domenica 15 maggio 2016

Paolo Becchi: «M5s: chi guida oggi il nuovo partito pentastellato?».

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L’articolo si trova sul Fatto Quotidiano il 6 gennaio 2016. Rispetto alla situazione descritta allora si sono succeduti due fatti coincidenti, ad una stessa data, anzi quasi alla stessa ora, che mutano gli scenari, o quanto meno introducono nuove variabili e incognite. La morte di Gianroberto Casaleggio e alla stessa data e ora la pubblicazione della Ordinanza Cautelare del Tribunale Civile di Roma che condanna la Casaleggio Associati, ovvero il capo politico del M5s al reintegro di tre Attivisti romani espulsi dallo «Staff di Beppe Grillo» con una procedura arbitraria e illegittima. Sono poi seguiti altri casi, in Napoli, con ben 23 espulsi, che hanno pure essi adito il Giudice napoletano. Ed in ultimo, di questi giorni, la sospensione del primo sindaco pentastellato, Federico Pizzarotti, di Parma, che pure lui annuncia di voler rivolgersi a un Giudice. Gli scenari descritti da Paolo Becchi in data 6 gennaio 2016 sono certamente inquietanti non solo per l'immagine del Movimento, alla quale si erano legati tanti Attivisti, ma sopratutto per l'Italia, se il Movimento dovesse presto assumere il governo del Paese-
 AC

Le trasformazioni all’interno del Movimento fondato da Grillo e Casaleggio sono sotto gli occhi di tutti. Grillo, dopo aver fatto togliere il suo nome dal logo, ha ormai altri pensieri (il ritorno alla sua vocazione iniziale). Nel comunicato politico n.54, in occasione delle europee, Grillo si era definito esplicitamente capo politico del M5S. Dopo la sconfitta, con il comunicato successivo aveva dichiarato di “essere un po’ stanchino”, ed aveva provveduto alla nomina di un Direttorio, ribadendo però di voler rimanere il garante. Ma allora chi è ora il capo politico? E come mai il garante non è intervenuto a far rispettare ad esempio le regole per le elezioni comunali, seguite solo nel caso romano? Togliendo il suo nome dal logo, ha fatto un ulteriore passo indietro. Il “mantra” al riguardo è che “Grillo lo aveva detto” che quando il MoVimento fosse cresciuto si sarebbe fatto da parte. A quanto pare ci siamo: Grillo è ormai assente, anche se ancora si sente la presenza della sua assenza.
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Si limita ormai a fare il Presidente del nuovo partito che invia gli auguri di Natale e di Buon Anno, riscaldando la solita minestra degli “onesti” e rinunciando persino a parlare di politica, ben guardandosi dal riconoscere onestamente il fallimento del suo originario progetto rivoluzionario per cambiare l’Italia. Non è neppure riuscito nell’impresa del referendum sull’euro a cui tanto diceva di tenere. E anche se le prospettive che si aprono, stando a sondaggi costruiti ad hoc, spronano il Movimento il tono è dimesso. Pochi minuti per non mettersi in contrapposizione al discorso del Presidente della Repubblica, o semplicemente perché non si ha più niente da dire. Sono comunque finiti i tempi della sfida con Napolitano. Ormai Grillo è diventato, come lui stesso ammette, un ologramma in un paese di ologrammi. Più che un augurio di fine d’anno sembra uno spot pubblicitario per lo spettacolino in programma a febbraio.

Si apre però un grosso problema. Nonostante questi cambiamenti resta ancora Grillo, in ultima istanza, il garante delle regole? E se non lui, chi è, oggi, il garante del rispetto delle regole del MoVimento? O forse, in assenza (o irreperibilità) del garante, non esistono più neppure le garanzie?

Il dato di fatto è che all’uscita di scena di Grillo non ha fatto seguito anche quella di Casaleggio, il quale a questo punto da solo esercita un potere assoluto sul nuovo partito, senza esserne il leader, anzi rivendicando di non esserne la guida, pur prendendo però di fatto tutte le decisioni politiche. Di questa figura si dovranno in futuro occupare gli scienziati della politica. Un uomo che utilizzando un comico è riuscito, grazie a un blog, a creare dal nulla una forza politica di cui ora controlla qualsiasi decisione e aspira a governare un intero paese è in effetti qualcosa di unico nelle democrazie occidentali. Da Weber in avanti è divenuto comune pensare che, nelle democrazie di massa, il leader carismatico funzioni come la reale forza che crea consenso e legittimazione.

Il MoVimento, volente o nolente, di fatto ne aveva uno: Grillo. E Grillo ci aveva insegnato “la nostalgia del mare vasto e infinito’’. Ora invece abbiamo una figura quasi invisibile sulla scena pubblica, che decide in segreto la linea politica della maggiore forza politica di opposizione. Insomma, si potrà dire tutto il male che si vuole di Berlusconi, Renzi e Salvini, ma sono leader che ci “mettono la faccia”. Nel caso del MoVimento, invece, con l’uscita di scena di Grillo, abbiamo una forza politica pilotata da chi è in grado, gestendo il blog che comunque porta ancora il nome di Grillo, di manipolare l’informazione e al contempo (come si è visto chiaramente nel caso della Consulta) di controllare i parlamentari – e, nell’ipotesi del futuro Governo pentastellato, di controllare persino l’esecutivo.

Una persona, Gianroberto Casaleggio, che non è stata mai eletta e votata da nessuno, controlla il maggior partito di opposizione, imponendo ai parlamentari decisioni prese da lui con il ristretto gruppo del Direttorio, che funge da cinghia di trasmissione per controllare tutti gli altri parlamentari ridotti al ruolo di semplici marionette, una persona che ormai utilizza la rete non come strumento di liberazione, ma come mezzo per manipolare le coscienze e che domani potrebbe addirittura controllare dall’esterno l’intero governo. Stiamo andando verso una nuova forma di democrazia, non quella diretta, bensì quella eterodiretta. Forse per l’oligarchia finanziaria dominante è ancora meglio della democrazia di facciata di Renzi. Del resto non è un caso che sin dall’ inizio la diplomazia americana e le grandi banche d’affari abbiano avuto un occhio di riguardo per il Movimento e ora, a conferma, uno dei quotidiani più autorevoli, il Financial Times, parli in prima pagina in modo elogiativo della sua possibile ascesa a forza di governo. Forse un partito ibrido, con un programma ibrido ma dichiaratamente filoatlantico e antipopulista che ormai ha archiviato Grillo come un fenomeno da baraccone, è ancora meglio del partito personale di Renzi.

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