giovedì 29 gennaio 2009

Il succulento affare dell’antisemitismo



La Fama questa mattina mi coglie in un momento in cui ho poco voglia di scrivere, ma nell’interesse della Verità sento che è bene non interrompere una certa continuità di riflessioni sollecitate dal clamore suscitato intorno ad una dichiarazione del vescovo Williamson, che non avrebbe avuta tanta eco se non vi fossero dietro gli interessi di chi è padrone dei media. Anche qui viene da pensare ad una lettura maledetta e sconsacrata di un testo innominabile scritto circa 100 anni fa: l’importanza del possesso dei grandi mezzi di comunicazione. Ne stiamo sperimentando sulla nostra pelle e sui nostri cervelli la veridicità. E già! La Verità è una dea che si nasconde e che deve essere disvelata: Aleteia. L’etimologia del nome greco è un’autentica goduria per i cultori heideggeriani di filosofia. Ma qui basta limitarsi ad osservare i balletti della stampa su carta e sulle loro titolazioni e sulla loro impaginazione. Il modo in cui una notizia viene gridata un giorno ed il giorno dopo viene retrocessa da altre notizie gridati. Il grande evento del giorno prima viene cancellato o ridimensionato dall’evento del giorno dopo, ma intanto le cancellerie o gli orchestratori incassano i proventi dell’operazione.

Mi concentro sulla distinzione fra antigiudaismo e antisemitismo. Quest’ultimo termine ha ormai acquisito una tale dilatazione semantica da renderlo praticamente privo di senso compiuto anche se non per questo privo di pericolosità allo stesso modo in cui in epoche buie bastava un nonnulla per incriminare un ignaro cittadino di stregoneria e negromanzia. Antonio Polito, uomo di sicura e certificata fede sionista, ha tuttavia messo in guardia i suoi compagni circa l’inefficacia politica di un uso del termine antisemita dove tutto è antisemitismo e di conseguenza nulla è più antisemitismo. Invece, il nemico deve essere sempre determinabile per poterlo meglio combattere e vessare. Ma quale potrebbe essere un significato determinabile del concetto di antisemita?

Se ebrei siamo o dovremmo essere tutti – come pretende il ministro Andrea Ronchi –, allora deve trattarsi di un’accezione costituzionalmente condivisa e condivisibile, salvo a non dover essere costretti per legge alla circoncisione ed a una conversione forzata di massa come ahimé nella storia si sono avute. Dopo sessant’anni di retorica dei diritti umani a nessun individuo sulla terra possono venire inflitte sofferenze come la tortura, la discriminazione, la negazione della libertà di parola e di pensiero, ecc. Intendiamo non le si possono infliggere in un senso tutto formale e legale. Di fatto gli uomini della terra continuano a soffrire, ma la loro sofferenza è chiamata con altro nome: tutto qui il trucco per poter continuare a fare quel che si è sempre fatto, chiamando ad esempio “difesa” una bieca e manifesta aggressione genocida come a Gaza agli inizi di quest’anno. La lista è lunga ed è anche ampiamente disattesa proprio da quelli che se ne fanno i principali sbandieratori: la nostra è l’epoca d’oro dell’Ipocrisia. Non ve ne è mai stata tanta e mai il suo dominio è stato così totale. Se dunque “antisemita” significa violazione dei “diritti umani”, non vi è nessuno sano di mente che si possa professare antisemita, cioè violatore e negatore dei suoi stessi diritti.

Ahimé! Sento che il mio testo si sta dilatando e devo affrettarmi ad una chiusura magari sintetica ed interlocutoria del ragionamento. Semiti in senso proprio sono i palestinesi ed antisemiti sono gli israeliani che li stanno sterminando. Agli israeliani si devono poi aggiungere i loro complici mediatici. Sono stato il solo credo ad aver riportato il qualificato giudizio di Ilan Pappe sull’esternazione del nostro Supremo Garante che risponde al nome del Presidente Napolitano, che nessuno vuole qui oltraggiare. Ma dovrebbe essere lui stesso a doverci assicurare il diritto costituzionale di poter riflettere e pensare su ciò che lui stesso dice. Ebbene, non io, ma lo storico israeliano ed ebreo Ilan Pappe risponde a domanda dicendo che si è antisemiti se non si è antisionisti. Se Giorgio Napolitano volesse invitarlo al Quirinale potrebbe ottenere ulteriori delucidazioni da Ilan Pappe magari in contraddittorio con gli Altissimi Consulenti della stessa Presidenza.

Chiaramente l’uso corrente del termine “antisemita” ha una valenza politica escogitata per reprimere ogni forma di dissenso. Il fascismo, il nazismo, il bolscevismo non avrebbero saputo essere così raffinati ed efficaci. Se invece riconduciamo il termine antisemitismo, che peraltro compare nel vocabolario assai di recente, nell’alveo della storia bimillenaria del cristianesimo allora il concetto è meglio enucleabile come antiebraismo o antigiudaismo. Qui la questione si complica e le distinzioni concettuali non sono adatte ai flussi grossolani della comunicazione mediatica. Da un punto di vista concettuale è come se si pretendesse di dipingere un quadro di raffaello con i pennelli dell’imbianchino. E non cambia la cosa quando a usare il pennello (dell’imbianchino) sono i grandi Opinionisti del regime e le Penne accademiche imprestate al sistema mediatico.


Che Cristo sia stato crocifisso sul Golgota e che sia stato messo in croce per volontà dei Giudei è un dato di fede e di storia che nessun Concilio Vaticano II potrà mai riformare o alterare, a meno che... di non voler consegnare Cristo stesso per una seconda volta in mano agli Giudei. Che poi ovviamente la dottrina cristiana del perdono abbia così gran braccia da poter perdonare perfino il proprio carnefice è una peculiarità che risponde al fascino e alla forza di attrazione che la religione del Cristo Redentore ha finora esercitato. Ma negare ogni evidenza di Verità è quella che nel linguaggio evangelico penso si chiami opera del Maligno. Una cosa che non ho letto sui giornali ma che apprendo dalla Fama orale è che i seminari dei cosiddetti tradizionalisti si vanno riempiendo mentre si vanno svuotando quelli dei conciliaristi V.II° Addirittura il papa uscito dal Concilio Vaticano II sarebbe considerato papa solo materialiter e non formaliter. Insomma un “antipapa” o forse più esattamente un regime di “sede vacante”.

Concludo per adesso dicendo che sul Concilio Vaticano II sono entrati gli interessi ebraici. Attraverso la “nostra aetate” il cattolicesimo è stato subordinato all’ebraismo. A questo punto di fronte ad un Giuliano Ferrara che si professa “ateo devoto” e pretende di dettare la linea al papa, o anche un Magdi Cristiano Allam che si converte al cattolicesimo giusto per insegnare il catechismo al papa stesso, io mi ricordo di essere stato battezzato e perfino cresimato. A prescindere dalla natura e dalle caratteristiche della mia fede religiosa, maturata attraverso la lunga frequentazione della filosofia, io sento di avere titolo giuridico a dire la mia all’interno di una “società visibile” a cui verso perfino del vile ed ignobile denaro, autentico sterco del demonio, attraverso il mio otto per mille. E dico che non è accettabile in nessun modo che le faccende della chiesa cattolica sia governate e determinate dall’ebraismo. Come “battezzato” cattolico non mi spaventa per nulla l’interruzione di qualsiasi rapporto fra ebraismo e cattolicesimo. Anzi lo ritengo auspicabile in quanto ritengo assolutamente inconciliabili ebraismo e cristianesimo, come hanno dimostrato duemila anni di storia. Benedetto sia il nome del vescovo Williamson, se il clamore suscitato intorno a lui consentirà ad un solo cattolico in più di percepire meglio il nuovo attacco giudaico al Cristo. Nella teologia e nella simbologia cattolica ricorre spesso la figura dell’Anticristo, una figura diabolica capace di insinuarsi in ogni dove e di assumere ogni forma. Chi può e vuole intendere, intenda!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Antonio,
ottimo inciso - come sempre. Si tratta del solito velenoso attacco non solo al Vaticano, ma alle Comunità Cristiane nella loro interezza. Ben venga il dibattito scatenato dal Vescovo Williamson (come dicevi le urla sono già sparite dalle prime pagine della baracca mediatica, per far posto ad altre operazioni), ben venga l'interesse per il Tradizionalismo. Ben venga chiara la necessità dell'antisionismo come nuovo, diffuso requisito etico per ognuno. Chi ha orecchie per intendere ..
Saluti

Anonimo ha detto...

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