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Conserviamo il titolo originale dell'articolo, che appare il 22 febbraio 2016 su il Fatto Quotidiano. Si tratta qui di uno di quei temi etici che hanno portato alla “espulsione” nel 2015 della componente cattolica nel Movimento romano, sotto la spinta lobbistica degli LGBT, ben radicata fra i parlamentari pentastellati. Forse è meglio essere più precisi e circostanziati. A me non sono note tutte le ramificazioni interne, gli intrecci, le trame, i cerchi magici. Ricordo un singolo caso, per me rappresentativo, sul quale non ho avuto alcune esitazione a schierarmi, costasse quel che costasse. E fu l’espulsione di Andrea Aquilino, storico militante del Movimento romano, ora confluito nella Lista con Marchini. Poiché le vendette giacciono nel cassetto e vengono poi fuori al momento giusto, non escludo che una delle ragioni effettive, ma non la sola, della mia successiva “espulsione” nel febbraio di questo corrente anno, sia riconducibile a quella losca manovra, che si sostanziò nella consueta lettera di un avvocato di Beppe Grillo, dove si notifica - in quel caso del tutto impropriamente - che l'Attivista in questione non aveva diritto all'uso del Logo. Non conosco poi bene i dettagli formali, ma fu quella e resta quella la procedura consueta delle “espulsioni” dal M5S, una procedura che dopo le Ordinanze del Tribunale civile di Roma è giunto il momento di mettere politicamente in discussione, se il M5S è come dovrebbe essere un'organizzazione “politica” e non già un'organizzazione commerciale come la fabbrica della Coca Cola, con rispettivo marchio, nel nostro caso proprietà privata di Beppe Grillo, che se lo gestisce tramite avvocato.
AC
Le origini. Il M5s si presenta come il massimo difensore del ddl sulle unioni civili, adozioni gay comprese, affermando più volte che non cederà di un millimetro per approvare il disegno di legge senza modifiche. Ovviamente la mossa è solo tattica e mira a mettere in difficoltà Renzi, che sul punto delle adozioni ha problemi sia nel suo governo e che nel suo partito.
Prima puntata. Libertà va cercando ch’ è si cara. Quando sembrava che il M5s sarebbe rimasto col cerino in mano, perché si stava ipotizzando lo stralcio del punto più controverso, le adozioni appunto, si accampa una libertà di coscienza che all’interno dei gruppi parlamentari cinque stelle non c’è mai stata.
Seconda puntata. Retromarcia sul canguro. Quando per una serie di vicende che qui non importa approfondire c’era la possibilità di approvare il ddl integralmente come desiderato attraverso il cosiddetto “canguro” (un meccanismo certo deprecabile, che consente di superare certe forme di ostruzionismo parlamentare, ma che in questo caso avrebbe consentito di raggiungere l’obiettivo inizialmente perseguito), viene fatta una nuova marcia indietro, non certo per via del canguro ma perché in questo modo si sarebbe fatto un regalo a Renzi.
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Terza puntata. Il colpo di scena. Ora di fronte al rischio che alla fine il governo si compatti proprio mentre il ddl in questione lo aveva lacerato arriva un nuovo colpo di scena, perché se Renzi ponesse la fiducia sul disegno di legge costringerebbe il M5s a votare contro un disegno di legge che in realtà vuole e ci farebbe una figura de mierda.
Finale aperto. Ma il gioco lo ha condotto sempre Renzi, mentre Casaleggio è stato costretto a continue giravolte.
Insomma, manovre, tatticismi, per non apparire troppo su posizioni non alternative a Renzi. Comunque vada a finire è chiaro che ormai siamo di fronte ad un partito che agisce come gli altri, o forse addirittura peggio, dal momento che è persino difficile capire che cosa voglia veramente il M5s, un giorno vuole una cosa e il giorno dopo la cosa opposta. Gli italiani che lo hanno votato per la coerenza e onestà che emergeva dalle loro posizioni cominciano da fatti come questi a percepire che sono come gli altri e in più politicamente del tutto inaffidabili.
Prima puntata. Libertà va cercando ch’ è si cara. Quando sembrava che il M5s sarebbe rimasto col cerino in mano, perché si stava ipotizzando lo stralcio del punto più controverso, le adozioni appunto, si accampa una libertà di coscienza che all’interno dei gruppi parlamentari cinque stelle non c’è mai stata.
Seconda puntata. Retromarcia sul canguro. Quando per una serie di vicende che qui non importa approfondire c’era la possibilità di approvare il ddl integralmente come desiderato attraverso il cosiddetto “canguro” (un meccanismo certo deprecabile, che consente di superare certe forme di ostruzionismo parlamentare, ma che in questo caso avrebbe consentito di raggiungere l’obiettivo inizialmente perseguito), viene fatta una nuova marcia indietro, non certo per via del canguro ma perché in questo modo si sarebbe fatto un regalo a Renzi.
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Terza puntata. Il colpo di scena. Ora di fronte al rischio che alla fine il governo si compatti proprio mentre il ddl in questione lo aveva lacerato arriva un nuovo colpo di scena, perché se Renzi ponesse la fiducia sul disegno di legge costringerebbe il M5s a votare contro un disegno di legge che in realtà vuole e ci farebbe una figura de mierda.
Finale aperto. Ma il gioco lo ha condotto sempre Renzi, mentre Casaleggio è stato costretto a continue giravolte.
Insomma, manovre, tatticismi, per non apparire troppo su posizioni non alternative a Renzi. Comunque vada a finire è chiaro che ormai siamo di fronte ad un partito che agisce come gli altri, o forse addirittura peggio, dal momento che è persino difficile capire che cosa voglia veramente il M5s, un giorno vuole una cosa e il giorno dopo la cosa opposta. Gli italiani che lo hanno votato per la coerenza e onestà che emergeva dalle loro posizioni cominciano da fatti come questi a percepire che sono come gli altri e in più politicamente del tutto inaffidabili.
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