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È un’intervista concessa da Paolo Becchi a Lucia Bigozzi il 24 maggio 2016 e apparsa su Intelligonews. L’accusa che sempre più spesso viene mossa alla leadership del M5s è di non avere “cultura di governo”, ossia persone adatte a porre mano alle gravissime difficoltà che ad ogni livello si impongono a chi deve risolvere i problemi del Paese nel momento più tragico della sua storia dal dopoguerra ad oggi. Il M5s deve la sua fulminea crescita a un’implosione del sistema dei partiti tradizionali che ha premiato un ceto di miracolati in parlamento che al massimo dal 2013 ad oggi hanno imparato l’uso dei regolamenti parlamentari o a muoversi sul piano di quella comunicazione, di quella civiltà dell'apparire in luogo dell'essere, della quale si erano detti inizialmente nemici e “diversi”. Alla sfida dei fatti come reagiscono? Chiudendosi a riccio in una difesa corporativa, espellendo dalle loro fila i più capaci e pericolosi, insistendo sulla loro presunta superiorità morale unita a incapacità ossia assenza della benché minima “cultura di governo”, con la chiusura davanti alla società civile, sempre invocata ma poi imbrigliata dalla Casaleggio Associati, la cui opacità è costante oggetto di critiche, per nulla fugate dalla apparizioni televisive di un ragazzo di nome Alessandro.
AC
Il Pentathlon grillino |
• Lei che conosce le dinamiche interne al M5S, come legge lo staff politico che affiancherà Virginia Raggi a Roma? E’ uno strumento per un'azione “eterodiretta” come sostengono in molti?
– «E’ un organismo che non ha alcun valore dal punto di vista giuridico, come i famosi contratti. Quindi la Raggi può aver firmato ciò che vuole, adesso se ne parla ed è una cosa molto grave quella che è stata fatta, ma comunque se la signora di opponesse può farlo perché quel contratto giuridicamente è privo di qualsiasi valore».
• Raggi, il Prof. Becchi: 'Lo staff? La prova che il Movimento non si fida più di nessuno'
In che senso?
– «Nel senso che nessuno ti può obbligare a diventare sindaco e poi dimetterti perché lo staff ha deciso una cosa del genere. Sicuramente ha un effetto deterrente, nel senso che vuole condizionare la gente. E’ un dramma quello di vedere un partito che in sostanza costringe a queste cose perché si vede che non si fida della sua gente perché se ti faccio firmare un contratto, vuol dire che ho paura che anche tu potrai tradirmi, altrimenti se sai che rispetto le regole non hai bisogno di sottopormi alcun contratto. Oltretutto, ripeto, non ha alcun valore giuridico e quindi che l’abbia firmato o meno non cambia nulla. Piuttosto, ciò che conta è il dato politico, ovvero il segno di un Movimento direi ormai allo sbando, che non si fida di nessuno, neanche delle persone che candida. Purtroppo, si è passati dalla democrazia diretta a quella eterodiretta».
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