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Riprende la serie delle Lettere che giungono dai Lettori. Qui si tratta di una sorta di rassegna stampa, che è però piuttosto un’analisi critica di ciò che in un altro universo linguistico leggono i parlanti di lingua inglese. La forma è quella di una vera e propria email a me rivolta. In questo editing e negli altri della serie che andrò ad uniformare, eliminerò progressivamente le espressioni personalizzanti per far assumere al testo un andamento più oggettivo. Ma ho chiesto io stesso di conservare la forma epistolare dell’uno che scrive all’altro e che qui risponde e commenta in forma pubblica. Purtroppo, i linguaggi in un’epoca planetaria sono come delle gabbie, delle isole, che escludono da più ampie conoscenze. Il mestiere di traduttore, spesso misconosciuto, è invece benemerito. Chi qui scrive ha tradotto diverse libri dal tedesco, e parla per esperienza diretta. Non potendo io traddurre ogni cosa meritevole d’essere tradotta nella nostra lingua, ringrazio particolarmente e pubblicamente la Lettrice collaboratrice.
Non avevo avuto accesso al web di recente e ho passato qualche giorno a leggere gli articoli delle ultime settimane segnalati nelle newsletter che ricevo e quelli sui siti che consulto in genere, tutti di lingua inglese.
In realtà, la lunga assenza dal web ha comportato un vantaggio. Mi sono accorta di un fenomeno di cui non mi rendevo conto finora.
Leggendo le grandi firme del giornalismo di inchiesta nella stampa alternativa internazionale di lingua inglese dell’ultimo mese, ho notato che in linea di massima gli articoli forniti dagli analisti possono essere raggruppati in diverse “serie” che affrontano rispettivamente singoli “filoni” in apparenza a se stanti, ma che in realtà fanno parte di un quadro allargato ben preciso:
• La guerra delle maggiori potenze occidentali (USA e GB + Israele), in via di declino ma con risorse militari di portata gigantesca (la sola potenza militare USA è maggiore della somma delle risorse militari del resto del mondo), nei confronti delle società emergenti (es. in Africa e Medio Oriente) con strutture sociali fragili, ma ricche di materie prime (da saccheggiare) e di risorse umane (da sfruttare per la schiavitù a distanza).
Una guerra che alla luce di un’analisi attenta degli articoli in questione è riconducibile ad un unico comune denominatore: il SIONISMO israelo/americano/britannico, di stampo “neo-con” imperialista egemonico, che mantiene le politiche internazionali sotto scacco esercitando sul mondo la morsa dei suoi tentacoli letali. Una guerra che viene combattuta su diversi fronti: economico, militare, mediatico – dove il fronte mediatico occidentale rappresenta la risorsa indispensabile ai sionisti per creare il necessario consenso nell’opinione pubblica, specie quella americana, affinché i governi possano continuare ad appoggiare indisturbati l’impunità di Israele e perseguire le guerre nei confronti dei deboli e indifesi nel mirino di Israele, utilizzando i soldi dei contribuenti.
Non che questa guerra sia una novità. Non mi rendevo conto tuttavia che la comunità internazionale degli “autori di inchiesta”, se così posso chiamarli, formano un’entità collettiva con un obiettivo comune: informare il pubblico sulla necessità di combattere il sionismo, responsabile della situazione internazionale attuale e di quella dell’intero secolo appena trascorso. Per citare Alan Hart, autore e conduttore di un recente programma sul sionismo dal titolo “Il Cuore del Problema”, andato in onda su PressTv:
Da un’analisi attenta della stampa collettiva cosiddetta alternativa – che in realtà è l’unica attendibile – emerge che è in atto il tentativo disperato di salvare un mondo – quello dei “bianchi, neo-conservatori, giudaico-cristiani fondamentalisti”, che gli osservatori più esperti vedono prossimo al fallimento e – soprattutto nel caso degli Stati Uniti, perfino prossimo al collasso: un collasso finanziario, economico, morale, che sancisce anche il crollo del sistema capitalista così come lo conosciamo, onnivoro e antropofago.
E qui va ricordato che nonostante il Sionismo sia scaturito oltre un secolo fa dalle menti degeneri di ebrei europei con origini nell’Europa dell’Est, oggi gli ebrei sionisti sono superati in numero dai cristiani sionisti della classe dirigente nelle maggiori potenze “occidentali”, appunto di cultura cristiana – parlo di Stati Uniti, Canada, Australia, Gran Bretagna, Francia e altri stati dell’UE – che ufficialmente non vengono denominati “Stati Sionisti” (il privilegio dell’esclusiva è di Israele), ma i cui governi sono alleati di Israele – sia sul piano politico che ideologico. Il loro diktat primario è la “salvaguardia di Israele”.
Questo è un dato di fatto noto a chi giustamente si rivolge al web o ai canali di news alternativi (purtroppo non di lingua italiana) per avere informazioni oneste – ma ovviamente i nostri media nazionali stanno bene attenti a non rivelare niente di tutto ciò al pubblico.
E’ l’autocensura lo sport preferito praticato dai nostri media – un’autocensura a volte perfino inconsapevole. I sionisti possono dormire sonni tranquilli (per ora) in Italia e in molti altri paesi, come la Germania, ad esempio. Una certa corrente giornalistica si conforma ai diktat del sionismo di proposito, per scelta, mentre la corrente cosiddetta “progressista” di sinistra è inconsapevole di avere subìto l’ipnosi collettiva impartita dal sionismo per salvaguardare l’impunità di Israele – una classe di giornalisti che illude sé stessa e i lettori con la supposizione, errata, di essere dalla parte del debole e indifeso.
Risultato: tutti fanno il “politicamente corretto” in modo automatico, più o meno consapevolmente, senza che ci sia la necessità del controllo diretto da parte degli esponenti del sionismo, presenti ad ogni livello dell’amministrazione pubblica, della classe dirigente politica ed economica e del mondo della cultura. I sionisti si limitano a fare le “guardie” pronte a intervenire qualora una “scheggia impazzita” osi uscire dai ranghi per manifestare un pensiero autonomo e onesto, scaturito dalla mente di chi vuole conservare la propria dignità di essere pensante.
Perché è vero: esistono i “Sionisti Inconsapevoli”.
E’ quanto fa notare il britannico Alan Hart, che nei suoi oltre 40 anni di attività di inviato speciale e diplomatico sul fronte mediorientale ha conosciuto personalmente tutti i leader politici e militari israeliani e palestinesi del suo tempo ed è considerato uno dei maggiori esperti in materia di Sionismo.
In un suo recente articolo Alan Hart pone la domanda:
E risponde:
Le “serie” di articoli si possono suddividere a grandi linee nei seguenti filoni:
Filone 1 - Il declino dell’Impero Americano.
(un declino economico, politico, morale, provocato - come fanno notare gli autori - dall’ingerenza delle Lobby Pro-Israele a tutti i livelli dell’Amministrazione Pubblica Americana, in controllo totale anche di Wall Street e delle Corporazioni Multinazionali; questo è il filone più rappresentato nella stampa sul web – non entro in dettagli al momento; ho in mente di fare, in un secondo tempo, una rassegna stampa dettagliata, diversificata per approccio – economico, politico, sociale, – e sempre pertinente alla responsabilità sionista in questa catastrofe che non coinvolge solo l’America, come sappiamo).
Filone 2 – Chi ha commesso l’attacco dell’11 Settembre alle Torri Gemelle.
(il recente giro di conferenze indetto dall’Organizzazione “Architetti e Ingegneri per la Verità sull’11 Settembre” (sito www.ae911truth.org), in collaborazione con l’Associazione “Vigili del Fuoco per la Verità sull’11 Settembre”, che si sono tenute simultaneamente nelle grandi città americane e nelle metropoli mondiali di lingua inglese (Canada, Australia, Inghilterra, Nuova Zelanda, ma anche a Bruxelles) – rivela i risultati di un’indagine in corso da anni che mettono in evidenza l’accurata preparazione tecnica per il “collasso assistito” delle Torri da parte di squadre specializzate in demolizioni controllate di grattacieli (è noto che le squadre più qualificate sono americane!); le rivelazioni hanno suscitato una reazione a valanga tra i giornalisti di inchiesta; riemerge prepotente la pista più ovvia e accreditata, quella israelo-americana con la collusione saudita; vengono riesumati e aggiornati vecchi articoli e creati altri, recenti, a sostegno della tesi: “… e non dimentichiamo che è Israele il maggiore beneficiario di questo attacco”, dichiara Paul J. Balles, fornendo l’evidenza per questa tesi in un articolo che tradurrò per i Suoi lettori; ovviamente appartengono a questo filone anche i molti articoli di denuncia delle guerre di aggressione mosse contro Iraq, Afganistan, Pakistan, “giustificate” in modo fraudolento dagli attacchi dell’11 Settembre.
Filone 3 – Il Caso contro l’Iran.
(molti gli articoli che evidenziano come il caso Iran sia montato ad arte da parte di Israele con la collusione di USA e GB. Il grande storico e analista politico Gareth Porter, che fa giornalismo di inchiesta sulle politiche estere americane, si sta sgolando (letteralmente in Tv e con articoli circostanziati) per fare emergere la verità delle “false prove” fabbricate ai danni dell’Iran; ma Israele e la Lobby hanno i media dalla loro parte e se ne servono per spargere il terrore nell’opinione pubblica, mentre le potenze occidentali cedono al ricatto sionista - come sempre da un secolo a questa parte; tutti fanno finta di ignorare che è Israele la vera minaccia in flagranza di un arsenale nucleare mai ufficialmente dichiarato – tantomeno all’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA) – e mai smentito, perché tutti sanno …; Ray McGovern, ex-agente della CIA e oggi attivista politico, dichiara in un articolo di questi giorni “il Capo di Stato Maggiore, Ammiraglio Mike Mullen, sudava freddo mentre relazionava sulla sua recente visita in Israele, preoccupato per la trappola che Israele sta preparando allo scopo di costringere l’America ad attaccare l’Iran” - http://www.informationclearinghouse.info/article24939.htm – e siamo tutti consapevoli del disastro planetario che un simile attacco provocherebbe; e dice Philip Giraldi, laureato in Storia Europea e un tempo agente della CIA, oggi attivo in un’agenzia di consulenza per la sicurezza mondiale: “Israele è consapevole che le forze aeree israeliane non sono in grado di azzoppare l’Iran e quindi sta escogitando un sistema per spingere gli USA a sferrare un attacco determinante all’Iran … come ha già fatto, Israele, in passato per indurre gli USA ad attaccare l’Iraq e l’Afganistan.” http://original.antiwar.com/giraldi/2010/03/03/many-voices-calling-for-war-with-iran/ -;
Filone 4 – “Il sionismo smascherato” .
(questo il titolo dichiarato di una serie di articoli di 4 grandi firme, introdotta da un editoriale dell’autore britannico Alan Hart;
• l’articolo di Jeff Gates è intitolato “Sionismo smascherato: fine del sionismo = pace”;
• l’articolo di Paul J. Balles “Sionismo smascherato: anti-semitismo, l’etichetta che blocca ogni critica” elenca e commenta i 14 Articoli che compongono il “Global Anti-Semitism Review Act“ – una legge passata in USA nel 2004 che sancisce chi può essere definito Anti-Semita sulla base dei contenuti dei 14 articoli;
• l’articolo di Maidhc Ó Cathail “Sionismo smascherato: chutzpah, il tuo tome è sionismo” denuncia le tattiche ricattatorie (sfruttamento dell’olocausto) che Israele ha usato nei confronti delle potenze occidentali per indurle ad attaccare l’Iraq e di cui si serve ora per montare il caso contro l’Iran;
• l’editoriale di Alan Hart intitolato “Sionismo smascherato: la favola che divenne un incubo terrificante” oppone al falso mito propagandato sul presunto “diritto di ritorno nella Terra Promessa” la verità storica sulle reali intenzioni dei sionisti: appropriazione indebita di terre arabe per mezzo di terrorismo e pulizia etnica dei Palestinesi; l’articolo fornisce anche le prove storiche che documentano l’illegittimità dello stato di Israele; i 4 articoli meritano di essere tradotti e lo farò al più presto.
Filone 5 – Israele riconosce e teme la delegittamazione da parte dell’opinione pubblica internazionale.
(nei titoli della stampa israeliana il termine “delegittimazione” è quello più ricorrente; sì, è vero: gli israeliani sono allarmati e il tono isterico e a volte grottesco di alcuni giornalisti – tutti israeliani o con doppia nazionalità - tradisce il panico che si sta diffondendo tra gli israeliani più informati; il vile assalto a Gaza si è rivelato un boomerang per l’immagine pubblica di Israele - un’immagine in forte declino tra i cittadini delle società occidentali; si sono moltiplicate le associazioni anti-israele o anti-sioniste in particolare tra gli ebrei europei e americani; si sono moltiplicate le campagne di boicottaggio dei prodotti israeliani; si stanno verificando coalizioni strategiche anti-israeliane tra stati che il governo israeliano ha fatto sforzi enormi per portare dalla propria parte o per boicottare o invadere o fare invadere dagli alleati occidentali (Turchia, Giordania, Siria, Libano, Iran, Iraq, e altri); l’assassinio di Dubai è stato un fallimento sul piano diplomatico per il governo israeliano; il rapporto Goldstone è stato adottato dal Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU; Israele cerca di correre ai ripari con strategie che a volte sfociano nel patetico: il Ministero israeliano per la Diplomazia Pubblica – IMPD (esiste veramente: incredibile ma vero) ha di recente lanciato una campagna per “istruire israeliani che vanno all’estero” su come comportarsi per generare consenso tra le popolazioni; il ministro Edelstein conferma che “le sessioni sono iniziate e aperte al pubblico”; un piccolo manuale su “come difendere la nostra patria all’estero” viene distribuito ai passeggeri israeliani in partenza dall’aeroporto di Ben Gurion: raccomanda agli israeliani di fare arrivare all’estero un messaggio forte e chiaro che, parafrasato, lascia intendere: “il tuo amico poliziotto è qui per aiutarti” (da un commento del blogger James M. Walt).
Riprende la serie delle Lettere che giungono dai Lettori. Qui si tratta di una sorta di rassegna stampa, che è però piuttosto un’analisi critica di ciò che in un altro universo linguistico leggono i parlanti di lingua inglese. La forma è quella di una vera e propria email a me rivolta. In questo editing e negli altri della serie che andrò ad uniformare, eliminerò progressivamente le espressioni personalizzanti per far assumere al testo un andamento più oggettivo. Ma ho chiesto io stesso di conservare la forma epistolare dell’uno che scrive all’altro e che qui risponde e commenta in forma pubblica. Purtroppo, i linguaggi in un’epoca planetaria sono come delle gabbie, delle isole, che escludono da più ampie conoscenze. Il mestiere di traduttore, spesso misconosciuto, è invece benemerito. Chi qui scrive ha tradotto diverse libri dal tedesco, e parla per esperienza diretta. Non potendo io traddurre ogni cosa meritevole d’essere tradotta nella nostra lingua, ringrazio particolarmente e pubblicamente la Lettrice collaboratrice.
A.C.
* * *
Non avevo avuto accesso al web di recente e ho passato qualche giorno a leggere gli articoli delle ultime settimane segnalati nelle newsletter che ricevo e quelli sui siti che consulto in genere, tutti di lingua inglese.
In realtà, la lunga assenza dal web ha comportato un vantaggio. Mi sono accorta di un fenomeno di cui non mi rendevo conto finora.
Leggendo le grandi firme del giornalismo di inchiesta nella stampa alternativa internazionale di lingua inglese dell’ultimo mese, ho notato che in linea di massima gli articoli forniti dagli analisti possono essere raggruppati in diverse “serie” che affrontano rispettivamente singoli “filoni” in apparenza a se stanti, ma che in realtà fanno parte di un quadro allargato ben preciso:
• La guerra delle maggiori potenze occidentali (USA e GB + Israele), in via di declino ma con risorse militari di portata gigantesca (la sola potenza militare USA è maggiore della somma delle risorse militari del resto del mondo), nei confronti delle società emergenti (es. in Africa e Medio Oriente) con strutture sociali fragili, ma ricche di materie prime (da saccheggiare) e di risorse umane (da sfruttare per la schiavitù a distanza).
Una guerra che alla luce di un’analisi attenta degli articoli in questione è riconducibile ad un unico comune denominatore: il SIONISMO israelo/americano/britannico, di stampo “neo-con” imperialista egemonico, che mantiene le politiche internazionali sotto scacco esercitando sul mondo la morsa dei suoi tentacoli letali. Una guerra che viene combattuta su diversi fronti: economico, militare, mediatico – dove il fronte mediatico occidentale rappresenta la risorsa indispensabile ai sionisti per creare il necessario consenso nell’opinione pubblica, specie quella americana, affinché i governi possano continuare ad appoggiare indisturbati l’impunità di Israele e perseguire le guerre nei confronti dei deboli e indifesi nel mirino di Israele, utilizzando i soldi dei contribuenti.
Non che questa guerra sia una novità. Non mi rendevo conto tuttavia che la comunità internazionale degli “autori di inchiesta”, se così posso chiamarli, formano un’entità collettiva con un obiettivo comune: informare il pubblico sulla necessità di combattere il sionismo, responsabile della situazione internazionale attuale e di quella dell’intero secolo appena trascorso. Per citare Alan Hart, autore e conduttore di un recente programma sul sionismo dal titolo “Il Cuore del Problema”, andato in onda su PressTv:
«Il sionismo è il cancro al cuore delle politiche internazionali: va curato prima che ci consumi tutti».Sappiamo tutti che è in atto da tempo il tentativo da parte dei neo-con/sionisti o Zioncons (un termine coniato da James Petras) di controllare i governi mediante ricatti economici o morali, o mediante corruzione; oppure, dove queste manovre “della carota e del bastone” non funzionano, di “appropriarsi” di nazioni di rilievo geo-politico mediante guerre di invasione e occupazione (illegali secondo il diritto internazionale sancito dall’ONU) o mediante guerre “per procura” finanziando gruppi di guerriglia di stampo terrorista, che hanno il compito di destabilizzare i governi più o meno fragili – come succede in Medio Oriente e in Africa. E sappiamo tutti che questo tipo di “guerriglia terrorista” è l’invenzione delle organizzazioni terroriste israeliane, che fanno scuola ovunque tra le potenze con governi filo-sionisti alleati e “guardiani” di Israele.
Da un’analisi attenta della stampa collettiva cosiddetta alternativa – che in realtà è l’unica attendibile – emerge che è in atto il tentativo disperato di salvare un mondo – quello dei “bianchi, neo-conservatori, giudaico-cristiani fondamentalisti”, che gli osservatori più esperti vedono prossimo al fallimento e – soprattutto nel caso degli Stati Uniti, perfino prossimo al collasso: un collasso finanziario, economico, morale, che sancisce anche il crollo del sistema capitalista così come lo conosciamo, onnivoro e antropofago.
E qui va ricordato che nonostante il Sionismo sia scaturito oltre un secolo fa dalle menti degeneri di ebrei europei con origini nell’Europa dell’Est, oggi gli ebrei sionisti sono superati in numero dai cristiani sionisti della classe dirigente nelle maggiori potenze “occidentali”, appunto di cultura cristiana – parlo di Stati Uniti, Canada, Australia, Gran Bretagna, Francia e altri stati dell’UE – che ufficialmente non vengono denominati “Stati Sionisti” (il privilegio dell’esclusiva è di Israele), ma i cui governi sono alleati di Israele – sia sul piano politico che ideologico. Il loro diktat primario è la “salvaguardia di Israele”.
Questo è un dato di fatto noto a chi giustamente si rivolge al web o ai canali di news alternativi (purtroppo non di lingua italiana) per avere informazioni oneste – ma ovviamente i nostri media nazionali stanno bene attenti a non rivelare niente di tutto ciò al pubblico.
E’ l’autocensura lo sport preferito praticato dai nostri media – un’autocensura a volte perfino inconsapevole. I sionisti possono dormire sonni tranquilli (per ora) in Italia e in molti altri paesi, come la Germania, ad esempio. Una certa corrente giornalistica si conforma ai diktat del sionismo di proposito, per scelta, mentre la corrente cosiddetta “progressista” di sinistra è inconsapevole di avere subìto l’ipnosi collettiva impartita dal sionismo per salvaguardare l’impunità di Israele – una classe di giornalisti che illude sé stessa e i lettori con la supposizione, errata, di essere dalla parte del debole e indifeso.
Risultato: tutti fanno il “politicamente corretto” in modo automatico, più o meno consapevolmente, senza che ci sia la necessità del controllo diretto da parte degli esponenti del sionismo, presenti ad ogni livello dell’amministrazione pubblica, della classe dirigente politica ed economica e del mondo della cultura. I sionisti si limitano a fare le “guardie” pronte a intervenire qualora una “scheggia impazzita” osi uscire dai ranghi per manifestare un pensiero autonomo e onesto, scaturito dalla mente di chi vuole conservare la propria dignità di essere pensante.
Perché è vero: esistono i “Sionisti Inconsapevoli”.
E’ quanto fa notare il britannico Alan Hart, che nei suoi oltre 40 anni di attività di inviato speciale e diplomatico sul fronte mediorientale ha conosciuto personalmente tutti i leader politici e militari israeliani e palestinesi del suo tempo ed è considerato uno dei maggiori esperti in materia di Sionismo.
In un suo recente articolo Alan Hart pone la domanda:
“Chi è oggi un Sionista?”
E risponde:
«qualcuno – non necessariamente un ebreo – che (per citare Balfour) ‘supporta lo Stato Sionista di Israele’ e che non vuole o non può ammettere che una terribile ingiustizia è stata commessa nei confronti dei Palestinesi da parte del Sionismo».E aggiunge:
«è un’ingiustizia che deve essere riconosciuta e poi riparata in termini accettabili per i Palestinesi se vogliamo che ci sia la pace e che venga interrotto il conto alla rovescia per una catastrofe di proporzione planetaria».Gli articoli di cui parlo sopra, presenti sul web di lingua inglese, sono scritti da personaggi di spicco del mondo accademico, economico, politico, diplomatico. Sono in prevalenza americani, ma anche britannici e australiani. In gran parte si tratta di ex-funzionari americani o di agenti dell’intelligence dimissionari e “pentiti” dopo anni di servizio leale nelle agenzie governative delle cui politiche sono rimasti profondamente delusi e che ora vanno “all’attacco” per portare verità e chiarezza ai lettori del web in merito alle conseguenze della morsa sionista sui governi occidentali. Parlo di nomi illustri come Ray MacGovern, John Perkins, Bill Christisen, Philip Giraldi, Paul Craig Roberts, Gareth Porter e tanti, tanti altri, noti per il ruolo ufficiale nelle sfere accademiche, amministrative e politiche, e apprezzati oggi per il prezioso impegno sulla scena mondiale del giornalismo di inchiesta.
Le “serie” di articoli si possono suddividere a grandi linee nei seguenti filoni:
Filone 1 - Il declino dell’Impero Americano.
(un declino economico, politico, morale, provocato - come fanno notare gli autori - dall’ingerenza delle Lobby Pro-Israele a tutti i livelli dell’Amministrazione Pubblica Americana, in controllo totale anche di Wall Street e delle Corporazioni Multinazionali; questo è il filone più rappresentato nella stampa sul web – non entro in dettagli al momento; ho in mente di fare, in un secondo tempo, una rassegna stampa dettagliata, diversificata per approccio – economico, politico, sociale, – e sempre pertinente alla responsabilità sionista in questa catastrofe che non coinvolge solo l’America, come sappiamo).
Filone 2 – Chi ha commesso l’attacco dell’11 Settembre alle Torri Gemelle.
(il recente giro di conferenze indetto dall’Organizzazione “Architetti e Ingegneri per la Verità sull’11 Settembre” (sito www.ae911truth.org), in collaborazione con l’Associazione “Vigili del Fuoco per la Verità sull’11 Settembre”, che si sono tenute simultaneamente nelle grandi città americane e nelle metropoli mondiali di lingua inglese (Canada, Australia, Inghilterra, Nuova Zelanda, ma anche a Bruxelles) – rivela i risultati di un’indagine in corso da anni che mettono in evidenza l’accurata preparazione tecnica per il “collasso assistito” delle Torri da parte di squadre specializzate in demolizioni controllate di grattacieli (è noto che le squadre più qualificate sono americane!); le rivelazioni hanno suscitato una reazione a valanga tra i giornalisti di inchiesta; riemerge prepotente la pista più ovvia e accreditata, quella israelo-americana con la collusione saudita; vengono riesumati e aggiornati vecchi articoli e creati altri, recenti, a sostegno della tesi: “… e non dimentichiamo che è Israele il maggiore beneficiario di questo attacco”, dichiara Paul J. Balles, fornendo l’evidenza per questa tesi in un articolo che tradurrò per i Suoi lettori; ovviamente appartengono a questo filone anche i molti articoli di denuncia delle guerre di aggressione mosse contro Iraq, Afganistan, Pakistan, “giustificate” in modo fraudolento dagli attacchi dell’11 Settembre.
Filone 3 – Il Caso contro l’Iran.
(molti gli articoli che evidenziano come il caso Iran sia montato ad arte da parte di Israele con la collusione di USA e GB. Il grande storico e analista politico Gareth Porter, che fa giornalismo di inchiesta sulle politiche estere americane, si sta sgolando (letteralmente in Tv e con articoli circostanziati) per fare emergere la verità delle “false prove” fabbricate ai danni dell’Iran; ma Israele e la Lobby hanno i media dalla loro parte e se ne servono per spargere il terrore nell’opinione pubblica, mentre le potenze occidentali cedono al ricatto sionista - come sempre da un secolo a questa parte; tutti fanno finta di ignorare che è Israele la vera minaccia in flagranza di un arsenale nucleare mai ufficialmente dichiarato – tantomeno all’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA) – e mai smentito, perché tutti sanno …; Ray McGovern, ex-agente della CIA e oggi attivista politico, dichiara in un articolo di questi giorni “il Capo di Stato Maggiore, Ammiraglio Mike Mullen, sudava freddo mentre relazionava sulla sua recente visita in Israele, preoccupato per la trappola che Israele sta preparando allo scopo di costringere l’America ad attaccare l’Iran” - http://www.informationclearinghouse.info/article24939.htm – e siamo tutti consapevoli del disastro planetario che un simile attacco provocherebbe; e dice Philip Giraldi, laureato in Storia Europea e un tempo agente della CIA, oggi attivo in un’agenzia di consulenza per la sicurezza mondiale: “Israele è consapevole che le forze aeree israeliane non sono in grado di azzoppare l’Iran e quindi sta escogitando un sistema per spingere gli USA a sferrare un attacco determinante all’Iran … come ha già fatto, Israele, in passato per indurre gli USA ad attaccare l’Iraq e l’Afganistan.” http://original.antiwar.com/giraldi/2010/03/03/many-voices-calling-for-war-with-iran/ -;
Filone 4 – “Il sionismo smascherato” .
(questo il titolo dichiarato di una serie di articoli di 4 grandi firme, introdotta da un editoriale dell’autore britannico Alan Hart;
• l’articolo di Jeff Gates è intitolato “Sionismo smascherato: fine del sionismo = pace”;
• l’articolo di Paul J. Balles “Sionismo smascherato: anti-semitismo, l’etichetta che blocca ogni critica” elenca e commenta i 14 Articoli che compongono il “Global Anti-Semitism Review Act“ – una legge passata in USA nel 2004 che sancisce chi può essere definito Anti-Semita sulla base dei contenuti dei 14 articoli;
• l’articolo di Maidhc Ó Cathail “Sionismo smascherato: chutzpah, il tuo tome è sionismo” denuncia le tattiche ricattatorie (sfruttamento dell’olocausto) che Israele ha usato nei confronti delle potenze occidentali per indurle ad attaccare l’Iraq e di cui si serve ora per montare il caso contro l’Iran;
• l’editoriale di Alan Hart intitolato “Sionismo smascherato: la favola che divenne un incubo terrificante” oppone al falso mito propagandato sul presunto “diritto di ritorno nella Terra Promessa” la verità storica sulle reali intenzioni dei sionisti: appropriazione indebita di terre arabe per mezzo di terrorismo e pulizia etnica dei Palestinesi; l’articolo fornisce anche le prove storiche che documentano l’illegittimità dello stato di Israele; i 4 articoli meritano di essere tradotti e lo farò al più presto.
Filone 5 – Israele riconosce e teme la delegittamazione da parte dell’opinione pubblica internazionale.
(nei titoli della stampa israeliana il termine “delegittimazione” è quello più ricorrente; sì, è vero: gli israeliani sono allarmati e il tono isterico e a volte grottesco di alcuni giornalisti – tutti israeliani o con doppia nazionalità - tradisce il panico che si sta diffondendo tra gli israeliani più informati; il vile assalto a Gaza si è rivelato un boomerang per l’immagine pubblica di Israele - un’immagine in forte declino tra i cittadini delle società occidentali; si sono moltiplicate le associazioni anti-israele o anti-sioniste in particolare tra gli ebrei europei e americani; si sono moltiplicate le campagne di boicottaggio dei prodotti israeliani; si stanno verificando coalizioni strategiche anti-israeliane tra stati che il governo israeliano ha fatto sforzi enormi per portare dalla propria parte o per boicottare o invadere o fare invadere dagli alleati occidentali (Turchia, Giordania, Siria, Libano, Iran, Iraq, e altri); l’assassinio di Dubai è stato un fallimento sul piano diplomatico per il governo israeliano; il rapporto Goldstone è stato adottato dal Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU; Israele cerca di correre ai ripari con strategie che a volte sfociano nel patetico: il Ministero israeliano per la Diplomazia Pubblica – IMPD (esiste veramente: incredibile ma vero) ha di recente lanciato una campagna per “istruire israeliani che vanno all’estero” su come comportarsi per generare consenso tra le popolazioni; il ministro Edelstein conferma che “le sessioni sono iniziate e aperte al pubblico”; un piccolo manuale su “come difendere la nostra patria all’estero” viene distribuito ai passeggeri israeliani in partenza dall’aeroporto di Ben Gurion: raccomanda agli israeliani di fare arrivare all’estero un messaggio forte e chiaro che, parafrasato, lascia intendere: “il tuo amico poliziotto è qui per aiutarti” (da un commento del blogger James M. Walt).
(segue)
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