lunedì 13 giugno 2016

Paolo Becchi: «Di Battista, una ‘bufala’ del New York Times fa più notizia della Libia».

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L’articolo qui ripresa dal Fatto Quotidiano è del 17 febbraio 2015. Di “bufale” Alessandro Di Battista non è avaro e in questa data trova ancora un suo difensore in Paolo Becchi, che nota una certa strumentalità nella notizia data dal primario quotidiano americano. I commenti al post si occupano della notizia e non danno addosso allo stesso Becchi, come succederà quando passerà alla fase di critica del M5s. Sulla Libia vale ricordare come dopo l'attentato parigino alla discoteca, nel novembre 2015, viene fatta passare una normativa che conferisce al presidente del Consiglio Matteo Renzi il potere di portare il Paese in guerra senza passare per il Palmaneto, all'incirca sul modo di operare della CIA che organizza colpi di Stato e guerre non dichiarate in ogni parte del mondo. Il M5s ha votato a favore sulla legge (Di Stefano si, Di Battista assente), salvo poi a votare contro sul decreto attuativo... Misteri della coerenza pentastellare.

AC

La vera notizia della giornata è che il New York Times legge Pagella Politica, un sito sconosciuto a tutti in Italia, ma a quanto pare una fonte per il celebre quotidiano americano.

Tra una menzogna sull’Ucraina ed un incitamento ad un colpo di stato in Venezuela, il New York 

Times ha deciso di citare un premio per la “bufala” politica scelta, dall’oggi celebre, Pagella Politica. In una giornata carica di tensione con l’Italia che si appresta a dichiarare guerra alla Libia, la stampa italiana ha trovato l’assist perfetto per attaccare nuovamente il Movimento Cinque Stelle.

Si tratta di una battuta di Alessandro di Battista fatta cinque mesi fa con alcuni attivisti accorsi all’evento Italia Cinque Stelle, tenutosi a Roma al Circo Massimo nell’ottobre scorso. Una battuta, un’iperbole sulla Nigeria, Boko Haram ed ebola per enfatizzare il fatto che la ministra della Sanità Lorenzin avesse sottovalutato il rischio sicurezza per i voli Roma-Lagos.
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Alessandro Di Battista ha dichiarato, erroneamente, come il “60% della Nigeria fosse in mano a Boko Haram e il restante 40% a ebola”. La “bufala” in questione che hanno riportato tutti gli organi di stampa è tale, ma gli effetti che hanno sortito oggi, a cinque mesi di distanza, hanno del paradossale.

In un periodo in cui Renzi rievoca scenari colonialisti del 1911 e, con le sue riforme, riporta il paese ai tempi dello Statuto Albertino, l’auspicio è quello che il New York Times si inizi ad occupare, dato l’effetto copia incolla che produce sui giornali italiani (73° posto per la libertà di stampa al mondo), delle derive autoritarie in atto contro la Costituzione italiana e non di “bufale” di cinque mesi fa.

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