domenica 3 luglio 2016

Per una Storia del Movimento Cinque Stelle: 18. Paola Pinna, parlamentare espulsa dal M5s, passa al PD.

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«Per una storia del Movimento Cinque Stelle» vuole essere una storia in progress di un Movimento costituitosi ufficialmente il 4 ottobre 2009. Nato nel Nord Italia viene alla ribalta con le elezioni comunali di Parma nel maggio 2012, con le elezioni regionali siciliane dell’ottobre 2012, dove il M5s risulta essere il primo partito, lasciando prevedere il risultato delle elezioni politiche nazionali del febbraio 2013. La storia del M5s è costellata di “casi” e da domande sulla sua organizzazione e sul ruolo della Casaleggio Associati. Di certo non è un Movimento che erige barricate e occupa piazze, o partecipa a scontri di strada, ma ha come suo obiettivo principale se non unico la partecipazione alle competizioni elettorali: è dentro il sistema anche se ai suoi inizi amava apparire come anti-sistema, antipolitico, rivoluzionario. Tutto il potere dei vertici si concentra nella inclusione/esclusione dalle liste elettorali. Il suo successo politico ha delle analogie con ciò che seguì a Mani Pulite, fenomeno caratterizzato da una esplosione di scandali. Da allora è un succedersi di sigle politiche,  ma senza che la situazione complessiva del Paese sia andata migliorando, o abbia cambiato di segno. Poiché la Rete è stato il punto di partenza del M5s, è dalla Rete che attingeremo tutte le nostre notizie, cercando di discernere il grano dal loglio.
CL

Paola Pinna
A noi non interessano le demonizzazioni e le contumelie che i cosiddetti talebani del M5s, ossia i suoi fanatici, quali ve ne sono in ogni partito, scagliano contro i loro scomunicati ed espulsi. Per noi la patologia è già l'espulsione in se stessa. Interessa quindi i passaggi con cui si è giunti all’espulsione, la sua istruttoria. Ed è di minore interesse ciò che di ognuno di essi faccia poi, sciolto da ogni vincolo di appartenenza e fedeltà. In Italia manca l’istituto del recall, ma con l’attuale sistema elettorale ed anche con il precedente, per il quale non vi è elezione ma sostanziale nomina da parte dei partiti, un simile istituto non avrebbe senso. Vi è certamente un diffuso “trasformismo”, ma non credo che abbia gli stessi caratteri di quello che abbiamo studiato nel libri di storia. E sarà utile fare un raffronto. Ma per quanto possibile cercheremo innanzitutto di fare un identikit non solo di ogni singolo parlamentare “espulso”, ma anche di quelli che che sono stati gli espulsori dei loro colleghi.

1. Contumelie pentastellate su Paola Pinna. - Il blog ha un titolo che è un programma: il marciume che è dentro a tutti gli altri. Era stata espulsa a fine novembre 2014. A marzo 2015 aderisce al partito di Zanetti, Scelta Civica, ed oggi 3 luglio 2016 al pd. È la seconda grillina dopo Tommaso Currò a passare al PD, che evidentemente non ha problema ad accoglierli: ciò che gli uni perdono gli altri acquistano, almeno finché dura la legislatura. Dopo si vedrà. La Pinna era stata espulsa dal M5s il 27 novembre 2014 insieme a Massimo Artini. «I due erano stati accusati di non aver restituito parte dello stipendio. La decisione era stata ratificata dagli iscritti del blog con il 70 per cento dei voti a favore e la sera stessa una delegazione di parlamentari si era presentata sotto casa di Grillo a Marina di Bibbona (Toscana) per chiedere un chiarimento». Pinna così parla della sua delusione: «Ho iniziato la mia carriera politica nel M5s perché non mi sentivo rappresentata da nessuno dei vecchi partiti. Poi è arrivata l’elezione alla Camera dei Deputati, un onore che non mi aspettavo. E ho pensato per un attimo che era possibile ‘fare la differenza’. Mai speranza fu più disillusa”». Paola Pinna denuncia «una pretesa superiorità morale…». La sua espulsione sarebbe dovuta a un suo atteggiamento di dissenso.

2. «Espulsione irregolare». – Il fatto in sé più banale non poteva essere e solleva gravi dubbi sulle qualità intellettuali e morali di quanti stanno in parlamento, o meglio non si può generalizzare ma basta un solo caso per gettare discredito sull'istituzione rappresentativa. Il fatto banale è la rendicontazione nella restituzione di parte dello stipendio. Intanto, è da chiedersi: se domani o dopodomani i 5s andranno al governo ed avranno le maggioranze necessarie, conserveranno lo stesso stipendio attuale che dovrà essere autoridotto, o lo eguaglieranno per tutti a 2500 euro netti? Con il rischio come è successo in Roma che vi siano dimissioni in massa perché troppo basso, almeno per hci è abituato a redditi ben più alti? Ed inoltre, se la Pinna dice di aver restituito, mentre lo Staff dice che non ha restituito: si tratta di banale verifica che non ha assolutamente nulla di politico.

(segue)

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