sabato 25 giugno 2016

Paolo Becchi: «Quirinarie o ‘metodo Sciarra’? Questo è il problema»

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L’articolo qui ripreso dal Fatto Quotidiano esce il  21 gennaio 2015. Si svolgevano allora i rituali quirinalizi, defatiganti e noiosi ai cittadini, che non scelgono direttamente il Presidente della Repubblica. Becchi è particolarmente attento al ruolo della Rete, che si annunciava come una innovativa forma di democrazia diretta per scadere poi sempre più in una mera ratifica di decisioni già prese dalla leadership nascosta del Movimento Cinque Stelle.
 AC

 Re Giorgio ha ufficialmente abdicato e ha lasciato ai suoi sudditi l’arduo compito di trovare un successore, anche se non si può escludere al momento che sia riuscito a trasformare il regno in una monarchia ereditaria.

Difficile avanzare qualsiasi previsione. Spesso l’elezione del Presidente della Repubblica è stata un terno al lotto e l’ultima è già passata alla storia per la sua anomalia costituzionale. All’epoca, mentre i partiti dimostravano tutta la loro incapacità, dovendosi alla fine arrendere al loro fallimento, il M5S inaugurò un metodo nuovo, del tutto conforme ai suoi principi: le Quirinarie. Il nome del Presidente doveva uscire dalla Rete, dal voto dei singoli attivisti, e così avvenne: ciascun iscritto certificato poteva indicare liberamente il suo candidato e alla fine uscì una lista di dieci nomi. Dopo la rinuncia alla candidatura dei primi due della lista, il terzo accettò: Stefano Rodotà. Nella Rete un’intelligenza collettiva fluida seppe mandare in tilt il sistema partitocratico.

Purtroppo nell’ultimo periodo la Rete per il Movimento Cinque Stelle da strumento efficace di democrazia diretta si è trasformata in strumento di ratifica di decisioni già prese. Questo è avvenuto, ad esempio, per l’elezione dei membri del CSM (almeno scelti su una rosa presentata dai parlamentari), ma ancora peggio è avvenuto con l’elezione di membri della Consulta, dove la Rete si è addirittura limitata a ratificare un voto di scambio con il Pd e così Zaccaria è finito al CSM e la Sciarra alla Corte costituzionale.

Mentre le Quirinarie entreranno nei libri di storia come primo meraviglioso esempio di democrazia diretta attraverso la Rete, il metodo Sciarra è tipico della vecchia partitocrazia che il Movimento Cinque Stelle si proponeva di combattere. E i risultati li abbiamo purtroppo visti con il voto decisivo di Zaccaria per la nomina di Lo Voi quale nuovo Procuratore capo a Palermo, un regalo a Napolitano e un autogol del Movimento nella sua battaglia contro mafia e corruzione.

Molti spingono il M5S a entrare nella partita per il Quirinale, a partecipare al gioco, magari per prendere il posto di Berlusconi e poi poter gridare alla vittoria quando dovesse vincere un nome proposto da Renzi, accettato dai portavoce e ratificato dalla Rete. La rielezione di Napolitano fu una tragedia nazionale, quella del suo successore sarà comunque una farsa. Nessuno dei nomi di cui tanto si parla in questi giorni potrebbe essere votato a testa alta dal M5S. E allora perché non cominciare seriamente a pensare alle Quirinarie? Un metodo che lascerebbe i partiti cuocersi nel loro brodo una seconda volta.

Il Movimento sembra essere attualmente bloccato dalla paura di avanzare un nome con il rischio di vedersi subito bruciare il proprio candidato. Insomma, meglio aspettare, puntando sul fatto che alla quarta votazione, dove è sufficiente la maggioranza assoluta, scoppi il caos e nel caos il M5S possa spuntarla. Ma anche qui la tattica non sembra delle migliori e non bisogna dimenticare che dopo la terza votazione per l’elezione del Presidente della Repubblica sarà sufficiente la maggioranza assoluta e non è affatto escluso che il Patto del Nazareno resista. Nel qual caso la sconfitta del M5S sarebbe totale.

Un’altra possibilità, che sembra aleggiare nel Movimento, sarebbe quella di fare delle “Quirinarie bloccate”, presentando alla Rete solo pochi candidati preselezionati, in apparenza scelti dal Movimento, ma in realtà concordati con Renzi o qualche suo emissario. Questo non sarebbe solo vuoto tatticismo, ma un vero e proprio tradimento dei principi che hanno originariamente ispirato il Movimento.

Le Quirinarie offrono un’alternativa credibile, vale a dire quella di puntare non sul caos che potrebbe scoppiare dopo la terza votazione, ma sulla presentazione di un candidato sin dall’inizio: una persona onesta, certo, ma anche competente per svolgere quel ruolo di garanzia che la Costituzione gli attribuisce. Una persona che abbia soprattutto la capacità di unire il paese dopo che Napolitano lo ha diviso. Sarà difficile che quel candidato alla fine venga eletto, ma sarebbero tutti gli altri partiti a dover legittimare la loro volontà di bloccare un candidato come fu Rodotà, solo perché appoggiato dal M5S. Impedire l’ascesa di un candidato autorevole proposto dal M5S e votare un uomo gradito a Berlusconi rappresenterebbe per Renzi una sconfitta notevole.

Da tempo Grillo chiede a Renzi di fargli dei nomi da far valutare alla Rete. Già questo, a onor del vero, contrasta con i principi del Movimento. Ora il premier si è dichiarato pronto ad aprire ai Cinque Stelle, sembra intenzionato a giocare su due tavoli parlando sia con Berlusconi che, attraverso qualche emissario istituzionale, con il M5S. Ancora una volta ciò servirà a Renzi come minaccia potenziale da utilizzare a suo favore contro Forza Italia. Sia chiaro che se una tale trattativa tra il Pd e il M5S (con qualche emissario del Premier, perché Renzi parla ormai solo con Berlusconi) si dovesse aprire in questi giorni, il principio della trasparenza che da sempre anima il Movimento vorrebbe che il tutto avvenisse alla luce del sole, in streaming, e non nelle segrete stanze del potere. La cosa peggiore sarebbe appunto che nomi discussi in una trattativa segreta venissero poi proposti in votazione alla Rete.

Al momento il Patto del Nazareno è ben saldo. Berlusconi e Renzi sono entrambi alla ricerca di un personaggio per il Quirinale che possa essere d’aiuto al primo per le sue varie vicende giudiziarie e al contempo non faccia ombra al secondo. In questo contesto il M5S può, anzi deve fare i suoi nomi e l’occasione giusta per indire ufficialmente le Quirinarie sarebbe rappresentata a mio avviso dalla “Notte dell’onestà“.

Quirinarie o metodo Sciarra? Su questo nodo si gioca il futuro del Movimento. È l’ultima occasione per far capire agli italiani che due anni di logoramento continuo non lo hanno piegato, non lo hanno integrato nel sistema. Ma questo potrà avvenire solo ritornando alle sue origini. Se la scelta, al contrario, si dovesse limitare a un’ennesima ratifica di decisioni già prese dal capo politico e dal suo direttorio, magari dopo aver ricevuto le imbeccate di Renzi, allora sarà la fine di un sogno e la nascita di un nuovo partito. L’intelligenza collettiva fluida della democrazia diretta aveva messo sotto scacco il sistema, il “metodo Sciarra” ha portato invece un’eurista e una fautrice del Jobs Act alla Corte Costituzionale e un membro al CSM, il cui voto ha permesso una nuova occupazione politica della Procura di Palermo.

Quirinarie o metodo Sciarra? È per il Movimento Cinque Stelle come l’essere o non essere di amletiana memoria.

PS. Grazie all’ elezione della Sciarra ieri la Consulta ha avuto la possibilità di bocciare il referendum sulla legge Fornero.

Aggiornamento del 22/01/2015

Come avevo intuito il M5S tradendo la spirito originario del Movimento chiede ora a Renzi i nomi per il Quirinale per farli votare dalla Rete. La Rete ormai è ridotta a ratificare addirittura nomi proposti da Renzi. Un totale fallimento sia tattico che strategico dal momento che Renzi non farà alcun nome ed il moVimento non avrà un proprio candidato.

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