Avviso i miei affezionati Cinque Lettori che questo post richiederà più sedute di lavoro. Dovranno pertanto ritornarvi più volte e seguire il numero progressivo della versione per avere cognizione dei miglioramenti apportati al testo. Considerata l'ora tarda ed il tempo già dedicato al precedente post, mi limito qui a riassumere gli svolgimenti analitici. Per chi si prende la briga di esaminare i testi dei più noti sionisti italiani (Magdi Allam, Giorgio Israel, nirenstein, Panella, Ottolenghi, ecc., il team di «Informazione Corretta» intorno ad Angelo Pezzana, e simili, l’ineffabile Pacifici, teroico della Cinquina) vedrà da parte di costoro una costante ed ossessiva denuncia di odio che sarebbe loro votata dall'universo mondo. L’accusa di odio
come già quella di antisemitismo è invero del tutto gratuita come possono ben dire quanti sono sistematicamente diffamati in tal modo e proposti alla pubblica gogna, che per fortuna sempre più spesso si ritorce contro i diffamatori. L'accusa è del tutto strumentale in quanto esistono apposite leggi che consentono di incriminare penalmente quanti colpevoli di “odio” e di “antisemitismo”. Ciò che chiaramente interessa costoro è di produrre i prosaici meccanismi dell'incriminazione penale ed in questo modo eliminare avversari scomodi. Qualcosa di simile era stato tentato contro i firmatari della lista di solidarietà “Gaza Vivrà”. Per fortuna, il magistrato al quale era stata presentata la denuncia ne ha subito valutata la gratuità ed infondatezza. In questi casi, il diritto offre alla parte lesa il ricorso alla controdenuncia per calunnia, ma personalmente non amo ricorrere a simili sistemi. Preferisco fare uso delle armi della critica e della mia capacità di demistificare le false ragioni dei miei avversari, di cui come regola generale eviterò di fare persino i nomi, bastandomi di evidenziarne le malefatte.
Orbene, uno potrebbe essere portato a pensare che chi tanto denuncia l'odio altrui vorrebbe una società ideale tutta improntata ad amore reciproco. Quanto più si denuncia nell'altro l’esistenza di odio tanto più si dovrebbe dar prova di capacità di amore e pietà in lui stesso. Anche io lancio a Giorgio Israel una sfida, diversa da quella che gli ha lanciato Franco Cardini.
(ANSA) - GAZA, 22 FEB - Due miliziani palestinesi, uno dei quali del braccio armato della Jihad islamica, sono stati uccisi durante un raid aereo israeliano. E' accaduto nella Striscia di Gaza; i due sono stati colpiti con razzi lanciati da un velivolo di Israele, durante un attacco nella zona di Bureij, nel sud della Striscia. Secondo un bilancio Afp, sale a 6.141 il numero delle vittime delle violenze israelo-palestinesi dalla fine di settembre 2000, in gran maggioranza tra i palestinesi (FOTO ARCHIVIO). 22 Feb 09:35. Ma leggi anche Agenzia Infopal.Ed è questa la sfida: che mi dia prova di un solo atto di amore e di pietà da parte del governo israeliano verso il popolo palestinese. Ho letto di recente, e spero di ritrovare il
link (= dapprima dato autonomamente dall’ansa, poi scomparso, ora ritrovato in un contesto relativizzante) di una notizia significativa ed insolita, per la quale cittadini israeliani, diversi dal governo israeliano ed in opposizione al governo israeliano, hanno fatto una manifestazione in Gerusalemme perché venisse tolto a Gaza l’assedio, che dunque vi è ed è tale da suscitare la reazione morale di israeliani, per fortuna non eguali ad altri israeliani: se fossimo razzisti ed antisemiti non faremmo distinzione fra ebreo ed ebreo, fra israeliano e israeliano, ma sarebbero per noi tutti eguali. Essendo stata tolta l'elettricità a Gaza – guarda caso! E poi si dice che gaza non è un lager, al quale può essere tolta elettricità ed acqua – ho potuto leggere ilcommento beffardo di Olmert: “posso andare a piedi!”. L’affamamento è stato tale da costringere un milione e mezzo di persone a sfondare i muri del lager nella parte confinante con l’Egitto, che per ragioni umanitaria non ha potuto sparare addosso agli affamati, dando loro piombo invece che pane. Ebbene, un prova di amore e di pietà da parte israeliana non la si trova neppure a cercarla con il lanternino. Si lamentano gli israeliani perché le vittime disgraziate anzichè rassegnarsi a 60 anni di costante genocidio osano lanciare piccoli missili kassam, mentre gli stessi israeliani rispondono con una potenza di fuoco da 100 contro uno. E dispongono pure – gli israeliani – di un’atomica che sarebbe già stata usata da un pezzo, se le circostanze lo avessero consentito.
Quindi, denuncia strumentale di odio da una parte, una denuncia beninteso soprattutto mediatica, perché qui in Occidente stiamo combattendo una guerra ideologica vera e propria, con tanto di bandiere. Sempre sulla nota agenzia israeliana «Informazione Corretta» ho letto di una
singolare protesta di due docenti torinesi, di cui uno è una certa
Daniela Santus,
che mi avrebbe gratificato di un attacco personale che però non riesco a trovare in rete, che si sarebbe presentata alle sue lezioni (di geografia) con una bandiera di Israele, lamentandosi di essere attaccata per il suo sionismo. Se l’accusa è anche a me rivolta, posso rispondergli che per quanto mi riguarda non solo con la bandiera di Israele può benissimo andare in giro, ma con quella stessa bandiera ci si può fare pure un vestito con il quale girare tutto l’anno: la questione non mi riguarda e non intendo minimamente attentare a questa sua libertà. Ma al tempo stesso lei non può impedirmi di essere dalla parte delle vittime, cioè i palestinesi. Dicono costoro:
«Siamo stufi di veder propagandate idee antisemite in uno spazio pubblico universitario che dovrebbe essere un luogo di ricerca e di studio».
Già! In un luogo di ricerca e di studio, dove Daniela Santus ha ben pensato di portarsi a
tener lezione uno degli “straordinari personaggi” dell’ancor più straordinario convegno per la
“democratizzazione forzata” (a colpi di stato e finanziamenti della sedizione intera) organizzato a Roma da donna Fiammetta Nirensteim, di cui ho dato ampio resoconto, criticando fra l’altro anche lo “straordinario”
Bassem Eid, presentato a Torino da Daniela Santus, facendo uso discutibile dell’università torinese per manifestazioni propagandistiche: poteva servirsi di una delle sedi della comunità ebraica torinese, ma non compromettere la dignità di un'università pubblica. Non si lamenti quindi Daniela Santus per le reazioni che suscita con le sue manifestazioni pro israeliane, di cui abbiamo pure noi il diritto di essere stufi. In Torino,
Vattimo ha
fatto sapere che a sua volta si recherà a lezione con la bandiera dei palestinesi, se qualche studente gliene darà una, non possedendone egli alcuna. In pratica ciò che si pretende dalle varie Daniele è che ognuno di noi stia dalla parte di Israele e contro non solo i palestinesi, ma contro tutto il mondo arabo e islamico: una pretesa arrogante del tutto inaccettabile. Non è in discussione la legittima opzione politica di Daniele Santus e di Ugo Volli, ma neppure loro possono pretendere di porre limiti alle nostre legittime scelte di campo. Ed abbiamo anche il diritto di reagire civilmente con le armi della critica a tutte le mistificazioni e falsificazioni che ci vengono quotidianamente ammannite da una stampa in larga parte lobbizzata. A fianco della Santus e di Volli sono schierati i sionisti di «Informazione Corretta», le cui missive non possono avere altri destinatari che le loro schiere di lapidatori, cui soltanto possono riuscire comprensibili gli autoreferenziali testi, come
questo ultimo che come loro dicono si commenta da sè.
Chiusa questa parentesi, pare ovvio l'uso ipocrita e strumentale della denuncia di odio altrui, mentre si è totalmente incapace di amore e di pietà verso le proprie vittime. O meglio l’amore c’entra in una diversa accezione. Attraverso l'amplificazione dell’Orrore Sommo e Supremo, superiore agli Orrori di tutte le epoche precedenti messe insieme, cioè il topos dell’«Olocausto», esiste una pubblicistica demenziale che tende a produrre un'immedesimazione verso Israele:
Viva Israele (Magdi Allam),
I
sraele siamo noi (Fiamma Nirenstein), etc., e parallela produzione di ostilità ed estraneità vero l’altro; ad esempio un libro dal titolo
Fascismo islamico (Carlo Panella), dove l'obiettivo è di far credere ai semplici che gli islamici abbiano quattro piedi o due teste ed in questo modo produrre lontananza morale nei loro confronti. L'obiettivo è quello di produre amore verso i nostri beniamini, cioè gli israeliani, cioè i nostri, cioè noi stessi. Non mai che gli israeliano debbano dare amore agli altri: lo devono ricevere, perché ne hanno diritto e sono in credito verso di noi, o meglio verso i nostri padri e nonni, che avrebbero fatto grandi torti ai loro padri e ai loro nonni. Tutto ciò è chiaramente assurdo, ma è quanto si trova analizzando i più diffusi media.
Resta ancora da analizzare il colpo grosso messo a punto in questa strategia. Il nostro presidente della repubblica pro tempore
Giorgio Napolitano,
eletto come ognuno sa non direttamente dai cittadini, ma da mille parlamentari la cui credibilità presso i cittadini è vicina allo zero (1,4 su dieci). Dovrebbe rappresentare
tutti i cittadini. Ebbene, in un noto discorso continuamente sfruttato dai sionisti il presidente napolitano ci ha detto che se per caso siamo antisionisti, cioè critica nei confronti di Israele e della sua politica ripetutamente condannata dall'Onu e dalle organizzazioni umanitarie, ciò equivarrebbe al condannato “antisemitismo”, la nostra critica sarebbe un “rigurgito” di antisemitismo. Con tutto il rispetto che dobbiamo al nostro Presidente gli saremmo però grati se avvalendosi dei potenti mezzi della sua Presidenza ci fornisce una spiegazione logico-didattica del suo ragionamente, giacché un ragionamento deve pur esserci dietro ad affermazioni che senza argomentazioni restano apodittiche e dogmatiche. Io ho letto di recente una condanna del sionismo da parte di Tom Wise, un ebreo, che scrisse sue riflessioni, qui disponibili, all’indomani di ben altro sabotaggio che non quello della Fiera del Libro di Torino, alla cui inaugurazione apprendiamo sarà presente Giorgio Napolitano: a Durban gli Stati Uniti sabotarono una Conferenza Onu nella quale la maggioranza degli Stati ivi rappresentati avrebbero condannato
formalmente il sionismo in quanto forma di razzismo. Che la condanna non abbia avuto formale sanzione non significa che le ragioni e le motivazioni allora esposte, fossero cose campate in aria. Saremmo veramente grati al
nostro Presidente, se prendendosi cura dell’educazione morale e politica
di tutti noi altri cittadini, ci spiegasse i passaggi logici delle sue affermazioni presidenziali.
(segue)