Precedente/Successivo
A conclusione della VIª Israeli Apartheid Week pubblichiamo, come “Civium Libertas”, di seguito, la Lettera aperta a noi pervenuta. Ci permettiamo alcune osservazioni che sono nostre e soltanto nostre e che non impegnano altri che noi stessi della Societas “Civium Libertas”, di cui il blog è una sorta di organo. La Societas è in sostanza un’aggregazione telematica, che ha fatto qualche uscita pubblica in manifestazioni, a sostegno della causa palestinese, esibendo propri cartelli. “Civium Libertas” è un momento di riflessione autonomo rispetto ad altre più antiche e consolidate organizzazioni.
Nella settimana che si è appena conclusa abbiamo visto presentare sulla stampa le iniziative della VIª IAW come antitetiche rispetto all’iniziativa di un gruppo di docenti italiani, di cui pubblichiamo la Lettera aperta. Vi è stata anche una dichiarazione di Alfredo Tradardi, diffusa in rete a nome dell’I.S.M., al quale anche io, compilando un apposito modulo diedi la mia adesione, partecipando anche regolarmente a tutte le iniziative che l’I.S.M. organizza in Roma. È prevista una riunione in Torino per il 15 marzo, dove probabilmente si discuterà anche di questo tema.
Sentendomi di condividere sia le iniziative dell’I.S.M. – non più quelle di “Forum Palestina” , per acclarata illiberalità oltre che per pregiudizi ideologici strutturali – sia di associarmi all’iniziativa del “gruppo di docenti universitari italiani”, cercherò di spiegare nelle sedi opportune come non vi sia contraddizione fra i due piani. Tanto più che proprio durante la VI‘ settimana il Fogliaccio di Maurizio Ferrara ha presentato come un “risposta” dell’Università di Roma La Sapienza un accordo firmato in Campidoglio con l’Università di Tel Aviv, di cui basta solo dire che sorge su un villaggio palestinese distrutto e raso al suolo e cancellato dalla carta geografica nel 1948.
Come docente della Sapienza, che ha trascorso tutta la sua vita di studio e di lavoro alla Sapienza, non ho nulla a che fare con un simile accordo e mi vergogno per quei docenti (su 5.000) che se ne sono fatti promotori, i cui nomi non conosco, ma che immagino quali possano essere. Si tratta tuttavia di una procedura puramente burocratica e amministrativa che chiunque all’interno della “Sapienza” può attivare, stabilendo relazioni accademiche con qualsiasi altra università di una qualsiasi altro paese di questo mondo. Rendo pubblico con l’occasione come personalmente prima di “Piombo Fuso” io avessi fatto apposita richiesta presso la Segreteria del Rettore, chiedendo un appuntamento mai concesso, e da me non sollecitato, allo scopo di poter andare in rappresentanza della Sapienza presso l’Università Islamica di Gaza, partendo su una nave che avrebbe violato il blocco. Ciò che è successo dopo è storia: l’università islamica di Gaza è stata distrutta dall’esercito israeliano, le cui strette connessioni con le università israeliane sono cosa nota. Pertanto, basta ricordare questo fatto a quegli articolisti, veri e propri agenti dell’Hasbara israeliana, che parlano ipocritamente di un mondo accademico immacolato e avulso da guerre e genocidi.
Le università israeliane sono intimamente colluse e responsabili dell’azione sistematica di genocidio fisico e culturale del popolo palestinese, dal 1948 ad oggi. Pertanto, è cosa giusta e doverosa ogni azione di boicottaggio nei loro confronti: come docente della Sapienza, nell’ambito della sua individuale autonomia, non parteciperò a nessuna forma di collaborazione con l’Università di Tel Aviv o altre università israeliane. Ma ciò non è in contrasto con l’urgentissima iniziativa volta a ricostruire il sistema educativo e universitario palestinese. La sua distruzione, ad opera dell’esercito israeliano e con la piena complicità del mondo universitario israeliano, è parte del disegno scientifico e premeditato di etnocidio del popolo palestinese.
Pertanto, «Civium Libertas» aderisce sia alle iniziative di boicottaggio accademico organizzate dalla sezione italiana dell’I.S.M. sia all’iniziativa del “gruppo di docenti universitari italiani”. Come docente universitario della «Sapienza» mi dichiaro già da adesso disponibile, insieme con altri colleghi, ad attivare le procedure amministrative per stabilire contatti e forme organizzative con le università palestinesi, secondo il modello suggerito dal «gruppo di docenti” pisani e secondo moduli che mi risultano essere già stati attivati in altre sedi e da altri docenti.
Cari colleghi,
siamo un gruppo di docenti universitari italiani particolarmente sensibili alla situazione universitaria e scolastica del popolo palestinese, sia nei territori occupati (Gaza e Cisgiordania), sia all’interno dello Stato israeliano, in particolare in Galilea, dove vivono oltre un milione di “arabi-israeliani”. Per esperienza diretta e sulla base di ricerche effettuate da centri studi palestinesi e israeliani possiamo denunciare gravi violazioni del diritto all’istruzione, della libertà di insegnamento e della libertà di pensiero del popolo palestinese. Poiché l'Italia nel 2009 è diventata primo partner europeo nella ricerca scientifica e tecnologica dello Stato di Israele, responsabile delle violazioni di cui sopra, riteniamo necessario che la comunità accademica italiana prenda coscienza delle discriminazioni in atto.
Il livello culturale e scientifico nelle 11 università palestinesi è stato fortemente condizionato dall'occupazione e dalle restrizioni alla mobilità di docenti e studenti, in violazione della IV Convenzione di Ginevra. Dopo la chiusura di scuole e università palestinesi da parte del governo israeliano durante la Prima Intifada (1987-93), gli accordi di Oslo hanno consentito la creazione di un Ministero dell'Istruzione dell'Autorità Nazionale Palestinese, ma le violazioni da parte dell'esercito israeliano sono continuate. In termini di perdita di vite umane, dall'ottobre 2000 al giugno 2008, 658 studenti sono stati uccisi, 4852 feriti (di cui 3607 minorenni) e 738 imprigionati. Tra i docenti, 37 sono stati uccisi, 55 feriti e 190 detenuti. Nello stesso periodo il danno totale alle università (edifici, attrezzature ecc.) a causa delle invasioni israeliane ammonta a 7.888.133 USD, mentre per le scuole il danno è di 2.298.389 USD. Tutto questo comporta una bassa percentuale di studenti iscritti e una scarsa presenza di docenti. A Gaza, in particolare, la situazione è drammatica: il 50% degli studenti è assente e lo è anche il 40% dei docenti. Qui durante l'operazione militare Piombo Fuso (dicembre 2008 – gennaio 2009) l'aviazione israeliana ha bombardato, distruggendo o danneggiando gravemente, 280 scuole/asili e 16 edifici universitari. In pochi giorni sono stati uccisi 164 studenti e 12 docenti.
La privazione della libertà di movimento di studenti e docenti palestinesi è inoltre una violazione del diritto allo studio e all'attività accademica. I check-point militari che costellano la Cisgiordania rendono difficile raggiungere scuole e università, e nei periodi in cui si svolgono esami scolastici e universitari i controlli si fanno particolarmente severi. A Gaza invece è l'assedio a impedire l'entrata e l'uscita dalla striscia di docenti palestinesi che volessero svolgere attività di ricerca presso università estere, di docenti stranieri che volessero visitare le università di Gaza, e degli oltre 1000 studenti che ogni anno fanno domanda per studiare all'estero. E non dovrebbero essere dimenticati i casi di discriminazione degli studenti arabi da parte di università israeliane, ampiamente denunciati da rappresentanze studentesche e sindacati di docenti palestinesi ma anche da organizzazioni israeliane per i diritti umani. Più generalmente, le principali istituzioni accademiche israeliane non hanno assunto una posizione neutrale e apolitica nel conflitto e rivendicano il sostegno della ricerca scientifica alle istituzioni governative e militari israeliane, giungendo persino a tollerare il riconoscimento dello status di “centro universitario” al College di Ariel, situato in un insediamento illegale nei territori occupati. Consigliamo la lettura del dossier curato da Uri Y. Keller, Academic boycott of Israel and the complicity of Israeli academic institutions in the occupation of Palestinian territories.
La prospettiva che si fa sempre più probabile è un vero e proprio etnocidio del popolo palestinese ed arabo-israeliano: le nuove generazioni sono esposte ad una radicale perdita della conoscenza della propria storia e della propria identità culturale e linguistica.
Che cosa intendiamo fare e vi stiamo proponendo? Vorremmo anzitutto chiedervi di rispondere positivamente a questa nostra “Lettera aperta” e di aderire al nostro progetto di intervento a favore delle università palestinesi. Una volta ottenuto un numero sufficiente di adesioni al nostro documento vorremmo organizzare dei seminari in sedi universitarie italiane con la presenza di docenti universitari italiani, palestinesi e israeliani. L’obiettivo sarebbe l’individuazione e l’impostazione degli strumenti di intervento concreto a favore delle università e delle nuove generazioni di studenti e studiosi palestinesi e arabo-israeliani. Molto utile potrebbe essere la firma di convenzioni di cooperazione culturale, scientifica e didattica fra atenei italiani e atenei palestinesi. Un ulteriore passo avanti potrebbe essere l’organizzazione di un primo convegno nazionale su questi temi, con la collaborazione di istituzioni nazionali e internazionali, non solo accademiche, disposte a sostenere il nostro progetto: aiutare le nuove generazioni palestinesi a raggiungere in assoluta autonomia un buon livello di scolarizzazione e acculturazione universitaria nonostante l’occupazione, l'assedio e la repressione in corso.
Firme dei proponenti:
Danilo Zolo (Filosofo del diritto, Università di Firenze)
Angelo Baracca (Fisico nucleare, Università di Firenze)
Giorgio Gallo (Informatico, Università di Pisa)
Giorgio Forti (Biologo, Università di Milano)
Martina Pignatti Morano (Scienze per la pace, Università di Pisa)
Per aderire all'iniziativa inviare un breve messaggio a:
Siti e fonti di documentazione:
Diwan, Ishac & R. A. Shaban (eds.). Development Under Adversity. MAS and World Bank, 1999 (see chapter on Education).
Ministry of Higher Education, The Effect of the Israeli Occupation on the Palestinian Education from 28/9/2000 to 8/7/2008. Download: http://www.mohe.gov.ps/downloads/textdoc/assE.doc
Ministry of Higher Education, Expansion & Annexation Wall and it's impact on the Educational Process. Download: http://www.mohe.gov.ps/downloads/pdffiles/wallE.pdf
Ministry of Higher Education, Education development strategic plan 2008-2012
http://www.moe.gov.ps/downloads/pdffiles/5yp2.pdf
Nakhleh, K. & Wahbeh, N., Research on Improving the Quality of Basic Education in Palestine. Ramallah: Qattan Centre for Educational Research, 2005.
PACBI, Call for Academic and Cultural Boycott of Israel, 2004. Read on: http://www.pacbi.org/etemplate.php?id=869
Ramallah Centre for Human Rights Studies, Biannual report on educational rights and academic freedoms in the Palestinian Authority territories, Third report, 1/1/2009 – 30/6/2009.
Rigby, Andrew. Palestinian Education: The Future Challenge. Jerusalem: PASSIA, 1995.
Right to Education Campaign, R2E Fact Sheet, Birzeit University, 30 April 2009. Read on: http://right2edu.birzeit.edu/news/article495
Stop the Wall, Education under Occupation. Sept. 2007. Download: http://www.stopthewall.org/downloads/pdf/UnderOccupation.pdf
United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs (OCHA) and Association of International Development Agencies (AIDA), The Gaza Blockade: Children and Education Fact Sheet (July 28, 2009). Download: http://www.ochaopt.org/documents/un_ngo_fact_sheet_blockade_figures_2009_07_28_english.pdf
Uri Yacobi Keller, Academic boycott of Israel and the complicity of Israeli academic institutions in the occupation of Palestinian territories, in The Economy of the Occupation, a Socioeconomic Bulletin, by The alternative information centre, N. 23-24, October 2009. Download: http://aic.webhop.org/images/stories/downloads/Economy_of_the_occupation_23-24.pdf
World Bank, West Bank and Gaza - Education Sector Analysis, Impressive Achievements Under Harsh Conditions and the Way Forward to Consolidate a Quality Education System, Sept. 2006.
A conclusione della VIª Israeli Apartheid Week pubblichiamo, come “Civium Libertas”, di seguito, la Lettera aperta a noi pervenuta. Ci permettiamo alcune osservazioni che sono nostre e soltanto nostre e che non impegnano altri che noi stessi della Societas “Civium Libertas”, di cui il blog è una sorta di organo. La Societas è in sostanza un’aggregazione telematica, che ha fatto qualche uscita pubblica in manifestazioni, a sostegno della causa palestinese, esibendo propri cartelli. “Civium Libertas” è un momento di riflessione autonomo rispetto ad altre più antiche e consolidate organizzazioni.
Nella settimana che si è appena conclusa abbiamo visto presentare sulla stampa le iniziative della VIª IAW come antitetiche rispetto all’iniziativa di un gruppo di docenti italiani, di cui pubblichiamo la Lettera aperta. Vi è stata anche una dichiarazione di Alfredo Tradardi, diffusa in rete a nome dell’I.S.M., al quale anche io, compilando un apposito modulo diedi la mia adesione, partecipando anche regolarmente a tutte le iniziative che l’I.S.M. organizza in Roma. È prevista una riunione in Torino per il 15 marzo, dove probabilmente si discuterà anche di questo tema.
Sentendomi di condividere sia le iniziative dell’I.S.M. – non più quelle di “Forum Palestina” , per acclarata illiberalità oltre che per pregiudizi ideologici strutturali – sia di associarmi all’iniziativa del “gruppo di docenti universitari italiani”, cercherò di spiegare nelle sedi opportune come non vi sia contraddizione fra i due piani. Tanto più che proprio durante la VI‘ settimana il Fogliaccio di Maurizio Ferrara ha presentato come un “risposta” dell’Università di Roma La Sapienza un accordo firmato in Campidoglio con l’Università di Tel Aviv, di cui basta solo dire che sorge su un villaggio palestinese distrutto e raso al suolo e cancellato dalla carta geografica nel 1948.
Come docente della Sapienza, che ha trascorso tutta la sua vita di studio e di lavoro alla Sapienza, non ho nulla a che fare con un simile accordo e mi vergogno per quei docenti (su 5.000) che se ne sono fatti promotori, i cui nomi non conosco, ma che immagino quali possano essere. Si tratta tuttavia di una procedura puramente burocratica e amministrativa che chiunque all’interno della “Sapienza” può attivare, stabilendo relazioni accademiche con qualsiasi altra università di una qualsiasi altro paese di questo mondo. Rendo pubblico con l’occasione come personalmente prima di “Piombo Fuso” io avessi fatto apposita richiesta presso la Segreteria del Rettore, chiedendo un appuntamento mai concesso, e da me non sollecitato, allo scopo di poter andare in rappresentanza della Sapienza presso l’Università Islamica di Gaza, partendo su una nave che avrebbe violato il blocco. Ciò che è successo dopo è storia: l’università islamica di Gaza è stata distrutta dall’esercito israeliano, le cui strette connessioni con le università israeliane sono cosa nota. Pertanto, basta ricordare questo fatto a quegli articolisti, veri e propri agenti dell’Hasbara israeliana, che parlano ipocritamente di un mondo accademico immacolato e avulso da guerre e genocidi.
Le università israeliane sono intimamente colluse e responsabili dell’azione sistematica di genocidio fisico e culturale del popolo palestinese, dal 1948 ad oggi. Pertanto, è cosa giusta e doverosa ogni azione di boicottaggio nei loro confronti: come docente della Sapienza, nell’ambito della sua individuale autonomia, non parteciperò a nessuna forma di collaborazione con l’Università di Tel Aviv o altre università israeliane. Ma ciò non è in contrasto con l’urgentissima iniziativa volta a ricostruire il sistema educativo e universitario palestinese. La sua distruzione, ad opera dell’esercito israeliano e con la piena complicità del mondo universitario israeliano, è parte del disegno scientifico e premeditato di etnocidio del popolo palestinese.
Pertanto, «Civium Libertas» aderisce sia alle iniziative di boicottaggio accademico organizzate dalla sezione italiana dell’I.S.M. sia all’iniziativa del “gruppo di docenti universitari italiani”. Come docente universitario della «Sapienza» mi dichiaro già da adesso disponibile, insieme con altri colleghi, ad attivare le procedure amministrative per stabilire contatti e forme organizzative con le università palestinesi, secondo il modello suggerito dal «gruppo di docenti” pisani e secondo moduli che mi risultano essere già stati attivati in altre sedi e da altri docenti.
CIVIUM LIBERTAS
* * *
Diritto allo studio e libertà accademica in Palestina.
Lettera aperta
ai docenti universitari italiani sulla discriminazione
universitaria e culturale del popolo palestinese
Lettera aperta
ai docenti universitari italiani sulla discriminazione
universitaria e culturale del popolo palestinese
Pisa, 5 marzo 2010
Cari colleghi,
siamo un gruppo di docenti universitari italiani particolarmente sensibili alla situazione universitaria e scolastica del popolo palestinese, sia nei territori occupati (Gaza e Cisgiordania), sia all’interno dello Stato israeliano, in particolare in Galilea, dove vivono oltre un milione di “arabi-israeliani”. Per esperienza diretta e sulla base di ricerche effettuate da centri studi palestinesi e israeliani possiamo denunciare gravi violazioni del diritto all’istruzione, della libertà di insegnamento e della libertà di pensiero del popolo palestinese. Poiché l'Italia nel 2009 è diventata primo partner europeo nella ricerca scientifica e tecnologica dello Stato di Israele, responsabile delle violazioni di cui sopra, riteniamo necessario che la comunità accademica italiana prenda coscienza delle discriminazioni in atto.
Il livello culturale e scientifico nelle 11 università palestinesi è stato fortemente condizionato dall'occupazione e dalle restrizioni alla mobilità di docenti e studenti, in violazione della IV Convenzione di Ginevra. Dopo la chiusura di scuole e università palestinesi da parte del governo israeliano durante la Prima Intifada (1987-93), gli accordi di Oslo hanno consentito la creazione di un Ministero dell'Istruzione dell'Autorità Nazionale Palestinese, ma le violazioni da parte dell'esercito israeliano sono continuate. In termini di perdita di vite umane, dall'ottobre 2000 al giugno 2008, 658 studenti sono stati uccisi, 4852 feriti (di cui 3607 minorenni) e 738 imprigionati. Tra i docenti, 37 sono stati uccisi, 55 feriti e 190 detenuti. Nello stesso periodo il danno totale alle università (edifici, attrezzature ecc.) a causa delle invasioni israeliane ammonta a 7.888.133 USD, mentre per le scuole il danno è di 2.298.389 USD. Tutto questo comporta una bassa percentuale di studenti iscritti e una scarsa presenza di docenti. A Gaza, in particolare, la situazione è drammatica: il 50% degli studenti è assente e lo è anche il 40% dei docenti. Qui durante l'operazione militare Piombo Fuso (dicembre 2008 – gennaio 2009) l'aviazione israeliana ha bombardato, distruggendo o danneggiando gravemente, 280 scuole/asili e 16 edifici universitari. In pochi giorni sono stati uccisi 164 studenti e 12 docenti.
La privazione della libertà di movimento di studenti e docenti palestinesi è inoltre una violazione del diritto allo studio e all'attività accademica. I check-point militari che costellano la Cisgiordania rendono difficile raggiungere scuole e università, e nei periodi in cui si svolgono esami scolastici e universitari i controlli si fanno particolarmente severi. A Gaza invece è l'assedio a impedire l'entrata e l'uscita dalla striscia di docenti palestinesi che volessero svolgere attività di ricerca presso università estere, di docenti stranieri che volessero visitare le università di Gaza, e degli oltre 1000 studenti che ogni anno fanno domanda per studiare all'estero. E non dovrebbero essere dimenticati i casi di discriminazione degli studenti arabi da parte di università israeliane, ampiamente denunciati da rappresentanze studentesche e sindacati di docenti palestinesi ma anche da organizzazioni israeliane per i diritti umani. Più generalmente, le principali istituzioni accademiche israeliane non hanno assunto una posizione neutrale e apolitica nel conflitto e rivendicano il sostegno della ricerca scientifica alle istituzioni governative e militari israeliane, giungendo persino a tollerare il riconoscimento dello status di “centro universitario” al College di Ariel, situato in un insediamento illegale nei territori occupati. Consigliamo la lettura del dossier curato da Uri Y. Keller, Academic boycott of Israel and the complicity of Israeli academic institutions in the occupation of Palestinian territories.
La prospettiva che si fa sempre più probabile è un vero e proprio etnocidio del popolo palestinese ed arabo-israeliano: le nuove generazioni sono esposte ad una radicale perdita della conoscenza della propria storia e della propria identità culturale e linguistica.
Che cosa intendiamo fare e vi stiamo proponendo? Vorremmo anzitutto chiedervi di rispondere positivamente a questa nostra “Lettera aperta” e di aderire al nostro progetto di intervento a favore delle università palestinesi. Una volta ottenuto un numero sufficiente di adesioni al nostro documento vorremmo organizzare dei seminari in sedi universitarie italiane con la presenza di docenti universitari italiani, palestinesi e israeliani. L’obiettivo sarebbe l’individuazione e l’impostazione degli strumenti di intervento concreto a favore delle università e delle nuove generazioni di studenti e studiosi palestinesi e arabo-israeliani. Molto utile potrebbe essere la firma di convenzioni di cooperazione culturale, scientifica e didattica fra atenei italiani e atenei palestinesi. Un ulteriore passo avanti potrebbe essere l’organizzazione di un primo convegno nazionale su questi temi, con la collaborazione di istituzioni nazionali e internazionali, non solo accademiche, disposte a sostenere il nostro progetto: aiutare le nuove generazioni palestinesi a raggiungere in assoluta autonomia un buon livello di scolarizzazione e acculturazione universitaria nonostante l’occupazione, l'assedio e la repressione in corso.
Firme dei proponenti:
Danilo Zolo (Filosofo del diritto, Università di Firenze)
Angelo Baracca (Fisico nucleare, Università di Firenze)
Giorgio Gallo (Informatico, Università di Pisa)
Giorgio Forti (Biologo, Università di Milano)
Martina Pignatti Morano (Scienze per la pace, Università di Pisa)
Per aderire all'iniziativa inviare un breve messaggio a:
diritto.studio.palestina@gmail.com
Siti e fonti di documentazione:
Diwan, Ishac & R. A. Shaban (eds.). Development Under Adversity. MAS and World Bank, 1999 (see chapter on Education).
Ministry of Higher Education, The Effect of the Israeli Occupation on the Palestinian Education from 28/9/2000 to 8/7/2008. Download: http://www.mohe.gov.ps/downloads/textdoc/assE.doc
Ministry of Higher Education, Expansion & Annexation Wall and it's impact on the Educational Process. Download: http://www.mohe.gov.ps/downloads/pdffiles/wallE.pdf
Ministry of Higher Education, Education development strategic plan 2008-2012
http://www.moe.gov.ps/downloads/pdffiles/5yp2.pdf
Nakhleh, K. & Wahbeh, N., Research on Improving the Quality of Basic Education in Palestine. Ramallah: Qattan Centre for Educational Research, 2005.
PACBI, Call for Academic and Cultural Boycott of Israel, 2004. Read on: http://www.pacbi.org/etemplate.php?id=869
Ramallah Centre for Human Rights Studies, Biannual report on educational rights and academic freedoms in the Palestinian Authority territories, Third report, 1/1/2009 – 30/6/2009.
Rigby, Andrew. Palestinian Education: The Future Challenge. Jerusalem: PASSIA, 1995.
Right to Education Campaign, R2E Fact Sheet, Birzeit University, 30 April 2009. Read on: http://right2edu.birzeit.edu/news/article495
Stop the Wall, Education under Occupation. Sept. 2007. Download: http://www.stopthewall.org/downloads/pdf/UnderOccupation.pdf
United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs (OCHA) and Association of International Development Agencies (AIDA), The Gaza Blockade: Children and Education Fact Sheet (July 28, 2009). Download: http://www.ochaopt.org/documents/un_ngo_fact_sheet_blockade_figures_2009_07_28_english.pdf
Uri Yacobi Keller, Academic boycott of Israel and the complicity of Israeli academic institutions in the occupation of Palestinian territories, in The Economy of the Occupation, a Socioeconomic Bulletin, by The alternative information centre, N. 23-24, October 2009. Download: http://aic.webhop.org/images/stories/downloads/Economy_of_the_occupation_23-24.pdf
World Bank, West Bank and Gaza - Education Sector Analysis, Impressive Achievements Under Harsh Conditions and the Way Forward to Consolidate a Quality Education System, Sept. 2006.
Nessun commento:
Posta un commento