giovedì 7 febbraio 2008

Ebrei e cristiani, in particolare cattolici: un conflitto antico che cova sotto la cenere anche ai nostri giorni

Versione 1.4

Nel quadro del mio Monitoraggio di «Informazione Corretta» mi pare opportuno inserire una nuova sezione di osservazione ed analisi. Per grandi linee, anche con il consapevole rischio di sbagliare, mi sembra incontestabile che il cristianesimo sia sorto come una “eresia” dell’ebraismo. Conosciamo tutti il racconto evangelico su “Gesù o Barabba?” ed il “ricada il suo sangue su di noi ed il nostri figli!”. Anche qui vi è del “revisionismo”, ma è difficile negare una contrapposizione originaria e di principio fra cristianesimo ed ebraismo. Vi è poi una ulteriore caratteristica propria di ciascuna delle due religioni sulla quale non mi è capitato di trovare svolgimenti concettuali oltre a quelle da me avanzate. Probabilmente ve ne saranno, ma io non le ho ancora trovate. La riflessione è la seguente.

L’ebraismo può essere caratterizzato come la religione del popolo “eletto”. Tutti gli altri popoli sono necessariamente posti su un piano inferiore, sono tutti “idolatri”, da un punto di vista ebraico, e con ciò non si intende fare loro un complimento. Inoltre, dovendo capitalizzare tutto per sé il patrimonio dell’«elezione» non vi è nessuna intenzione di fare del “proselitismo”. Viceversa, con il cristianesimo la Buona Novella deve essere annunciata al mondo, cioè a tutti i gentili. Dire “annunciata” è un eufemismo perché storicamente si è assistito nei secoli ad una massiccia opera di propaganda ed imposizione della nuova religione. Non è un caso se oggi si parla di circa un miliardo di persone nel mondo. L’esigenza di far proseliti è costitutiva e necessaria per il cristianesimo in tutte le sue varianti confessionali. I metodi in cui ciò è avvenuto ed avviene possono essere più o meno discutibili ed accettabile, ma non vi è dubbio che siamo in una prospettiva religiosa del tutto diversa di quella che poteva essere la religione dei misteri di Eleusi, dove agli adepti avanzati era fatto tassativo divieto di divulgare le verità apprese. Era nella logica delle cose che Eleusi dovesse soccombere davanti all'avanzare delle religioni monoteistiche che peraltro riflettevano anche il progressivo afferma dell'idea di Impero universale: un solo Impero, una sola religione.

Le religioni monoteistiche, appunto perché ciascuna depositaria della Vera Verità, qualche problema di convivenza nel corso della storia lo hanno avuto e ben lo sappiamo. Venendo ai tempi odierni che seguono il trattato di Vestfalia e la nascita dello Stato moderno, dove la religione è un fatto privato di coscienza, troviamo che i rapporti fra i differenti monoteismo non possono essere improntati al conflitto ed al tentativo di sopraffazione dell’uno sull’altra complice il potere politico sul quale poter contare. Nel caso dell’ebraismo abbiamo avuto l'insorgere di una vera e propria religio holocaustica, in nome della quale l'ebraismo muove all’attacco non solo di tutta la società civile occidentale, reclamando ed ottenendo la condanna del pensiero storico critico, ossia del revisionismo in merito alla “Shoa” o “Olocausto”, ma anche contro la stessa chiesa cattolica, che negli ultimi decenni si trova sulla difensiva, dovendo giustificarsi per un verso dall'accusa di aver contribuito in modo attivo o passivo alla discriminazione, persecuzione e sterminio (tre differenti aspetti su cui spesso si sorvola) e per un altro verso dovendo rinunciare alla Buona Novella e con essa alla pretesa o speranza che tutti, ebrei compresi, si convertano alla vera Fede.

Il cattolicesimo è chiaramente sulla difensiva di fronte all’offensiva dell’ebraismo, che può disporre della politica estera americana. Una forma di questo atteggiamento difensivo l’ibrido della radici giudaico-cristiane che si vorrebbero inserite nella costituzioni europee, dove avrebbero chiaramente un valore normativo e programmatico, non già il senso di un riconoscimento storico che se è tale è cosa di storici ovvero un dato di fatto che può essere in se vero o falso, ma che certamente non ha nessun bisogno di essere fissato in un testo giuridico. È buffo notare come fra elemento giudaico ed elemento cristiano delle asserite radici vi sia una contradditorietà storica di termine e di concetti che è difficile negare, mentre invece è chiaramente riconoscibile una conventio ad escludendum verso la religiosità greco romana che era storicamente precedente rispetto al cristianesimo ed immensamente maggioritaria rispetto all’ebraismo. Purtroppo, gli antichi dei non hanno politici in parlamento disposti a difenderli, non hanno la forza di produrre voti che sono come il miele per i tanti politici disponibile ad ogni Fede pur di venire eletti.

Fra cattolicesimo ed ebraismo cova tuttavia sotto le ceneri un conflitto virtuale che la diplomazia e la politica tentano di occultare e far decantare. Curiosamente la soluzione consisterebbe in un ritorno a quel politeismo o relativismo che però ognuno dei tre monoteismi mediterranei osteggia singolarmente. Il colloquio interreligioso sembra da questo punto di vista concorde in una conventio ad escludendum. Sempre più seriamente io personalmente considero il mio professarmi “pagano”, ossia un nostalgico di quella religiosità precristiana che fu dei greci e dei latini ma anche dei popoli italici in senso lato e delle genti germaniche. Non ci sono purtroppo templi da frequentare e dover poter esercitare il culto degli antichi dei: sono stati tutti distrutti. Quella sensibilità religiosa la si può rivivere e ricostruire solo con l’aiuto di un’alta cultura storica e filologica accessibile a pochissime persone.

Venendo al nostro tema iniziale indagheremo in questa sezione i rapporti fra ebraismo e cattolicesimo, servendoci proprio delle antenne e degli occhiali dei nostri «Corretti Informatori», la cui faziosità sionistica è un proficuo punto di avvio per una riflessione sul tema. Il post sarà collegato con opportuni link all’ormai vasto reticolo del Monitoraggio generale di «Informazione Corretta», fondamentalmente una Israel lobby operante sulla piazza italiana.

1. Era giusta la sentenza del Sinedrio che condannò Gesù come bestemmiatore ed impostore. – È istruttivo come la nota di IC classifichi l'articolo su “Repubblica” come “informazione che informa”. Il buffo è che l’articolo – che certamente informa – tace del tutto le conseguenze logiche che il lettore criticamente avvertito deve trarre tutto da solo. E sia pure che dalla liturgia cattolica, o in ogni altra liturgia (ma sarebbe interessante conoscere la liturgia ebraica sui non-ebrei), non debba avere espressioni offensive verso i “credenti” di altre Fedi, ma come si può pretendere che il cristianesimo, overo nella sua componente meglio organizzata il cattolicesimo, rinunci al suo fondamento costitutivo, ossia al principio della Redenzione rappresentata dal Cristo ed orientata a tutti gli esseri umani, ebrei compresi? Rinunciare a questo principio significa riconoscere come “giusta” quella famosa sentenza che condannò Gesu per quello che diceva e pretendeva di essere. Il rabbino di Roma non lo dice espressamente, ma implicitamente chiede alla diplomazia vaticana di riconoscere il pieno valore storico-religioso di quella famosa sentenza del Sinedrio che ormai le televisioni di tutto il mondo cristiano ci propongono come fiction sempre rinnovate. Il papa non può più contare sulle armi del cristianissimo Carlo, mentre il rabbino di Roma sa di avere dalla sua le armi dell'israelianissimo presidente di turno. Con la disfatta del 1945 l’Europa tutta è diventata un vassallo degli USA. La stessa sorte è stata disegnata per i popoli mediorientali. Se i politici vaticani fossero un poco più accorti reclamerebbero per la costituzione europea con maggior profitto le radici islamico-cristiane che rispetto a quelle giudaico-cristiane hanno una minore o nessuna intrinseca contraddittorietà e conflittualità.

2. Commento esilarante su un fatto tragico. – Andando al link, che si trova fra l'altro su ICN.Newscom, si legge una censura del vescovo di Gerusalemme, Monsignor Michel Sabbah, colpevole di voler aiutare i palestinesi e perciò necessariamente antiisraeliano secondo la logica manichea dei «Corretti Informatori». Conoscendo le loro tecniche vi sarebbe da aspettarsi che scrivano al diretto superiore del vescovo di Gerusalemme, suppongo il papa, perché venga messo in “corretta” e meglio ancora censurata, ovvero scomunicato e spretata. Non arrivano ancora a tanto ma offrono l’indirizzo per mandare lettere alla redazione della rivista salesiana, ovviamente non di plauso ai passi evidenziati. Che i palestinesi possano ritornare ai loro villaggi, dopo esserne stati scacciati con la violenza che più violenta e barbarica non si può, non sia mai: «sarebbe la distruzione di Israele», come a dire che Israele, che festeggia in Torino i suoi 60 anni, è nato sulla sopraffazione e l’esproprio e quindi il ritorno a condizioni di giustizia sarebbe la sua “distruzione”. Viviamo davvero in una bella epoca, nata dalla vittoria sul nazifascismo e fondata su un nuovo ordine mondiale che ha poco di dissimile dall’ancien régime.

3. Scendono in campo i rabbini. – Non riporto il testo dell’articolo apparso su “Repubblica”, giacché il lettore lo può facilmente leggere cliccando sul titolo. Mi preme invece sottolineare quella che sembra una posizione di forza da parte del rabbinato, in roma rappresentato da Riccardo Di Segni, se non proprio primo cittadino almeno secondo, La foto originale è stata scattata nella Sala della Protometeca in Campidoglio durante la presentazione del libro di Shlomo Venezia al presenza del sindaco Veltroni e con larga partecippazione della comunità enraica romana. Vedi apposito post.

considerata la sua presenza abituale in Campidoglio, in compagnia del sindaco Veltroni, che ha pure conferito la massima onorificenza cittadina a foxman, capo dell’ADL, che per l'occasione non ha mancati di farsi sentire. C’è da aspettarsi una scomunica del papa per flagrante antisemitismo. Foxman, capo dell’ADL, è ormai di casa in Roma, dopo che Veltroni gli ha concesso la massima, onorificenza cittadina, la lupa capitolina ed è ormai a tutti gli effetti pure lui un figlio della lupa. Paradossalmente, io che certo non amo Ratzinger e che mai avrei voluto all’università di Roma La Sapienza, devo riconoscere che riguardo ai rapporti con l’ebraismo si muove in modo filologicamente “corretto”. Ad annacquare troppo quella che è stata l'antitesi originaria fra cristianesimo ed ebraismo si finisce per appannare la caratteristica originaria della nuova religione protesa verso il mondo dei Gentili. Nell'articolo si può leggere fra le righe la “perfidia” che distingue fra cattolicesimo ed altre confessioni cristiane, fra cui spicca quella degli evangelici “cristiani sionisti”, di cui non sono ancora riuscito a capire se anche in Italia si è aperta una filiale. Sembra anche di capire che il rabbinato italiano (Segni, Taras) si senta in una posizione di forza. E da dove potrebbe provenire loro se non dalla potenza militare americana, dal controllo dalla Casa Bianca, dalle numerose leggi liberticide che in nome della religio holocaustica hanno messo il bavaglio al pensiero storico critico. Di recente la rivista dei gesuiti “Civiltà Cattolica” si è embrionalmente proncunciata sulla questione, ma è probabile che anziché offrire una mano ed un salvagente ai tanti poveri disgraziati che patiscono il carcere per una fisima sull'esistenza o meno delle camere a gas tutto il cattolicesimo italiano potrebbe invece riceverla se lascia gli storici liberi di lavorare. Ma come regolarsi con un Mastella che cerca di guadagnar voti con due padroni, strizzando l'occhio destra al papa e quello sinistro al rabbino. Non ultimo è da notare la mano scrivente del giornalista Marco Politi, vaticanista del “La Repubblica”, che non manca di aggiungere all’informazione suoi propri giudizi, “corretti” o meno che siano.

(Segue)

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