domenica 4 gennaio 2009

In Roma per Gaza: eravamo ancora in pochi, ma molti di più dell’ultima volta. Come è andata nelle altre città. Le reazioni dei politici e della stampa


Questa non è la cronaca di una manifestazione alla quale ho partecipato ieri sabato 3 gennaio alle ore 16.30 in Roma piazza della Repubblica, ma una nota di esperienza vissuta, fatta di impressioni, sentimenti, riflessioni. La manifestazione inizialmente prevista fino a piazza Barberini, davanti alla sede del Riformista, è poi proseguita con autorizzazione della Questura fino a piazza del Popolo. Quando sono poi ritornato a casa intorno alle 20.30 era troppo stanco e depresso per mettermi a scrivere queste righe. Sembra sia stata l’affluenza di partecipanti maggiore del previsto ad aver determinato il prolungamento del percorso, che si è snodato per via Sistina, quindi sopra la gradinata di Trinità dei Monti e attraverso il Pincio fino a piazza del Popolo, dove hanno parlato numerosi esponenti e dove ho sentito la notizia dell’invasione di terra. La menzogna mediatica continua a riportare che Israele non avrebbe fatto altro che difendersi con i suoi carrarmati contro bambini. Ed infatti, un bambino è stata la prima vittima dell’invasione, colpito in pieno da una cannonata: eccolo il simbolo della superiore moralità ebraica. Eccolo l’omicidio rituale di bambini goym!

Giunto in piazza della Repubblica, ho voluto saggiare l’umore delle forze dell’ordine chiedendo ad un ufficiale in divisa se la manifestazione era autorizzata e se potevo unirmi al corteo. La risposta è stata nettamente affermativa e non ho notato nessun segno di ostilità da parte dei poliziotti. La manifestazione romana è stata ordinatissima e soprattutto non ho notato gesti di disapprovazione o di disappunto nelle persone che incontravamo ai bordi delle strade o che guardavano dai negozi, nessuno dei quali ha chiuso o si è sentito minacciato. Il corteo ha sostato a lungo in piazza Barberini, davanti al “Riformista” di Antonio Polito, che il giorno prima ha scritto un articolo dal titolo “un discorso di odio”, con cui intendeva confutare un altro articolo di Tariq Ramadan, di cui ho sentito la lettura attraverso radio radicale, ma di cui non ho ancora il testo. Per principio, non compro “il Riformista” come forma di boicottaggio verso Israele. È però da dire che la lunga sosta davanti al “Riformista” non aveva nulla a che fare con il “Riformista”, della cui esistenza sono forse il solo del corteo ad essersi accorto. Ed infatti ho approfittato della lunga sosta per salire al primo piano a lasciare un mio biglietto di visita al direttore Antonio Polito. Il nostro precedente incontro risale alla sua manifestazione in piazza del Campidoglio, da lui organizzato insieme con Riccardo Pacifici per la villania ad Ahmadinejad venuto a Roma. Era quella – checché ne dicesse il bugiardo ed ipocrita Pacifici – una manifestazione contro il popolo iraniano, non contro Ahmadinejad, così come i missili e le cannonate israeliane stanno sterminando il popolo palestinese, non Hamas, che resta in ogni casol’unico governo legittimo di Gaza.

Sulle responsabilità giuridico-militari dell’aggressione molto si sbizzarrisce l’ipocrisia internazionale e mediatica. In realtà, l’attacco era stato lungamente premeditato e si aspettava solo un pretesto, un occasione, un motivo da consegnare all’apparato mediatico occidentale, ampiamente controllato e foraggiato dalle Israel lobbies della diaspora. Riporto qui l’analisi di un «ebreo che odia se stesso» secondo le fantasiose e acrobatiche elucabrazione della propaganda israeliana, della Hasbara, nome che quasi ignorano, ma che è l’Ufficio israeliano deputato alla promozione dell’immagine di Israele nel mondo, volta a far passare un’operazione di genocidio per diritto alla difesa e all’esistenza di Israele. E vi sono tanti che son disposti, se non a crederlo loro stessi, a veicolare questa immensa corbelleria. Ecco le testuali parole di Norman G. Finkelstein, in una traduzione di Gianluca Freda:
«Le finalità del governo israeliano a me sembrano piuttosto evidenti. Per prima cosa Israele vuole ristabilire ciò che chiama la sua capacità di deterrenza. E’ un termine tecnico usato dagli israeliani. Fondamentalmente significa ristabilire la paura di Israele fra gli stati arabi della regione. Dopo la sconfitta inflittagli da Hezbollah e dopo l’incapacità di Israele di lanciare un attacco contro l’Iran, era quasi inevitabile che attaccassero Hamas, visto che Hamas sfida il volere israeliano. Secondo i giornali israeliani, il Ministro della Difesa israeliano Ehud Barak aveva già progettato l’attacco fin dall’ultimo cessate il fuoco e si aspettava solo una provocazione da parte dei palestinesi. Il 4 novembre gli israeliani hanno violato il cessate il fuoco con Hamas, sapendo benissimo – e se si leggono i giornali israeliani si nota che lo hanno anche detto esplicitamente – che dopo l’uccisione di sei militanti a Gaza i palestinesi avrebbero reagito e allora Israele avrebbe avuto un pretesto per l’invasione. Quindi l’obiettivo primario era quello di ripristinare la paura di Israele fra gli arabi infliggendo a Gaza un bagno di sangue».

Di questi infami cialtroni che ci raccontano una ben diversa verità noi possiamo avere compassione se davvero credono loro stessi a ciò che dicono, ma sono autentici criminali che non meritano nessuna compassione se invece pretendono di ingannarci. Ed io credo che la verità sia la seconda, perché essi hanno maggiori mezzi per conoscere la verità vera, benché scelgano la via della menzogna e della correità. Le foto che corredano questo mio inadeguato testo valgono molto più delle mie parole. Cliccando su di ciascuna di esse si colgono particolari che ci scuotono nel più profondo dei nostri sentimenti di umana pietà. Di fronte ad esse cade ogni proponimento di prudenza e di cautela nell’uso delle parole. Le foto della manifestazione di Roma sono state da me scattate, ma era ormai sera e non disponevo di un potente flash. Ho ripreso i cartelli più significativi. Molti di essi valgono più degli articoli infami di un Angelo Panebianco che da anni ci illumina di immenso con il suo enciclopedismo da accatto. I media preferiscono i pochi cartelli che possono innescare la loro reazione mediatica: la croce uncinata sulla bandiera americana o l’incendio delle bandiere israeliane. Da quando Bossi ha oltraggiato la bandiera italiana, è stato derubricato (legge ad personam) lo specifico titolo di reato. Si tratta quindi di una sanzione amministrativa, una multa come quella del codice della strada. Se è così mando a dire a Riccardo Pacifici, forse è rimasto a prima Bossi, che fino a 100 euro di multa sono ben disposto a bruciargli davanti una bandiera israeliana. Oltre 100 euro la piccola soddisfazione non vale la spesa.

Ero fianco a fianco di immigrati palestinesi. Sento che da questo momento scatta una nuova solidarietà con loro e che comune è il nemico. Non loro sono i miei nemici, ma quanti in Italia sono schierati dalla parte di Israele. Certo, non combatteremo in Italia come durante la guerra civile del 1943-45, ma ci guarderemo in cagnesco e le nostre scarpe voleranno in cielo. Se lo scopo dell’offensiva israeliana in Gaza è di distruggere il popolo palestinese, scompaginando la loro unità politica e disperdendo la sua gente, forse la loro vittoria non è affatto certa e per nulla scontato l’esito finale. Malgrado le efferatezze ideologiche di Antonio Martino, nuove alleanze fra Oriente ed Occidente possono costituirsi nella misura in cui queste categorie concettuali del pensiero colonialista possono ancora essere adoperate. Anche noi europei recuperemo la nostra libertà, quello che ci fu tolta nel 1945, alla fine della guerra, quando venimmo sconfitti e ci furono imposto la religio holocaustica, destinata a soppiantare la chiesa cattolica senza che le sue gerarchie se ne accorgessero, il nostro paese e l’Europa tutta veniva costellata di base americane, a difesa – si dice – della nostra libertà, la nostra classe politica era irrimidiabilmente consegnata alla corruzione e alla “cupidigia di servilismo” che si è trasmessa fino ai nostri giorni. Dalla resistenza dei palestinesi potrà venirci restituita la libertà e dignità persa.

Cosa matura dietro le quinte è venuto fuori da una rissa interna al mondo ebraico-sionista. Il testo è stato messo in circolazione dal Manifesto e circola nella rete. Eccolo qui riportato:

«Rispondendo ad un appello del ministro Frattini...l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e la Comunità Ebraica di Roma - si legge in un comunicato - mettono a disposizione 300.000 euro in medicinali. 200.000 destinate "ai bambini e alla gente di Gaza", 100.000 "ai bambini e ai civili delle cittadine israeliane del sud di Israele colpite dai razzi di Hamas". Domani i medicinali sarannno messi a disposizione di Frattini (a cui va un forte "apprezzamento" per la posizione presa). Bel gesto, umanitario."Il nostro è un gesto di umanità" dice Renzo Gattegna, presidente dell'UCEI. E come per qualsiasi gesto umanitario degno di tale nome "non intendiamo dare un giudizio politico dei torti e delle ragioni dell'una e dell'altra parte", gli fa eco Riccardo Pacifici il presidente della Comunità romana che pure aveva appena estrernato il suo pieno appoggio ai bombardamenti su Gaza.
E invece su quella frase si è scatenato l'inferno fra la Comunità di Roma e ambienti italo-ebraici di Israele. Un certo Shimon Fargion, un ebreo italiano emigrato a Gerusalemme, ha attaccato violentemente Pacifici sia per quelle parole che suonano troppo equidistanti sia per aver speso soldi della Comunità in soccorso dei civili palestinesi di Gaza. Pacifici, fondatore e leader della lista ultrà, maggioritaria "Per Israele", non è abituato ad essere attaccato da destra e non ci ha visto più. Per cui si è seduto al computer e ha messo in circolazione un 'email furibonda chiarendo la sua posizione ("sostegno totale di questa guerra a Gaza") e il senso vero del "gesto di umanità". Un'iniziativa "concordata a priori con i massimi responsabili da parte israeliana (e permettetemi di non aggiungere maggiori dettagli per ovvie ragioni)" assicura Faelino Luzon intervenendo anche lui nel dibattito. Fumo negli occhi, roba buona solo per i media, "così come è stato deciso con l'ambasciatore di Israele di avere in questa prima fase un low profile", rassicura i suoi Pacifici: "Posso garantirvi - scrive - che la scelta tutta mediatica di far arrivare medicinali a i bambini palestinesi e israeliani era ed è solo utilizzata per quando da lunedì comincerà la nostra battaglia sui media a sostegno di Israele". E per il 10 annuncia un "megaevento" da 1500 persone selezionate con l'ambasciatore di Israele "per spiegare le ragioni di Israele e il suo diritto a fare questa guerra". Pacifici giura che la comunità romana non ha tirato fuori "neanche un euro" per quei medicinali, donati "da un'organizzazione ebraica internazionale" e garantisce "che comunque non arriverà un solo medicinale a Gaza che non sia autorizzato dal governo di Israele". Il comunicato è il cotè ufficiale, l'email è il cotè inter-comunitario, poi c'è il cotè personale, ossia l'altra email con cui Pacifici risponde al suo critico Fargion con rudezza virile ma efficace: "Caro testa di cazzo...dammi il tuo indirizzo così ti vengo a prendere a calci nel culo... io qui per Israele mi faccio un gran culo e vivo sotto scorta...STRONZO... sappi che ho fatto tutto insieme all'ambasciata di Israele... che cazzo ne sai cosa stiamo facendo? STRONZOOOOOOO».

A noi interessano alcuni elementi che ci confermano nel nostro giudizio: è in atto una guerra mediatica, una guerra dell’informazione. Ed è quella che stiamo combattendo anche noi. Anche all’interno del mondo politico italiano non potremo far finta di nulla. Sui politici vi è poco da sperare: è gente persa. Quanti son nuovi all’impegno politico devono sapere che devono incominciare con la gente, che è ingannata e che non sa quasi nulla. Per la stragrande maggioranza degli italiani il problema principale è quello di sbarcare il lunario. La politica estera con un impegno di studio e di acquisto di libri è fuori dalla portata dei più. Saranno i nuovi militanti di una nuova classe politica che dovran saper unire i temi della politica interna con gli interessi della pace e della solidarietà con i popoli vittime dell’oppressione coloniale e dello sfruttamento economico.

(segue)

3 commenti:

arial ha detto...

Parroco di Gaza

“Cristine è una vittima ‘indiretta’ dei bombardamenti israeliani di quest’ultima settimana… è morta di paura, di stenti e di freddo; e come lei ci sono migliaia di minori, di bambini e adolescenti, che non resistono al continuo martellamento dei bombardamenti, ai boati tremendi che il resto del mondo si ostina a non sentire o a definire incidenti collaterali”: padre Manuel Musallam, parroco della Sacra Famiglia, unica chiesa cattolica della Striscia, parla alla MISNA di Cristine al-Turk, una ragazza di 16 anni morta ieri nella sua casa della città di Gaza nel quartiere di Rimal non perché colpita da un ordigno israeliano o da un crollo ma di stenti, di freddo, dopo giorni e giorni di terrore. Nella Striscia, per divieto di Israele, non sono ufficialmente presenti operatori dell’informazione stranieri e padre Musallam è diventato, non solo per la MISNA, un punto di riferimento anche per notizie sulle condizioni dei circa 3000 cristiani presenti a Gaza. Le sue descrizioni, testimonianze senza fronzoli, chiare e inconfutabili, raccontano anche le storie dei ‘piccoli’, degli innocenti, della gente di solito anonima e ignorata come Cristine, quello che le grandi cronache di guerra e i freddi bilanci non fanno sapere. “Da giorni - continua - stanno colpendo Gaza dal mare con le loro navi da guerra, dall’alto con aerei ed elicotteri, da terra con carri armati e cannoni; vengono colpite case di civili con dentro persone”. Gli abitanti di Gaza uccisi in una settimana, dopo le 750 incursioni aeree ammesse da Israele, sono, secondo fonti mediche locali, 436, almeno un quarto civili dice l’Onu, inclusi 75 bambini e 21 donne. Cristine frequentava la scuola diretta da padre Musallam ed era una cristiana della piccola comunità greco-ortodossa. “Avrebbe potuto anche essere musulmana - continua padre Musallam - ma che importanza ha? Nelle stesse ore Iyad, Mohammed e Abdelsattar al-Astal – tre fratellini di età compresa tra i 7 e i 10 anni - sono stati uccisi da un missile vicino alla loro abitazione ad al-Qarara. I missili qui non guardano in faccia, non bussano a nessuna porta. Uccidono”. E’ stanco, ma non vuole fermarsi padre Musallam, racconta di come la gente abbia saputo di proteste e manifestazioni a loro favore in diverse città e paesi del mondo, racconta della rabbia di dover sentire solo una verità. “Riusciamo a vedere i vostri telegiornali – continua – e restiamo costernati per le bugie che sentiamo. Quanto vale la vita di un palestinese? Perché un razzo artigianale lanciato dalla resistenza palestinese - ordigni che dal 2002 ad oggi avranno causato al massimo una decina di vittime - fa più notizia di 432 persone morte in una settimana? Israele dice che teme le minacce palestinesi e intanto ci butta in mare; dice che teme i razzi e intanto ci bombarda; dice che siamo terroristi e intanto uccide indiscriminatamente…: la verità è il primo pilastro della pace; la verità è che fino al 1948 Israele non esisteva, la Palestina tutta non era un deserto ma era abitata dai palestinesi; la verità è che prima ci hanno cacciato e adesso tentano di cancellare quel che resta di un popolo mentre il resto del mondo gira gli occhi dall’altra parte. La verità è il solo strumento che abbiamo per riaprire il processo di pace; perché noi ancora ci crediamo”. Anche in memoria di Cristine che “aveva un sogno - ricorda padre Musallam - poter uscire da questa prigione dove è nata e viaggiare, vedere con i suoi occhi i posti di cui parlavamo in classe, vedere Gerusalemme, i luoghi dell’altra Palestina, la Cisgiordania, visitare i monumenti e le città che poteva vedere solo sui libri in foto; questo era il suo sogno, ma anche quello di migliaia di bambini che qui sono nati e morti”. (A cura di Gianfranco Belgrano)

arial ha detto...

Parroco di Gaza: i bambini muiono di infarto o impazziscono
“Pesanti bombardamenti, un gran numero di vittime, i soldati israeliani non distinguono più tra civili e combattenti, questa è guerra, guerra, guerra; qualcuno provi a fermarli”: raggiunto dalla MISNA nella sua parrocchia della Sacra Famiglia, padre Manuel Musallam, unico sacerdote cattolico della Striscia di Gaza, racconta l’ennesima tragedia di un popolo senza patria chiuso da decenni in una prigione e inascoltato dal resto del mondo. “I soldati israeliani si trovano nell’area dei loro vecchi insediamenti abbandonati nel 2005 - dice - ma non entrano nelle nostre città perché hanno paura di fronteggiare il cuore della resistenza palestinese; i bombardamenti da cielo, da terra e dal mare sono continui, alcuni colpi sono arrivati a nemmeno 20 metri dalla chiesa. Dopo la morte della piccola Cristine, un’altra bimba è morta questa mattina per il terrore e i boati continui. Era musulmana, frequentava la nostra scuola, il padre Abu Ras è disperato”. C’è rassegnazione nelle parole del sacerdote che vede con i suoi occhi ciò che molti mezzi di informazione continuano a nascondere o a far finta di non vedere. “Gli israeliani – continua – non solo colpiscono indiscriminatamente, ma stanno usando nuove e più insidiose armi. Ho parlato con il direttore del maggiore ospedale di Gaza che mi ha riferito di corpi con strane ferite mai viste prima qui a Gaza. Non so cosa stiano usando, nuove diavolerie di guerra e di morte”. Chiuso nei confini stretti di una striscia di terra lunga 40 chilometri e larga 15, un milione e mezzo di persone aspetta gli sviluppi di un attacco di cui non si riescono ancora a vedere con chiarezza le finalità. “Nonostante il resto del mondo dica il contrario, anche perché spinti da una informazione faziosa e disonesta – prosegue il sacerdote - sono stati gli israeliani a violare la tregua ripetutamente, non Hamas. Hamas non è un movimento estremista, gode del sostegno della popolazione e questo sostegno nell’ultima settimana si è accresciuto. Moltiplicare i motivi di risentimento dei palestinesi, come sta facendo Israele uccidendo donne, uomini e bambini che non hanno mai preso un’arma in pugno, non farà altro che allontanare ancor di più la pace”.[GB]

Anonimo ha detto...

Caro prof.,
grazie per il lavoro di sostegno alla verità che porta avanti nell'indifferenza generale, e nel livore dei sionisti livorosi come Pacifici e Pezzana.
Contribuisco anche io alla causa nel mio piccolo, sul mio blog ho appena finito di tradurre un articolo di Gilad Atzmon al quale può attingere liberamente, se risultasse utile.
Eccolo: http://cittadiariano.it/blog/huey/2009/01/gilad-atzmon-il-destino-di-israele/

Grazie ancora.