giovedì 12 maggio 2016

Paolo Becchi: «Beppe Grillo, l’intervista al Corriere della Sera è un’operazione di marketing?»

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 L’articolo sempre sul Fatto Quotidiano è del 27 gennaio 2016. Confermo pienamente la frenesia da marketing che ormai governa l'animo e la mente di Beppe Grillo. Lo confermo sulla base di un fatto personale che mi vede chiamato in causa in una presunta intervista a Pasquale Elia di cui ho detto altrove. Ho pure visto in Roma il suo spettacolo al Brancaccio, di cui pure ho detto altrove. Le considerazioni che restano da fare e che non possono certo essere qui esaurite vertono sulla natura del consenso politico, sulla sua formazione, sul mantenimento, sulla struttura della comunicazione che ormai sembra essere la sola cosa di cui si occuapa lo «Staff di Beppe Grillo», ossia del marchio Beppe Grillo. L’apparire ha soverchiato l’essere. Per chi ha a cuore le sorti della democrazia italiana, e fra questi soprattutto quelli che a Beppe hanno dato il loro consenso elettorale, si aprono problemi enormi, che però non possono risolversi né con le “espulsioni” da parte di uno Staff vistosi scoperto, o con fughe e delusioni da parte dell'elettorato grillino, ma con un’aperta contestazione democratica della leadership.
AC

L’intervista a Beppe Grillo pubblicata sul Corriere della Sera non sorprende più di tanto. I biglietti venduti per lo spettacolo non sono ancora molti, bisogna evitare un nuovo flop dopo quello dello scorso anno, e allora ci vuole un po’ di pubblicità. E il blog ormai è in crisi. E certamente Il Corriere della Sera, che ormai con il nuovo direttore è diventato l’organo ufficiale del M5S, doveva ben prestarsi a quest’operazione di marketing. Cosa si fa oggi per vendere i giornali.

Ma vale la pena riflettere brevemente sulle cose che Grillo dice con la solita ironia che lo caratterizza. Lui sarebbe stato sempre un un comico, in Italia ci sarebbero stati però milioni di schizofrenici che avrebbero creduto che il suo messaggio fosse politico, mentre si sarebbe trattato in realtà soltanto di un grande spettacolo. Insomma, 9 milioni di elettori (tra cui il sottoscritto) che lo hanno votato nel 2013 sarebbero stati tutti vittime di una schizofrenia collettiva che lui ora intende curare con lo spettacolo che porterà in alcune sale a Milano e a Roma nel prossimo mese.
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Per usare il suo colorito linguaggio, lui sarebbe sempre stato soltanto un comico incazzato perché mamma Rai lo aveva cacciato, e per vendicarsi si sarebbe divertito per un paio d’anni a prenderci per il culo. E ora ce lo dice anche chiaramente. Chi credeva che il Movimento cinque stelle fosse un progetto politico nuovo, alternativo, che riportasse al centro della vita politica i cittadini si è sbagliato: “La verità è che la politica è una malattia mentale, perché si basa sul niente. Anche i voti ai candidati si fondano sulla popolarità, sulla gestualità, sulla simpatia. È una rappresentazione del nulla. Il nulla che riempie il vuoto”.

Ti aspetteresti queste parole da un anarchico individualista del secolo scorso o da un nostalgico del situazionismo alla Guy Debord (lo ammettto mi ha sempre affascinato), ma non da un leader (pardon la parola è tabù) di un movimento che ha preso circa 9 milioni di voti e che ora aspira addirittura a governare il Paese. Questo in effetti è come dice Grillo il delirio assoluto. Non ditemi per favore che tutto questo dipende dal difficile rapporto psicologico con mamma Rai che lo ha abbandonato. Come che sia, dai Freccero sbrigati, ti ha messo lì apposta, il teatro lo sai che non è il suo forte e poi ha bisogno della mamma, risolvi presto la questione e richiamalo in Rai immediatamente. Lui, ormai, è in panchina e vedrai entro l’autunno ci sarà la squadra rinnovata con il nuovo allenatore.

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