martedì 6 gennaio 2009

Le prove del genocidio lungamente premeditato


Ecco qual è il problema sul campo

Qual è il futuro dei palestinesi se non si ferma il colonialismo israeliano?
Stampate e fate circolare questa mappe. Sono più chiare di mille discorsi!
Qui le prove del genocidio programmato: Medici norvegesi dichiarano: «Uranio impoverito trovato sulle vittime di Gaza».



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S.O.S. GAZA

Raccolta di fondi per l’ospedale Al Awda di Jabalya


La feroce aggressione israeliana contro la Striscia di Gaza arriva dopo anni di un embargo internazionale voluto da Israele, dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea. Come conseguenza di questo embargo criminale, le strutture sanitarie e sociali di Gaza erano prossime al collasso già prima dell’ultima offensiva israeliana.


In questo momento drammatico, la crisi umanitaria a Gaza è totale, ed è una crisi voluta dallo Stato sionista ed i suoi alleati, perché funzionale alla pulizia etnica, che continua ad essere il vero obiettivo strategico di Tel Aviv.


Per dare il nostro contributo concreto alla lotta dei Palestinesi di Gaza contro l’annientamento, ci impegniamo in una campagna straordinaria di raccolta fondi, in collaborazione con l’Unione dei Comitati della Sanità di Gaza e l’ospedale Al Awda di Jabalya. Iniziamo ora questa campagna straordinaria per essere in grado di far pervenire i contributi non appena sarà possibile, coordinandoci con i comitati popolari che operano in Egitto, nel Sinai, nelle immediate vicinanze del confine con la Striscia di Gaza.


Abbiamo deciso di raccogliere contributi in denaro perché il materiale sanitario e umanitario di cui c’è bisogno a Gaza è reperibile in Egitto a costi inferiori rispetto a quelli italiani e perché questo consentirà una maggiora puntualità delle scelte, anche in relazione alla somma che riusciremo a raccogliere. Invitiamo dunque i comitati, le associazioni e chiunque voglia contribuire, anche attraverso l’organizzazione di iniziative specifiche, a far pervenire i contributi sul conto corrente postale n. 47209002, intestato a Monti Germano, con la causale S.O.S. Gaza. Si prega di dare comunicazione del versamento alla casella di posta del forum. In questo modo l’elenco dei contributi pervenuti sarà trasparente e verrà aggiornato in tempo reale sui siti www.forumpalestina.org e www.udap.net.


Forum Palestina –

Unione Democratica Arabo-Palestinese


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Manifesto della Casapound



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Cena di beneficienza in solidarietà con Gaza
Sabato 10 Gennaio 2009
19.00-22.00
Centro Culturale Islamico di Bologna
Via Pallavicini, 13
Per informazioni contattare Meriem ai seguenti recapiti:
Email:
meriem86@gmail.com
Cell: 3288439433
Questa è la descrizione dell'evento:
Cena di beneficenza per i palestinesi. Costo cena 15 euro comprensiva di cus cus, dolci arabi e the alla menta. I soldi saranno devoluti in beneficenza. Organizzata da Islamic Relief e Gmi ( Giovani Musulmani d'Italia ) Bologna.

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Urgente
Domenica 11 gennaio riunione nazionale a Firenze
per discutere la gestione della manifestazione.
(dalle ore 10.30 via Guelfa 148 rosso vicino la stazione)
almeno un compagno per realtà locale faccia lo sforzo di esserci
Fermiamo il massacro dei palestinesi a Gaza

Basta con l’impunità del terrorismo di stato israeliano

Rompere ogni complicità politica, militare, economica tra lo stato italiano e Israele

Le bombe uccidono le persone, l’informazione manipolata uccide le coscienze

Sabato 17 gennaio

Manifestazione nazionale a Roma


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Comunicato sul boicottaggio


L’importanza, l’ignoranza e la consapevolezza sul boicottaggio verso Israele

Comunicato del Forum Palestina

In questi anni ci siamo impegnati nel cercare di promuovere anche nel nostro paese – come negli altri paesi europei – una efficace campagna di boicottaggio dell’economia di guerra israeliana intesa come forma di sostegno internazionale al diritto all’esistenza e alla resistenza del popolo palestinese contro il colonialismo israeliano.

Questa campagna ha avuto alcuni successi (nel 2002 su Auchan e Hazera Genetics, l’anno successivo facendo saltare l’accordo fra l’azienda romana per l’elettricità e l’acqua ACEA e Israele per il furto dell’acqua palestinese e poi nel 2008 alla Fiera del Libro di Torino), ma ha incontrato alcune difficoltà sul piano politico, culturale ed organizzativo. Le polemiche di questi giorni su una iniziativa sindacale che invitava genericamente al boicottaggio dei negozi – scatenando la consueta manipolazione e isteria politico/mediatica a cui siamo ormai abituati e contro cui siamo vaccinati - ci offre l’occasione per rilanciare con maggiore forza e chiarezza una campagna comunque necessaria e che può rivelarsi efficace come lo è stato nel caso del Sudafrica dell’apartheid fino al 1990. E' sempre meglio che tutti coloro che intendono avviare campagne di boicottaggio, si documentino prima adeguatamente e scelgano bene gli obiettivi delle loro campagne.

E’ importante sapere che è attiva a livello internazionale una campagna denominata BDS (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni) approvata da una vastissima coalizione di forze progressiste palestinesi ed internazionali – fra le quali citiamo sindacati europei, nordamericani e sudafricani - ma ideata e lanciata sin dal 2001 proprio da una rete di ebrei che lottano contro l’occupazione israeliana della Palestina. Cosa significa e come si articola questa campagna?

1. Boicottaggio significa invitare a non acquistare merci e prodotti provenienti da Israele. In Italia sono caratterizzati dal codice a barre 729. Significa invitare i lavoratori degli scali merci, dei trasporti e della logistica a non scaricare container o merci provenienti da Israele. Significa – solo per fare degli esempi - non farsi prescrivere dal medico o acquistare in farmacia medicinali generici della TEVA, non acquistare elettrodomestici Ocean, non acquistare frutta con il marchio “Jaffa” o "Carmel" e così via, e farlo come atto pubblico, manifestando con questi semplici gesti la propria indisponibilità a rendersi complici della politica criminale dello Stato di Israele. E’ dunque una forma di pressione che non ha nulla a che vedere con negozi o servizi gestiti da cittadini di origine ebraica. Noi appoggiamo il progetto di uno Stato Unico per Palestinesi e Israeliani, nessuna discriminazione è per noi dunque accettabile, nè lì, né qui, né in nessun luogo di questo pianeta.

2. Disinvestimento significa fare pressione sulle aziende italiane che fanno investimenti in Israele con l’obiettivo di far ritirare gli investimenti effettuati o di non prevederne di nuovi perché eticamente inaccettabili in quanto Israele è uno stato che commette crimini di guerra contro un intero popolo, quello palestinese. Recentemente decine di imprese italiane non hanno sentito la pressione di questo dovere etico. Si tratta quindi di scrivere lettere alle direzioni aziendali, volantinare ai cancelli di queste aziende, fare scritte nei dintorni delle aziende, mettere in sostanza in moto un processo di “pubblicità negativa” che renda problematico o addirittura svantaggioso l’investimento. C’è un lungo elenco di queste aziende che non appartiene a nessuna “black list” ma che è disponibile sul sito del Ministero del Commercio Estero (oltre che sul sito del Forum Palestina che da quest’ultimo lo ha rilevato ed è a disposizione).
3. Sanzioni. Questa è una misura di ritorsione legale verso uno stato come Israele (o come altri) che commette crimini di guerra e che attiene alla responsabilità dei governi e delle istituzioni internazionali. Queste sanzioni possono adottate singolarmente da ogni governo o a livello multilaterale. La revoca degli accordi di cooperazione militare Italia-Israele o degli accordi economici, commerciali, tecnologici tra enti locali, università, centri di ricerca italiani ed israeliani, la sospensione del Trattato di Associazione Commerciale tra Unione Europea ed Israele (sanzione votata già dal Parlamento Europeo nell’aprile del 2002 ma mai applicata), sono degli esempi di sanzioni che l’Italia dovrebbe e potrebbe adottare se l’intera filiera politica-istituzionale nazionale e locale non fosse subalterna alla complicità con Israele. Chiaramente la mancata adozione di sanzioni contro Israele da parte delle istituzioni preposte non può che mettere in movimento delle “sanzioni dal basso” che prevedono appunto il boicottaggio dei prodotti israeliani e le pressioni per il disinvestimento delle aziende italiane dal mercato israeliano.

L’avvio e l’efficacia di questa campagna devono superare due ostacoli:

  1. Rompere la subalternità e il tabù culturale secondo si può boicottare tutti e tutto tranne Israele. Nel resto dell’Europa e nel mondo anglosassone nessuno ha di questi problemi. Nel resto del mondo neanche se lo pongono
  2. La campagna per essere efficace deve concentrarsi su pochi prodotti e su poche aziende con marchi molto conosciuti, identificabili e che consentano di socializzare rapidamente la notizia del boicottaggio.

A tale scopo, dopo la manifestazione del 17 gennaio a Roma, che vede già impegnati al massimo in tutta Italia i movimenti e le associazioni di solidarietà con il popolo palestinese, riteniamo che vada costruito e convocato un gruppo di lavoro che prepari e gestisca con professionalità, capillarità e grande capacità di comunicazione la campagna Boicottaggio - Disinvestimento-Sanzioni contro Israele anche in Italia nelle prossime settimane.

Il Forum Palestina

www.forumpalestina.org

Cenni storici (ad uso e consumo di chi ignora il senso profondo del boicottaggio)

La parola “boicottaggio” comparve nella lingua inglese durante la “Guerra della Terra” irlandese e deriva dal nome del capitano Charles Boycott, agente immobiliare di un latifondista inglese, Earl Erne, nella contea irlandese di Mayo. Nel settembre del 1880, i contadini irlandesi protestarono contro gli abnormi aumenti dei canoni di locazione richiesti da Boycott. Egli non solo rifiutò ogni dialogo, ma li sfrattò dalle loro terre. Charles Stewart Parnell, in un celebre discorso, propose a tutti i cittadini di non ricorrere alla violenza, ma di rifiutarsi di avere qualsiasi rapporto con lui. Nonostante le grandi difficoltà economiche e di altro genere che ricadevano su chi decideva di impegnarsi in questa azione, Boycott si trovò presto isolato, senza più nessuno che andasse a lavorare nei suoi campi,nelle sue stalle e persino nella sua stessa casa. Imprenditori e commercianti locali troncarono ogni rapporto con lui e anche il postino si rifiutò di consegnargli la posta.
L'azione concertata contro di lui fece sì che Boycott non fu più in grado di trovare qualcuno per raccogliere le colture nella sua proprietà, per cui fece ricorso ad una cinquantina di collaborazionisti da Cavan e Monaghan, scortati da un migliaio fra poliziotti e soldati. Alla fine, risultò che il costo della protezione era di gran lunga superiore al valore del raccolto.

Il "boicottaggio" continuò con successo. In poche settimane, il nome di Boycott arrivò ovunque, fino ad essere utilizzato dal Times, nel novembre del 1880, come termine per l'isolamento organizzato.
Il 1 ° dicembre 1880 il capitano Boycott lasciò l’Irlanda e si ritirò in Inghilterra, con tutta la sua famiglia.


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Movimento Nazional Popolare
Direzione Nazionale
Roma
in collaborazione con
L'Associazione Culturale Marco Furio Camillo
Lunedì 12 gennaio 2009
dalle ore 17,30 alle ore 19,30
in Piazza Nostra Signora di Guadalupe
(Monte Mario)
ROMA
Sit-in e dibattito pubblico su
Il massacro dei palestinesi a Gaza
Denunciamo la disinformazione della stampa filosionista
Alla manifestazione ha aderito l'ANCIS e sara' presente una delegazione libanese
Essere presenti è un dovere di tutti i militanti
Il Movimento Nazional Popolare
Ufficio Politico
Roma



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Sabato 17 gennaio riempiamo Roma di gente, di kefje e bandiere palestinesi

Basta con il massacro dei palestinesi a Gaza

Report e appello dalla riunione nazionale di Firenze

Domenica 11 gennaio a Firenze si è tenuta la riunione nazionale d’urgenza per discutere sulla manifestazione nazionale “Fermare il massacro dei palestinesi a Gaza” prevista per sabato 17 gennaio a Roma. Sull’urgenza della manifestazione e della data dell’11 gennaio l’accordo è stato praticamente totale. Le adesioni crescono vertiginosamente (associazioni, sindacati, partiti, singole personalità, comunità di immigrati) così come la spinta alla mobilitazione.

Sono stati forniti i dettagli sul percorso della manifestazione (partenza ore 15.30 da Piazza Vittorio, vicino stazione Termini) e sulla conclusione del corteo si è presa la decisione di riaprire la trattativa con la Questura per concludere il corteo – significativamente – a Porta S. Paolo, luogo simbolo dell’antifascismo in modo da mandare un segnale inequivocabile a chiunque in questi giorni ha inteso o intenderà strumentalizzare le proteste contro il massacro e la nostra scelta di campo di essere al fianco del popolo palestinese.

La discussione si è concentrata sulla ipotesi avanzata dai compagni di Milano di tenere due cortei nazionali il 17 gennaio: uno a Roma e uno a Milano. Tutti gli interventi delle varie realtà presenti hanno convenuto che era meglio concentrare gli sforzi in un unico appuntamento a Roma per mandare un forte segnale politico contro il governo e la filiera istituzionale che appare a tutt’oggi pressoché omogenea nella complicità con i crimini di guerra israeliani. Significativamente sia l’unione delle comunità islamiche in Italia che l’Udap hanno indicato che si adopereranno per facilitare il massimo afflusso delle comunità di migranti e di palestinesi– la vera novità nella partecipazione delle manifestazioni di queste ultime due settimane per la Palestina - alla manifestazione di Roma ritenuta centrale ed opportuna. I compagni di Milano e Torino presenti – correttamente – hanno assunto questo orientamento e si impegneranno alla riuscita dell’appuntamento nazionale.

A questo punto occorre concentrarsi sulla partecipazione massima alla manifestazione del 17 gennaio a Roma e sulle prospettive di continuità della mobilitazione dopo la manifestazione stessa.

In modo particolare ci si attiverà per articolare anche in Italia la campagna internazionale BDS (Boicottaggio-Disinvestimento-Sanzioni) contro gli apparati economici, politici e militari israeliani.

Nella manifestazione ci sarà uno striscione apposito che darà questa indicazione. A tale scopo sarà attivato un gruppo di lavoro già nelle prossime settimane con l’obiettivo di fornire materiale, indicazioni e proposte da articolare capillarmente in tutti i territori.

L’altra questione su cui lavorare dopo la manifestazione è l’apertura dei corridoi umanitari per fare uscire i feriti da Gaza e far entrare il materiale e il personale sanitario a Gaza. In modo particolare c’è urgenza di concordare l’ospitalità nelle strutture sanitarie italiane dei feriti palestinesi colpiti dalle nuove armi sperimentate dalle truppe israeliane che presentano ferite che gli ospedali di Gaza non sono affatto in grado di curare. Su questo obiettivo è stata convocata una prima manifestazione alla Farnesina martedì 13 gennaio che ha anche l’obiettivo di denunciare la complicità del governo italiano con questo massacro.

Tra le varie questioni va rammentato che a Firenze a fine gennaio ci sarà la sentenza contro gli studenti che quattro anni fa contestarono l’ambasciatore israeliano all’Università. La mobilitazione e la partecipazione di tutti a questa scadenza deve essere sentita come propria da tutta la rete di solidarietà costruita in questi anni intorno alla questione palestinese.

Viene dunque lanciato un appello alla massima partecipazione alla manifestazione nazionale di sabato 17 gennaio a Roma. Questa manifestazione ha tutte le caratteristiche per essere un evento unitario, popolare e di massa dove tutti coloro che vogliono fermare il massacro a Gaza, che sono solidali con il popolo palestinese, che chiedono la fine dell’impunità per i crimini di guerra israeliani e si battono per una pace giusta in Medio Oriente, possono trovare il loro spazio di partecipazione.

Facciamo in modo che sabato 17 gennaio la capitale di uno stato complice dei crimini di guerra israeliani sia riempita da migliaia e migliaia di persone e di kefje e bandiere palestinesi. Mandiamo questo segnale forte e chiaro a chi sta resistendo a Gaza, in Cisgiordania, nei campi profughi palestinesi e nella stessa Israele. Organizziamo pullman, carovane di macchine, lì dove possibile i treni, carovane in bicicletta o arrivate come volete, ma sabato 17 dobbiamo riempire il cuore e le strade della capitale con la Palestina.

Un buon lavoro e un abbraccio a tutte e a tutti


Il Forum Palestina





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1 commento:

Anonimo ha detto...

Il leone caccia gli individui isolati e "vince" la propria sopravvivenza .

Strategia vincente da sempre!

[Buondì Caracciolo!
Criptico messaggio,ma è obbligato nella forma e "sostanza",
Lei capirà ]