martedì 12 luglio 2011

Osservatorio sulla libertà di pensiero negata. Parte Prima: Gli Stati. Cap. XV - Gran Bretagna (2011)

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Pare strano approntare una scheda del nostro “Osservatorio” sulla libertà di pensiero da dedicare alla Gran Bretagna. Non si tratta in effetti di indicare determinate legislazioni liberticide o limitative della libertà di espressione, quanto piuttosto di pratiche di intolleranza ovvero di forte dissenso verso singoli personaggi che vengono poi fatte passare come mancanza di libertà di pensiero in senso proprio, come si può dire per la Germania, la Francia, l’Austria, che hanno apposite normative che di fatto colpiscono reati di opinione ed impediscono la libera formazione del pensiero, gli studi e le ricerche, la libertà di espressione. I casi di intolleranza o di contestazione sono tuttavia interessanti perché viene spesso invocato, a senso unico, quella libertà di pensiero che normalmente non si riconosce ai propri avversari.


SOMMARIO: 1. Benny Morris contestato a Londra. –

1. Benny Morris contestato a Londra. – Non si può dare nessun credito alla redazione del “Foglio” quando presenta la comprensibile contestazione londinese a Benny Morris come attentato alla sua libertà di pensiero ed espressione, avendo lui avuto ben altro sorte e trattamento del suo collega Ilan Pappe, che ha dovuto lasciare Israele, dove insegnava, a causa di minacce. Senza contare come a Monaco di Baviera sia stata proprio la comunità ebraica locale ad aver impedito a Pappe di parlare in una sala del comune. Ed ancora per rimanere a Londra è di qualche mese fa il boicottaggio di un seminario di Gilad Atzmon nella Westminster University. Non ricordo che la redazione del Foglio abbia anche solo menzionato questo evento, che si è tuttavia tenuto altrove, forse anche con maggiore successo. Di Benny Morris è in effetti esecrabile e contestabile la sua ideologia storica che lo porta ad affermazioni strabilianti. Seguiremo comunque la cronaca, di cui apprendiamo appunto dal “Foglio”, che per noi non è una buona fonte. Analoga contestazione ha avuto il tedesco Matthias Küntzel, che sembra essere uno di quegli ideologi che vanno ad equiparare islamismo e nazismo, invero in modo alquanto infondato: l’islamismo è l’islamismo, che peraltro ha qualche millennio di storia, ed il nazismo è stato un regime politico durato appena undici anni, durante i quali ebbe rapporti sostanziali con il sionismo che se studiati dimostrerebbero rapporti molto più sostanziali che non con l’Islam. Ma è questa la lotta ideologica del nostro tempo, dove sia Morris sia Küntzel sono attori, certamente della parte non più debole. Le fa compagnia in questa crociata contro l’Islam un personaggio certamente noto agli addetti, ma di cui noi apprendiamo solo adesso è la “columnist” Melanie Phillips. Il loro nome è legione ed è davvero arduo tener nota di tutti loro. Pare difficile credere a Morris quando dice degli islamici “questi hanno soldi, giornali, risorse, cattedre, e le stanno usando per sottomettere l’Europa”. Viene da pensare a Norman G. Finkelstein ed ha chi gli ha fatto perdere la cattedra, minacciandolo perfino di sfratto dall’abitazione in cui vive. Quando poi al “pessimismo” è categoria quanto mai relativa e soggettiva.

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