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Sono qui riuniti due diversi articoli, sullo stesso tema, apparsi sul Fatto Quotidiano rispettivamente l'8 febbraio 2016 con titolo “Unioni civili: suicidio a cinque stelle” e il 18 febbraio 2016 con titolo “Unioni civili, che spettacolo indecoroso!” Sono ricostruite e analizzate le vicende parlamentari connesse al varo del discusso ddl Cirinnà che tanto divide le coscienze e che certamente resterà impresso nella storia del costume. Da qualche giornalista è stata richiamata la storia dell'introduzione del divorzio in Italia, cui seguì nel 1974 il primo referendum abrogativo previsto dalla costituzione italiana, di cui non era stata fatta fino allora la legge introduttiva e attuativa. Io non sono convinto che il paragone sia indovinato. Si tratta di cose diverse. Allora si trattava di dare uno sbocco a molti matrimoni decisamente falliti. Oggi è la nozione stessa di famiglia e di matrimonio che è messa in discussione e che contrappone insanabilmente le coscienze e il modo di intendere la convivenza sociale. Temi certamente difficili e divisivi, dove però non mi pare che dentro il Movimento, inteso come i suoi nove milioni di elettori, non mi pare vi sia mai stato dibattito congressuale e presa di posizione unitaria. I parlamentari cinque stelle si regolano secondo le loro personali e casuali inclinazioni.
AC
Era difficile immaginare un epilogo peggiore sul ddl Cirinnà per il Movimento 5Stelle. In un mio tweet di pochi giorni fa scrivevo così: “State a vedere che per paura di rimanere con il cerino in mano il M5S voterà il Cirinnà senza le adozioni, rimangiandosi quanto dichiarato”.
Sono stato buon profeta, ma ciò che più lascia interdetti è l’accanimento masochistico che mette il M5S sulla strada dell’eutanasia politica. Dopo il pasticcio di Quarto, e il linciaggio mediatico subito da Rosa Capuozzo, che ha indossato i panni dell’agnello sacrificale a cinque stelle, arriva la grottesca retromarcia sul ddl Cirinnà. Solamente pochi giorni prima i senatori Nicola Morra e Alberto Airola dichiaravano senza tentennamenti che la posizione del Movimento 5Stelle era chiara e apertamente favorevole al testo del ddl senza nessuna modifica, appoggiando così anche la controversa “stepchild adoption”, che permetterebbe al partner di una coppia omosessuale di adottare il figlio del compagno/a.
Cosa è cambiato dunque? Consideriamo che il primo importante segnale è arrivato dal prato del Circo Massimo dello scorso sabato gremito di centinaia di migliaia di attivisti e di famiglie che invocavano un ripensamento sui contenuti del ddl, in particolare sulla stepchild adoption. Questa situazione ha aumentato la tensione all’interno della coalizione di governo, che ha visto Alfano assestato da un lato sulla linea del no alle adozioni delle coppie omosessuali, e dall’altro l’ala cattolica del Pd che aveva palesato forti mal di pancia sulla norma in questione.
A questo punto, per evitare un trauma irreversibile che sarebbe potuto sfociare in una crisi di governo, si è iniziato a profilare all’orizzonte la possibilità di stralciare dal testo del ddl l’adozione dei figli delle coppie omosessuali, e in questo caso il M5S sarebbe rimasto con il classico cerino in mano, isolato nella difesa del ddl Cirinnà senza alcuna modifica, quando gli altri partiti avevano già invertito la rotta. Risultato? Il M5S sarebbe stato l’unico partito a votare contro una legge sulle unioni civili, un tema sul quale una parte del loro elettorato è piuttosto sensibile, ed era necessario un brusco cambio di posizione proprio per impedire che questa situazione producesse questo esito. Ecco dunque la necessità di invertire la rotta, con la pubblicazione di un post sul blog di Beppe Grillo che lascia libertà di coscienza ai senatori grillini sulla votazione del ddl Cirinnà. Libertà di coscienza per un Movimento che voleva il mandato imperativo è un ossimoro. Una ulteriore prova del fatto che ormai si tratta di un partito come gli altri.
La strategia migliore sarebbe stata quella dell’attendismo, ovvero non fare nulla prima che non si fossero capite le reali intenzioni del governo Renzi sul ddl Cirinnà e solo allora assumere una posizione chiara e netta. Invece si è preferito uscire allo scoperto frettolosamente senza conoscere ancora il contenuto del testo definitivo, con il risultato che il nuovo partito pentastellato diretto da Casaleggio, dopo l’uscita di scena di Grillo, ha finito per scontentare sia il movimento Lgbt per il suo cambio di rotta, sia il suo elettorato che appare sempre più disorientato da questi continui e improvvidi cambi di rotta. L’esito involontario è che Casaleggio ha tolto le castagne dal fuoco ad Alfano, che esulta per il cambio di posizione, e soprattutto a Renzi che potrebbe far ricadere le colpe della eventuale mancata approvazione della stepchild adoption proprio sul M5S, che continua a fare harakiri. Sembra quasi che Casaleggio non riesca più a condurre con la necessaria lucidità la macchina grillina che perde colpi da un po’ di tempo a questa parte.
Sullo sfondo c’è un Direttorio che dopo il flop di Quarto vive di questi giochetti tattici. Manca completamente una visione politica, una linea politica su qualsiasi argomento. Un giorno sì e per l’euro e il giorno dopo contro – del referendum sull’uscita dall’euro, che doveva esserci in questi giorni, nessuno più parla -, un giorno si è per l’uscita dalla Nato e l’altro per la difesa del patto atlantico. La stessa cosa ora sulle adozioni gay. Si cambia posizione politica per paura di perdere consensi a destra, inimicandosi i cattolici, e a sinistra, inimicandosi i laici, con il rischio alla fine di scontentare entrambi. Indipendentemente da come andrà a finire la partita in corso, il M5S ha già perso. Il Movimento nato dalla Rete è ora contestato dalla Rete e i cittadini cominciano a percepire che ormai i cinque stelle sono come gli altri partiti, inaffidabili e a tal punto incoerenti da mutare posizione in un baleno per paura di perdere una manciata di voti.
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Se volessimo cercare un paragone cinematografico per descrivere l’attuale situazione del Parlamento italiano, potremmo trovarlo nel celebre film The Rocky Horror Picture Show. Quello che sta succedendo attualmente in parlamento sul disegno di legge Cirinnà è veramente uno spettacolo indecoroso. Siamo ai tatticismi più biechi, al teatrino della politica, l’aula parlamentare viene trasformata in un gioco di rimpalli impazziti che assomiglia ad un grottesco ping pong, dove la palla rimbalza da una parte all’altra nell’attesa che qualcuno commetta l’errore decisivo.
Renzi cerca in tutti i modi di fare risultato nel disperato tentativo di conquistare una vittoria sul piano politico, quando è ormai palese che i numeri che ha a disposizione sono del tutto insufficienti per ottenerla da solo. Casaleggio spariglia. Renzi pensa di trovare illusoriamente una sponda nel Movimento 5 Stelle che partecipa a questa partita e intraprende un gioco al rialzo sulle mosse dell’avversario: prima con il rinvio alla “libertà di coscienza” sulle adozioni gay e poi con l’attuale rifiuto del pur deprecabile strumento del canguro, deciso da una misteriosa telefonata notturna di Di Maio, probabilmente non con sua sorella.
La partita a questo punto è stata sospesa e non sappiamo come andrà a finire. Sappiamo solo che sia il partito di governo sia quello della opposizione pentastellata alle fine diranno di aver vinto se il disegno di legge verrà approvato, accusandosi reciprocamente se qualcosa dovesse andare storto.
Si potrà dire tutto quello che si vuole, ma che il nostro Paese abbia bisogno di una disciplina delle unioni civili è fuori discussione. Quello a cui invece stiamo assistendo è uno spettacolo incivile che lascia l’amaro in bocca sia agli omosessuali che agli eterosessuali. Vorrei dire che tutti i cittadini italiani non vorrebbero vedere ridotto il Parlamento a una partita di ping-pong tra Renzi e Casaleggio. Su Renzi non avevamo dubbi, dubbi invece nascono sul modo di operare del M5S. Chi era entrato nel Parlamento per aprirlo come una scatoletta di tonno sta facendo la figura del tonno, esattamente come gli altri.
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