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Benché stanco per il corteo che ho seguito in tutto il suo percorso da piazza Vittorio a piazza di Porta San Paolo, non voglio indugiare a fornire le mie prime impressioni ai Lettori di questo Blog. Sono stato a precedenti manifestazioni romane in solidarietà di Gaza, ad esempio quella del 29 novembre, del 3 gennaio e quella odierna che partiva da piazza Vittorio. Non sapevo in quanto saremmo stati. Mi aspettavo al massimo una partecipazione come quella del 3 gennaio. Ma invece è stato molto più numerosa, anche se io avrei voluto vedere le stesse manifestazioni dell’autunno caldo del 1969, quando ricordo di aver visto il corteo dei metalmeccanici sfilare per via di San Gregorio. Anche adesso la strada era occupata da tutto il corteo, ma la gente marciava più distanziata e diradata. Che saremmo stati in molti l’ho capito subito appena presa le metropolitana ad Eur Marconi. Mi si erano avvicinate tre donne con il velo alla testa. Mi chiedevano come fare per andare alla stazione di piazza Vittorio. Ho capito dove volevano andare e le ho invitate a seguirmi, giacché andavo anche io a piazza Vittorio, alla manifestazione. Non vi è stato però bisogno della mia guida perché alle stazioni successive salivano altri stranieri di nazionalità araba, ma che parlavano perfettamente l’italiano. Si conoscevano fra di loro ed io potevo disimpegnarmi dal ruolo di accompagnatore delle tre donne musulmane. La manifestazione già incominciava sui vagoni della metropolitana. Appena sceso a piazza Vittorio esattamente alle 15.29 la piazza era già piena ed i diversi cortei con propri camion forniti di altoparlante erano in formazione. Il corteo si è poi dovuto necessariamente distanziare perché altrimenti le voci degli altoparlanti si sovrapponevano e non si poteva capire nulla. Nessun confronto con la manifestazione di madonna Fiammetta Nirenstein di piazza Montecitorio, dove i cento deputati non hanno portato ciascuno neppure uno solo dei loro elettori. Erano al massimo 400, 500 a voler essere generosi: sappiamo bene che la loro forza non sono le manifestazioni di piazza! Se tuttavia i manifestanti di piazza Vittorio sono stati 200.000 il rapporto è presto fatto: 1 a 400. Posso testimoniare che la manifestazione di piazza Vittorio era una moltiplicazione per diverse centinaia di quanti erano raccolti nella mezza piazza Montecitorio, ma il calcolo da fare non è di tipo aritmetico, bensì politico. La faziosità del tg2 con il solito Pagliara dietro i carri armati israeliani ho potuto vederla non solo per il pochissimo tempo dedicato alla manifestazione, ma con l’affiancarla per par condicio a quattro gatti ebrei che devono aver sfilato nel ghetto, dove non si trova peraltro la più alta concentrazione di ebrei. Ho il piacere di averla invece nel mio quartiere Marconi, dove però non ho mai trovato numericamente impressionante la loro presenza. Sui commercianti non ho mai fatto censimento per sapere se sono “cittadini italiani di religione ebraica”, come pare si debba dire per non incorrere nell’accusa di antisemitismo chiamando ebreo un ebreo. Forse si vergognano loro stessi di portare questo nome. Prima di interrompere, per riprendere la narrazione domani mattina, voglio qui accennare ad una nota di colore: di fronte al Colosseo mi sono imbattuto in un chiostro mobile che vendeva olive e simili. A gestirlo era un legionario romano, cioè un cittadino italiano di religione ebraica che evidentemente detiene entrambe le licenze: di commercio ambulante e di vestire la divisa di legionario. Io ho incominciato ad applicare il boicottaggio al commercio ebraico non comprando le olive e non facendomi fotografare a pagamento accanto al legionario o fotografandolo mentre vuotava con la divisa di legionario il secchio con l’acqua sporca delle olive.
Riprendo dunque la mattina dopo il mio racconto della manifestazione. Nel frattempo ho ascoltato in parte la rassegna stampa domenicale di Marco Cappato, tutta centrata su Villari e sulla Enclaro e con scarsa attenzione sulla manifestazione romana, oscurata e diffamata dai media che insistono su particolari che io non ho per nulla notato, le svastiche. Non escludo che ci siano state, ma il corteo non era tutta una svastica. È stato invece ordinatissimo e senza nessun incidente. Torno ora al legionario romano venditore di olive, di sospetta e quasi certa religione ebraica. Avrei voluto cassare questa parte della narrazione, per evitare facile accuse di antisemismo, una sorta di accusa sempre in agguato. Senonché questa mattina trovo un commento che non posso censurare. Mi si chiede: come hai fatto a capire che il legionario romano venditore di olive era ebreo ovvero “cittadino italiano di religione ebraica”? Ebbene, lo spiego. È già noto, per averlo io letto da qualche parte ma non è difficile da verificare, che i soldati romani che si vedono intorno al Campidoglio o al Colosseo fanno parte di una cooperativa che agisce in regime di monopolio: è infatti richiesta una apposita licenza comunale per questo genere di attività, che è lucrosa in quanto è riconosciuto ad ogni legionario che venga fotograto il diritto di farsi pagare. Alla fine della giornata pare che portino a casa cento o duecento euro. Ne ho avuto esperienza diretta perché a Capodanno ho avuto un’ospite che avevo portato in via dei Fori Imperiali. Si era messa a fotografare un legionario con allo sfondo i Fori Imperiali. Il Legionario è subito scattato quasi con impeto guerriero dicendo che doveva essere pagato per la foto. Ricordandomi io di quello che avevo letto, gli chiesi senza nessuna intenzione offensiva o aggressiva: «Sei un ebreo?» Lui mi rispose di no, quasi che la cosa potesse costituire motivo di offesa da parte di chi faceva la domanda e di chi la riceveva. Mi diedi da fare per spiegare che non era affatto così e dissi per convinvere meglio che io a mia volta ero calabrese. E lui mi chiedeva in effetti se ero calabrese. Io rispondevo di si. Mi disse però di stare attento che quello più avanti era invece un ebreo ed a me che chiedevo spiegazioni di come dover “correttamente” dire o chiedere mi spiegò che avrei dovuto dire: «Sei un cittadino italiano di religione ebraica?» e che sempre ogni volta anziché “ebreo” dovrò “cittadino italiano di religione ebraica”. Veramente, è un poco lungo ed io preferisco sorvolare e disinteressarmi della questione, qualunque sia la religione o non religione di appartenza di chi mi sta accanto. Allo stesso modo io dovrei poi dire di me stesso che sono “cittadino italiano romano-calabrese di religione cattolica battezzato ma non praticante, probabilmente apostata e con aspirazioni religiose estinte in quanto non più esistenti e riconosciuti gli antichi culti greco-romani di epoca precristiana”. Ma è proprio per questa religiosità estinta che considero sacrilega l’immagine di un venditore di olive, di sospetta religione ebraica, nelle vesti venerande di un antico legionario romano? Chi tutelerà i miei simboli religiosi?
Ebreo o non ebreo, il venditore di olive è evidente titolare di due licenze: quella di portare il costume romano e quello di vendere le olive. Frequento il consiglio comunale e anche una sede di AN, dove si fanno le pulci all’amministrazione Alemanno. Chiederò nelle competenti sedi quale sia l’immagine che per ingordigia di guadagno si comunica ai turisti che da tutto il mondo vengono al Colosseo: il legionario romano che vende le olive, gli hamburger e pulisce i secchi? In ogni caso, io non ho comprato né le olive né ho pagato per lo scatto. La foto purtroppo non consente di vedere chiaramente dietro le sbarre il legionario intento alla pulizia dei secchi. Non avevo pensato allo scoop. Francamente, lo avevo osservato con discrezione, ripassando a mente i miei ricordi di storia romana, dove nessun legionario romano vendeva olive, hamburger o puliva secchi. Occorre pertanto credermi sulla parola. Qui la religione ebraica non entra in alcun modo nel merito, anche se sono certo che qualche malintenzionato leggendo queste righe si metterà gridare all’antisemitismo. Mi riservo tuttavia di ripassare sul luogo e se sorprenderò di nuovo il legionario intento a vendere hamburger, vendere olive, pulire il secchio, gli scatterò una bella foto, pagando i relativi diritti, e poi gliela spedirò con raccomandata AR direttamente al sindaco Alemanno, chiedendogli se questa doppia e contemporanea licenza rientra nelle sue speciali relazioni con la comunità ebraica ovvero con il titolare della licenza sui centurioni.
L’attenzione prestato al legionario romano, venditore di olive, all’angolo di via dei Fori Imperiali, mi ha distratto dalla mia partecipazione alle manifestazione, che era iniziata puntualmente alle 15.30 in piazza Vittorio. Per essere più libero nei movimenti dalla testa alla coda del corteo non ho portato con me il cartello di “Civium Libertas”. Temevo per la durata della carica della mia macchina fotografica ed ho fatto parsimonia di scatti. Pur avendo parecchio girato il corteo, non ho notato le svastiche su cui titolano oggi i maggiori quotidiani. Non escludo che possano esservi stato, ma evidentemente il cronista dei giornali che riportano la notizia voleva vedere solo svastiche in un corteo nel quale la simbologia era altra. Ho notato anche io (e li ho fotografati) cartelli che equiparavano il ghetto di Varsavia a Gaza e simili. Ma non è una novità ed io stesso ho avanzato questa tesi prima di vederla condivisa da altri: il pensiero non è originale. Le svastiche proprio svastiche io non le ho viste ed escludo che fossero rilevanti. Per colpa del legionario venditore di olive mi è però sfuggito un momento importante della manifestazione, di cui ho potuto apprendere solo dopo e dalle agenzie: la preghiera musulmana davanti al Colosseo.
A proposito di preghiere è stato spiegato dall’altoparlante del camion grande, quasi all’ingresso in piazza del Colosseo, che in Bologna è successo quanto segue. Era stato chiesta per le ore 16 l’autorizzazione per un corteo. La Questura ha negato l’autorizzazione per le 16 ed ha invece voluto concederla per le 17. Pare proprio allo scopo di evitare la preghiere musulmana che ritualmente cade a quell’ora. Non ho calcolato i tempi, ma dovevamo essere all’ora rituale quando una parte di corteo si è trovata davanti al Colosseo dal lato Colle Oppio. Io che ero un poco stanco pensai di prendere la scorcatoia per evitare il giro a 360° del Colosseo. Lasciandomi alle spalle il legionario romano, cittadino italiano di religione ebraica intento al suo commercio, mi diressi verso l’Arco di Costantino, dove aspettavo seduto l’apparizione della testa del corteo. L’attesa fu insolitamente lunga e solo dalle agenzie ne ho potuto apprendere la ragione: il corteo si era fermato per la preghiera islamica. Mi dispiace non aver assistito a questo momento. Se non fosse stato proibito, mi sarei associato anche io alla preghiera islamica, io cattolico battezzato non praticante probabile apostata. Ma credo che il caso possa ripresentarsi e mi andrò nel frattempo documentando e presso gli islamici e presso il parroco se mi è concesso una simile forma di solidarietà senza che ciò passi per blasfemia per l’una o per l’altra religione.
Ho già detto che queste mie narrazioni non sono cronache della manifestazione o reportage. Chi vuole ciò, può leggere i giornali e le agenzie. È la testimonianza partecipata di un manifestante che rivela i motivi per i quali ha partecipato e ne riporta le impressioni e gli angoli visuali da cui ha visto da partecipante la manifestazione. Chi era sull’elicottero ha certamente visto in modo diverso l’evento nel suo svolgimento: io ero a terra e ogni volta in un punto determinato del corteo, che mi è parso davvero imponente e tale da infonderci reciproco coraggio: non siamo soli. Ci siamo ritrovati, abbiamo scoperto un comune sentimento, una comune volontà che ci terrà uniti negli anni a venire, comunque finiscano le cose a Gaza. Io ho persino incontrato un collega dello stesso mio raggruppamento disciplinare. Abbiamo riso insieme della nostra cosiddetta carriera accademica. Su come finiranno le cose a Gaza si è detto nel comizio finale a piazza di Porta San Paolo, dove hanno parlato diversi esponenti, quasi tutti palestinesi. La tregua unilaterale annunciata da Israele è stata bollata come un nuovo inganna. Il governo di Israele mente e inganna come ha sempre fatto. Ha perfino mentito al servo Frattini, che aveva annunciato alla Camera le mendaci assicurazioni che aveva avuto dal governo israeliano. Stesse menzogne erano state fatte alla Turchia. Assai verosimile che il piano di invasione fosse stato concordato con l’Egitto. Altro che due stati! Un oratore ha avanzato l’ipotesi che il piano sia di caricare Gaza sulle spalle dell’Egitto e la West Bank di passarla alla Giordania: un piano di spartizione territoriale che era già in aria nel 1948. Insomma, il problema palestinese unicamente come una questione di profughi: la “soluzione finale” del genocidio palestinese.
Ho avuto autentici momenti di commozione durante i discorsi dei leaders palestinesi che in un italiano non perfetto, ma assolutamente comprensibile, evocavano scene di inaudita barbarie e sofferenza. Da una stampa e propaganda becera, da politici cialtroni, siamo continuamente bombardati da ricostruzioni non verificabili di un passato che precede la nostra nascita. Dovremmo provare sensi di colpa e di vergogna per cose che non abbiamo visto, per cose che non abbiamo fatto, dobbiamo infangare la memoria dei nostri genitori che vissero in quegli anni senza nulla sapere degli orrori loro attribuiti, ma degli orrori del presente, che tutti possiamo vedere, che potremmo evitare, si fa di tutto perché noi non possiamo conoscere la verità, si falsifica spudoratamente la realtà, si pretende di far passare per aggrediti gli aggressori, per vittime i carnefici. Si compiono oggi in misura maggiore quei delitti che la fiction televisiva, mediatica e politica colloca nel passato. È il regno hobbesiano delle Tenebri ed è il trionfo dell’Ipocrisia ovvero del fariseismo giudaico-americano.
1. Il solito balletto di idiozie e falsità. – Io ho già detto che il mio non è un resoconto giornalisto, ma come altre volte la testimonianza di un partecipante: perché sono lì, come la vedo, come la penso. Se fossi stato lì per conto di un giornale, avrei scritto diversamente e secondo diversi criteri. Se adesso vado a leggere la cronaca del tempo, fatta da tal.... cosa vedo. Una volontà di insulto e di offesa verso i partecipanti. È questo il compito di un giornalista professionista. Si capisce che sta dall’altra parte. E non possiamo fucilarlo per questo. Ma possiamo idealmente dirgli il fatto. Possiamo anche rimproverargli oltre alla faziosità anche la sua ignoranza: Vittorio Arrigoni non è un giornalista inviato lì. È stato sorpreso dalla guerra mentre era lì per ragioni umanitarie, dopo essere già stato rapito dagli israeliani, chiuso in una fetida prigione, espulso. Lo so bene. Quindi il Tizio non sa neppure fare il suo mestiere.
Nota: il documento riprodotto è uno dei tanti volantini che venivano distribuiti durante il corteo. Io ne ho raccolti tre di organizzazioni diverse, ma erano molti di più e la raccolta di immagini e di documenti è stata casuale e non programmata.
2. I Trecento di Sermoneta contro la manifestazione di piazza Vittorio. – La sfida degli ebrei romani è lanciata per bocca di Angelo Sermoneta in questi termini:
Riprendo dunque la mattina dopo il mio racconto della manifestazione. Nel frattempo ho ascoltato in parte la rassegna stampa domenicale di Marco Cappato, tutta centrata su Villari e sulla Enclaro e con scarsa attenzione sulla manifestazione romana, oscurata e diffamata dai media che insistono su particolari che io non ho per nulla notato, le svastiche. Non escludo che ci siano state, ma il corteo non era tutta una svastica. È stato invece ordinatissimo e senza nessun incidente. Torno ora al legionario romano venditore di olive, di sospetta e quasi certa religione ebraica. Avrei voluto cassare questa parte della narrazione, per evitare facile accuse di antisemismo, una sorta di accusa sempre in agguato. Senonché questa mattina trovo un commento che non posso censurare. Mi si chiede: come hai fatto a capire che il legionario romano venditore di olive era ebreo ovvero “cittadino italiano di religione ebraica”? Ebbene, lo spiego. È già noto, per averlo io letto da qualche parte ma non è difficile da verificare, che i soldati romani che si vedono intorno al Campidoglio o al Colosseo fanno parte di una cooperativa che agisce in regime di monopolio: è infatti richiesta una apposita licenza comunale per questo genere di attività, che è lucrosa in quanto è riconosciuto ad ogni legionario che venga fotograto il diritto di farsi pagare. Alla fine della giornata pare che portino a casa cento o duecento euro. Ne ho avuto esperienza diretta perché a Capodanno ho avuto un’ospite che avevo portato in via dei Fori Imperiali. Si era messa a fotografare un legionario con allo sfondo i Fori Imperiali. Il Legionario è subito scattato quasi con impeto guerriero dicendo che doveva essere pagato per la foto. Ricordandomi io di quello che avevo letto, gli chiesi senza nessuna intenzione offensiva o aggressiva: «Sei un ebreo?» Lui mi rispose di no, quasi che la cosa potesse costituire motivo di offesa da parte di chi faceva la domanda e di chi la riceveva. Mi diedi da fare per spiegare che non era affatto così e dissi per convinvere meglio che io a mia volta ero calabrese. E lui mi chiedeva in effetti se ero calabrese. Io rispondevo di si. Mi disse però di stare attento che quello più avanti era invece un ebreo ed a me che chiedevo spiegazioni di come dover “correttamente” dire o chiedere mi spiegò che avrei dovuto dire: «Sei un cittadino italiano di religione ebraica?» e che sempre ogni volta anziché “ebreo” dovrò “cittadino italiano di religione ebraica”. Veramente, è un poco lungo ed io preferisco sorvolare e disinteressarmi della questione, qualunque sia la religione o non religione di appartenza di chi mi sta accanto. Allo stesso modo io dovrei poi dire di me stesso che sono “cittadino italiano romano-calabrese di religione cattolica battezzato ma non praticante, probabilmente apostata e con aspirazioni religiose estinte in quanto non più esistenti e riconosciuti gli antichi culti greco-romani di epoca precristiana”. Ma è proprio per questa religiosità estinta che considero sacrilega l’immagine di un venditore di olive, di sospetta religione ebraica, nelle vesti venerande di un antico legionario romano? Chi tutelerà i miei simboli religiosi?
Ebreo o non ebreo, il venditore di olive è evidente titolare di due licenze: quella di portare il costume romano e quello di vendere le olive. Frequento il consiglio comunale e anche una sede di AN, dove si fanno le pulci all’amministrazione Alemanno. Chiederò nelle competenti sedi quale sia l’immagine che per ingordigia di guadagno si comunica ai turisti che da tutto il mondo vengono al Colosseo: il legionario romano che vende le olive, gli hamburger e pulisce i secchi? In ogni caso, io non ho comprato né le olive né ho pagato per lo scatto. La foto purtroppo non consente di vedere chiaramente dietro le sbarre il legionario intento alla pulizia dei secchi. Non avevo pensato allo scoop. Francamente, lo avevo osservato con discrezione, ripassando a mente i miei ricordi di storia romana, dove nessun legionario romano vendeva olive, hamburger o puliva secchi. Occorre pertanto credermi sulla parola. Qui la religione ebraica non entra in alcun modo nel merito, anche se sono certo che qualche malintenzionato leggendo queste righe si metterà gridare all’antisemitismo. Mi riservo tuttavia di ripassare sul luogo e se sorprenderò di nuovo il legionario intento a vendere hamburger, vendere olive, pulire il secchio, gli scatterò una bella foto, pagando i relativi diritti, e poi gliela spedirò con raccomandata AR direttamente al sindaco Alemanno, chiedendogli se questa doppia e contemporanea licenza rientra nelle sue speciali relazioni con la comunità ebraica ovvero con il titolare della licenza sui centurioni.
L’attenzione prestato al legionario romano, venditore di olive, all’angolo di via dei Fori Imperiali, mi ha distratto dalla mia partecipazione alle manifestazione, che era iniziata puntualmente alle 15.30 in piazza Vittorio. Per essere più libero nei movimenti dalla testa alla coda del corteo non ho portato con me il cartello di “Civium Libertas”. Temevo per la durata della carica della mia macchina fotografica ed ho fatto parsimonia di scatti. Pur avendo parecchio girato il corteo, non ho notato le svastiche su cui titolano oggi i maggiori quotidiani. Non escludo che possano esservi stato, ma evidentemente il cronista dei giornali che riportano la notizia voleva vedere solo svastiche in un corteo nel quale la simbologia era altra. Ho notato anche io (e li ho fotografati) cartelli che equiparavano il ghetto di Varsavia a Gaza e simili. Ma non è una novità ed io stesso ho avanzato questa tesi prima di vederla condivisa da altri: il pensiero non è originale. Le svastiche proprio svastiche io non le ho viste ed escludo che fossero rilevanti. Per colpa del legionario venditore di olive mi è però sfuggito un momento importante della manifestazione, di cui ho potuto apprendere solo dopo e dalle agenzie: la preghiera musulmana davanti al Colosseo.
A proposito di preghiere è stato spiegato dall’altoparlante del camion grande, quasi all’ingresso in piazza del Colosseo, che in Bologna è successo quanto segue. Era stato chiesta per le ore 16 l’autorizzazione per un corteo. La Questura ha negato l’autorizzazione per le 16 ed ha invece voluto concederla per le 17. Pare proprio allo scopo di evitare la preghiere musulmana che ritualmente cade a quell’ora. Non ho calcolato i tempi, ma dovevamo essere all’ora rituale quando una parte di corteo si è trovata davanti al Colosseo dal lato Colle Oppio. Io che ero un poco stanco pensai di prendere la scorcatoia per evitare il giro a 360° del Colosseo. Lasciandomi alle spalle il legionario romano, cittadino italiano di religione ebraica intento al suo commercio, mi diressi verso l’Arco di Costantino, dove aspettavo seduto l’apparizione della testa del corteo. L’attesa fu insolitamente lunga e solo dalle agenzie ne ho potuto apprendere la ragione: il corteo si era fermato per la preghiera islamica. Mi dispiace non aver assistito a questo momento. Se non fosse stato proibito, mi sarei associato anche io alla preghiera islamica, io cattolico battezzato non praticante probabile apostata. Ma credo che il caso possa ripresentarsi e mi andrò nel frattempo documentando e presso gli islamici e presso il parroco se mi è concesso una simile forma di solidarietà senza che ciò passi per blasfemia per l’una o per l’altra religione.
Ho già detto che queste mie narrazioni non sono cronache della manifestazione o reportage. Chi vuole ciò, può leggere i giornali e le agenzie. È la testimonianza partecipata di un manifestante che rivela i motivi per i quali ha partecipato e ne riporta le impressioni e gli angoli visuali da cui ha visto da partecipante la manifestazione. Chi era sull’elicottero ha certamente visto in modo diverso l’evento nel suo svolgimento: io ero a terra e ogni volta in un punto determinato del corteo, che mi è parso davvero imponente e tale da infonderci reciproco coraggio: non siamo soli. Ci siamo ritrovati, abbiamo scoperto un comune sentimento, una comune volontà che ci terrà uniti negli anni a venire, comunque finiscano le cose a Gaza. Io ho persino incontrato un collega dello stesso mio raggruppamento disciplinare. Abbiamo riso insieme della nostra cosiddetta carriera accademica. Su come finiranno le cose a Gaza si è detto nel comizio finale a piazza di Porta San Paolo, dove hanno parlato diversi esponenti, quasi tutti palestinesi. La tregua unilaterale annunciata da Israele è stata bollata come un nuovo inganna. Il governo di Israele mente e inganna come ha sempre fatto. Ha perfino mentito al servo Frattini, che aveva annunciato alla Camera le mendaci assicurazioni che aveva avuto dal governo israeliano. Stesse menzogne erano state fatte alla Turchia. Assai verosimile che il piano di invasione fosse stato concordato con l’Egitto. Altro che due stati! Un oratore ha avanzato l’ipotesi che il piano sia di caricare Gaza sulle spalle dell’Egitto e la West Bank di passarla alla Giordania: un piano di spartizione territoriale che era già in aria nel 1948. Insomma, il problema palestinese unicamente come una questione di profughi: la “soluzione finale” del genocidio palestinese.
Ho avuto autentici momenti di commozione durante i discorsi dei leaders palestinesi che in un italiano non perfetto, ma assolutamente comprensibile, evocavano scene di inaudita barbarie e sofferenza. Da una stampa e propaganda becera, da politici cialtroni, siamo continuamente bombardati da ricostruzioni non verificabili di un passato che precede la nostra nascita. Dovremmo provare sensi di colpa e di vergogna per cose che non abbiamo visto, per cose che non abbiamo fatto, dobbiamo infangare la memoria dei nostri genitori che vissero in quegli anni senza nulla sapere degli orrori loro attribuiti, ma degli orrori del presente, che tutti possiamo vedere, che potremmo evitare, si fa di tutto perché noi non possiamo conoscere la verità, si falsifica spudoratamente la realtà, si pretende di far passare per aggrediti gli aggressori, per vittime i carnefici. Si compiono oggi in misura maggiore quei delitti che la fiction televisiva, mediatica e politica colloca nel passato. È il regno hobbesiano delle Tenebri ed è il trionfo dell’Ipocrisia ovvero del fariseismo giudaico-americano.
RASSEGNA STAMPA COMMENTATA
1. Il solito balletto di idiozie e falsità. – Io ho già detto che il mio non è un resoconto giornalisto, ma come altre volte la testimonianza di un partecipante: perché sono lì, come la vedo, come la penso. Se fossi stato lì per conto di un giornale, avrei scritto diversamente e secondo diversi criteri. Se adesso vado a leggere la cronaca del tempo, fatta da tal.... cosa vedo. Una volontà di insulto e di offesa verso i partecipanti. È questo il compito di un giornalista professionista. Si capisce che sta dall’altra parte. E non possiamo fucilarlo per questo. Ma possiamo idealmente dirgli il fatto. Possiamo anche rimproverargli oltre alla faziosità anche la sua ignoranza: Vittorio Arrigoni non è un giornalista inviato lì. È stato sorpreso dalla guerra mentre era lì per ragioni umanitarie, dopo essere già stato rapito dagli israeliani, chiuso in una fetida prigione, espulso. Lo so bene. Quindi il Tizio non sa neppure fare il suo mestiere.
Nota: il documento riprodotto è uno dei tanti volantini che venivano distribuiti durante il corteo. Io ne ho raccolti tre di organizzazioni diverse, ma erano molti di più e la raccolta di immagini e di documenti è stata casuale e non programmata.
2. I Trecento di Sermoneta contro la manifestazione di piazza Vittorio. – La sfida degli ebrei romani è lanciata per bocca di Angelo Sermoneta in questi termini:
«è una in simbolica contrapposizione alla manifestazione pro-Palestina, siamo indignati. È vero che i morti ci sono ma bisogna capire perché. Vogliamo ribadire il nostro attaccamento alla democrazia e il nostro essere cittadini italiani e romani di religione ebraica».In effetti, bisogna riconoscere che la vostra forza non è nei numeri, nella mobilitazione di piazza, ma in ben altro: la capacità di far lobby, il Mossad, il vittimismo ipocrita, le accuse strumentali di antisemitismo, la corruzione, la menzogna, e così via. Sei indignato? E di che? Il cervello che abbiamo visto raccogliere dai muri di Gaza non era un cervello umano, ma una finzione di Annozero? Quale attaccamento alla democrazia? Di quale democrazia mi vai cianciando? La democrazia della pulizia etnica e dell’esproprio ed usurpazione delle case e dei villaggi altrui. Democrazia forse perché i ladroni spartono in egual misura? La democrazia della società dei briganti, ladroni, assassini, criminali? Certo, anche queste associazioni possono essere organizzate secondo regole cosiddette democratiche o ispirarsi al modello della separazione dei poteri. Ma per noi la democrazia è altra cosa, meno legata alla procedura e più attenta alla sostanza democratica, soprattutto ai valori della giustizia e della pace. In Israele, noi propri non ne vediamo di questa democrazia. Poi, si sa, in tempi di relativismo si tratta di intendersi. Ognuno può dare il significato che vuole ai termini e quindi l’aggressore può decidere e magari pretendere di chiamarsi e farsi passare per aggredito e di stare perfino esercitando una propria difesa legittima. Basta pagare giornalisti e tv che si prestano allo scopo, o anche che ne hanno l’autonoma convinzione, ed il gioco è fatto. Ma se uno a queste menzogne non ci crede, cosa vogliamo fare allora? La prigione? O qualche omicidio mirato? Il Mossad non è nuovo a queste cose. L’arma più efficace, individuata già un secolo fa, è la corruzione. Perché ci sono i morti noi lo abbiamo ben capito. Dobbiamo aspettare che sia tu a spiegarcelo? Quanto alla tua professione di cittadinanza ho moltissime perplessità che non intendo qui esplicitare. Di certo, io e te non apparteniamo ad uno stesso concetto di cittadinanza. Alemanno permettendo, rivendico il mio pieno diritto di stare alla larga da te, restando italiano quale sono da un migliaio di anni. Contrappongo alla tua professione di cittadinanza il mio essere citadino italiano, romano, calabrese, europeo, ma... fedele ad una sola patria e soprattutto dichiaro di non aver nulla a che fare con il genocidio che Israele ancora una volta è andata commettendo ora in Gaza: sono infami assassini con i quali io cittadino italiano non ho proprio nulla da spartire: quelli lì a me non appartengono, egregio Sermoneta, sono tuoi: «Israele siete voi, non io».
9 commenti:
D'accordo sul boicottaggio del "legionario", ma come ha fatto a capire che era ebreo?!?
Glielo spiego nel testo, ma avevo deciso di eliminare ogni accenno alla questione. Speriamo che non ne venga fuori un altro caso di antisemitismo.
Grazie per la precisazione. Un'altra domanda, stavolta di natura tecnica. Posto nei commenti del blog perchè potrebbe essere utile anche agli altri iscritti. La seconda parte dell'articolo non è arrivata via feed, molto probabilmente perchè il software la "vede" come incorporata nella prima. Si può risolvere, per non rischiare in futuro di perdere parti di articoli?
Grazie per la precisazione. Un'altra domanda, stavolta di natura tecnica. Posto nei commenti perchè potrebbe essere utile anche agli altri iscritti. La seconda parte dell'articolo non è arrivata via feed. Molto probabilmente il software la "vede" come integrata nella prima. Si può risolvere? Grazie e ancora complimenti.
Purtroppo ancora mi rendo poco conto di queste cose, anche se cerco di apprendere tutto quello che mi può servire. Se ho capito il problema, la cosa mi sembra insuperabile. Quasi tutti gli altri autori di testi nei blogs, compongono i loro testi una tantum e quindi ricevono all’inizio avviso di un nuovo blog. Invece, con la tecnica da me seguita, unica direi più che rara, io intervengo continuamente nei miei miei testi. Un piccolo testo diventa facilmente un libro. L’unica cosa che posso fare per orientare i miei Cinque Lettori è di avvisarli delle modifiche apportate attraverso una numerazione progressiva della versione accompagnata da una data dell’ultima modifica. Mi dispiace non posso fare di più, ma io non posso neppure rinunciare al mio metodo di lavoro. Se però il Lettore ha un minimo interesse per gli sviluppi dell’argomento, non dovrebbe essere difficile per lui di tanto in tanto tornare sul testo e sincerarsi se vi siano state nuove e più aggiornate edizioni.
Aggiungere la data è una buona idea, come lo sarebbe titolare gli addenda.
Grazie ancora per l'attenzione.
Ho l’impressione che lei non sia un abituale frequentatore dei miei post. Nulla di male ed io la ringrazio per la sua attenzione. Se però va a guardare qui in un testo scelto a caso:
http://civiumlibertas.blogspot.com/2008/11/mazzini-il-sionismo-e-giorgio.html
Trova quello che lei dice con in più una seria di links interni che consentono di navigare in un testo concepito come un papiro. I blogs constano in genere di testi di poche righe. Io invece mi propongo una ricerca continua sugli argomenti nella forma di un saggio o di un libro. È cosa che posso fare poco alla volta. Può essere utile in questi casi anche il concorso di lettori interessati e competenti che aiutano la redazione del testo con loro osservazioni, critiche, indicazioni.
La sua autostima è inversamente proporzionale al suo impegno;-)
So benissimo come lei divide gli interventi e purtroppo ciò non è presente, o non lo è ancora, per il post di cui stiamo parlando. Inserire un titolo con data prima di "Riprendo dunque la mattina dopo il mio racconto della manifestazione" sarebbe a mio avviso utilissimo.
Non so quanto lei apprezzi il mio lavoro. Devo però sospendere il tutto a causa di problemi legali nel frattempo sorti.
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