sabato 27 febbraio 2010

L’omicidio di Enzo Fragalà, un uomo che aveva il coraggio di parlare e di dire ciò che pensava


Mi giunge fra centinaia di messaggi una lettera che apro quasi per caso. Fino a questo momento non sapevo nulla di Enzo Fragalà ed il suo nome mi giunge insieme con la notizia della sua morte violenta a seguito di bastonate, davanti al suo studio in Palermo. Ignoro se e come i giornali che non leggo e le tv che non vedo ne abbiano dato la notizia, che io qui riporto integralmente per come da me ricevuta. Per associarmi alla condanna di un omicidio non ho bisogno di sapere altro:
Palermo, 26 febbraio 2010

L'avvocato Enzo Fragalà, aggredito martedì scorso sotto il suo ufficio a colpi di bastone, è morto, dopo tre giorni di coma, nell’ospedale Civico di Palermo.

Il penalista, ex deputato del Pdl, noto anche per la sua militanza giovanile nella destra radicale palermitana, è stato massacrato da un uomo, coperto da un casco da motociclista.

Ci lascia così, in uno scenario che sembra nella dinamica ricalcare le violenze degli anni Settanta, uno dei più coraggiosi parlamentari che abbiamo mai conosciuto.

Coraggioso perché le sue dichiarazioni, anche come membro della Commissione Stragi, nonostante il silenzio dei media, hanno tentato di aprire un varco nella ricerca della verità in merito a quelli che rimangono, a tutt’oggi, i misteri d’Italia.

Fragalà aveva il coraggio di partecipare in prima persona ai convegni e ai dibattiti organizzati anche da aree antagoniste, senza badare alle critiche o alle accuse vergognose che i “detentori delle verità storiche” non lesinano a chi non è d’accordo con le loro faziose ricostruzioni.

Non sempre siamo stati d’accordo con le tesi di Enzo Fragalà, specialmente in politica estera, ma di lui abbiamo sempre avuto una grande stima per la sua personalità schietta e per la disponibilità al confronto.

Lo abbiamo ammirato alla Sala del Cenacolo nella Camera dei Deputati di Roma (novembre 1998) quando accettò di partecipare come relatore al convegno dal titolo “Venticinque anni fa lo scioglimnento di Ordine Nuovo: fu persecuzione di idee o lotta al terrorismo?”.

Rileggendo gli atti, ecco cosa disse Fragalà al pubblico: “Non so se qualcuno di voi lo ricorda, ma la strage di piazza della Loggia a Brescia nel maggio del 1974, fece quelle vittime in una manifestazione organizzata dai sindacati, dala CGIL e dagli altri, il cui volantino di presentazione non era contro i missini, contro Ordine Nuovo, contro Avanguardia Nazionale, il volantino era contro i fascisti delle Brigate Rosse ( “Domani appuntamento a piazza dellla Loggia per manifestare contro il fascismo delle Brigate Rosse”). Incredibile vero? Nessuno ha mai parlato di questo volantino e del tema politico della manifestazione...”

Naturalmente non si può pensare che della bomba di Brescia potessero essere responsabili le BR, ma l’aver nascosto il volantino la dice lunga su media e indagini e ancora, a proposito di queste ultime, ecco cosa aggiunse in quell’occasione Fragalà: “Ci sono vari appunti di Maletti e Santovito (capo dei servizi segreti) che abbiamo in Commissione stragi e che abbiamo contestato a Maletti nell’audizione a Johannesburg, scritti dopo lo scioglimento di Ordine Nuovo… Santovito nella sua agenda scrisse; Bisogna organizare il depistaggio ai danni dei gruppi di destra per qualunque fatto eversivo perché così avremo il sostegno della stampa e dell’opinione pubblica”.

Tante altre cose ha detto in pubblico Fragalà, sulla strage di piazza Fontana, su quella di Bologna, ma sarebbe troppo lungo ricordarle in questa occasione.

Ecco dove stava il coraggio di Fragalà, il coraggio di dire cose che nessuno ha mai detto e che difficilmente altri diranno.

Il coraggio di un uomo fermato da un agguato tanto vile quanto il suo esecutore.

Catania, Area Antagonista

Ripeto che non conoscevo l’uomo ed in questo momento so poco o nulla sul perché e sulle circostanze dell’assassinio, neppure conosco chi mi ha comunicato la tremenda notizia ed i firmatari del “necrologio” sopra pubblicato, ma sono costernato all’idea che si possa uccidere un uomo che cercava la verità, che voleva la verità, che diceva la verità. Ma anche se l’immagine dell’uomo non fosse quella che il necrologio offre, non possono esservi dubbi sulla condanna morale di un omicidio, a meno che non si voglia ritornare ad uno stato pre-hobbesiano di bellum omnium contra omnes, dove tutto diventa lecito. La sua morte ci spinge ad interrogarci ancora una volta sui fondamenti della nostra democrazia, sull’esistenza stessa della democrazia in un paese che pretende di imporre con le armi e la guerra la sua “democrazia” ad altri paesi. La nostra classe politica nella sua interezza sembra più dedita alla pratica della menzogna che non alla ricerca ed alla difesa della verità. Agli uomini che la difendono riservano il carcere, la “gogna” e se non basta anche la morte.

1 commento:

Andrea Carancini ha detto...

con tutto il rispetto per i doveri di pietas verso un morto non si piò nascondere che fragalà in commissione stragi ha fatto il depistatore per conto del suo partito (Alleanza Nazionale): era il tipico neofascista atlantico di servizio (vedi per una conferma indiretta l'opus magnum di paolo cucchiarelli: "il segreto di piazza fontana", ponte alle grazie, 2009, dove risulta inconfutabile il ruolo stragista del vecchio movimento sociale). sul ruolo nefasto di tale partito nella guerra non ortodossa attuata dai comandi nato nell'italia degli anni '60 e '70, si veda anche il sito www.marilenagrill.org , che ospita i numerosi saggi di vincenzo vinciguerra.