lunedì 5 maggio 2008

Giorgio Napolitano si ricrede: mai detto che è antisemitismo la critica ad Israele

Versione 1.1

È proprio vero che le affermazioni si possono voltare e rivoltare. È a tutti noto, e soprattutto alle comunità ebraico-sioniste, che in un discorso il presidente Napolitano aveva assimilato l’antisionismo all’antisemitismo, come se non fosse tutt’uno dire Stato d’Israele e stato sionista (ebraico, razzista). Ne sono derivate conseguenze importanti. A Napolitano è stata rinfacciata dai contestatori questa sua posizione:
Ramadam: «Napolitano sbaglia a venire qui». Lo scrittore egiziano Tariq Ramadam, tra i promotori del boicottaggio di Israele alla Fiera ha criticato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, a suo dire, avrebbe compiuto il duplice errore di venire a Torino, certificando così «che si tratta di un fatto politico», di aver «tacciato di antisemitismo chi critica lo Stato di Israele».
Adesso in una nota, riportata dal Messaggero, apprendiamo quanto segue:

La replica del Colle
. Una nota è stata diffusa dal Quirinale per rispondere alle dichiarazioni di Ramadan: «In relazione a talune dichiarazioni infondate e insinuanti - si legge nella nota - si ricorda come la presenza del presidente della Repubblica all'inaugurazione della Fiera del Libro di Torino sia nella stessa linea della sua partecipazione a molteplici eventi culturali che hanno luogo in Italia. È del tutto falso, inoltre, attribuire al presidente Napolitano l'errore di aver tacciato di antisemitismo tutti coloro i quali criticano lo Stato di Israele. La critica delle politiche del governo di Israele è del tutto legittima, innanzitutto all'interno di Israele; quel che è inammissibile è qualsiasi posizione tendente a negare la legittimità dello Stato di Israele, quale nacque per volontà delle Nazioni Unite nel 1948, e il suo diritto all'esistenza nella pace e nella sicurezza».
Si può commentare dicendo che essendoci un riconoscimento formale dell'Italia dello Stato di israele non si può riritare il riconoscimento a suo tempo dato. E quindi interrompere le relazioni diplomatiche con tutto quel che segue. La nota, di diritto positivo, non può riconoscere per sua natura la distinzione fra legalità e legittimità. Questa distinzione è possibile sul piano della politica e dell’etica, quella stessa che alimenta la retorica sui diritti umani, violati i quali proprio dallo Stato di Israele viene incrinato il suo fondamento di legittimità, diverso dalla legalità delle relazioni diplomatiche, commerciali, militari fra Italia ed Israele. Ma noi cittadini non siamo i “rappresentanti” del presidente Napolitano. Se mai lui dovrebbe rappresentarci. Se come pare evidente, lo stato di israele si fonda sulla Nakba, è quanto mai dubbia la sua legittimità. Quanto all’atto Onu fondativo della sovranità e legittimità dello stato di Israele si tratta di cosa quanto mai dubbia e contestabile sul piano delle legittimità politica. Ovviamente, il Presidente continua a fare il suo mestiere, se lo sa fare, ma i cittadini sono liberi di pensare e di assumere le loro posizioni politiche, anche bruciando le bandiere, a meno che non debbano chiedere il permesso a Napolitano stesso prima di potersi pronunciare e manifestare in senso politico. Nella misura in cui questo evento ha valenza politica (come la ebbe la famosa bara dei sindacati, lasciata davanti alla sinagoga) si tratta di pronunciamento popolare che non può essere invalidato da parlamentari, nomimati (e non eletti in parlamento) in quella che può definirsi la più antidemocratica consultazione del dopoguerra.

Se il presidente si è in parte ricreduto, allora la contestazione della Fiera qualche risultato lo ha prodotto. Glie eventi sono ancora in corso. Si noti la titolazione della stessa notizia data da Liberazione, cioè: Il Quirinale replica a Ramadan: illegittimo negare Israele. La notizia non è questa e a Liberazione non conoscono il mestiere di giornalista. La vera ed importante notizia è che è lecito criticare Israele e che ciò non costituisce antisemitismo. Il fatto della illegittimità del negare Israele è una non-notizia su un fatto inconsistente. Proverò a spiegarlo alla redazione di “Liberazione”.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi permetto di segnalare, in tema Salone del Libro di Torino, un editoriale di Valerio Evangelisti pubblicato su www.carmillaonline.com (titolo “Il Salone di Torino contestato“).
Vale davvero la pena leggerlo, anche se al prof. Caracciolo non dirà niente di più di quel che già sa e sostiene.

Antonio Caracciolo ha detto...

Ho aperto un link dalla sezione: "Pagine nel Ciberspazio”, n. 13.