FF2 - Antisionismo - Riconoscimento
Abbiamo detto più volte che compito della filosofia è la comprensione dell nostra quotidianità. Ed è con questo spirito che andremo ad analizzare la campagna BDS di cui ci siamo anche in precedenza occupati. È nuova adesso la prospettiva. Non faremo la cronaca dei singoli episodi che nel mondo vengono portati avanti da militanti non-violenti, ma spesso in urto con una legislazione di carattere politico che tende a favorire uno stato che molto ha investito in relazioni diplomatiche e che in ogni paese dispone di una sua Lobby che riesce spesso ad agire sui governi, influenzandone le scelte di politica estera. Cito per tutti il lavoro di Mearheimer e Walt, sulla “Israel lobby e la politica estera americana”. Si potrebbero però scrivere analoghi libri su ogni paese, compreso il nostro, dove l’azione di una siffatta Lobby non è meno penetrante ed invadente, ma sulla quale sembra quasi vietato poter condurre uno studio scientifico. E la cosa non è esente da rischi che abbiamo potuto personalmente sperimentare. In questo nostro studio cercheremo di analizzare i fondamenti di legittimità di una campagna che in altre epoche aveva visto combattenti in armi, schierati sull’uno o sull’altro fronte. Che vi sia in atto una “guerra ideologica” a favore o contro le sorti e la sopravvivenza stessa, non di Israele, che è in una posizione di forza e di netto vantaggio, ma del popolo palestinese non pare dubbio. Ciò che si contrappongono sono per un verso gli interessi materiali di chi ha tolto tutto agli altri e non ne vuol sapere di restituire o riconoscere nulla, ma dall’altra parte vi è la coscienza degli uomini liberi che rispondono unicamente alla loro percezione delle idee di Verità, Giustizia, Umanità, se queste parole hanno ancora senso nel mondo in cui ci è dato di vivere. Cercheremo di non farci sopraffare dallo spirito polemico, ma anche riteniamo che non sia cogente dover reprimere l’indignazione, quando questa sorge da una visione oggettiva dei fatti e dalla demistificazione degli inganni altrui.
SOMMARIO: 1. Il BDS in Italia. – 2. Il boicottaggio: non solo giusto, ma anche doveroso. – 3. Successi del boicottaggio in una fonte sionista. – 4. L’Italia il quarto partner commerciale di Israele? – 5. Il boicottaggio accademico e la lamentata “delegittimazione” di Israele. –
1. Il BDS in Italia. – Durante uno dei discorsi conclusivi al Corteo contro l’occupazione israeliana di piazza del Duomo, del 18 giugno 2011, sono stati indicati i fondamenti della legittimità nella campagna di boicottaggio contro Israele. È importante che tra la campagna BDS e la stessa mobilitazione contro la Kermesse vi sia stato un momento di raccordo. Il BDS che si svolge in numerosi paesi, potenzialmente in tutto il mondo, si raccorda a sua volta con il possibile riconoscimento in settembre della Palestina come Stato da parte dell’ONU, e quindi con un suo seggio all’ONU in quanto Stato a tutti gli effetti. Israele non è che un deposito di armamenti che si è venuto sempre più accumulando dal 1948 ad oggi. Non è possibile né pensabile ogna guerra fra palestinesi e sionisti con le stesse armi. In pratica, non solo Israele è armato di tutto punto, fino a possedere un arsenale nucleare di cui mai si parla, ma avanza anche la pretesa che i palestinesi debbano essere disarmati e se mai sorgerà uno stato palestinese, questo dovrà essere demilitarizzato. Una contiguità dove l’uno sta perennemente con la pistola puntata sulla tempia del vicino. Le armi di difesa, combattimento ed offesa da parte dei palestinesi non possono che essere, mi pare si dica “asimmetriche”, nel senso che le armi non sono e non possono essere dello stesso genere, come due pugili che combattono sul ring a parità di condizioni. La partita deve dunque essere giocata su un altro piano. Ed ecco il BDS, che in Italia in questo momento è concentrata su tre obiettivi: a) la società italiana che si impegnata a realizzare l’alta velocità in Israele, passando sui territori occupati; b) l’Agrexco, ossia la società di importazione in Italia dei prodotti agricoli israeliani, pure provenienti dai territori occupati; c) il boicottaggio accademico. Per ogni altro paese cambiano gli obiettivi, ma identico è il fine. La campagna di boicottaggio ha spesso strascichi giudiziari per la pretesa israeliana che non sia lecito boicottare Israele, quasi che ognuno di noi fosse obbligato a comprare merci israeliani o che non avesse il diritto di conoscere la provenienza delle merci e quindi decidere se acquistarli o meno.
2. Il boicottaggio: non solo giusto, ma anche doveroso. – Il servilismo di certa propaganda ha dell’incredibile. Se da Tel Aviv giungesse la direttiva che il sole ha non la forma di un disco, ma di un quadrato o di un triangolo o di un cilindro, costoro sosterrebbero con l’enfasi e la forma di linguaggio che è loro propria, che il sole è quadrato, trangolare, cilindrico, magari a giorni alterni. Non sono da prendere sul serio su un piano concettuale, ma per il male che possono fare e fanno è anche bene non ignorarli del tutto. La novità è che di fronte alla lecita campagna di boicottaggio contro la Palestina occupata, detta Israele, che è condotta in tutto il mondo, il governo coloniale di Tel Aviv ha varato una legge per punire, si spera solo nei territori occupati, di recente e meno recente formazione, quanti rivendicano il diritto di spendere i propri soldi come meglio credono. “Non comprare israeliano” diventa un crimine! Ci si dovrà aspettare un largo consumo per ingestione forzata di olio di ricino, rigorosamente prodotto e confezionato in Israele. Le implicazioni della nuova incredibile legge, in quello stato incredibile, che pretende di essere l’«unico» davvero democratico, con i principi della libertà di pensiero e di espressione sono evidenti ai più. Ma costoro da decenni hanno vulnerato e fatto vulnerare la libertà di pensiero, coniugata secondo un nuovo principio intepretativo, purtroppa avvalorato da una giurisprudenza francese, tedesca, austriaca... e si vorrebbe anche italiana: ciò che io dico e penso è libertà di pensiero; ciò che tu dici e pensi è un gravissimo crimine. Questo principio imposto ai governi europei si è tradotto ora in una nuova legge in Israele, terra di coloni. La Ashton vede giustamente il pericolo che ciò costituisce per la libertà di pensiero, ma non si accorge che questa libertà è da decenni già seriamente compromessa e vilipesa nella stessa Europa. Perfino un foglio sionista come il Foglio ha dovuto dire in qualche articolo: quel che è troppo è troppo. Neppure io, che mi Giuliano e sono intelligente, potrò più difendere il mio referente, se ti tirano fuori queste brutte leggi. Non posso mica scadere al livello di quelli che dicono che il sole ha forma cilindrica. Ma per costoro i loro “amici” non sono mai abbastanza proni alle veline che vengono da Tel Aviv.
3. Successi del boicottaggio in una fonte sionista. – Avevo sentito a voce del fallimento della Agrexco, ma adesso mi giunge conferma della notizia direttamente da un “Foglio” sionista e da un suo propagandista, che naturalmente riporta il fatto con ben altro spirito dal nostro. Vorrei solo ricordare che in Israele non hanno motivo di lamentarsi per quello stesso boicottaggio che nel marzo del 1933 il sionismo mondiale aveva proclamato contro la Germania. Se era legittimo quel boicottaggio, non è meno legittimo quello odierno contro uno stato «criminale» per essenza e non per accidente, cioè lo stato razzista e coloniale di Israele.
4. L’Italia il quarto partner commerciale di Israele? – Se le cose stanno come si dice nell’articolo di cui al link, diventa quanto mai necessario una seria riflessione di come ciò sia possibile. Svilupperemo in questo paragrafo tutte le riflessioni che riusciremo a fare al riguardo, anche sulla base di fonti diverse da quelle qui rilevate e tutte di provenienza sionista. In particolare, cercheremo di indagare su cosa si intende per “security” e su quanto incidono gli armamenti nell’interscambio fra i due paesi.
5. Il boicottaggio accademico e la lamentata “delegittimazione” di Israele. – Come docente e ricercatore universitario, singolarmente o in gruppo, potrei decidere di non voler avere nessun rapporto con università israeliane. Posso essere anche molto prodigo di motivazioni, ma resta il fatto che si tratta di una mia facoltà che potrei anche non dover motivare. Ed invece da anni lo staff legale messo a punto dall’organizzazione sionista e dallo stesso stato di Israele intenta continue azioni legali perchè si debba fare a forza un matrimonio che uno dei due partner non vuol proprio contrarre. Menano vanto di aver vinto o meno l’azione legale presso questo o l’altro stato come se una causa vinta fosse indipendente dal sistema politico entro cui un determinato ordinamento giudiziario è incardinato. Il sistema giudiziario è soltanto una variabile dipendente dalla politica e non è la politica che deve sottostare all’ordinamento giudiziario, anche se in questo campo le idee sono piuttosto confuse ed i giudici pensano di essere i sovrani di questa terra. Non meno sconcertante è la pretesa che lo stato di Israele abbia fondamento di legittimità. Questa costruzione statuale nasce su un processo coloniale di pulizia etnica e di genocidio. Ripercorrendo la storia dal 1882 in poi si vedo come la politica e diplomazia spesso segreta abbia stipulato i patti più scellerati che si potevano immaginare in assoluto dispregio della tradizione millenaria del diritto naturale e della concreta esistenza dei popoli autoctoni che dovrebbero cancellati sulla base di favole bibliche e di un presunto “diritto storico” degli invasori, il cui riconoscimento veniva chiesto e ottenuto in oscuri maneggi a danno di terzi. Un docente universitario che abbia un minimo di informazione ed un minimo di giudizio critiche queste cose le afferra a volo. Da qui nasce il boicottaggio accademico di Israele, ai cui agit-prop basterebbe chiedere come loro stessi si comporterebbe se anziché di boicottaggio contro delle università «israeliane» si trattasse di boicottaggio contro università «tedesche» in regime “nazista”. Orbene, vi è chi pensa che “sionista” sia peggio che “nazista”, anche se poi la serietà scientifica richiede di mantenere distinte le due cose, fermo restando la maggiore gravità del “crimini” israelo-sionisti che non tedesco-nazisti. L’ostinazione se non la faccia tosta di taluni ideologici propagandisti lascia interdetti e dubbiosi se dover trattare e discutere le loro argomentazioni, cui forse non credono neppure loro stessi. Espressioni come «battaglia contro gli odiatori di Israele» rinvia ad un mondo del tutto fantastico e surreale, contro cui vi è poco o nulla da obiettare, sia per l’assurdità dell’accusa sia per una implicita pretesa di “amore” che è appunto la cosa che meno di tutte si può comandare e che quando esiste, se esiste, può essere solo “libero” e fondato su base etica. Orbene, ciò che i sionisti da un secolo a questa parte hanno fatto ai palestinesi ed al resto del mondo è del tutto contrario ad ogni principio di amore e di etica. Si potrebbe perfino dire che non si conosce nella storia una manifestazione più intensa di “odio” come quello espresso e dimostrato verso la popolazione autoctona della Palestina, ma anche contro tutta la restante umanità, se appena questa si mostra un poco critica e resistente verso pretese contrario ad senso del diritto e della pietà umana. Non credo neppure che di questa peculiare forma politica si debba rendere responsabile l’ebraismo in quanto tale, inizialmente scettico e ostile al sionisti. Si tratta di una estrema degenerazione del nazionalismo e del razzismo che si sono coniugati dando vita ad una miscela anacronistica che si è trascinata fino ai nostri giorni. Erdogan ha reso il concetto parlando di Israele come di un «bambino viziato». In effetti, vi è qualcosa di infantile in questo dipresso degli altri per un verso, ma in una pretesa assoluta di soggezione da parte degli altri, che a comando dovrebbero riconoscere la «legittimità di Israele», quando la “legittimità” è sempre stata uno spontaneo e libero riconoscimento altrui sulla base di meriti e diritti che si instaurano su base di reciprocità: io ti riconosco il diritto di vivere in pace dentro la tua casa nella misura in cui mi riconosci il diritto di vivere in pace nella mia casa. Né io né altri può riconoscerti il diritto di cacciare me stesso o altri dalla loro casa, dove da sempre vivevano in pace. Riconoscere simili pretese sarebbe ritornare un mondo di ladri ed assassini, i quali restano tale anche se si danno un sistema elettorale, un sistema giudiziario ed un complesso di istituzioni entro i quali disciplinano i loro ladrocini e i loro assassinii. Questi signori hanno tuttavia raggiunto un potere tale da precludere ad altri quelle critiche che nascono dal comune buon senso. Tirano fuori sempre la sentenza che la presunta giustizia canadese avere emesso contro un certo David Irving, di non altro colpevole che di sostenere talune posizioni storiche, la cui discussione dovrebbe essere faccenda di storici competenti, non certo di giudici incompetenti in quanto giudici ed ignoranti in quanto storici. La messa al bando e la criminalizzazione del cosiddetto «negazionismo» diventa così la base per il divieto di muovere qualsiasi critica ad Israele e meno che di poter promuovere una qualsiasi azione non-violenza di boicottaggio accademico. Per un uomo di scienza questa pretesa dimostra ancora una volta la natura criminale, per essenza, del sionismo e dello stato di Israele. Anche l’accusa di «antisemitismo» nasconde un vizio di fondo su cui non si riflette abbastanza. Si suppone cioè che “sionismo” ed “ebraismo” siano termini perfettamentre equivalenti ed intercambiabili. Sono invece assolutamente antitetici nella misura in cui l’ebraismo ha la sua costituzione essenziale in una forma religiosa, oggi largamente minoritaria. Ulteriori sviluppi di questa problematica sono stati svolti altrove. Qui ci limitiamo nel rilevare un rinnovato esempio di una propaganda capillare, i cui effetti funesti e dannosi per l’ordine pubblico dovrebbe trovare ben altri governi di quelli che ahimé dobbiamo subire. La pratica assolutamente costante della “delazione” costituisce un curioso contraltare nella denuncia del presunto altrui “odio” ed una flagrante e conclamata “mancanza di carità cristiana”. Se qualcuno decide poi non solo di “boicottare Israele”, ma semplicemente di non avere nulla a che fare con taluni personaggi ne viene fuori l’impossibilità della convivenza. Veramente un mondo allucinato e allucinante.
Abbiamo detto più volte che compito della filosofia è la comprensione dell nostra quotidianità. Ed è con questo spirito che andremo ad analizzare la campagna BDS di cui ci siamo anche in precedenza occupati. È nuova adesso la prospettiva. Non faremo la cronaca dei singoli episodi che nel mondo vengono portati avanti da militanti non-violenti, ma spesso in urto con una legislazione di carattere politico che tende a favorire uno stato che molto ha investito in relazioni diplomatiche e che in ogni paese dispone di una sua Lobby che riesce spesso ad agire sui governi, influenzandone le scelte di politica estera. Cito per tutti il lavoro di Mearheimer e Walt, sulla “Israel lobby e la politica estera americana”. Si potrebbero però scrivere analoghi libri su ogni paese, compreso il nostro, dove l’azione di una siffatta Lobby non è meno penetrante ed invadente, ma sulla quale sembra quasi vietato poter condurre uno studio scientifico. E la cosa non è esente da rischi che abbiamo potuto personalmente sperimentare. In questo nostro studio cercheremo di analizzare i fondamenti di legittimità di una campagna che in altre epoche aveva visto combattenti in armi, schierati sull’uno o sull’altro fronte. Che vi sia in atto una “guerra ideologica” a favore o contro le sorti e la sopravvivenza stessa, non di Israele, che è in una posizione di forza e di netto vantaggio, ma del popolo palestinese non pare dubbio. Ciò che si contrappongono sono per un verso gli interessi materiali di chi ha tolto tutto agli altri e non ne vuol sapere di restituire o riconoscere nulla, ma dall’altra parte vi è la coscienza degli uomini liberi che rispondono unicamente alla loro percezione delle idee di Verità, Giustizia, Umanità, se queste parole hanno ancora senso nel mondo in cui ci è dato di vivere. Cercheremo di non farci sopraffare dallo spirito polemico, ma anche riteniamo che non sia cogente dover reprimere l’indignazione, quando questa sorge da una visione oggettiva dei fatti e dalla demistificazione degli inganni altrui.
SOMMARIO: 1. Il BDS in Italia. – 2. Il boicottaggio: non solo giusto, ma anche doveroso. – 3. Successi del boicottaggio in una fonte sionista. – 4. L’Italia il quarto partner commerciale di Israele? – 5. Il boicottaggio accademico e la lamentata “delegittimazione” di Israele. –
1. Il BDS in Italia. – Durante uno dei discorsi conclusivi al Corteo contro l’occupazione israeliana di piazza del Duomo, del 18 giugno 2011, sono stati indicati i fondamenti della legittimità nella campagna di boicottaggio contro Israele. È importante che tra la campagna BDS e la stessa mobilitazione contro la Kermesse vi sia stato un momento di raccordo. Il BDS che si svolge in numerosi paesi, potenzialmente in tutto il mondo, si raccorda a sua volta con il possibile riconoscimento in settembre della Palestina come Stato da parte dell’ONU, e quindi con un suo seggio all’ONU in quanto Stato a tutti gli effetti. Israele non è che un deposito di armamenti che si è venuto sempre più accumulando dal 1948 ad oggi. Non è possibile né pensabile ogna guerra fra palestinesi e sionisti con le stesse armi. In pratica, non solo Israele è armato di tutto punto, fino a possedere un arsenale nucleare di cui mai si parla, ma avanza anche la pretesa che i palestinesi debbano essere disarmati e se mai sorgerà uno stato palestinese, questo dovrà essere demilitarizzato. Una contiguità dove l’uno sta perennemente con la pistola puntata sulla tempia del vicino. Le armi di difesa, combattimento ed offesa da parte dei palestinesi non possono che essere, mi pare si dica “asimmetriche”, nel senso che le armi non sono e non possono essere dello stesso genere, come due pugili che combattono sul ring a parità di condizioni. La partita deve dunque essere giocata su un altro piano. Ed ecco il BDS, che in Italia in questo momento è concentrata su tre obiettivi: a) la società italiana che si impegnata a realizzare l’alta velocità in Israele, passando sui territori occupati; b) l’Agrexco, ossia la società di importazione in Italia dei prodotti agricoli israeliani, pure provenienti dai territori occupati; c) il boicottaggio accademico. Per ogni altro paese cambiano gli obiettivi, ma identico è il fine. La campagna di boicottaggio ha spesso strascichi giudiziari per la pretesa israeliana che non sia lecito boicottare Israele, quasi che ognuno di noi fosse obbligato a comprare merci israeliani o che non avesse il diritto di conoscere la provenienza delle merci e quindi decidere se acquistarli o meno.
2. Il boicottaggio: non solo giusto, ma anche doveroso. – Il servilismo di certa propaganda ha dell’incredibile. Se da Tel Aviv giungesse la direttiva che il sole ha non la forma di un disco, ma di un quadrato o di un triangolo o di un cilindro, costoro sosterrebbero con l’enfasi e la forma di linguaggio che è loro propria, che il sole è quadrato, trangolare, cilindrico, magari a giorni alterni. Non sono da prendere sul serio su un piano concettuale, ma per il male che possono fare e fanno è anche bene non ignorarli del tutto. La novità è che di fronte alla lecita campagna di boicottaggio contro la Palestina occupata, detta Israele, che è condotta in tutto il mondo, il governo coloniale di Tel Aviv ha varato una legge per punire, si spera solo nei territori occupati, di recente e meno recente formazione, quanti rivendicano il diritto di spendere i propri soldi come meglio credono. “Non comprare israeliano” diventa un crimine! Ci si dovrà aspettare un largo consumo per ingestione forzata di olio di ricino, rigorosamente prodotto e confezionato in Israele. Le implicazioni della nuova incredibile legge, in quello stato incredibile, che pretende di essere l’«unico» davvero democratico, con i principi della libertà di pensiero e di espressione sono evidenti ai più. Ma costoro da decenni hanno vulnerato e fatto vulnerare la libertà di pensiero, coniugata secondo un nuovo principio intepretativo, purtroppa avvalorato da una giurisprudenza francese, tedesca, austriaca... e si vorrebbe anche italiana: ciò che io dico e penso è libertà di pensiero; ciò che tu dici e pensi è un gravissimo crimine. Questo principio imposto ai governi europei si è tradotto ora in una nuova legge in Israele, terra di coloni. La Ashton vede giustamente il pericolo che ciò costituisce per la libertà di pensiero, ma non si accorge che questa libertà è da decenni già seriamente compromessa e vilipesa nella stessa Europa. Perfino un foglio sionista come il Foglio ha dovuto dire in qualche articolo: quel che è troppo è troppo. Neppure io, che mi Giuliano e sono intelligente, potrò più difendere il mio referente, se ti tirano fuori queste brutte leggi. Non posso mica scadere al livello di quelli che dicono che il sole ha forma cilindrica. Ma per costoro i loro “amici” non sono mai abbastanza proni alle veline che vengono da Tel Aviv.
3. Successi del boicottaggio in una fonte sionista. – Avevo sentito a voce del fallimento della Agrexco, ma adesso mi giunge conferma della notizia direttamente da un “Foglio” sionista e da un suo propagandista, che naturalmente riporta il fatto con ben altro spirito dal nostro. Vorrei solo ricordare che in Israele non hanno motivo di lamentarsi per quello stesso boicottaggio che nel marzo del 1933 il sionismo mondiale aveva proclamato contro la Germania. Se era legittimo quel boicottaggio, non è meno legittimo quello odierno contro uno stato «criminale» per essenza e non per accidente, cioè lo stato razzista e coloniale di Israele.
4. L’Italia il quarto partner commerciale di Israele? – Se le cose stanno come si dice nell’articolo di cui al link, diventa quanto mai necessario una seria riflessione di come ciò sia possibile. Svilupperemo in questo paragrafo tutte le riflessioni che riusciremo a fare al riguardo, anche sulla base di fonti diverse da quelle qui rilevate e tutte di provenienza sionista. In particolare, cercheremo di indagare su cosa si intende per “security” e su quanto incidono gli armamenti nell’interscambio fra i due paesi.
5. Il boicottaggio accademico e la lamentata “delegittimazione” di Israele. – Come docente e ricercatore universitario, singolarmente o in gruppo, potrei decidere di non voler avere nessun rapporto con università israeliane. Posso essere anche molto prodigo di motivazioni, ma resta il fatto che si tratta di una mia facoltà che potrei anche non dover motivare. Ed invece da anni lo staff legale messo a punto dall’organizzazione sionista e dallo stesso stato di Israele intenta continue azioni legali perchè si debba fare a forza un matrimonio che uno dei due partner non vuol proprio contrarre. Menano vanto di aver vinto o meno l’azione legale presso questo o l’altro stato come se una causa vinta fosse indipendente dal sistema politico entro cui un determinato ordinamento giudiziario è incardinato. Il sistema giudiziario è soltanto una variabile dipendente dalla politica e non è la politica che deve sottostare all’ordinamento giudiziario, anche se in questo campo le idee sono piuttosto confuse ed i giudici pensano di essere i sovrani di questa terra. Non meno sconcertante è la pretesa che lo stato di Israele abbia fondamento di legittimità. Questa costruzione statuale nasce su un processo coloniale di pulizia etnica e di genocidio. Ripercorrendo la storia dal 1882 in poi si vedo come la politica e diplomazia spesso segreta abbia stipulato i patti più scellerati che si potevano immaginare in assoluto dispregio della tradizione millenaria del diritto naturale e della concreta esistenza dei popoli autoctoni che dovrebbero cancellati sulla base di favole bibliche e di un presunto “diritto storico” degli invasori, il cui riconoscimento veniva chiesto e ottenuto in oscuri maneggi a danno di terzi. Un docente universitario che abbia un minimo di informazione ed un minimo di giudizio critiche queste cose le afferra a volo. Da qui nasce il boicottaggio accademico di Israele, ai cui agit-prop basterebbe chiedere come loro stessi si comporterebbe se anziché di boicottaggio contro delle università «israeliane» si trattasse di boicottaggio contro università «tedesche» in regime “nazista”. Orbene, vi è chi pensa che “sionista” sia peggio che “nazista”, anche se poi la serietà scientifica richiede di mantenere distinte le due cose, fermo restando la maggiore gravità del “crimini” israelo-sionisti che non tedesco-nazisti. L’ostinazione se non la faccia tosta di taluni ideologici propagandisti lascia interdetti e dubbiosi se dover trattare e discutere le loro argomentazioni, cui forse non credono neppure loro stessi. Espressioni come «battaglia contro gli odiatori di Israele» rinvia ad un mondo del tutto fantastico e surreale, contro cui vi è poco o nulla da obiettare, sia per l’assurdità dell’accusa sia per una implicita pretesa di “amore” che è appunto la cosa che meno di tutte si può comandare e che quando esiste, se esiste, può essere solo “libero” e fondato su base etica. Orbene, ciò che i sionisti da un secolo a questa parte hanno fatto ai palestinesi ed al resto del mondo è del tutto contrario ad ogni principio di amore e di etica. Si potrebbe perfino dire che non si conosce nella storia una manifestazione più intensa di “odio” come quello espresso e dimostrato verso la popolazione autoctona della Palestina, ma anche contro tutta la restante umanità, se appena questa si mostra un poco critica e resistente verso pretese contrario ad senso del diritto e della pietà umana. Non credo neppure che di questa peculiare forma politica si debba rendere responsabile l’ebraismo in quanto tale, inizialmente scettico e ostile al sionisti. Si tratta di una estrema degenerazione del nazionalismo e del razzismo che si sono coniugati dando vita ad una miscela anacronistica che si è trascinata fino ai nostri giorni. Erdogan ha reso il concetto parlando di Israele come di un «bambino viziato». In effetti, vi è qualcosa di infantile in questo dipresso degli altri per un verso, ma in una pretesa assoluta di soggezione da parte degli altri, che a comando dovrebbero riconoscere la «legittimità di Israele», quando la “legittimità” è sempre stata uno spontaneo e libero riconoscimento altrui sulla base di meriti e diritti che si instaurano su base di reciprocità: io ti riconosco il diritto di vivere in pace dentro la tua casa nella misura in cui mi riconosci il diritto di vivere in pace nella mia casa. Né io né altri può riconoscerti il diritto di cacciare me stesso o altri dalla loro casa, dove da sempre vivevano in pace. Riconoscere simili pretese sarebbe ritornare un mondo di ladri ed assassini, i quali restano tale anche se si danno un sistema elettorale, un sistema giudiziario ed un complesso di istituzioni entro i quali disciplinano i loro ladrocini e i loro assassinii. Questi signori hanno tuttavia raggiunto un potere tale da precludere ad altri quelle critiche che nascono dal comune buon senso. Tirano fuori sempre la sentenza che la presunta giustizia canadese avere emesso contro un certo David Irving, di non altro colpevole che di sostenere talune posizioni storiche, la cui discussione dovrebbe essere faccenda di storici competenti, non certo di giudici incompetenti in quanto giudici ed ignoranti in quanto storici. La messa al bando e la criminalizzazione del cosiddetto «negazionismo» diventa così la base per il divieto di muovere qualsiasi critica ad Israele e meno che di poter promuovere una qualsiasi azione non-violenza di boicottaggio accademico. Per un uomo di scienza questa pretesa dimostra ancora una volta la natura criminale, per essenza, del sionismo e dello stato di Israele. Anche l’accusa di «antisemitismo» nasconde un vizio di fondo su cui non si riflette abbastanza. Si suppone cioè che “sionismo” ed “ebraismo” siano termini perfettamentre equivalenti ed intercambiabili. Sono invece assolutamente antitetici nella misura in cui l’ebraismo ha la sua costituzione essenziale in una forma religiosa, oggi largamente minoritaria. Ulteriori sviluppi di questa problematica sono stati svolti altrove. Qui ci limitiamo nel rilevare un rinnovato esempio di una propaganda capillare, i cui effetti funesti e dannosi per l’ordine pubblico dovrebbe trovare ben altri governi di quelli che ahimé dobbiamo subire. La pratica assolutamente costante della “delazione” costituisce un curioso contraltare nella denuncia del presunto altrui “odio” ed una flagrante e conclamata “mancanza di carità cristiana”. Se qualcuno decide poi non solo di “boicottare Israele”, ma semplicemente di non avere nulla a che fare con taluni personaggi ne viene fuori l’impossibilità della convivenza. Veramente un mondo allucinato e allucinante.
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