mercoledì 18 maggio 2016

Paolo Becchi: «Consulta, l’inciucio a 5stelle che fa un regalo a Renzi».

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L’articolo si trova sul Fatto Quotidiano del 17 dicembre 2016. Tratta di una situazione nella quale i parlamentari pentastellati si trovano tutte le volte che devono partecipare alla nomina di qualche carica istituzionale. Non possono trovare nelle loro fila, con il metodo del clic, i candidati che abbiano i necessari requisiti e dunque debbono rivolgersi a un mercato che a scelta fatta non deve loro rendere un grazie né poter venire “espulsi”, mandare lettere allo Staff di Beppe Grillo, essere costretti a presentare rapporto e simili. Il caso più eclatante è stato quello del “miracolato dalla rete” Stefano Rodotà, da allora stabilmente in circolazione. Il caso si ripresenta con la scelta di un giudice costituzionale. Non entro qui nel merito della candidatura, ma rilevo ciò che ho detto innumerevoli volte nei vari MU del Movimento. Manca un profondo e radicale dibattito culturale e politico nelle fila del Movimento, composto per la gran parte da iscritti che provengono dai vecchi partiti e di cui portano l'imprinting. La cultura che li caratterizza da 70 anni a questa parte può essere sintetizzata con un apparente ossimoro: «antifascismo fascista». I comportamenti recenti dello Staff, con le espulsioni, e le votazioni parlamentari, dimostrano come il M5s sia ampiamente partecipe di questa “cultura” che di innovativo non ha nulla, ma al contrario porta alle estreme conseguenze il peggio della vecchia partitocrazia, tipico al riguardo la resistenza di un Toninelli a quella necessaria legge di introduzione della legge attuativa dell'art. 49 cost. che attende dal 1948. Come per la legge attuativa del referendum abrogativo, interviene quando non se ne può più fare a meno.
 AC

Le votazioni per i membri della Consulta si sono chiuse con l’accordo tra il Pd e il M5S.

Sul blog di Grillo si è parlato spesso del metodo pentastellato per le elezioni alla Consulta. Già con riferimento alla Sciarra non si è però detto che non è stata mai votata in rete e che è stata solo il risultato di uno scambio con il Partito Democratico. Il MoVimento aveva, infatti, indicato altri nomi, che si dicevano essere stati «selezionati» in vista di una consultazione on line: Antonio D’Andrea, Franco Modugno, Silvia Niccolai, Felice Besostri. Inutile dire che essa non si è mai svolta. Inutile anche ricordare che, in realtà, ai tempi dell’elezione della Sciarra nessuno di quei nomi è mai stato “speso” dai parlamentari pentastellati, i quali hanno invece deciso di attendere le proposte del governo e di disperdere i propri voti tra i quattro candidati «per dimostrare che siamo in grado di far superare il quorum a un candidato condiviso col Pd, se buono». Insomma: l’intenzione in quella occasione era di aspettare un candidato idoneo del Pd. Ed il candidato è, infine, arrivato, permettendo uno “scambio di poltrone”: Sciarra alla Consulta per Zaccaria al Csm. Su quello che sinora ha combinato Zaccaria è meglio stendere un velo pietoso.

Ora dopo trentuno fumate nere ci sarebbe stato tutto il tempo per fare una consultazione on line nel rispetto delle regole del MoVimento ed invece i parlamentari senza alcuna consultazione con gli attivisti hanno deciso di puntare su un unico candidato, Modugno, escludendo gli altri, e accentando il candidato del Pd, dopo tra l’altro aver scritto sul blog di Grillo che mai avrebbero votato Barbera, per il suo passato politico e per l’essere stato sfiorato da una inchiesta relativa a concorsi truccati. Alla fine anche in questo caso ha finito col prevalere quello stesso scambio di poltrone già verificatosi a suo tempo tra Sciarra e Zaccaria.

Non si capisce molto bene in cosa consisterebbe il nuovo metodo pentastellato: al posto dell’ inciucio tra Forza Italia e il Pd abbiamo assistito all’inciucio tra il Pd e il M5S. E in questo caso non si potrà neppure dire che l’onestà è tornata di moda dal momento che, per lo meno stando ad alcune notizie apparse sulla stampa nel 2014, Barbera fu sfiorato persino da alcune inchieste in merito ad alcuni concorsi universitari. Beninteso, dal punto di vista della logica dei partiti tutto questo è accettabile, meno per un MoVimento, nato con l’intenzione di superare quella logica e di essere al di là della destra e della sinistra.

Resta il dato politico di fondo: nel momento di massima difficoltà politica di Renzi il M5S ha dimostrato di sostenerlo, togliendogli le castagne dal fuoco e mettendo nella Corte un fedelissimo delle sue riforme. Ma questo in fondo non deve sorprendere Barbera è l’ispiratore sia dell’Italicum che della riforma del Senato e votando Barbera il M5S ci ha fatto capire che nonostante in Parlamento abbia votato contro in realtà è favorevole ad entrambe. Sta insomma facendo il doppio gioco e sinora, se si considerano i sondaggi, sta funzionando egregiamente.

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