giovedì 7 febbraio 2008

I “professionisti della Memoria” in una lucida analisi di Sergio Romano

Versione 1.4
testo in progress

Trovo riportato dalla solita «Informazione Corretta» – su cui si rinvia al nostro Monitoraggio – un intervento di Sergio Romano in risposta a due lettori del “Corriere della Sera”. Naturalmente il commento dei «Corretti Informatori» è contrario ed ostile a Sergio Romano ed invece favorevole a Furio Colombo, che se non ho inteso male, fu l'ideatore di questo evento, del resto perfettamente compatibile con la natura del personaggio, comunista, già direttore dell’Unità. L’Italia è purtroppo il paese dei dogmatismi e dell'intolleranza, che quando non è cattolico, diventa comunista o si colora in modo variopinto ma sembra al servizio di un Dogma, di una Causa, di Una Verità. Il solo ad essere contrario pare sia stato Lucio Colletti, deputato di Forza Italia. Ad onor del vero ed a cautela contro chi è costantemente in malafede si è avverte che qui il nostro discorso è rivolto a qualsiasi giornata della memoria o del ricordo imposto per legge. Ed infatti alla giornata della Memoria dell’«Olocausto» è poi seguita, maggioranze parlamentari consentendolo, la giornata del ricordo delle Foibe, con il varo di nuovi professionisti della memoria e con indubbio contributo per la lotta alla disoccupazione intellettuale. Più saggia sarebbe, come sapevano gli inglesi, una legge che imponga l’oblio, soprattutto al termine di sanguinosi periodi di guerra civile, che nel secolo appena trascorso hanno funestato i popoli europei fino a condurli all'odierna insignificanza politica sul piano interno ed internazionale. Riporto integralmente il testo di Sergio Romano:
Quando venne in discussione alle Camere la legge che ha istituito anche in Italia la «giornata della memoria», il solo parlamentare contrario al provvedimento, se non ricordo male, fu Lucio Colletti, studioso del marxismo, filosofo della politica e comunista per alcuni anni, ma fondamentalmente liberale e infine deputato di Forza Italia per due legislature sino alla morte. Al suo posto, anch'io avrei votato contro quella legge. Temevo che il genocidio ebraico avrebbe occupato gran parte dello spazio celebrativo aperto da quella data e scatenato una sorta di corsa alla memoria da parte di tutti coloro che si sarebbero sentiti esclusi o insufficientemente ricordati. Temevo che la ricorrenza avrebbe creato i «professionisti della memoria», vale a dire una categoria di studiosi che si dedicano prevalentemente a questo esercizio. E temevo gli eccessi di retorica e di conformismo che questo esercizio avrebbe provocato. In modo diverso e con diverse motivazioni le vostre lettere mi sembrano confermare le mie previsioni. Esistono ormai, non soltanto in Italia, i professionisti della memoria antifascista, della memoria anticomunista, della memoria anticolonialista e della memoria antirazzista. Ciascuno di essi ricorda le proprie vittime o quelle provocate dall'ideologia nemica, ma tende inevitabilmente a dimenticare o trascurare le vittime che non portano acqua al mulino della sua specializzazione. Ho l'impressione che queste giornate della memoria abbiano avuto due conseguenze negative. In primo luogo stiamo perdendo di vista le principali caratteristiche della storia del Novecento. Dimentichiamo che l'Europa e l'Asia, dopo la Grande guerra e la rivoluzione bolscevica, furono teatro di un gran numero di guerre civili fra il comunismo e il nazionalismo esasperato dei movimenti radicali, più o meno violenti, che vengono raggruppati, un po' semplicisticamente, nella categoria dei «fascismi». I due contendenti si comportarono spesso alla stesso modo. Non appena riuscì a prevalere e a instaurare il proprio regime, ciascuno di essi decise che la vittoria sarebbe stata completa e sicura soltanto se fosse riuscito a liquidare o neutralizzare tutti i suoi nemici, veri o presunti, reali o potenziali. Così fece Lenin con l'ondata di terrore che si abbatté sulla Russia sovietica nei primi anni del regime. Così fece Stalin quando annientò ogni potenziale voce discordante all'interno del regime. Così fece Mussolini, anche se in forma molto meno radicale e cruenta, dopo il 1926. Così fece Hitler contro i socialdemocratici, i comunisti, gli ebrei, gli zingari e i dissidenti religiosi. Così fece Franco quando continuò a perseguitare e a eliminare la componente repubblicana della società spagnola. Così fecero Mao in Cina, Ho Chi-minh in Vietnam, Suharto in Indonesia, Tito in Jugoslavia e la dirigenza dei partiti comunisti nei Paesi satelliti dell'Urss dopo la Seconda guerra mondiale. Quanto all'espulsione degli ebrei russi verso la Siberia, programmata da Stalin nel suo ultimo anno di vita, è probabile che il dittatore sovietico li considerasse infidi e, soprattutto dopo la nascita di Israele, la possibile «quinta colonna» di uno Stato straniero. La tesi secondo cui la sua morte sarebbe stata provocata da un complotto filoebraico, caro Di Nisio, non è documentata ed è frutto, probabilmente, di una larvata forma di giudeofobia. In secondo luogo abbiamo permesso che la storiografia venisse degradata a strumento di lotta politica e che gli eventi del passato divenissero munizioni per le battaglie di oggi. Gli storici dovrebbero essere i primi a respingere questo uso partigiano e fazioso della loro disciplina.
Per fortuna non più l'età per subire nelle scuole l’inflizione di massicce dosi di retorica ed ho pena per le scolaresche che trovano mortificata la loro intelligenza critica. Un’educazione sbagliata porterà fatalmente a spingere i migliori studenti alla conflittualità ed all'opposizione verso le istituzioni educative, che diventano in pratica diseducative.

Ritratti di “Professionisti della Memoria”
dall’Archivio di «Informazione Corretta»

1. Furio Colombo, l’uomo del “finto candore”. – È buona regola dialettica ritorcere gli stessi argomenti di chi li usa contro suoi contraddittori, non potendosi poi averne a male chi si ritrova al mittente i confetti regalati ad altri. Nella risposta a Sergio Romano parla di un “finto candore” negli autori delle due lettere cui l'ambasciatore risponde. L’espressione è in sé un giudizio morale, che di per sé non conduce al tribunale. Staremmo messi male se per ogni cosa si dovesse sporgere querela. Nessuno potrebbe dire niente a nessuno e non sarebbe possibile l'esercizio della critica, cosa invece importantissima. Chiaramente non esiste uno strumento, una specie di termometro per misurare il candore della gente. Esistono detersivi che assicurano il bianco che più bianco non si può. Ed ecco che il “finto candore” è l'espressione che meglio mi calza se dovessi dare un giudizio su Furio Colombo, la cui immagine intellettuale e morale, non avendo mai fatto particolari studi sul parlamentare ex-comunista, è per me quella che ricavo dalle sue frequenti apparizioni televisive, di cui l’ultima proprio ieri sera dove quasi quasi aggrediva un invitato che nella trasmissione di Santoro commentava lo spettacolo della mortadella e dell’osteria fornita dal Senato, dove il nostro Colombo, bianco come un Colombo, ha fissa dimora. Il bianco Colombo quasi saltando addosso all'incauto osservava che lo spettacolo era in effetti indecente e tale da delegittimare l’istituzione. Ma diamine, mica son tutti così! Lui il cianco e candido Colombo è di altra pasta, quasi che lui non mangiasse nello stesso piatto su cui sputava candidamente. Eccolo il personaggio al quale si dive la legge sulla giornata della memoria, fonte di un sicuro terrorismo di Stato, di cui manco a farlo apposta il candido Colombo ha dato piccola, ma significativamente rinnovata prova proprio ieri sera nel salotto televisivo di Anno Zero. Ma tanto bianco candore merita un commento testuale al detersivo. Ecco l'intero testo di Furio Colombo, ripreso dall’Archivo di «Informazione Corretta»:
Due lettere inviate a Sergio Romano al Corriere della Sera, e la risposta netta (contro il «Giorno della memoria» dedicato alla Shoah)
[caro bianco Colombo, esser “contro” si può? O vi è il rischio in questo Paese di finir “dentro” anche in nome e per conto della felice “Memoria”? Questa è la mia principale preoccupazione come cittadino. Il resto sono “frescacce” che ognuno giudica come meglio crede, a seconda della sua cultura e del suo spirito critico, cosa sempre più rara in un paese su cui volano tante candide colombe]
dell’ambasciatore-scrittore ci aiutano a far luce su equivoci [quali?], errori di informazione [quali?], errori di percezione [percezione di chi?], e un fondo di malumore
[esiste in questo Paese il diritto al malumore o bisogna star contenti ed allegri, come mi pare si dica in una famosa canzone, perché se no qualcuno, magari le bianche colombe, si rattristano per l'altrui malessere e malumore?]
per tutta questa attenzione dedicata agli ebrei. Il fatto è che anche fascisti e tedeschi avevano dedicato molta attenzione a questi cittadini del nostro e di tutti gli altri paesi europei,
[appunto in altri paesi dove è reato avere opinioni “non corrette” sulla materia. E dunque vi è il fondato timore che una siffatta legge sulla memoria sia il preludio all'introduzione di altre leggi che puniscono il diritto di pensarla diversamente sulla Memoria imposta per legge]
e a molti [?] sembra inevitabile [?] (cerco di dire con mitezza [?]) ritornare sull’argomento.
Ma andiamo con ordine. [Speriamo!] Le due lettere, scelte probabilmente fra le tante [e allora?] che saranno state scritte a Sergio Romano nell’occasione del 27 gennaio, toccano entrambe il tema sollevato alla Camera, in lunghe discussioni orientate a un perenne rinvio.
[E sei stato tu bianco Colombo ad aver portato a termine la legge? Forse il “rinvio” esprimeva qualche preoccupazione da parte di deputati più avvertiti davanti all'ennesima p... cui sono solite le nostre assisi legislative, non ultima la legge elettorale e per non dire della legge sul finanziamento pubblico dei partiti, una vera rapina di stato perpetrata dalla Casta in commovente unanimità. Considerata la qualità delle leggi prodotte dai nostri strapagati parlamentari, sarebbe forse meglio vivere senza leggi in una società autoregolantesi]
Perché solo gli ebrei e le altre vittime (soldati, politici, omosessuali, zingari) dell’universo concentrazionario fascista nazista
[o bianco Colombo, posso dirti che sarebbe pure ora di finirla con eventi di oltre 60 anni fa? Abbiamo noi cittadini di qualche cultura il diritto di poter pensare la storia in quanto storia e non materia ad uso politico in favore degli amici e a dispetto e detrimento contro i nemici ed avversari politici? Capisco che un intero ceto politico che si è trovato graziato del potere con l'ausilio determinate di armi straniere debba trarre la sua legittimazione dalla “necessaria” delegittimazione del regime precedente, buono o cattivo che fosse, ma quanti secoli dovranno ancora passare prima che la storia possa venir considerata storia e non riserva ideologica della Casta al potere?]
e non le altre vittime di Stalin, della Cina, dell’orrore comunista? È un argomento già molto usato in passato e ha avuto, con la pazienza e l’attenzione che merita, mille volte risposta.
[e facciamo 1001 a fronte dei dubbi ricorrenti sulle risposte fornite. Le sole risposte che io conosco sono quelle rafforzate con il carcere e la discriminazione, degna di quegli orrori di cui si sancisce per legge la Memoria]
E non risposta di indifferenza a quei gravi delitti
[cosa è delitto? Parliamo di delitti nel senso del codice penale interno di uno stato o di delitti politici dichiarati tale dal vincitore di turno? Nel primo caso ogni stato definisce e punisce i suoi delitti, nel secondo caso siamo di fronte alla più grande barbarie dei nostri tempi e forse di tutta la storia]
ma una obiezione precisa e incontrovertibile, nel paese di Nicola Pende (il manifesto degli scienziati italiani sulla razza, che dichiara estraneità, inferiorità e pericolo degli ebrei)
[se vai a pescare in tremila anni di antisemtismo se ne trovano delle belle di ogni genere, ma il fascismo è passato, di Pende nessuno sa più nulla: transit gloria mundi! Noi viviamo nel 2008, non nel 1938. Io sono nato nel 1950 e sono uno di quei tanti con il problema della terza o quarta settimana di ogni mese dell'anno corrente, problema da cui la casta è esente e di cui assai poco si cura, a tutt'altre faccende affaccendata]
e di Giorgio Almirante (autore ed organizzatore della rivista La difesa della razza, forse la più crudele e diffamatoria in quegli anni di dilagante antisemitismo europeo).
Le due lettere a Sergio Romano, che appaiono, con evidenza scritte da persone non giovani (dunque con più probabili ricordi personali)e dotate solo di argomenti di destra (basta con i delitti fascisti, occupiamoci una buona volta di quelli comunisti), sono travestite di finto candore. Chiedono una risposta che essi stessi offrono: ma come? Con così tanti delitti di Stalin e Tito, c’è ancora chi riempie la testa alla gente con le leggi razziali di Hitler e Mussolini? «Le leggi razziali italiane? Sono state poca cosa», aveva detto a suo tempo Vittorio Emanuele Savoia, quando si dubitava della sua conoscenza della storia e non ancora della sua tempra morale. Nel rispondere alle due lettere, Sergio Romano non sceglie l’indecoroso percorso Savoia. Offre una rapida e corretta ricostruzione di eventi (un elenco di crimini in Europa e poi fino a Mao, a Ho Chi Min, e stupisce che non abbia incluso i Khmer Rossi della Cambogia). Ma raggiunge la stessa conclusione. In tre punti.
Primo, al Parlamento italiano Sergio Romano dichiara che avrebbe votato contro la legge che istituisce il «Giorno della memoria» dedicato alla Shoah perché nel mondo è accaduto ben altro.
Secondo, indica come cattivi maestri, con il dovuto disprezzo, «i professionisti della memoria antifascista». Posso permettermi di credere che si riferisse a me come estensore e prima firma del testo di quella legge. E posso dire che in quel gruppetto, fra coloro che non dimenticano Via Rasella, Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema, la strage delle famiglie ebree di Stresa, la razzia del 16 ottobre a Roma, sotto le finestre del Vaticano, i sette Fratelli Cervi (la lista sarebbe immensa perché un professionista della memoria antifascista ricorda tutto, specialmente se in quel tempo ha vissuto), mi trovo in buona compagnia. La sola che desidero.
Terzo, Sergio Romano sceglie di ricordare che al momento del voto alla Camera «Lucio Colletti ha votato contro». Aggiunge: «Anch’io avrei votato contro», presumibilmente per non essere - Dio ci scampi - scambiato per un professionista della «memoria antifascista» che, nella sua narrazione, appare un disturbo petulante nella buona vita italiana.
L’opinione è sua. Brutta ma rispettabile. Il ricordo è sbagliato. Colletti (che voleva una mozione, non una legge) non ha votato contro. Si è astenuto. L’ astensione, secondo il regolamento della Camera, non impedisce di dichiarare la legge, come risulta dagli atti, votata all’unanimità. La legge che istituisce «Il giorno della memoria» in Italia è stata infatti votata all’unanimità perché tutti i miei colleghi di allora, da sinistra a destra hanno accolto i due argomenti che sono stati proposti nella perorazione (la ricordo come una supplica) finale. È stato detto: gli orrori del mondo sono tanti e spaventosi, ma la Shoah, oltre a essere un crimine unico, è un delitto italiano. Nulla di ciò che è accaduto poteva accadere senza le leggi razziali italiane. E infatti nella Bulgaria fascista i tedeschi, neppure nell’impeto di violenza finale del 1943-45 hanno potuto arrestare un solo cittadino ebreo di quel paese perché il leader fascista bulgaro Dimitar Peshev aveva detto «No, mai in questo paese».
Ma ho potuto ricordare un altro fatto. In quell’aula di Montecitorio, da quegli stessi posti in cui stavamo seduti noi, un altro parlamento italiano aveva votato all’unanimità le leggi di Mussolini. Ho chiesto, come un piccolo segno che non avrebbe cancellato nulla ma sarebbe stato un simbolo per i più giovani, di votare anche noi all’unanimità. Così è accaduto. Un cittadino italiano e soprattutto uno storico, dovrebbe trarre un motivo d’orgoglio da questo piccolo evento. Sergio Romano, che pure è uno storico stimato e rispettato, sceglie invece questa frase: «Abbiamo permesso che la storiografia venisse degradata a strumento di lotta politica».
Lotta politica ricordare il delitto di persecuzione dei cittadini italiani ebrei (e - con il concorso dell’Italia - di tutti i cittadini ebrei d’Europa)? Romano chiama alla lotta: «Gli storici dovrebbero essere i primi a respingere questo uso partigiano e fazioso della loro disciplina». Sono certo che gli storici risponderanno.
colombo_f@posta.senato.it

La risposta risentita di Furio Colombo conferma la sua responsabilità prevalente nella produzione di una legge che trovo scriteriata ed infausto. Come cittadino sento il diritto di avercela con Furio Colombo per il sacrificio alla mia ed altri libertà di pensiero che da quella sciagurata legge discende. Purtroppo, i cittadini quasi sempre dimenticano la paternità delle singole leggi, dietro ciascuna delle quali operano abitualmente ristrette lobbies di cui si perde memoria o di cui non si ha mai conoscenza. Mi chiedo e chiedo al bianco Colombo quanta parte abbia avuto nella produzione della legge la Israel lobby italica e quale sia stato lo scambio politico su quella legge della quale proporrei l’abrograzione se avessi i mezzi per promuovere un referendum. In ogni caso nessuno potrà impedirmi di averne una pessima opinione estesa agli uomini che l'hanno prodotta, fosse pure la totalità che allora componeva la sessione legislativa. Se non è possibile fare un referendum abrogativo, esiste però un recente sondaggio Eurispes, il quale dice che i parlamentari godono della fiducia di appena il 14 per cento degli italiano, cioè solo 1 italiano su dieci.

2. Arrigo Levi e la sua numerosa famiglia. La firma Arrigo Levi, di cui analizzeremo più avanti l’articolo, mi fa pensare immediatamente al cognome Levi in quanto chiaramente cognome ebraico assai diffuso: cosa assolutamente legittima, indiscussa ed indiscutibile sulla cui costatazione mi auguro non venga imbastita una speculazione come or ora sento per radio a proposito di una “black list”, il cui reato consisterebbe nel riconoscere in un ebreo un ebreo, mentre eguale trattamento non vale per un calabrese o un napoletano! Il problema è il legittimo riconoscimento delle lobbies che operano in quanto tali. Non si può pretendere di agire nell’ombra quando si patrocinano ben detrminati interessi che non coincidono con altri interessi o si contrappongono ad altri interessi. A queste lobbies verrebbe dato un vantaggio che altri cittadinini non hanno. Per tornare al nostro argomento: quale è stata la sociologia della produzione normativa della legge sulla “giornata della memoria”? quali sono stati i soggetti che hanno maggiormente spinto? Quali altre voci sono state sentite? È vero che il parlamento rappresenta tutto e tutti, ma sappiamo ormai cosa il parlamento è! La vicenda Fuda, su cui era stata promessa luce, ma che è passata nel dimenticatoio come molte altre, dimostra come le leggi vengano prodotte furtivamente (e non per metafora!). Nottetempo, fu introdotta una norma poi votata, di cui nessuno sapeva nulla. Fu uno spettacolo ancora più penoso della candida “mortadella”, che da la misura di quanto i cittadini siano oppressi dalle istituzioni che dovrebbero rappresentarli. Il fascismo delle leggi razziali ppossedeva probabilmente un rispetto della legalità e della moralità nonche un senso delle istituzioni, maggiore di quello di cui stanno dando prova i nostri “candidi” parlamentari.

In questo blog di Levi ne ricordo almeno due. Uno di un certo Michelino Levi, residente in New York, ma cittadino israeliano e lapidatore al servizio permanente dei «Corretti Informatori». Costui aveva spinto la sua sfacciata e folle intolleranza al punto da pretendere dal presidente dell'ordine dei giornalisti l’espulsione di Maurizio Blondet, colpevole di non avere le “corrette” opinioni fissate normativamente da «Informazione Corretta». Un altro Levi di nome Riccardo, sottosegretario di cui nessuno ha quasi mai sentito parlare, si era fatto promotore di un disegno di legge per mettere il bavaglio a tanti blogs come questo, le sole voci libere in una panorama dove la stampa è tutta asservita al regime, non già per disposizione espressa di legge, ma in virtù delle persuasioni indotte dal dio danaro che ti consente di poter lavorare e campare: o fai così, o perdi il posto e vai a rovistare come tanti nel cassonetto della spazzatura. A parte ciò il nome ebreo (senza assolutamente con ciò voler nulla dire contro gli ebrei! Mi limito ad una pacifica constatazione) di Arrigo Levi mi induce a pensare ad una sorta di privilegio che a mio avviso viene assicurata ad una minoranza e mi chiedo proprio in queste ore di caccia ai blogs se davvero sia stato un fatto casuale la sortita di Riccardo Levi, o non sia stata invece un’azione ben mirata di una lobby che ama operare nell’ombra. Basti pensare alla recente pensione di “benemerenza” concessa da Mastella a migliaia di ebrei romani in spregio a tanti altri pensionati che versano in condizione di non minore indigenza. Ciò è stato possibile non in nome del diritto e della giustizia, ma in nome di una ideologia che sta producendo una crescente divaricazione di diritti a danno della stragrande maggioranza dei cittadini italiani che vedono sacrificate le loro libertà costituzionali espressamente sancite dagli artt. 21 e 33 della costituzione che assicurano a tutti libertà di pensiero, di ricerca, di insegnamento. Per esser più chiari: cosa si dovrebbe aspettare un insegnante che considerasse gravemente diseducative la celebrazione della «giornata della memoria» nelle scuole di ogni ordine e grado? L'Italia è paurosamente indietro nel campo della ricerca e dell'istruzione ed ecco cosa sanno partorire i nostri Soloni: l'imposizione nelle scuole e nelle università delle celebrazione della “giornata della memoria”, con dispendio non piccolo di risorse ed uomini. E tutto questo per porre in una condizione di superprotezione e privilegio una ristretta categoria di cittadini, che dovrebbero avere eguali diritti certamente. ma anche eguali doveri, ed in particolare un eguale dovere di fedeltà e rispetto verso lo stato dove vivono e di cui sono riconosciuti cittadini a tutti gli effetti. Ormai non sappiamo più se abbiamo a che fare con concittadini italiani o con cittadini israeliani residenti in Italia. Una testata come «Informazione Corretta» offre la prova provata di una simile confusione e di dubbi crescenti al riguardo.


(segue)

6 commenti:

stuarthwyman ha detto...

Voi di Civium Libertas sareste in grado di comparare la libertà d'opinione espressa per una libera scelta tra l'adozione o meno dell'uso del crocifisso nelle aule scolastiche e l'utilizzo o meno, come ricorrenza, della giornata della memoria?

Antonio Caracciolo ha detto...

Si tratta di un problema delicato. In Francia le cose stanno diversamente. Al riguardo posso dirle in prima approssimazione che il crocefisso è un simbolo religioso nel presupposto che il suo valore religioso sia condiviso ed accettato da tutti o quasi. Il problema sorge sul "quasi". Vi è poi il problema se l'insegnamento della religione deve essere un complemento dell'educazione impartita dallo Stato o non deve essere demandata alle chiese. Sul tema vi sono state accese discussioni.

Tuttavia ritengo che il problema della Memoria sia cosa alquanto diversa dal problema del crocefisso. Posso riassumerle assai sinteticamente il mio pensiero al riguardo dicendo che tutta l'operazione ha contenuto polemico, volto non già ad ispirare sentimenti di umanità e pacifica convivenza, ma a deligittimare tutta la storia europea del novecento a beneficio dei vincitori della seconda guerra mondiale, dei ceti politici messi al potere dai vincitori ed in particolare a beneficio degli ebrei e dello Stato d'israele, sostenuto dagli USA. È una sintesi grossolana e me ne vorrà perdonare, ma ho cercato così di darle una sintesi del mio modo di vedere.

stuarthwyman ha detto...

...mi perdoni lei, se replico contrstandola, ma il giorno della memoria rappresenta altresì, non secondo me secondariamente, una, se così può definirsi, "religione".

Pertanto dichiarare ricorrenza, una tragedia che ha fini esclusivamente propagandistici, con i noti significati correlati che essa con sè porta, in un Paese con forte presenza cristiano-cattolica (...aggiungo che la mia è un'educazione cattolica, ma non sono per nulla osservante), è, a mio avviso, una provocazione, cui non è possibile reagire, se non con tacito accordo...

O forse vorrebbe dirmi che non potrei venire tacciato di "anti-semitismo", qual'ora mi facessi artefice di un movimento atto a destituire una ricorrenza che per il nostro Paese può avere anche una chiave di lettura intesa a ricordare che anche gli italiani hanno una responsabilità nel calderone dell'olocausto della seconda guerra mondiale?

Altresì il crocefisso e l'ora di religione come dibattito sulla intrinseca necessità di propria presenza negli edifici scolastici, hanno avuto spazio e respiro per quanto criticato, messo in contraddittorio e in seguito strumentalizzato politicamente...

...è mia opinione che la religione, qualsiasi essa sia, serva a poco o a nulla... intesa come strumento di aggregazione delle masse.

Questa è una mezza libertà profesore!

In parole povere: una dittatura nell'ombra...

Antonio Caracciolo ha detto...

Caro Lei,

ho messo subito in rete il suo testo perché mi piace che vi sia la più ampia discussione. Mi duole non approvare la pubblicazione di quei testi il cui tono ingiurioso o altrimenti inaccettabile, offende l'idea stessa di libertà che non può essere licenza. Le assicuro che l'esercizio di questa mia facoltà di Moderatore non è lieve, essendovi qualche volta il rischio di poter sbagliare.

Ciò premesso, ho riletto il suo testo, ma non riesco a capire il suo contrasto con quanto io le ho già scritto. Lei mi ha posto una domanda su Crocefisso nelle scuole e giornata della memoria e mi ha chiesto quale relazione io vedo fra le due cose. Le ho risposto che non vedo una relazione diretta, e forse nessuna relazione. Il crocefisso è una questione che riguarda il rapporto fra Stato e Chiesa. La sua soluzione può essere diversa a seconda dei governi o degli Stati. Mentre invece l'istituzione per legge di una Giornata della Memoria riguarda un'interpretazione complessiva della storia del XX secolo, un'intepretazione che in pratica viene imposta per legge.

Naturalmente, se può esservi un franco dibattito fra me e lei, non mi sottraggo affatto e non giudico negativa la cosa. Ma innanzitutto si tratta di intendersi: o io non riesco a spiegarmi oppure io non sono riuscito a capirla. Insista pure e mi replichi quanto vuole, ma per prima capiamoci nei rispettivi punti di vista.

Cordialmente

stuarthwyman ha detto...

Ho riletto il mio commento e ho visto che mancava qualche virgola, probabilmente era un pò armetico per questo motivo...

Il mio vuol essere un chiarimento semplicemente in merito al fatto che il giorno della memoria è, non solo la possibilità di dare visibilità ad una tragedia di una determinata popolazione, ma è anche la celebrazione del culto che essa stessa ammette...

...condivido ciò che lei scrive appresso:

"Al riguardo posso dirle in prima approssimazione che il crocefisso è un simbolo religioso nel presupposto che il suo valore religioso sia condiviso ed accettato da tutti o quasi."

ma il perchè del nascere della mia polemica è relativo, a questa sua affermazione successiva:

"Tuttavia ritengo che il problema della Memoria sia cosa alquanto diversa dal problema del crocefisso."

A mio modesto avviso non si può fare a meno, in questa giornata della memoria, di veder compiuta anche la celebrazione di un culto che ha poco a che vedere con la religione della maggioranza del popolo italiano.

...non so se condivide con me quanto sia "dura" poter scorporare il "dramma dell'olocausto" ebraico dalla fede religiosa propria del suo popolo...

...spero di essere riuscito a spiegarmi meglio di prima, volendo sottolineare che il punto che avevo sollevato inizialmente era in relazione a due dibattii che ha mio avviso non si discostano più di tanto dalla materia religiosa in seno ad uno Stato... per cui in uno di questi però possa essere estremamente difficile parlarne...

stuarthwyman ha detto...

capita che nella foga di scrivere commetta qualche errore, così è successo... rileggendo l'articolo!