lunedì 12 gennaio 2009

Gaza: dal Messaggero. Rassegna ed archiviazione della stampa di guerra.

Manifesto - Messaggero -

Raccogliendo l’idea di un Firmatario dell’Appello per Gaza proseguo qui il Monitoraggio della Stampa. Un lavoro di questo genere è possibile solo se in forma selettiva e per campioni. Poiché abbiamo in ogni caso bisogno di informazioni su ciò che succede ora per ora giorno per giorno raccolgo quando li trovo e quando ho tempo quegli articoli che meglio di altri forniscono un quadro della realtà. Non mi propongo qui una confutazione ed una critica della cattiva stampa. Nondimeno, sarebbe mortificante una mera operazione di copia ed incolla. Cercherò di dare un mio valore aggiunto con la prospettiva di qualcosa che resti. Quale che sia l’esito della strage degli innocenti che si consuma in Gaza con la complicità del nostro governo, nulla sarà più come prima. Poiché la discussione si alimenta della conoscenza dei fatti, cercherò di raccogliere dati destinati a rimanere come in una sorta di archivio sempre disponibile attraverso una sapiente rete di collegamenti interni. «Il Messaggero», a mio avviso, si distingue dai maggiori quotidiani per una migliore informazione sul Medio Oriente ed è per questo quasi ogni giorno attaccati dagli Infami di «Informazione (S)scorretta», un’agenzia sionista che proprio in questi giorni rivela a pieno le ragioni per le quali è stata creata e qual è la sua natura e funzione. Ancora un’avvertenza: la raccolta degli articoli è del tutto casuale e quindi omissioni di articoli importanti non hanno niente di intenzionale. I Lettori di questo blog possono loro stessi collaborare inviando segnalazioni, links, suggerimenti.

Versione 1.0
Status: 12.1.08
Sommario: 1. Israele intensifica l’offensiva su Gaza. Leader di Hamas rifugiati in un bunker. – 2. Le manifestazioni di protesta contro tv e media. – 3. Gli infami al raduno: amici di Israele, nemici d’Italia. –

1. Israele intensifica l’offensiva su Gaza. Leader di Hamas rifugiati in un bunker. – Fonti mediche: oltre 900 i palestinesi uccisi. Il governo di Tel Aviv rinvia i colloqui al Cairo. Accedendo alla pagina dal link è poi possibile un percorso verso notizie collegate.
Il Messaggero, 12 gennaio 2009
Israele intensifica l’offensiva su Gaza
Leader di Hamas rifugiati in un bunker
Fonti mediche: oltre 900 i palestinesi uccisi
Il governo di Tel Aviv rinvia i colloqui al Cairo

ROMA (12 gennaio) - L’offensiva israeliana su Gaza si intensifica con l’introduzione di alcune migliaia di riservisti. E secondo il quotidiano Haaretz i leader di Hamas si sono rifugiati nei bunker dell’ospedale Shifa a Gaza. A livello diplomatico Israele ha rinviato i colloqui in Egitto sulla tregua. Nuove rivelazioni sulla questione dell’uso del fosforo bianco nelle armi di Tel Aviv: secondo una fonte israeliana «un po’ di fosforo nelle munizioni c’è».
L’operazione piombo Fuso e i razzi da Hamas. Raid israeliani nella notte hanno colpito 12 obiettivi, tra i quali siti di stoccaggio di armi in case di attivisti di Hamas, tunnel di contrabbando e elementi armati. Per la terza notte consecutiva Hamas non ha lanciato razzi su Israele. Nella giornata 13 i razzi lanciati: colpita una casa a Ashkelon, Kiriat Gat. Intanto si registrano violenti scontri vicino al campo profughi di Jabaliya. Ieri i blindati israeliani sono avanzati alla periferia di Gaza City. Anche oggi tregua umanitaria di tre ore. Si tratta del 17esimo giorno dell’operazione Piombo Fuso nella terza fase, quella dell’attacco nel cuore delle città.

Bilancio vittime. Il bilancio dei palestinesi rimasti uccisi nell’offensiva israeliana a Gaza ha superato quota 900. Lo ha annunciato il capo dei servizi di emergenza della Striscia. I morti sono diventati 905 dopo il decesso di 15 palestinesi questa mattina. Tra le vittime 277 bambini, 95 donne e 92 anziani. I feriti sono 3.950.
Israele: leader di Hamas rifugiati in bunker. Importanti leader di Hamas avrebbero trovato rifugio nei sotterranei dell’ospedale Shifa di Gaza City costruiti dall’Egitto e ristrutturati da Israele. Lo scrive il quotidiano Haaretz, che cita fonti dell’intelligence di Israele. Secondo quanto rivelato nei giorni scorsi dal capo dello Shin Bet, Yuval Diskin, i leader di Hamas avrebbero trovato rifugio nei sotterranei dell’Edificio numero 2 del complesso di Shifa nella convinzione che Israele non avrebbe attaccato la struttura, dove sono ricoverate centinaia di feriti palestinesi. Fonti palestinesi hanno precisato che non tutti i leader di Hamas sono nascosti in un unico posto, confermando di fatto indirettamente le rivelazioni dell’intelligence israeliana.
Israele rinvia colloqui in Egitto su tregua. Il viaggio al Cairo, in programma per oggi, per discutere di un cessate il fuoco a Gaza di Amos Gilad, consigliere politico e diplomatico del ministro della difesa Ehud Barak, è stato rinviato di almeno un giorno, a quanto si è appreso a Gerusalemme. Secondo la radio delle forze armate il rinvio del viaggio ha il fine di premere su Hamas per costringerlo ad accettare un incondizionato cessate il fuoco ed è anche legato a disaccordi tra l’Egitto e Hamas sulle condizioni per un cessate il fuoco.
Alla ricerca della tregua. La dirigenza di Hamas a Damasco, con l’apparente sostegno dell’Iran, continua a respingere un cessate il fuoco che non accolga le sue condizioni minime. Non è tuttavia detto che questa sia anche la posizione della dirigenza di Hamas dentro Gaza. Israele dal canto suo afferma che i combattimenti andranno avanti fino a quando non avrà conseguito i suoi obiettivi, sui quali però si mantiene volutamente vago. Da dietro le quinte, secondo la stampa locale, emergono però contrasti tra il premier Olmert, che preme per il proseguimento della pressione militare su Hamas fino a una sua resa incondizionata, il ministro della Difesa Ehud Barak, favorevole a un rapido accordo che ponga fine agli scontri e il ministro degli Esteri, Tzipi Livni, disposta anche a un unilaterale cessate il fuoco nella convinzione che la violenza dell’offensiva contro Hamas abbia già ristabilito il potere di Israele di dissuadere i suoi nemici dall’ aprire di nuovo il fuoco sul suo territorio.
Onu, Consiglio diritti umana condanna Israele. Il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Uniti ha approvato oggi una risoluzione che «condanna con forza» l’offensiva israeliana e chiede l’invio di una missione internazionale indipendente di inchiesta per indagare sulle violazioni dei diritti umani e della legge umanitaria internazionale da parte di Israele.
Olmert si scusa per vittime civili. In un incontro con gli studenti di una scuola francese a Mikveh Israel, Olmert ha detto che «ogni bambino e ogni adulto non coinvolti nel terrore vittime dei nostri sforzi militari sono vittime per le quali ci scusiamo e che vogliamo evitare»
La questione del fosforo bianco. Nei giorni scorsi il Times di Londra e l’organizzazione per i diritti umani Human Rights Watch (Hrw) hanno accusato le forze israeliane di avere fatto uso di munizioni al fosforo bianco. Oggi una fonte israeliana citata dalla Radio svizzera italiana ha affermato che le nuvole bianche nei cieli di Gaza «sono bombe fumogene, ma un po’ di fosforo nelle munizioni c’è». Israele avrebbe fatto ricorso a queste munizioni per rendere meno visibili i movimenti delle proprie forze, un impiego consentito dal diritto internazionale, ha precisato Hrw, sottolineando tuttavia che il fosforo bianco può provocare incendi e terribili ustioni. Per questo - afferma Hrw - non deve essere usato nelle zone densamente popolate.
Frattini in missione in settimana in Siria. Il ministro degli Esteri Franco Frattini sarà nei prossimi giorni, entro il fine settimana, a Damasco, in Siria, oltre che probabilmente in Egitto, in Israele e nei Territori palestinesi.
L’articolo ci pare obiettivo. È un’elencazione di fatti senza giudizi che non avremmo graditi. Il quadro è decisamente sconfortante. Il mio pensiero insieme con la pietà per le vittime si pone angosciosi interrogativi per ciò che sarà nei prossimi giorni, ma già da adesso alimenta sentimenti di collera per ogni notizia che tende a presentare il criminale massacro come se fosse una ordinaria operazione di polizia. Non potrò accettare che qualche bellimbusto dell’Informazione complice mi venga poi a dire che nutro sentimenti di odio e che risorge l’antisemitismo. Se questo nuovo presunto antisemitismo esiste, sia benedetto se significa una ferma e netta condanna di quella banda di criminali che costituiscono il cosiddetto stato di israele, la cosiddetta «unica democrazia del Medio Oriente». E figuriamoci se ne ne fossero state altre!

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2. Le manifestazioni di protesta contro tv e media. – È data la notizia dei vandalismi, ma anche l’informazione sulle motivazioni di questi “vandalismi” che è però poca cosa se li si confrontano con i morti e i feriti di Gaza. Ecco comune il testo della notizia:
Lunedì 12 Gennaio 2009
il Messaggero
Roma, vernice rossa contro Rai e quotidiani

ROMA Sacchi di immondizia gettati nei cortili, petardi, vernice rossa e volantini con scritte pro Palestina. Atti vandalici per protesta contro l’intervento di Israele a Gaza hanno colpito ieri sera sedi di giornali, un’agenzia di stampa e la Rai di Saxa Rubra. Quasi in contemporanea in diverse zone della capitale gruppi di vandali, che si sono firmati con la sigla “Free Palestine, stop occupation”, hanno lanciato secchi di vernice rossa sulle sedi del quotidiano “La Repubblica”, sulla Cristoforo Colombo, e in via di Torre Maura, nella sede stampa de “Il Messaggero”, dove sono sono stati fatti esplodere due grossi petardi e lasciate delle interiora di animali. La vernice, lanciata da ignoti, ha anche imbrattato la sede dell’agenzia di stampa Agi. Gli atti di teppismo contro i media si sono spinti poi fino a Saxa Rubra, sede della Rai. La Digos intanto sta esaminando i volantini lasciati da chi ha gettato vernice rossa, dove si spiegava di «diffidare dalle imitazioni fasciste», come in una sorta di rivendicazione di esclusività dell’azione anti Israele. Sul volantino si legge che non sarebbe stata fornita adeguata informazione da parte di tutti gli organi di stampa italiani sui «16 giorni di offensiva militare a Gaza da parte dello Stato d’Israele». Nel volantino si parla di «massacro della popolazione civile», di «culmine di uno sterminio che dura da più di 40 anni» e di «genocidio che si sta perpetrando nei confronti del popolo palestinese».
E sempre ieri sera due striscioni firmati “Militia”, una sigla di matrice neofascista, sono stati esposti sulla tangenziale est di Roma. Su uno degli striscioni compariva la scritta «Israele: uno stato inventato da assassini veri». Su un altro striscione si leggeva: «Hamas, fino alla vittoria».
El. Pan.
La protesta non è stata molto selettiva, ma ha avuto per oggetto genericamente i media, ma “il Messaggero” credo sia meno colpevole di altre testate. Lo si vede anche nel modo in cui vengono riportate le motivazioni dei “gesti vandalici”. Altri quotidiani le avrebbero censurate per non trovarsi accusati.

3. Gli infami al raduno: amici d’Israele, nemici d’Italia. – Conosco la sala, quella dell’Hotel Parco dei Principi, per esserci stato tante altre volte. Giusto lì potevano riunirsi e lontano dalle piazze, che sono il luogo dove il popolo si riunisce spontaneamente quando la pace è minacciata dai suoi governanti e i diritti vilipesi: il Popolo delle Libertà negate ha mandato i suoi rappresentanti, fra cui non mi sorprende leggere del solito Cicchitti, amico di Fiammetta. La sala mi ricorda anche un altre episodio di parecchi anni fa. Vi avrebbe dovuto tenere una conferenza David Irving, di cui avevo letto sui giornali. La conferenza non vi fu perché – come lessi e come lo stesso Irving mi ha confermato in un email – lo storico fu fermato all’aeroporto e subito spedito indietro. Non saprei dire se anche allora vi fu l’autorevole intervento della comunità ebraica romana, fatta di diecimila persone che tengono in pugno la città. Ecco la cronaca del raduno:
Domenica 11 Gennaio 2009
il Messahhero
di STEFANO SOFI

ROMA - Il sibilo delle sirene che ti danno quindici secondi appena per metterti in salvo, gli occhi terrorizzati dei bambini e delle madri che corrono verso i rifugi e l’esplosione, il boato che ti scuote da dentro, dell’ennesimo missile qassam. Le immagini scorrono lente e la sala sebbene gremita da più di mille persone, si zittisce. Israele chiede solidarietà al mondo e ieri sera l’ha chiesta all’Italia: agli ebrei che vivono qui affinchè inviino aiuti. Alla politica italiana chiede invece sostegno affinchè la pace non sia più così difficile anche solo da immaginare.
«Questa è una manifestazione per la pace che può arrivare solo quando Israele non sarà più colpita dai missili e uscirà da questo stato di continua insicurezza» ha detto il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici. «Ma la pace arriverà quando il popolo palestinese sarà liberato da un regime tirannico come quello di Hamas».
All’appello per la pace delle comunità ebraiche italiane e di quella romana hanno risposto in tanti. C’è Piero Fassino, che rappresenta il Partito democratico e che con il suo intervento manda in archivio la polemica tra il presidente della comunità, Pacifici che non ha voluto invitare Massimo D’Alema per aver sostenuto la necessità di dialogare anche con Hamas. C’è Andrea Ronchi, ministro per le politiche comunitarie, c’è Fabrizio Cicchitto capogruppo dei deputati del Pdl, Ferdinando Adornato dell’Udc e tanti, altri. E chi non ha potuto esserci ha nviato una lettera, come Francesco Rutelli e Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma.
Nel giorno in cui i combattimenti nella striscia di Gaza conoscono l’avvio della “terza fase” e nelle strade di Roma compaiono scritte antisemite, la testimonianza qui non è un compito di routine. Anche se le considerazioni si differenziano, puntualizzano, tutti però chiedono e vogliono la pace. Accolto con molto calore, Piero Fassino, che parla per primo, è chiaro: «La responsabilità è prima di tutto di Hamas ma dobbiamo essere consapevoli che la pace non potrà essere figlia di una soluzione militare. Su quella terra vivono due popoli, esprimono diritti e aspirazioni entrambi legittimi. Non ci sono una ragione e un torto, ma due ragioni e solo una pace negoziata e condivisa potrà essere una vera pace».
Andrea Ronchi del Pdl la vededa un punto di vista differente. «Sono qui per testimoniare piena solidarietà con gli aggrediti, ovvero Israele. Contro chi non ha avuto il coraggio di dire che Israele aveva ragione». Ma sulla strada da seguire per uscire dall’incubo Ronchi sostiene anch’egli «la necessità di due Stati e due popoli, come risoluzione della crisi», e ricorda il viaggio in Israele, quando l'allora ministro degli Esteri Gianfranco Fini rilanciò l'idea della road-map per sbloccare la situazione.
Nella lettera inviata al presidente delle comunità ebraiche, Gattegna, Francesco Rutelli (Pd) ribadisce la necessità «di una radicale e certa cessazione del conflitto» per far riprendere il cammino «per una pace storica tra israeliani e palestinesi, sulla base della piena sicurezza di Israele e della nascita di uno Stato palestinese». Ma chiarisce Rutelli «non posso accettare che si definisca “cessate il fuoco” solo la cessazione del fuoco israeliano mentre si tollera da parte di taluni la continuità del fuoco verso Israele. La libertà delò popolo palestinese - prosegue - un obiettivo vitale per tutta la comunità internazionale - passa certamente per l’unità interna dei palestinesi, il rifiuto della violenza e un rispetto effettivo dei diritti umani fondamentali».
Piena solidarietà e vicinanza a tutta la comunità ebraica è espressa da Nicola Zingaretti presidente della provincia di Roma: «E’ urgentissimo giungere a un immediato cessate il fuoco per rimettere in moto il processo di pace».
C’è stata una risposta bipartisan. Nelle prime file c’è Ottaviano Del Turco, Gustavo Selva, Susanna Nirenstein, Clemente Mimun, Giancarlo Elia Valori, Marco Taradash e tanti, tanti altri. Conclude l’ambasciatore israeliano a Roma Gideon Meir: «il popolo di Israele è un piccolo popolo ma coraggioso. Che cerca la pace ma che sa lottare per difendersi». La voglia di pace è negli occhi dei tanti giovani che affollano la sala e che laggiù in Israele hanno fratelli, amici. E la vogliono davvero la pace.
Il bipartisan è un termine tanto in voga quanto ipocrita per esprimere il concetto che Pasolini indicava come “omologazione”. Inutile aspettarsi un’opposizione che sia altro dalla maggioranza. È soltanto una questione di poltrone: oggi tocca a me, domani a te, ma tutti mangeremo. Il raduno era su invito e mi son ben guardato dal chiederlo ai “ragazzi del focolare” o ad altri. Ci sarei andato per guardarli in faccia, ma so chi sono e mi sarei guastato il fegato. Del resto, è bene che ognuno vada alle sue manifestazioni. Io adesso sto per uscire per andare ad una nuova manifestazione di piazza, ma prima volevo leggere di questo raduno di cui sapevo.

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