martedì 14 giugno 2016

Paolo Becchi: «Nuovo Presidente della Repubblica: i dolori del giovane Grillo».

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L’articolo qui ripreso dal Fatto Quotidiano è del 30 gennaio 2015. Becchi è stato fin dagli esordi un osservatore attento delle dinamiche del M5s. Notando la progressiva trasformazione in partito da parte di un Movimento che pareva innovativo e rivoluzionario, in ultimo, con l'elezione di Barbera a giudice costituzionale ha maturato il distacco dalla conduzione politica parlamentare dei 5s, ma non è per questo diminuito il suo interesse per istituti nascenti di democrazia diretta e una maggiore partecipazione popolare. Nell’articolo qui ripubblicato sono analizzate le vicende, i patteggiamenti, i rituali per la scelta del nuovo presidente della Repubblica, infine caduta su Sergio Mattarella.
AC

Non c’è dubbio il Movimento 5 Stelle sta trasformandosi in un partito che “fa politica” come tutti gli altri. Certo, sullo sfondo resta ancora la Rete, ma ormai ha perso quel ruolo decisivo che aveva alle origini. Basta fare un raffronto con le prime Quirinarie libere ed aperte e le seconde gestite dai parlamentari pentastellati per rendersi conto dei cambiamenti in atto.

I risultati mettono in evidenza un Movimento diviso tra il cuore, Imposimato, e la Realpolitik: Prodi e Bersani, che messi insieme hanno preso più o meno tanti voti quanto Imposimato. Ma non bisogna dimenticare che questi risultati valgono solo per le prime tre votazioni. Dal quarto scrutinio in poi infatti per i capi politici del Movimento: “Se i cambi di maggioranza dovessero portare a un nome condiviso tra più forze politiche, si deciderà come meglio muoverci con una votazione lampo sul blog”. Insomma, con un linguaggio da vero politichese non si esclude che se su un candidato dovessero confluire altre forze politiche, si abbandonerebbe la candidatura di Imposimato. Ed è evidente anche alle capre che quel candidato sarebbe Prodi, del resto inserito nella lista dei papabili dai capi politici del Movimento con una mossa astuta (ce l’ha chiesto il Pd, per la precisione lo hanno chiesto cinque parlamentari).

Insomma, la tattica è evidente: dividere il Pd, inserirsi nelle loro contraddizioni interne. Tutta roba vecchia, da vecchia politica, ma ormai è questo che passa il convento. Ma Renzi con un colpo solo ha spiazzato  tutti, trovando il candidato ideale a cui nessuno aveva pensato, ma che in effetti potrebbe essere condiviso da tutti.  Ammettiamolo pure: scacco matto.

Che fare?

Il dato evidente è che il Movimento 5 Stelle ha ormai perso la sua verginità. Se si era pronti a sputtanare il Movimento 5 Stelle facendo votare l’artefice della moneta unica e cioè Prodi, perché non cambiare tattica e far votare Mattarella alla quarta votazione? Invece di dividere il Pd, perché non provare a dividere Renzi da Berlusconi? Ma Mattarella, si dirà, non è nella rosa dei dieci candidati indicati nel blog. Ormai però lo sappiamo tutti che la Rete si limita a ratificare decisioni già prese dai vertici politici del Movimento. In questo caso la scelta di Mattarella anche da parte del Movimento metterebbe in crisi il Patto del Nazareno costringendo all’angolo Berlusconi. Tatticismo per tatticismo non ne varrebeb la pena?

E poi, me la fate dire un’ultima cosa? Se la politica si esaurisce alla fine nel mettere nelle istituzioni persone oneste: nessuno credo potrà dubitare sulla specchiata onestà e coerenza di un uomo della Prima Repubblica che ha avuto persino il coraggio di dimettersi per esprimere il suo dissenso da una legge che favoriva Berlusconi.

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