mercoledì 23 luglio 2008

Dovevano sputare sulle bare?

Versione 1.4

Una nuova incredibile dimostrazione della faziosità sionista-isrealiana e della strumentalità della nozione di terrorismo viene offerta in questi giorni dalla vicenda di due militare italiani, incardinati nella missione Unifil in Libano, che vedendosi passare davanti delle bare coperte con bandiere libanesi presentano il classico saluto militare. Sarebbero bastate le bandiere, anche se non avessero saputo chi vi era dentro. Invece, secondo l’ambasciatore israeliano all’Onu, Gillerman, che fra poco lascerà il suo posto, i militari italiani dovrebbero essere licenziati per non si sa quale colpa. Sia dall’ONU sia dai superiori italiani non è stata mossa nessuna censura ai due militare in quanti il rispetto dei morti è una prassi costante dalla notte dei tempi. Nulla può e deve essere imputato ai militari italiani né si poteva loro imporre di andare a prendersi un caffé mentre le bare passavano o di fare i soldatini di piombo, cioè di mantenersi agnostici anche davanti ad una bandiera legalmente riconosciuta. Tutto invece può essere opposto all’arroganza ed alla prepotenza israeliana che è aprioristicamente convinta di avere sempre e comunque il diritto dalla propria parte, anche se esistono ben 73 risoluzioni ONU di condanna ed ogni giorno Israele appare come un luogo di nefandezze e prepotenze ed angherie di ogni genere. L’esistenza dell’apartheid non è un’invenzione. Da Carter a Gideon Levy è un dato di dominio pubblico. Ci si può aspettare che per ordine dell’ambasciatore Gillermann i due soldati italiani avrebbero dovuto lanciare degli sputi alle bare che passavano loro davanti. Questa è la superiore civiltà sionista: Israele l’«unica» democrazia del Medio Oriente. Meno male che è l’«unica». Sarebbe stato meglio non ve ne fosse nessuna. È da notare che gli attacchi ai soldati italiani, che sono italiani con l’indicativo, non con il condizionale dubitativo, vengono dal Foglio di Giuliano Ferrara, che pretende forse di essere lui il superitaliano e che è un fanatico del rispetto della vita che non c’è, ma non dei morti che sono stati. Al commento del Foglio non poteva mancare quello dei compari dell’«Opinione di Arturo Diaconale» per la penna dell’ineffabile Dimitri Buffa di nome di nome e di fatto, dove fra l’altro si riferisce da parte del “morto che canmmina” designato l’intenzione di sottarsi al “martirio” annunciato dal Mossad, colonna portante della civiltà occidentale.

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