giovedì 30 giugno 2011

Verso Gaza 34: La “Saoirse”, nave irlandese della Flotilla, sabotata in un porto turco.

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Piano piano, lavorando semplicemente su notizie attinte dal web o dalla pagina ufficiale della FF2, proseguiamo nel redigere l’elenco nominativo delle navi come compongono la Flotilla. Di alcune di esse si sa già che sono stati fatti sabotaggi, per impedirne la partenza, ma anche mettendo in pericolo la vita dei passeggeri, cosa che certamente non costituisce una remora per l’esercito ed i servizi israeliani, se è vero che compiono simulazione anche con l’ipotesi di altri morti ammazzati. Le reazioni finora avute dimostrano che è la strada giusta. Non si tratta semplicemente di portare aiuti, attraverso i canali consentiti e concessi, con le stesse autorità israeliane che si incaricherebbero della consegna (vera e propria beffa), ma di gridare forte e chiaro al mondo intero, ai popoli e ai loro governi, che oggi non è più ammissibile un assedio come quello di Gaza. Esso è contrario ad ogni principio di diritto e di umanità: tanto vale la pena abolire l’idea stessa del diritto internazionale se lo si può violare così impunemente, pretendendo di dare il nome di diritto al più spudorato arbitrio.

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1. Si chiama “Saoirse” la nave irlandese. – Non so al momento cosa significa, ma questo pare sia il nome dell’imbarcazione irlandese che insieme alle altre affronterà il viaggio per rompere l’assedio di Gaza. Leggo su un sito che la nave è ancorata in acque turche e che sarebbe stata sabotata, a quanto riporta Amira Hass, dalle pagine del quotidiano Haaretz. Il danno riguarda il motore della nave. Si sospetta chiaramente di Israele, ma qui il sospetto è certezza. Trovo però strano ed inquietante che il sabotaggio sia avvenuto in un porto turco, che dovrebbe essere soggetto ai controlli della polizia turca. Questa dunque si sarebbe rivelata incapace di difendere la sovranità turca dagli sconfinamenti del Mossad. Ma è una piaga che colpisce tutto il mondo. I romani hanno dimenticato la vicenda del rapimento in Roma di Mordecai Vanunu. Ed il sindaco Alemanno lo ha così bene dimenticato da aver potuto concedere, senza titolo alcuno, la cittadinanza al soldato israeliano Shalit, catturato mentre era di guardia alla prigione di Gaza. Il danno al motore della “Saoirse” – prosegue l’articolo – avrebbe potuto, per la sua gravità, causare l’affondamento della nave in mare aperto con grandissimo rischio per la vita delle persone a bordo. Ancora una volta una prova di quale alta considerazione Israele abbia per la vita del prossimo che non ha mai amato, mai amerà ed al quale ciò nonostante imputa un “odio” nei suoi confronti, non perché ne desideri l’amore, ma perché intende far scattare quelle trappole giuridiche, appositamente predisposte nei singoli paesi, al mero scopo di colpire critici e avversarsi politici. Il disegno a me appare evidente e credo che uno studio sulla nostra legge Mancino ed altre similari sarebbe assai istruttivo e rivelatore.

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2. Non partirà. – Notizie più dettagliate si leggono nel sito Infopal, al quale però non riesco ad accedere dall’ultima versione 5.0 di Firefox. Occorre usare un altro browser. Si legge che il sabotaggio è avvenuto nella località turca di Göcek. La nave ha subito «gravi danni difficili da riparare». Sono queste le dichiarazione rese dal coordinatore Fintan Lane, quale precisa: «L’albero di trasmissione è stato danneggiato da sabotatori che lo hanno tagliato, forato, ed è possibile anche che ne abbiano staccato una parte. L’albero non è integro ed è stato curcato in una maniera tale da comprometterne la funzionalità». Quindi, prosegue: «l’azione di sabotaggio è stata altamente rischiosa e nient’altro che un atto di terrorismo internazionale». Quindi “Irish Ship to Gaza” ha comunicato che «Saoirse non potrà partecipare a Freedom Flotilla 2». Dobbiamo credere che a compiere l’atto di sabotaggio siano stati i Salafiti? O che l’albero di trasmissione si sia piegato da solo per il caldo? Ancora una volta si impone la distinzione fra verità sostanziale che ognuno può intuire e verità processuale di un’inchiesta giudiziaria che spesso si rivela una farsa o che arriva non prima di trent’anni. A questa pagina si trovano ulteriori articoli sul sabotaggio della nave irlandese, che ci auguriamo tuttavia possa continuare a svolgere un ruolo pur restando nel porto. Ci auguriamo tuttavia che se per un verso la partenza della Flotilla dovrà ritardare di alcuni giorni, questi stessi giorni possono essere utilizzati per riparare il guasto dovuto al sabotaggio. Si annunciano anche manifestazioni di protesta in Irlanda, mentre un presidio è annunciato in Roma davanti alla sede dell’Ambasciata greca.

3. Il governo irlandese chiede spiegazioni a Israele. – Non tutti i governi sono complici di Israele e non tutti lasciano offendere impunemente i propri cittadini. Si apre perciò un risvolto diplomatico inedito con le spiegazioni ufficiali chieste dal governo irlandese ad Israele, secondo quanto si apprende in questo breve video: (clicca su “Rivedi”) Non è una cosa da poco. Se un procuratore della repubblica italiana avesse dovuto raccogliere gli estremi della notizia di reato si sarebbe trattato probabilmente di tentata strage. Quindi siamo in presenza di un reato molto grave per il quale devono essere attivate le normali procedure giudiziarie. Evidentemente, Israele ha calcolato che la cosa potesse andare in cavallerie. Sono così abituati a mettere sotto i piedi il diritto, che ritengono di essere onnipotenti e immuni da qualsiasi contestazione. Ed invece vi è motivo per un’azione giudiziaria di carattere internazionale che si potrà trascinare per anni.

4. Israele il principale sospettato. – Il nome di Israele viene apertamente indicato e riportato nei media come il principale e naturale sospettato di un boicottaggio della nave che avrebbe da solo potuto avere conseguenze tragiche. Se la logica ha un valore, non possono esservi dubbi di chi possa essere stato il responsabile del sabotaggio. Mancava soltanto che lasciasse il biglietto da visita o facesse pubblica rivendicazione. Eppure, non mancano agit-prop del sionismo di stanza in Italia, i quali ostentano l’estraneità di Israele e fanno lo gnorri. Anche questo episodio e questa prassi, del tutto normale per Israele, la cui storia è tutta costellata di azioni coperte e di terrorismo, di nefandezze di ogni genere, destinate a rimanere ignote per sempre. Anche la morte di Vittorio Arrigoni fa continuamente pensare alla saggezza pratica insita nei Cui prodest? Del resto, lasciando perdere il romanticismo delle inchieste giudiziarie, sorta di moderna telenovela senza termine, basta soltanto rapportare vita e morte nella breve esistenza di Vittoria Arrigoni: la vita era in relazione con la Palestina e la sua liberazione, mentre la morte era possibile e desiderata ed agognata solo da Israele. Chi sia stato poi l’effettivo esecutore materiale dell’assassinio di Arrigoni, ha poca importanza. Serve solo ai media, che anche da morto, hanno la consegna di continuare ad infangare il vero ed unico eroe italiano di questi anni. Non lo sono eroi i soldati italiani morti in Afghanistan, in Iraq o altrove. Perché vi sia eroismo è necessaria una giusta causa, che non si trova proprio nelle guerre sporche del XXI secolo. La faccia tosta con cui è avvenuto il sabotaggio della nave irlandese, ed ancora più tosta nelle pressioni esercitate sui governi, che in questo modo rivelano la loro natura servile, è una lezione della storia per i popoli dell’era della globalizzazione.

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