Home | S A18 - Inizio - Prec. ↔ Succ.
L’articolo usciva sul Fatto Quotidiano del 4 luglio 2015. Da allora non si può dire che sia aumentata la chiarezza della linea politica del Movimento, o meglio della sua direzione politica. Vi sono almeno due temi sui quali ci si sarebbe aspettata una maggiore chiarezza da parte dei cittadini: adesione o meno alla Nato e la posizione nei confronti dell’Europa ovvero della Unione Europea e delle sue istituzioni. Sembra che si abbia paura di una posizione chiara su queste materie, oppure più semplicemente e miseramente non si ha un pensiero politico e strategico. Se per oltre mezzo secolo la politica e il sistema di un Paese è strettamente vincolato e dipendente da istituzioni che vincolano pesantemente la propria sovranità, l’uscirne fuori non è cosa da poco conto e richiede una grandissima preparazione che i ragazzi miracolati in parlamento non sembrano proprio avere... Si affidano ora all’uno ora all’altro, ma non sembrano neppure in grado di discernere fra le diverse soluzioni proposte. Lo si è visto a Roma in occasione di un convegno sulla Nato a cura dei parlamentari della commissione esteri e lo si era visto con la proposta di referendum di cui si occupava Paolo Becchi nel suo articolo del luglio 2015, meno di un anno fa, che ora ripubblichiamo.
L’articolo usciva sul Fatto Quotidiano del 4 luglio 2015. Da allora non si può dire che sia aumentata la chiarezza della linea politica del Movimento, o meglio della sua direzione politica. Vi sono almeno due temi sui quali ci si sarebbe aspettata una maggiore chiarezza da parte dei cittadini: adesione o meno alla Nato e la posizione nei confronti dell’Europa ovvero della Unione Europea e delle sue istituzioni. Sembra che si abbia paura di una posizione chiara su queste materie, oppure più semplicemente e miseramente non si ha un pensiero politico e strategico. Se per oltre mezzo secolo la politica e il sistema di un Paese è strettamente vincolato e dipendente da istituzioni che vincolano pesantemente la propria sovranità, l’uscirne fuori non è cosa da poco conto e richiede una grandissima preparazione che i ragazzi miracolati in parlamento non sembrano proprio avere... Si affidano ora all’uno ora all’altro, ma non sembrano neppure in grado di discernere fra le diverse soluzioni proposte. Lo si è visto a Roma in occasione di un convegno sulla Nato a cura dei parlamentari della commissione esteri e lo si era visto con la proposta di referendum di cui si occupava Paolo Becchi nel suo articolo del luglio 2015, meno di un anno fa, che ora ripubblichiamo.
AC
«Tsipras straordinario! Sta dando l’ultima parola al popolo greco! Anche noi vogliamo il referendum sull’Euro!». Così Grillo si prepara al Tutti-ad-Atene, cercando di convincere gli italiani che il referendum che si svolgerà domenica in Grecia si ripeterà entro la fine dell’ anno anche in Italia.
Ancora una volta, Grillo sembra preoccuparsi più degli slogan che della realtà delle cose. In Grecia, infatti, la costituzione prevede, allart. 44 c. 2, che «il Presidente della Repubblica può indire con un suo decreto un referendum su gravi questioni nazionali». Era dunque scontato l’ esito del ricorso sull’ammissibilità della consultazione, legittimata venerdì dal Consiglio di Stato greco.
In Italia, la situazione è, invece, alquanto diversa. Anzitutto, il M5S cercherà, come ha annunciato, di far approvare, mediante una iniziativa di legge popolare, una legge costituzionale che introduca, come avvenuto nel 1989, un referendum ad hoc , poiché non previsto dalla costituzione.
M5S - Beppe Grillo presenta il referendum sull'EuroMa va incontro a tre ostacoli:
1) le Camere non hanno alcun obbligo di porre effettivamente in discussione il progetto di legge;
2) anche ammesso che i parlamentari del M5S riescano ad imporre la calendarizzazione del progetto di legge, l’iter per la sua approvazione non potrebbe comunque essere che quello previsto dallart. 138 Cost., per le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali. Per queste ultime, si prevede una procedura rinforzata, ai sensi della quale le leggi sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione;
(3) l’art. 138 Cost. prevede che, ove la legge venga adottata a maggioranza assoluta, essa possa essere sottoposta a referendum popolare qualora, entro tre mesi dalla pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. È vero che non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti, ma pare inverosimile che il M5S possa pensare non solo di far approvare la legge, ma addirittura di riuscire, in seconda votazione, a farla passare con una maggioranza di 2/3.
Insomma, per come la si voglia vedere, il referendum indetto da Tsipras è una cosa seria, quello proposto da Grillo una cosa ridicola. Domenica in Grecia si vota per davvero, a dicembre in Italia non ci sarà alcun referendum. E verrebbe da concludere per fortuna, poiché considerato lo scarso numero di firme raccolte rispetto ai milioni di firme che si intendevano raccogliere il referendum si sarebbe potuto rivelare un pericoloso boomerang.
Nessun commento:
Posta un commento