Solo poche ore prima di eseguire gli attacchi gemelli di Oslo, il terrorista norvegese Anders Behring Breivik ha inviato a 5.700 persone un ‘manifesto’ di 1.500 pagine, da lui scritto, dal titolo «2083: Una Dichiarazione di Indipendenza Europea».
Come fa notare il Sidney Morning Herald, nel testo Breivik rivela di essere «una di 80 cellule di martiri pronti a sovvertire i governi europei che tollerano l’Islam». Nel manuale Breivik dichiara che «ogni politico che permetta l’immigrazione di musulmani merita di essere ucciso, in quanto traditore filo-multiculturale».
Nel manuale Breivik rivela di essere stato reclutato durante un meeting di Londra nel 2002, dal titolo «Ordine militare europeo e tribunale criminale» dei Templari. Il gruppo che ha organizzato il meeting ha per obiettivo di «prendere il controllo politico e militare dei paesi dell’Europa occidentale e implementare politiche di cultura di estrema destra». Al meeting avrebbero partecipato rappresentanti di diverse nazionalità, inclusi due britannici. Le autorità britanniche stanno ora cercando eventuali complici di Breivik.
Al momento dell’arresto, Breivik dichiarava di avere agito da solo. Ma i testimoni della sparatoria dell’isola di Utoya dicevano di avere visto più di un cecchino.
Questa mattina si è tenuta nel tribunale di Oslo l’udienza preliminare per determinare se rimandare a giudizio Anders Behring Breivik, l’unico attentatore finora arrestato in relazione agli attacchi terroristici gemelli di Oslo che hanno causato decine di vittime. In effetti proprio nel primo pomeriggio di oggi le autorità di Oslo annunciavano ufficialmente che le vittime dei due attacchi sarebbero 68, e non 92 come supposto in precedenza.
Durante l’udienza, preclusa alla presenza della stampa, il filo-sionista, pro-israeliano Anders Behring Breivik ha ammesso di essere l’autore degli attacchi terroristici, ma si dichiarava «non colpevole». Durante la successiva conferenza stampa, il giudice Kim Heger ha dichiarato che Breivik rimarrà in carcere per almeno otto settimane, in cella di isolamento, senza contatti di alcun tipo con l’esterno.
Dalle prime indagini, dagli interrogatori di Breivik e dal ‘manifesto’ che il terrorista ha pubblicato online poco prima degli attentati, emerge un quadro iniziale piuttosto preciso - seppure non ancora completo - sulla personalità dell’attentatore norvegese e le sue affiliazioni politiche e ideologiche. Ed emergono ovviamente motivazioni in totale contrasto con quanto i media di massa si erano affrettati a speculare, suggerendo immediatamente la connessione al cosiddetto “terrorismo islamico”.
«Il profilo dell’arrestato non corrisponde affatto a quello del combattente islamico estremista. Breivik è un norvegese, bianco, biondo, cristiano fondamentalista», commentava un portavoce delle autorità di Oslo incaricate delle indagini. Mentre in un primo rapporto ufficiale pubblicato dopo la cattura di Breivik si legge: «Siamo talmente concentrati sulla sorveglianza dei cittadini di origine islamica, che abbiamo ignorato i segnali che provenivano dai gruppi di attivismo dell’estrema destra norvegese».
Né nelle dichiarazioni verbali, né nei rapporti ufficiali viene mai usato il termine “terrorista” per descrivere l’attentatore ‘di casa’ Anders Behring Breivik.
Dal profilo tracciato sul terrorista cristiano estremista emerge che Breivik:
- è un norvegese di 32 anni
- un sionista cristiano fondamentalista
- un ex membro del partito norvegese di destra FRP con politiche di forte sostegno ad Israele
- si dichiara “nemico dell’Islam e sostenitore di Israele”
- ammiratore del politico olandese anti-islamico Geert Wilders e del sionista americano Daniel Pipes.
Il suo documento, firmato “Andrew Berwick London 2011’ comprende molti riferimenti alle sue relazioni con il gruppo britannico cristiano ultra-nazionalista anti-islamico e filo-israeliano EDL [English Defence League - che vediamo sempre sfilare a Londra nei cortei pro-Israele e anti-Islam sventolando bandiere con chiari simboli giudeo-cristiani]. Gli analisti che indagano in queste connessioni rivelano che Breivik aveva preso parte in manifestazioni della EDL a Londra nel 2010.
Infatti, nel suo manifesto di 1500 pagine, Breivik scrive:
«Tra i miei amici di Facebook ci sono oltre 600 membri della EDL, e ne conosco personalmente decine, compresi i leader. In effetti, sono stato io a fornire inizialmente alla Lega per la Difesa Inglese molto del materiale ideologico e strategico su cui si basano i suoi precetti».
Nel rivelare l’esistenza di altre 80 cellule di estremisti di destra sparse in Europa e pronte ad eseguire attacchi analoghi, Breivik dichiarava:
«Secondo i nostri calcoli, in circostanze normali - o meglio ottimali - le vittime non dovrebbero superare il tetto di circa 45.000 morti e 1 milione di feriti simpatizzanti del multi-culturalismo in Europa occidentale».Sì, perché il soggetto terrorista norvegese bianco biondo dagli occhi azzurri si ribella fortemente alla contaminazione della società norvegese di pura razza albina da parte di "razze” con pelle pigmentata! Specie se di cultura pacifica come quella islamica!
E vale la pena qui ricordare, che nessuno degli attacchi terroristici su suolo americano ed europeo è mai stato formalmente ascritto in sede giuridica ad alcun gruppo islamico. Né alcuno dei detenuti di Guantànamo è mai stato legalmente riconosciuto come affiliato a cellule terroristiche islamiche - anzi, i prigionieri di Guantànamo vengono liberati uno ad uno senza essere mai stati formalmente accusati e processati.
Proprio ieri il canale internazionale RT (simile a Press-Tv, seppure non altrettanto disposto ad esplorare le verità politiche fino in fondo) mandava in onda un servizio con l’intervista ad un ex-detenuto di Guantànamo, il cui ‘caso’ è emblematico per descrivere il catturato tipo detenuto in quel centro di tortura, emanazione dello stato di polizia che gli USA oggi rappresentano.
Si tratta del cittadino tedesco Murat Kurnaz, consegnato ai militari americani in Pakistan nel 2001 in cambio della solita taglia di qualche migliaio di dollari che riceve chiunque consegni agli americani un possibile terrorista. Sappiamo che infatti la maggioranza dei prigionieri di Guantànamo sono semplicemente comuni cittadini, uomini, adolescenti e bambini, che hanno avuto la sfortuna di imbattersi in poveri diavoli disperati - oppure in persone senza scrupoli - che volevano fare un po’ di soldi con il compenso previsto per la cattura di un ‘terrorista’.
Il cittadino tedesco Murat Kurnaz operava in Pakistan come volontario di un’organizzazione che si occupa di giovani drogati pakistani che vivono nelle strade di Karachi e Peshawar (centri di produzione di morfina istituiti tempo fa dalla CIA per la fornitura a basso costo di morfina destinata ai mercati occidentali). Dopo anni di torture inimmaginabili e troppo terribili per essere narrate, il signor Kurnaz è stato rilasciato da Guantànamo senza essere mai stato formalmente accusato - e ovviamente senza ricevere scuse o tantomeno risarcimenti da parte degli USA. Quello di Kurnaz è il racconto tipo del detenuto tipo di Guantànamo, i cui prigionieri hanno la sola colpa di essere di fede musulmana. Il signor Kurnaz rivelava inoltre, che il prigioniero più giovane da lui incontrato nel centro di tortura aveva solo 9 anni. (! ...)
Proprio ieri il canale internazionale RT (simile a Press-Tv, seppure non altrettanto disposto ad esplorare le verità politiche fino in fondo) mandava in onda un servizio con l’intervista ad un ex-detenuto di Guantànamo, il cui ‘caso’ è emblematico per descrivere il catturato tipo detenuto in quel centro di tortura, emanazione dello stato di polizia che gli USA oggi rappresentano.
Si tratta del cittadino tedesco Murat Kurnaz, consegnato ai militari americani in Pakistan nel 2001 in cambio della solita taglia di qualche migliaio di dollari che riceve chiunque consegni agli americani un possibile terrorista. Sappiamo che infatti la maggioranza dei prigionieri di Guantànamo sono semplicemente comuni cittadini, uomini, adolescenti e bambini, che hanno avuto la sfortuna di imbattersi in poveri diavoli disperati - oppure in persone senza scrupoli - che volevano fare un po’ di soldi con il compenso previsto per la cattura di un ‘terrorista’.
Il cittadino tedesco Murat Kurnaz operava in Pakistan come volontario di un’organizzazione che si occupa di giovani drogati pakistani che vivono nelle strade di Karachi e Peshawar (centri di produzione di morfina istituiti tempo fa dalla CIA per la fornitura a basso costo di morfina destinata ai mercati occidentali). Dopo anni di torture inimmaginabili e troppo terribili per essere narrate, il signor Kurnaz è stato rilasciato da Guantànamo senza essere mai stato formalmente accusato - e ovviamente senza ricevere scuse o tantomeno risarcimenti da parte degli USA. Quello di Kurnaz è il racconto tipo del detenuto tipo di Guantànamo, i cui prigionieri hanno la sola colpa di essere di fede musulmana. Il signor Kurnaz rivelava inoltre, che il prigioniero più giovane da lui incontrato nel centro di tortura aveva solo 9 anni. (! ...)
Per tornare al fanatico sionista attentatore di Oslo. Nel suo manifesto Breivik scriveva che è meglio uccidere civili disarmati, e non bersagli che potrebbero opporre resistenza:
«È molto più pragmatico e razionale concentrarsi su bersagli facili e indifesi per non sacrificare uomini coraggiosi nel tentativo di colpire bersagli problematici».Matthew Goodwin, un esperto britannico in politiche di estrema destra e docente all’Università di Nottingham ha fatto notare che i politici europei hanno completamente ignorato per anni gli estremisti di destra, ultra-nazionalisti islamofobici, che ora sono abbastanza organizzati per eseguire con relativa facilità attacchi massicci in Europa.
In giornata il capo della sicurezza europea Cecilia Malmstroem ha espresso forti critiche nei confronti dei capi di stato europei per il loro silenzio rispetto al vento razzista che ha spazzato il continente europeo e che si cela dietro gli orrendi attacchi in Norvegia. «È triste constatare che sono davvero pochi i leader europei disposti a battersi pubblicamente in favore della diversità e dell’importanza di costruire società libere, aperte e democratiche, in cui tutti sono i benvenuti» - dichiarava Cecilia Mamstroem nel suo blog, aggiungendo che «il ‘manifesto’ scritto da Anders Behring Breivik è il prodotto di un uomo certamente molto disturbato, ma purtroppo oggi riscontriamo sentimenti analoghi ovunque in Europa».
Breivik il sionista pro-israeliano
Ieri 25 luglio l’Israel National News scriveva:
Secondo un report del canale Channel 2, Anders Behring Breivik mediante scritti in inglese ha espresso i suoi sentimenti anti-Islam e il suo supporto entusiasta per Israele. Nel suo manifesto di 1.500 pagine Breivik attacca l’establishment politico europeo perché lo vede come un alleato dei musulmani contro Israele, e loda Israele perché non concede ai musulmani gli stessi diritti di cui godono in molti paesi europei. Breivik dice: «È arrivato il momento di farla finita con lo stupido sostegno ai Palestinesi ... e di cominciare a supportare i nostri cugini culturali: Israele». Il sito del massacro era un ritrovo politico in cui veniva chiesto che Israele “terminasse l’occupazione”. Il convegno esponeva insegne anti-israeliane e pro-arabe.Il terrorista sionista norvegese Breivik aveva l’abitudine di scrivere per i forum e blog sionisti usando il nickname “Fjordman” - che nella blogosfera si è fatto notare per il suo fanatismo anti-islamico e filo-israeliano / filo-sionista. Il sito Occupied Palestine suggerisce che le vedute sioniste estreme di Breivik sono al meglio espresse nel suo post dal titolo “Perchè gli europei dovrebbero supportare israele” pubblicato nel The Brussel Journal. Vale la pena di leggerlo semplicemente per avere un’idea delle farneticazioni di cui è capace chi vuole ADATTARE I FATTI ALLE PROPRIE TEORIE in merito ad Israele.
Scrive ad esempio il soggetto cristiano sionista islamofobico norvegese:
«Gli europei devono capire quanto siano intrecciati i destini di Israele ed Europa. Il termine “giudeo-cristiano” non è un cliché: non possiamo difendere la civiltà occidentale senza difendere la sua componente ebraica (o giudaica, o comunque si voglia tradurre il termine inglese “jewish”), senza la quale la moderna cultura occidentale sarebbe stata inconcepibile». (???)E qui il genio sionista partorisce questa bella trovata:
«L’identità religiosa dell’Occidente ha due gambe: una cristiana e l’altra giudaica. Se vuole stare in piedi ha bisogno di entrambe. Sacrificare l’una per per salvare l’altra è come combattere una battaglia mozzando una gamba, gettandola al nemico e gridando: "Non avrai anche l’altra gamba! Non ci arrenderemo mai!" ...».
Non voglio neanche provare a decostruire un tale delirio, che il soggetto comunque non è certo l’unico a sostenere. È sufficiente chiedersi: ma perché mai l’Occidente (che è comunque un termine quanto mai astratto e serve solo per motivi di comodo, come “giudizio sintetico a priori” per intendersi quando si dialoga) - dicevo, perché mai il cosiddetto Occidente dovrebbe avere un’identità religiosa? In quale momento della storia è ‘nato’ l’Occidente? Prima o dopo il giudaismo? Prima o dopo il cristianesimo? E gli atei, allora, non sarebbero occidentali a tutti gli effetti? Eccetera, eccetera eccetera.
E ancora: cosa ne pensano gli ebrei sul giudaismo e il cristianesimo come complementari l’uno dell'altro? E si è mai chiesto il soggetto terrorista cristiano filo-israeliano se anche Israele pensa che sia indispensabile avere «una gamba cristiana e l’altra giudaica»? Lo sa il cristiano filo-israeliano - e tutti quegli altri cristiani filo-israeliani, che sono milioni in Europa - che Israele prova disprezzo per i cristiani? Che i cristiani israeliani che si recano nei luoghi di culto cristiani di Gerusalemme vengono presi a sputi e insulti dagli israeliani ebrei, come lamenta di continuo il vescovo (o arcivescovo, non ricordo) di Gerusalemme?
E ancora: cosa ne pensano gli ebrei sul giudaismo e il cristianesimo come complementari l’uno dell'altro? E si è mai chiesto il soggetto terrorista cristiano filo-israeliano se anche Israele pensa che sia indispensabile avere «una gamba cristiana e l’altra giudaica»? Lo sa il cristiano filo-israeliano - e tutti quegli altri cristiani filo-israeliani, che sono milioni in Europa - che Israele prova disprezzo per i cristiani? Che i cristiani israeliani che si recano nei luoghi di culto cristiani di Gerusalemme vengono presi a sputi e insulti dagli israeliani ebrei, come lamenta di continuo il vescovo (o arcivescovo, non ricordo) di Gerusalemme?
Dopo avere subito gridato “al lupo, al lupo” alludendo ad un “attacco terrorista di matrice islamica”, ora i sionisti stanno tentando di spiegare l’attacco di Oslo come l’azione di un singolo pazzo fuori di testa. Il punto è che purtroppo l’intero castello di teorie ideologiche propinate dai milioni e milioni di simpatizzanti cristiani europei e americani di Israele è pieno di assurdità analoghe a quelle espresse da Breivik sui motivi per cui “dovremmo sostenere Israele”.
E il punto è che l’attacco terrorista di Oslo avrà come conseguenza che d’ora in poi dovremo essere molto sospettosi nei confronti di chi si dichiara “anti-Islam, pro-Israele”.
Un commento finale
1 - Mi scriveva oggi un autore noto alla blogosfera di lingua inglese, rispondendo ad alcune mie domande sugli attacchi di Oslo. Diceva:
« ... Brevik è una sorta di manchurian candidate - uno strumento controllato e manipolato da parte di forze che lui stesso non comprende per servire gli interessi dei poteri globali a noi noti. Lo si può paragonare ad un sicario mafioso: un piccolo pesce pagato per fare il lavoro sporco che serve da avvertimento e nasconde il vero scopo dietro la violenza per niente fine a sé stessa. Non è lui, il pesce piccolo Breivik, il soggetto che va indagato anche se è in sintonia con il suo boss. È il padrino che va smascherato. ... Alla fine lo scopriremo se un numero sufficiente di persone scaverà abbastanza a fondo nella faccenda. Le forze oscure non lasciano impronte digitali, ma riusciremo ad identificarle perché le loro tattiche seguono schemi a noi ormai familiari».2 - Breivik parla di cugini israeliani dell’Occidente - culturali o ideologici o altro. A quale connessione culturale si riferisce? Personalmente non riesco ad individuare niente che emani da Israele con cui i connazionali delle mie due patrie “occidentali” possano identificarsi. Di quali connessioni culturali con Israele parla Breivik? Della cultura militare e quella del ricatto e delle minacce? Dell’odio per l’Islam e per tutto ciò che non è ‘ebraico’? Del furto di terre, di case, di risorse, di vite? Non vedo altra ‘cultura’ che questa emanare dall’entità chiamata Israele che osa definirsi “stato” e per giunta “ebraico”. Mi chiedo se esista qualcuno in grado di rivelare di quali risorse si serva Israele per mantenersi, se non di quelle rubate alla Palestina e ai Palestinesi o quelle ricevute dagli USA e altri governi occidentali, a loro volta rubate ai contribuenti di quei paesi. Quale sarebbe qui la ‘parentela’ culturale con una massa di coloni che si insediano in case altrui cacciando i legittimi proprietari come fa il cuculo?
Ma se parliamo di vera cultura, quella dell’umanesimo, non possiamo parlare di parentela lontana o vicina. I cugini sono quelli anagrafici. In senso culturale umanistico siamo tutti fratelli e sorelle. E sono nostri fratelli soprattutto gli oppressi e tutti coloro che soffrono per le ingiustizie ed umiliazioni inflitte dagli invasori o aguzzini o torturatori, o che soffrono a causa della nostra indifferenza e del nostro silenzio. E come dice Ken O’Keefe, che dopo essere stato assaltato sulla Mavi Marmara ha deciso di trasferirsi a Gaza per stare vicino ai Palestinesi rinchiusi in quel lager:
«sono nostri fratelli anche i cittadini israeliani, vittime di una propaganda dell’odio, manipolati allo scopo di demonizzare il ‘diverso’ per giustificarne la distruzione».Non è certo l’odio per un gruppo di nostri simili che ci spinge ad opporci al progetto politico criminale chiamato eufemisticamente “stato israeliano”. Se di odio si può parlare, ciò che troviamo ‘odioso’ sono proprio le ideologie che separano e che incitano all’odio per l’altro, l’apparentemente ‘diverso’, delegittimando la sua esistenza. E ricordiamo che l’odio è uno strumento di cui si servono i ‘padrini’ di cui in alto, quelli che vogliono fare le guerre, quelli che vivono di guerre, che si nutrono di guerre, come diceva ieri un signore di mia conoscenza.
Bisogna che ci opponiamo - in Occidente - a dare credito a quelle voci che propagano la “strategia del terrore” per farci credere che esistano ‘nemici’ che ci odiano e che dobbiamo odiare e temere, che seminano il dubbio sulle intenzioni del ‘diverso’, che li producono davvero i terroristi come Breivik, anche lui vittima dell’inganno che ci vuole vedere schierati su fronti opposti per farci le guerre ideologiche di cui profittano i ‘padrini’. Altrimenti arriveremo davvero al punto di distruggerci a vicenda, facendo il gioco dei burattinai profittatori di conflitti.
... segue ...
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