giovedì 18 marzo 2010

Analisti: 85. Janiki Cingoli ed il suo sguardo sul Medio Oriente

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Il nome ci diventa noto per una citazione di apprezzamento da parte di Sergio Romano e per una opposta valutazione dei denigratori dell’ambasciatore, che tiene una rubrica di lettere sul “Corriere della Sera”. Il termine “analista” è ormai usato per indicare un ceto di intellettuali che dedica il suo tempo a studiare situazioni politiche in genere di paesi esteri, ma anche di politica interna del proprio paese. Le notizie su cui si basano sono quelle che si attingono dai giornali, dai media, o da qualche contatto privilegiato. Quanto queste analisi possano dirsi scientifiche non saprei dire. Ma soprattutto non saprei dire quanto esse possano prescindere dalla opzioni politiche, più o meno pronunciate e trasparenti, dello stesso analista. Sono comunque una base su cui si può discutere, salvo ad avere così poca stima dell’analista da non ritenere valga neppure la pena di perderci del tempo. Altro criterio per valutare l’analista è osservare a chi piacciono o non piacciono le sue analisi.

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Sommario: 1. Cingoli citato da Sergio Romano a proposito di apartheid. –

1. Cingoli citato da Sergio Romano a proposito di apartheid. – L’osservazione che Romano prende da Cingoli è la sua rilevazione della posizione di Netanyahu: qualsiasi trattativa con gli arabi non potrà prescindere dal carattere “ebraico” dello stato di Israele. Che significa? È difficile, per non dire impossibile, conciliare questa pretesa con il carattere dello stato borghese di diritto uscito fuori dalla rivoluzione francese, per dare la sua impronta a tutte le democrazie moderne. E che dire con la pretesa di Israele di essere l’«unica democrazia del Medio Oriente», come ama ripetere la propaganda isrealiana.

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