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L’occasione di questa scheda autonoma della nostra ricerca sulla “Israel lobby e la politica estera italiana” ci è data da un testo appena uscito sul sito dell’UCEI e ripreso da una rassegna italiana del cosiddetto “cristianesimo sionista” – ed ora anche da una nota testata sionista e dal “loro” circuito –, da noi poco noto, ma assai rilevante negli USA e su cui andrà fatto un discorso a parte. Direi che in questo caso si pone nuovamente il problema della doppia o triplice fedeltà. Apprendiamo, dunque, da una fonte diretta, che esiste una “comunità di Italkim”, ossia di ebrei italiani che risiedono in Israele, essendone chiaramente cittadini: «Siamo un gruppo di ascoltatori di Rai News 24, residenti in varie città d’Israele…». Non capisco se oltre a quella israeliana possiedono anche la cittadinanza italiana. E se pagano pure il canone RAI! Non so se votino contemporaneamente in Italia e in Israele, ma sembra ovvia la loro pretesa di poter dettare la politica estera italiana e addirittura il palinsesto della Rai, con una curiosa richiesta di «contraddittorio» da parte di una comunità che non ammette il contraddittorio alla sua propaganda, sbattendo in galera, quando può, chi la pensa diversamente da loro! Le nostre legislazioni sono state inquinate da leggi liberticide e pretendono solo per loro ciò che negano agli altri. Si «indignano» per una trasmissione televisiva, che ancora non controllano del tutto, e non consentono all’anziano ebreo Hessel di «indignarsi» per ciò che loro, sionisti, a nome dell’«ebraismo», hanno fatto al popolo palestinese! Come italiano, non ebreo e antisionista, non mi è mai venuto in mente di dettare a televisioni e giornali israeliani cosa possono o non possono dire! Degli ebrei – lasciamo ora da parte i “sionisti” (v. § 3) – si pretende che siano non una religione, ma un “popolo”. Ma possono essere gli ebrei italiani un “popolo” nel seno di un’altro “popolo” (italiano, francese, inglese, spagnolo, tedesco...)? E se in ipotesi, anziché bombardare la Libia, l’Italia fosse chiamata dai vincoli NATO ovvero da una risoluzione ONU a bombardare Israele, per proteggere la popolazione civile di Gaza, di Cisgiordania o della stessa Israele, gli ebrei d’Italia verso chi si sentirebbero legati? E, per altro verso, a quale titolo gli ebrei italiani di Israele pretendono di dettare l’agenda politica di 60 milioni di italiani non ebrei? Sono soltanto alcuni problemi che cercheremo di chiarirci in questo post, dove raccoglieremo e studieremo le notizie riguardanti le prese di posizione degli “Italkim”, come abbiamo appena appreso si chiamano gli ebrei che dall’Italia si sono trasferiti in Israele, assumendone la cittadinanza.
Sommario: 1. Gli “Italkim” e Vittorio Arrigoni. –
1. Gli “Italkim” e Vittorio Arrigoni. – La morte di Vittorio Arrigoni (un «operatore»!) ha posto e sempre più porrà alla coscienza di un numero crescente di italiani (ad una sola fedeltà e cittadinanza) il problema della politica estera italiana e del suo schiacciamento nel sostegno ad Israele, ossia lo stato costituitosi nel 1948 sull’ondata immigratoria che dal 1882 fino ad oggi continua a fare “pulizia etnica” della popolazione autoctona palestinese, definita “terrorista” se appena osa resistere e pretendere di darsi autonomamente una propria dirigenza, come è stato nel caso di Hamas, la cui demonizzazione quotidiana ha raggiunto i livelli massimi dell’isteria propagandistica, come si nota anche nel testo reso pubblico dall’UCEI. Diciamo subito che consideriamo un simile sostegno alla stregua della innaturalità della politica estera americana rispetto agli interessi effettivi del popolo americano, già rilevata da Mearsheimer e Walt (uno dei due mi dicono sia pure ebreo). Il sostegno che Franco Frattini offre allo stato e alla politica di Israele è contro gli interessi della quasi totalità dei cittadini italiani, che sulla scorta dell’assassinato Enrico Mattei (della cui morte pure non si è mai saputo nulla di preciso) dovrebbe tenere ben altra condotta verso gli stati arabi e musulmani. Un simile sostegno lo si può razionalmente spiegare solo come un risultato ottenuto dalla Israel lobby, attraverso modalità e canali che stiamo appunto tentando di enucleare. Un testo qualsiasi lo si può leggere con ben altra ottica da quello dei suoi estensori. Ma è così forte e radicato il “pregiudizio” di questi signori che considerano un sacrilegio, una bestemmia, un crimine la mera possibilità che si possa concepire un “punto di vista” diverso dal loro. Per noi sono istruttivi e rivelatori i “pregiudizi” dei nostri “italkim”. Esistono in Italia “ricercatori” troppo occupati a scovare pregiudizi “antiebraici” (attività pagata per giunta non da Israele, ma addirittura dal contribuente italiano) per chiedersi se non esistano loro propri pregiudizi, in questo caso “ebraici” o meglio “sionisti”. Una persona di normale cultura considera una cosa negativa in sé l’avere “pregiudizi” di sorta. Vogliamo avere solo ponderati e meditati “giudizi”: come se fosse un pidocchio, appena scoperto in noi stessi un pregiudizio, ce ne le liberiamo subito. La questione di merito, contenuta nel “reclamo” a Rainews (la cui trasmissione non abbiamo visto), da parte degli Italkim, può essere liquidata in poche righe e non merita altra attenzione. Gli “Italkim” non vogliono accettare l’idea che Vittorio Arrigoni non si trovasse a Gaza in vacanza, o per lavoro. Stava lì ad un tempo per ragioni umanitarie, già durante “Piombo Fuso”, portando le barelle con i feriti e i morti ammazzati dallo “Stato ebraico (?!)”, di cui gli “Italkim” pare facciano parte a pieno titolo. Esisteva, quindi, il concreto pericolo che già allora qualche “Italkim” dell’esercito israeliano avesse potuto uccidere l’«italiano» Vittorio Arrigoni, la cui posizione antisraeliana e antisionista era nota a chiunque: una posizione ferma, netta, senza se e senza ma. E ci chiediamo quanti Itakim, membri dell’esercito israeliano abbiano potuto uccidere quanti palestinesi. L’ebreo Ilan Pappe, costretto all’emigrazione da Israele e oggetto di loro contumelie incessanti, ha negato l’esistenza proprio di quella «situazione di conflitto» che gli Italkim menzionano nella loro Lettera a Rainews. Egli sostiene che il termine “conflitto” rinvia ad una “dualità”, che in realtà non esiste, essendovi soltanto da sempre l’unilateralità della aggressione, dell’immigrazione e della colonizzazione violenta. Avevo seguito la vicenda di quando Vittorio, per sfregio, era stato tenuto prigioniero in un cesso israeliano infestato da parassiti. L’oltraggio ed il disprezzo era evidente e non può essere dimenticato da nessun italiano che si fosse tenuto informato di quanto succedeva ad un altro italiano. Non ricordo nessuna presa di posizione degli “Italkim” a favore dell’italiano Vittorio Arrigoni, verso il quale – vivo o morto – da parte sionista sono sempre giunti e giungono tuttora insulti e contumelie. Il dilemma è ora spietato e ineludibile: con Arrigoni o con gli “Italkim”? Con Viki o contro Viki? Io, italiano ad una sola cittadinanza, sto con Vittorio Arrigoni e non credo che i talmudismi degli Italkim possano eludere la questione. Il documento che ci hanno tuttavia offerto è prezioso non per le “domande” che pongono a Rainews e le “risposte” che pretendono, ma per quelle che su quella base poniamo a noi stessi e neppure ci sogniamo di rivolgere loro.
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L’occasione di questa scheda autonoma della nostra ricerca sulla “Israel lobby e la politica estera italiana” ci è data da un testo appena uscito sul sito dell’UCEI e ripreso da una rassegna italiana del cosiddetto “cristianesimo sionista” – ed ora anche da una nota testata sionista e dal “loro” circuito –, da noi poco noto, ma assai rilevante negli USA e su cui andrà fatto un discorso a parte. Direi che in questo caso si pone nuovamente il problema della doppia o triplice fedeltà. Apprendiamo, dunque, da una fonte diretta, che esiste una “comunità di Italkim”, ossia di ebrei italiani che risiedono in Israele, essendone chiaramente cittadini: «Siamo un gruppo di ascoltatori di Rai News 24, residenti in varie città d’Israele…». Non capisco se oltre a quella israeliana possiedono anche la cittadinanza italiana. E se pagano pure il canone RAI! Non so se votino contemporaneamente in Italia e in Israele, ma sembra ovvia la loro pretesa di poter dettare la politica estera italiana e addirittura il palinsesto della Rai, con una curiosa richiesta di «contraddittorio» da parte di una comunità che non ammette il contraddittorio alla sua propaganda, sbattendo in galera, quando può, chi la pensa diversamente da loro! Le nostre legislazioni sono state inquinate da leggi liberticide e pretendono solo per loro ciò che negano agli altri. Si «indignano» per una trasmissione televisiva, che ancora non controllano del tutto, e non consentono all’anziano ebreo Hessel di «indignarsi» per ciò che loro, sionisti, a nome dell’«ebraismo», hanno fatto al popolo palestinese! Come italiano, non ebreo e antisionista, non mi è mai venuto in mente di dettare a televisioni e giornali israeliani cosa possono o non possono dire! Degli ebrei – lasciamo ora da parte i “sionisti” (v. § 3) – si pretende che siano non una religione, ma un “popolo”. Ma possono essere gli ebrei italiani un “popolo” nel seno di un’altro “popolo” (italiano, francese, inglese, spagnolo, tedesco...)? E se in ipotesi, anziché bombardare la Libia, l’Italia fosse chiamata dai vincoli NATO ovvero da una risoluzione ONU a bombardare Israele, per proteggere la popolazione civile di Gaza, di Cisgiordania o della stessa Israele, gli ebrei d’Italia verso chi si sentirebbero legati? E, per altro verso, a quale titolo gli ebrei italiani di Israele pretendono di dettare l’agenda politica di 60 milioni di italiani non ebrei? Sono soltanto alcuni problemi che cercheremo di chiarirci in questo post, dove raccoglieremo e studieremo le notizie riguardanti le prese di posizione degli “Italkim”, come abbiamo appena appreso si chiamano gli ebrei che dall’Italia si sono trasferiti in Israele, assumendone la cittadinanza.
Sommario: 1. Gli “Italkim” e Vittorio Arrigoni. –
1. Gli “Italkim” e Vittorio Arrigoni. – La morte di Vittorio Arrigoni (un «operatore»!) ha posto e sempre più porrà alla coscienza di un numero crescente di italiani (ad una sola fedeltà e cittadinanza) il problema della politica estera italiana e del suo schiacciamento nel sostegno ad Israele, ossia lo stato costituitosi nel 1948 sull’ondata immigratoria che dal 1882 fino ad oggi continua a fare “pulizia etnica” della popolazione autoctona palestinese, definita “terrorista” se appena osa resistere e pretendere di darsi autonomamente una propria dirigenza, come è stato nel caso di Hamas, la cui demonizzazione quotidiana ha raggiunto i livelli massimi dell’isteria propagandistica, come si nota anche nel testo reso pubblico dall’UCEI. Diciamo subito che consideriamo un simile sostegno alla stregua della innaturalità della politica estera americana rispetto agli interessi effettivi del popolo americano, già rilevata da Mearsheimer e Walt (uno dei due mi dicono sia pure ebreo). Il sostegno che Franco Frattini offre allo stato e alla politica di Israele è contro gli interessi della quasi totalità dei cittadini italiani, che sulla scorta dell’assassinato Enrico Mattei (della cui morte pure non si è mai saputo nulla di preciso) dovrebbe tenere ben altra condotta verso gli stati arabi e musulmani. Un simile sostegno lo si può razionalmente spiegare solo come un risultato ottenuto dalla Israel lobby, attraverso modalità e canali che stiamo appunto tentando di enucleare. Un testo qualsiasi lo si può leggere con ben altra ottica da quello dei suoi estensori. Ma è così forte e radicato il “pregiudizio” di questi signori che considerano un sacrilegio, una bestemmia, un crimine la mera possibilità che si possa concepire un “punto di vista” diverso dal loro. Per noi sono istruttivi e rivelatori i “pregiudizi” dei nostri “italkim”. Esistono in Italia “ricercatori” troppo occupati a scovare pregiudizi “antiebraici” (attività pagata per giunta non da Israele, ma addirittura dal contribuente italiano) per chiedersi se non esistano loro propri pregiudizi, in questo caso “ebraici” o meglio “sionisti”. Una persona di normale cultura considera una cosa negativa in sé l’avere “pregiudizi” di sorta. Vogliamo avere solo ponderati e meditati “giudizi”: come se fosse un pidocchio, appena scoperto in noi stessi un pregiudizio, ce ne le liberiamo subito. La questione di merito, contenuta nel “reclamo” a Rainews (la cui trasmissione non abbiamo visto), da parte degli Italkim, può essere liquidata in poche righe e non merita altra attenzione. Gli “Italkim” non vogliono accettare l’idea che Vittorio Arrigoni non si trovasse a Gaza in vacanza, o per lavoro. Stava lì ad un tempo per ragioni umanitarie, già durante “Piombo Fuso”, portando le barelle con i feriti e i morti ammazzati dallo “Stato ebraico (?!)”, di cui gli “Italkim” pare facciano parte a pieno titolo. Esisteva, quindi, il concreto pericolo che già allora qualche “Italkim” dell’esercito israeliano avesse potuto uccidere l’«italiano» Vittorio Arrigoni, la cui posizione antisraeliana e antisionista era nota a chiunque: una posizione ferma, netta, senza se e senza ma. E ci chiediamo quanti Itakim, membri dell’esercito israeliano abbiano potuto uccidere quanti palestinesi. L’ebreo Ilan Pappe, costretto all’emigrazione da Israele e oggetto di loro contumelie incessanti, ha negato l’esistenza proprio di quella «situazione di conflitto» che gli Italkim menzionano nella loro Lettera a Rainews. Egli sostiene che il termine “conflitto” rinvia ad una “dualità”, che in realtà non esiste, essendovi soltanto da sempre l’unilateralità della aggressione, dell’immigrazione e della colonizzazione violenta. Avevo seguito la vicenda di quando Vittorio, per sfregio, era stato tenuto prigioniero in un cesso israeliano infestato da parassiti. L’oltraggio ed il disprezzo era evidente e non può essere dimenticato da nessun italiano che si fosse tenuto informato di quanto succedeva ad un altro italiano. Non ricordo nessuna presa di posizione degli “Italkim” a favore dell’italiano Vittorio Arrigoni, verso il quale – vivo o morto – da parte sionista sono sempre giunti e giungono tuttora insulti e contumelie. Il dilemma è ora spietato e ineludibile: con Arrigoni o con gli “Italkim”? Con Viki o contro Viki? Io, italiano ad una sola cittadinanza, sto con Vittorio Arrigoni e non credo che i talmudismi degli Italkim possano eludere la questione. Il documento che ci hanno tuttavia offerto è prezioso non per le “domande” che pongono a Rainews e le “risposte” che pretendono, ma per quelle che su quella base poniamo a noi stessi e neppure ci sogniamo di rivolgere loro.
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1 commento:
Io stò con Arrigoni.
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