domenica 26 giugno 2016

Per una storia del Movimento Cinque Stelle: 6. Monica Fontanelli, non espulsa, non diffidata, ma lascia sua sponte il M5s.

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«Per una storia del Movimento Cinque Stelle» vuole essere una storia in progress di un Movimento costituitosi ufficialmente il 4 ottobre 2009. Nato nel Nord Italia viene alla ribalta con le elezioni comunali di Parma nel maggio 2012, con le elezioni regionali siciliane dell’ottobre 2012, dove il M5s risulta essere il primo partito, lasciando prevedere il risultato delle elezioni politiche nazionali del febbraio 2013. La storia del M5s è costellata di “casi” e da domande sulla sua organizzazione e sul ruolo della Casaleggio Associati. Di certo non è un Movimento che erige barricate e occupa piazze, o partecipa a scontri di strada, ma ha come suo obiettivo principale se non unico la partecipazione alle competizioni elettorali: è dentro il sistema anche se ai suoi inizi amava apparire come anti-sistema, antipolitico, rivoluzionario. Tutto il potere dei vertici si concentra nella inclusione/esclusione dalle liste elettorali. Il suo successo politico ha delle analogie con ciò che seguì a Mani Pulite, fenomeno caratterizzato da una esplosione di scandali. Da allora è un succedersi di sigle politiche,  ma senza che la situazione complessiva del Paese sia andata migliorando, o abbia cambiato di segno. Poiché la Rete è stato il punto di partenza del M5s, è dalla Rete che attingeremo tutte le nostre notizie, cercando di discernere il grano dal loglio.
CL
Monica Fontanelli
È un caso interessante, nella sua tipicità, quello di Monica Fontanelli, di cui parla Mauro Carbonaro nel suo libro ricco di dati. Monica è un insegnante che ha studiato a fondo i problemi della scuola e che avrebbe voluto introdurre dentro il dibattito politico del M5s, al fine di promuovere una politica per la scuola. Ma si accorge presto della povertà di contenuti del M5s. Lasciamo a lei stessa la parola: «Di scuola non se ne parla o, se si è costretti a farlo, comunque non si assume una posizione, perché all'interno del MoVimento le posizioni sono diverse, inconciliabili e, per non allontanare nessuno, meglio far “finta di niente”, meglio discutere di cose più semplici. Il MoVimento nei fatti non assume alcuna posizione sulla riforma della scuola, come non ne assume su moltissimi argomenti che riguardano il “sociale” e le politiche economiche di chi ci governa».  Infatti: «Quando si parla di piste ciclabili, o di spazi verdi nelle città, di raccolta differenziata, di nucleare... è facile trovare una convergenza di idee e di proposte». Ma - come ho spesso detto - le stelle del firmamento non sono cinque, ma milioni di milioni e ognuna di essa rappresenta un problema, ecco che: «Diverso invece è assumere posizioni politiche rispetto alla riforma Gelmini, ecc. ecc.». In pratica, è più facile raccogliere consenso su pochi temi sui quali non si può non essere tutti d’accordo (l'aria che respiriamo) che non toccare temi divisivi o temi sui quali tocca scontarsi con i poteri forti o le potenti lobbies, che controllano la classe politica, la stampa, ogni genere di istituzioni. L’aria pulita la vogliono tutti: anche i potenti! anche i banchieri! anche le lobbies!

Passa quindi alla critica del M5s, non concessa a chi vuol restare iscritto, pur riconoscendo la giustezza della critica: «Uno dei loro motti preferiti è che non sono un partito, non sono una casta. A mio modo di vedere sono molto peggio: “uno vale uno” è in realtà solo uno slogan. Nelle assemblee si decidono solo alcuni aspetti, per lo più organizzativi, per il resto c’è un’oligarchia che decide per tutti: sono gli eletti e i loro stretti collaboratori». Nella sua lettera di addio al MoVimento Monica così si esprime: «Per questi motivi lascio il MoVimento, per la mancanza totale di democrazia all'interno, per la povertà di contenuti. Lascio il MoVimento perché non voglio rendermi complice dell'inganno che stanno perpetuando verso gli elettori... I partiti non mi piacciono, ma il MoVimento non è ciò che appare: non c’e democrazia all’interno, non ci sono idee che non siano quelle “facili” e scontate che la stragrande maggioranza delle persone può condividere, non c’è un progetto serio di società, solo slogan».

E non poteva mancare la reazione dei grillini: «I grillini hanno preso malissimo la mia presa di posizione pubblica, sono come una setta, hanno una visione fideistica del Movimento, chi osa metterli a nudo viene visto come un traditore e inizia una campagna diffamatoria nei miei confronti. Sono stata ricoperta di insulti via internet, diffamata, hanno scritto che sono una persona violenta con atteggiamenti da brigatista, mi hanno attaccata nella mia professione (sono insegnante), mi hanno paragonata a Ruby...». E conclude: «Un MoVimento a parole di tutti, nei fatti solo di pochi».

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