solo shoah?
ECCO GLI ORDINI DIRETTAMENTE DALLA CENTRALE OPERATIVA
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=29&sez=120&id=31671

Anonimo ha detto...

"Absolutely Not in Their Name, Not in Ours"
di Michael Warschawski


Assolutamente No! Non nel loro nome, Non nel nostro. Ehud Barak, Tzipi Livni, Gabi Ashkenazi e Ehud Olmert--non osate mostrare la faccia durante una ceremonia per commemorare gli eroi del ghetto di Varsavia, Lublin, Vilna o Kishinev. E neanche voi dirigenti di Peace Now, per cui la pace significa la pacificazione della resistenza palestinese, con ogni mezzo, incluso la distruzione di un popolo.

Se ci sono, io stesso farò il possibile per espellervi da questi eventi, perche la vostra presenza sarebbe un sacrilegio immenso. Non nei loro nomi Non avete diritto di parlare in nome dei martiri del nostro popolo. Voi non siete Anna Frank del lager di Bergen Belsen, ma invece Hans Frank,il generale tedesco che agì per affamare e distruggere gli ebrei di Polonia. Non rappresentate nessuna continuità con il ghetto di Varsavia, perche oggi il ghetto e' qui davanti a voi, il bersaglio dei vostri carri armati e la vostra artiglieria, e si chiama Gaza. Gaza, che voi avete deciso di eliminare dalla carta, come il generale Frank voleva eliminare il ghetto. Ma a differenza dei ghetti di Polonia e Bielorussia, dove gli ebrei sono stati abbandonati da quasi tutti, Gaza non sara' eliminata perche milioni di uomini e donne da tutto il mondo stanno costruendo uno scudo umano potente che porta due parole: Mai Più Non in nostro nome!

Insieme a decine di migliaia di ebrei dal Canada alla Gran Bretagna, dall' Australia alla Germania, vi avvertiamo: non osate parlare a nome nostro perche vi perseguiremo anche, se necessario, all'inferno dei criminali di guerra, e ricacceremo le vostre parole giù per le vostre gole, fino a farvi chiedere perdono per averci coinvolto nei vostri crimini. Noi, e non voi, siamo i figli di Mala Zimetbaum e Marek Edelman, di Mordechai Anilevicz e Stephane Hessel, e portiamo il loro messaggio all'umanità per tutelare la resistenza di Gaza: "Lottiamo per la nostra libertà e la vostra, per il nostro orgoglio e il vostro, per la nostra dignità umana, sociale, e nazionale e la vostra" (Appello dal Ghetto al mondo, Pasqua, 1943) Ma per voi, i leader di Israele, "liberta" e' una parola sporca. Non avete nessun orgoglio e non capite il significato della dignità umana. Noi non siamo "un'altra voce ebrea", ma invece l'unica voce ebrea capace di parlare a nome dei martiri torturati del popolo ebreo. La vostra voce e' nient'altro che i vecchi clamori bestiali degli assassini dei nostri antenati.


(AIC)

Paolo ha detto...

Prof Caracciolo, Le esprimo tutta la mia solidarietà.
Vada avanti così: le persone libere sono tutte con Lei.

@ tutte le persone che hanno scritto frasi come:
"Non condivido la tua idea ma combatterò perchè tu la possa esprimere" o simili.

Forse non avete colto bene che le idee oggetto della polemica che si è creata non sono la revisione o la negazione di certi fatti della recente storia europea, ma proprio la libertà di espressione e di ricerca come sono costituzionalmente garantiti dagli art. 21 e 33.

Un saluto

Miguel Martinez ha detto...

Dieci domande al Magnifico professor Luigi Frati

Anonimo ha detto...

le consiglio di non rilasciare interviste e di limitarsi a risposte scritte, cercando di capire chi si sta muovendo con tanta decisione. Crdo che la destra nazionalista ebraica ed israeliana siano rimasti sconcertati che l'attacco sia pertito da Repubblica, giornale che non amano spiazzandoli. consiglio prudenza

Waa359 ha detto...

La chiamino come gli pare,Olocau$to o $hoah.....sempre una TRUFFA rimane!

Una e$torsione economica ai danni dei Tedeschi.
Un ricatto morale verso ogni europeo.

Anonimo ha detto...

Le scrivo per esprimerle la mia più totale solidarietà.
Mi dispiace per lei ma credo che questa volta non ci sarà da parte di Repubblica una raccolta firme a suo favore!
Non si lasci intimidire!
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

Anonimo ha detto...

Tenga duro.
Complimenti per il coraggio contro la nuova isteria repressiva del XXI secolo

Anonimo ha detto...

Ipotesi

forse questo è il motivo dell'attacco e del poco entusiasmo di informazione corretta e destra nazionalista ( a differenza del problema emerso con Israele)1 Repubblica dedica due pagine a un blog , gestito da uno di Forza italia2 Forza Italia e la destra hanno sempre attaccato repubblica e si sono fatti paladini di israele: 3 negli usa la comunità ebraica si è spaccata ed è nata l'associazione degli ebrei di sinistra J street, invisa all'Aipac4 repubblica , come ha appoggiato Obama, probabilmente appoggerà questa associazione e così la sparuta minoranza ebraica di sinistra italiana5l'attacco al blog può essere letto in questa direzione: la destra italiana in realtà appoggia il vero antisemitismo e negazionismo a differenza di repubblica, da sempre sotto accusa, che denuncia il misfatto
Vedremo se compariranno articoli su j. street costringendo la destra ad uscire allo scoperto oppure a rimarcare le proprie posizioni

Anonimo ha detto...

Ipotesi

forse questo è il motivo dell'attacco e del poco entusiasmo di informazione corretta e destra nazionalista ( a differenza del problema emerso con Israele)1 Repubblica dedica due pagine a un blog , gestito da uno di Forza italia2 Forza Italia e la destra hanno sempre attaccato repubblica e si sono fatti paladini di israele: 3 negli usa la comunità ebraica si è spaccata ed è nata l'associazione degli ebrei di sinistra J street, invisa all'Aipac4 repubblica , come ha appoggiato Obama, probabilmente appoggerà questa associazione e così la sparuta minoranza ebraica di sinistra italiana5l'attacco al blog può essere letto in questa direzione: la destra italiana in realtà appoggia il vero antisemitismo e negazionismo a differenza di repubblica, da sempre sotto accusa, che denuncia il misfatto
Vedremo se compariranno articoli su j. street costringendo la destra ad uscire allo scoperto oppure a rimarcare le proprie posizioni

Anonimo ha detto...

Dalla Spagna, esprimo la mia piena solidarietà al prof. Caracciolo. Avanti.

MAM

Waa359 ha detto...

Il rettore dell’Università ,dove lavora il Caracciolo, ha avuto la bella pensata di intervenire a gamba tesa nel “succoso” ,e politicamente corretto e redditizio, piatto con questa affermazione:

“Il professore Antonio Caracciolo farebbe bene ad andare a Dachau, dove io sono stato all’età di 16 anni, oppure, se non può recarsi all’estero, dovrebbe visitare almeno le Fosse Ardeatine”, ha detto il rettore….

WaA359 precisa e chiede a tale pozzo di “conoscenza” storica:

Che cosa si deve vedere a Dachau ?
Le camere a gas?
Ci racconti che cosa ha visto ,il rettore a 16 anni, a Dachau!
Sicuramente ha visto la “camera a gas” ,vista la sua età e il periodo in cui ha visitato quel lager!
Se il rettore va OGGI a Dachau…avrà una gran BELLA sorpresa!
Saprà che in quella “gaskammer” NON è mai stato gasato alcuno ,ebreo eletto o semplice Goj!
Contrariamente a Norimberga ed i suoi olotestimoni!
Si apra questo link

http://farm4.static.flickr.com/3257/2738025549_0379f9dbb8.jpg

… e potrà leggere coi suoi occhi !

Anonimo ha detto...

mò ci mancava solo la cazzata che gli ebrei americani si sono spaccati in 2 organizzazioni contrapposte....tsk....potenza dei media

Federico Roberti ha detto...

la catena logica è esattamente l'opposto di quella delineata da Luczippi nel suo commento del 23 ottobre 2009 21.19:

crollo-ridimensionamento degli Stati Uniti, crollo-ridimensionamento di Israele (che dai primi dipende SOSTANZIALMENTE in termini finanziari e militari), libertà di ricerca sugli eventi pre/durante/post seconda guerra mondiale.
perché la storia viene sempre scritta dai vincitori. fino a quando sono tali

Gabry ha detto...

Sono passato per lasciare un commento di sostegno e supporto in difesa della libertà di pensiero. Sono molto colpito da quello che sta succedendo credo che stiamo tutti sottovalutando il grosso pericolo (Trattato di Lisbona) che vi sia una nuova più grande e pericolosa caccia alle streghe in una nuova Unione Sovietica d'Europa. Tempi oscuri se un avvenimento storico diventa Dogma intoccabile e la libertà viene calpestata così vergognosamente.

Anonimo ha detto...

Caro prof. Caracciolo,
Le esprimo tutta la mia solidarietà per gli ignobili attacchi di cui è stato fatto oggetto e ancora la mia stima per la sua opera di filosofo e ricercatore.
Massimo Maraviglia, Milano

Anonimo ha detto...

La libertà di espressione è sacrosanta,esprimo solidarietà al professore
invitandolo a continuare a sostenere le sue tesi.