giovedì 19 maggio 2016

Paolo Becchi: «Trani indaga su Deutsche Bank: la caduta del governo Berlusconi fu davvero ‘un colpo di Stato’?».

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Estraggo da il Fatto Quotidiano, del 7 maggio 2016, un articolo di Paolo Becchi, che continua la problematica da lui già affrontata nel suo libro Colpo di Stato permanente, edito nel 2014 presso Marsilio. Con questo post inizia in Civium Libertas la raccolta sistematica degli articoli di Becchi su questo specifico argomento. Il momento iniziale del colpo di stato è individuato nella caduta del governo Berlusconi e nella nomina di Mario Monti a presidente del Consiglio con il concorso extra-istituzionale dell’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in esecuzione di un disegno ordito da “poteri forti” estranei agli interessi, alla libertà, alla sovranità del nostro Paese. Tutto questo accadeva nel 2011, quando ancora non aveva fatto irruzione sulla scena il Movimento Cinque Stelle, la cui narrazione è qui fatta nella serie A degli articoli di Becchi da noi raccolti e ordinati.
A.C.

Come a Caporetto: una pagina di storia
La recente notizia dell’apertura di un’indagine, da parte della Procura di Trani, sulla Deutsche Bank per le operazioni – 7 miliardi di euro di valore –  effettuate sui titoli di Stato italiani tra il gennaio e il giugno del 2011, ci obbliga a fare i conti, finalmente, con quanto avvenuto in Italia nel corso di quel drammatico anno. Un colpo di Stato: era questa la tesi che avevo sostenuto per indicare come la caduta di Berlusconi ed il conferimento dell’incarico di Presidente del Consiglio a Monti, non fosse stato che il risultato di una operazione decisa da “poteri forti” estranei al nostro Paese e realizzata con la complicità dell’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Tutti ricorderanno come sia stata l’improvvisa crisi dello spread a determinare la fine del governo Berlusconi: lo spread cominciò a salire dai primi giorni di luglio 2011, raggiungendo quota 244, per poi, da agosto in poi, crescere vertiginosamente fino ad arrivare, la seconda settimana di novembre, a quota 553. Chi come il sottoscritto  sollevò, allora, l’ipotesi che lo spread fosse stato “forzato” a salire artificialmente e con il solo scopo di costringere Berlusconi alle dimissioni, venne accusato di “complottismo”. E ciò nonostante i fatti parlassero chiaro: Mario Draghi, in una lettera segreta in seguito resa pubblica a fine settembre, aveva già dettato a Berlusconi misure urgenti per evitare il collasso dell’Euro e ad ottobre Merkel e Sarkozy si erano lasciati sorprendere, durante una conferenza stampa, ad ironizzare, con una certa complicità, sulla loro “fiducia” nei confronti di Berlusconi.

Poi sono cominciate, lentamente, ad uscire alcune rivelazioni. Alan Friedman, nel 2014, rivelò che, già nel giugno 2011, Napolitano aveva sondato Mario Monti, chiedendogli se sarebbe stato disponibile a prendere il posto di Berlusconi. La pubblicazione del testo di un’audizione del 7 dicembre 2011 di Paolo Savona ha rivelato inoltre che nell’agosto 2010 l’allora ministro Tremonti avrebbe confermato l’esistenza di un piano straordinario del governo per abbandonare l’Euro e tornare alla lira. Che la Germania avesse il massimo interesse ad impedire ad ogni costo questo “piano B”, appare evidente. Ed ecco che, ora, si scoprono le manovre di Deutsche Bank per alterare il prezzo dei titoli di Stato italiani, cominciate proprio nei mesi in cui fu avviata la crisi del debito italiano che portò alla caduta del governo Berlusconi.

Qui non si tratta, bene inteso, di difendere una parte politica nei confronti di un’altra. Si tratta di fare finalmente chiarezza su quanto accaduto. È tempo che una commissione parlamentare d’inchiesta si prenda il compito di far luce su quello che è successo in quell’anno. Né più né meno che “un colpo di Stato”, continuo personalmente a pensare. Certamente una crisi che ha segnato la fine della “Seconda Repubblica” e l’inizio di quella  stagione che, oggi, ha portato Renzi al potere. E con lui il tentativo  di concludere  quel colpo di  Stato con la distruzione dell’ordine democratico attraverso la demolizione della Costituzione.

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