mercoledì 8 giugno 2011

Studi: I. - «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti»! (Mt, vv. 1-39) - Critiche e riflessioni su “L’Israele che non ti aspetti!”, evento milanese.

No - v. 4.2 - P → 2°
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La mia memoria ritorna alle pagine del Vangelo di Matteo, per la cui rilettura rinvio ad un commento di don Curzio Nitoglia. È anche disponibile un video You Tube, tratto dal film di Pier Paolo Pasolini, che al Vangelo di Matteo, dedicò uno dei suoi primi film, da cui è qui riprodotta la scena della rampogna contro gli scribi ed i farisei.
Trovo molte analogie fra questi brani evangelici e quanto si sta svolgendo, riguardo alla manifestazione propagandistica in piazza del Duomo a Milano, per ci viene presentata un’immagine di Israele diversa da quella che ogni persona che si informi è in grado di conoscere: la pulizia etnica della Palestina, l’immigrazione violenta e truffaldina, Piombo Fuso, Mavi Marmara, tutta una storia di iniquità, di colonizzazione, di esproprio degli autoctoni, di razzismo, che si può ricostruire dal 1882 fino ai giorni nostri.
Fatti contro cui le chiacchiere stanno a zero: contra factum non valet argumentum. Eppure si tenta di negare l’evidenza. Ma ciò che più mi indigna, e mi fa pensare al passo evangelico, è l’ipocrisia di quanti in nome della libertà di pensiero e di espressione pretendono di avere il diritto di “occupare” piazza del Duomo e con essa tutta l’Italia, offendendo l’intelligenza e la buona fede degli italiani. Perché ipocrisia? Ma perché proprio quelli che più blaterano di “libertà di pensiero e di espressione” sono proprio quelli che stanno brigando per toglierla agli italiani la libertà di pensiero e di espressione. Con infinita impudenza ed ipocrisia costoro ragionano così: la mia è liberà di pensiero e di espressione; quello che tu dici e pensi è un crimine. Ed infatti le carceri tedesche ed europee brulicano di persone condannate per reati di opinione. Anche in Italia si vorrebbero riempire le carceri, introducendo le stesse leggi. Ne so qualcosa per esperienza personale ed ogni giorno che passa vedo tanta di quella ipocrisia che si potrebbe tagliare non con il coltello, ma con l’accetta. Si noti che uno degli argomenti che vengono addotti contro i contestatori della kermesse è proprio la presunta violazione della liberà di pensiero e di espressione ai danni di Israele, mentre costoro hanno sulla coscienza (non senza complici al nostro interno) le migliaia e migliaia di cittadini europei che languono nelle prigioni d’Europa a causa di esplicite richieste degli stessi soggetti, che reclamano la libertà di pensiero ed espressione per sé, ma la negano tenacemente agli altri. Pertanto, ci limitiamo in questa pagina, che poi sarà aggregata alla serie “Osservatorio sulla libertà di pensiero negata”, capitolo Italia, a tenere un monitoraggio delle prese di posizioni pro e contro l’evento organizzato con profusione di danari e destinato nelle intenzioni degli organizzatori a far calare nelle nostre teste, con persuasione subliminale, un’immagine di Israele che per noi è irrimediabilmente compromessa dai crimini ultimi di “Piombo Fuso” o “Mavi Marmara” o gli ultimi assassini sulle alture del Golan, solo ultimi di una serie lunghissima e in gran parte sconosciuti. L’ennesimo “Museo della Memoria” – per il quale Alemanno ha sottratto 23 milioni di euro dalle tasche dei cittadini romani – dovrebbe registrare innanzitutto questi crimini. Ricordo ad esempio il rapimento a Roma di Mordecai Vanunu, il tecnico che aveva rivelato l’esistenza dell’atomica israeliana. A lui non è stata data nessuna “cittadinanza onoraria”: al soldatino Shalit si. Io mi auguro una eterogenesi dei fini per la quale ciò che nasce per una cosa serva poi per l’altra e nel prossimo venturo “Museo della Memoria” si possano ricordare queste ed altre cose, il numero delle persone che vengono imprigionate in Europa per reati di opinione, il Memoriale dei villaggi distrutti dai coloni ebrei in Israele ed i campi di concentramento dove i palestinesi dovevano costruire le case ai coloni, prendendo le pietre dai loro villaggi distrutti: leggi il libro di Ghada Karmi.

SOMMARIO: 1. La prima ambiguità. – 2. Ma chi sono costoro? – 3. L’«odio» altrui sempre presunto, l’«amore» verso gli altri, che mai si è visto e che di certo “non t’aspetti”. – 4. «Nella nostra manifestazione non c’è nulla di politico, si tratta di un evento interamente culturale». – 5. L’interscambio commerciale. – 6. Senza parole: cadono le braccia. – 7. Piazza del Duomo vista dall’«Occidentale». – 8. 322 bambini uccisi: Israele che non ti aspetti.9. Il Giornale Sionista. – 10. Elenco dei Forum. – 11. Manifestazioni in Roma contro la visita di Netanyahu. – 12. Numeri e retroscena della Kermesse. – 13. L’insipienza che canta e pretende anche di ammaestrare. – 14. Controinformazione e segnalazioni sulla “Israele che non ti aspetti”. – 15. Netanyahu da Berlusconi: viene a portare la guerra. – 16. Un’intervista incredibile e sconcertante di Claudio Pagliara a Beniamino Netanyahu. – 17. In Piazza Mercanti, a Milano, contro Netanyahu. – 18. Gallerie fotografiche e video. – 19. Ma quale omaggio? È un insulto assai grave alla nostra storia! – 20. La politica estera della Lega. – 21. Nuovi links di controinformazione. – 22. La manifestazione del 18 giugno. – 23. Ultime da Gaza: Ecco, l’Israele che ti aspetti! – 24. I primi commenti e le prime analisi della manifestazione del 18 giugno. – 25. La strategia sionista della tensione. – 26. Corteo nazionale contro l’occupazione di Israele a Milano: video. – 27. Presidio romano contro l’informazione della RAI. – 28. La scienza e tecnologia israeliana: armi chimiche e biologiche. –

1.
La prima ambiguità.
No - Top - §: Sotto -
Una delle schermarglie preliminari si sta giocando sul fatto che la mega manifestazione sionista si tenga o non si tenga in piazza del Duomo a Milano. I contestatori della manifestazione sarebbe “vinti” o “sconfitti” a seconda che si manteno in piazza del Duomo, come programmato sotto il regno della Moratti (con delibera del 6 maggio!), o lo si sposti invece al Castello Sforzesco, che consentirebbe una maggiore sicurezza, come se i contestatori manifestanti fossero armati di quelle stesse “bombe a grappolo”, che Israele produce e di cui nel 2006 ha disseminato il Libano meridionale, causando la morte e la mutilazione dei bambini libanesi che vivono nella regione. Anche questa è una forma ipocrita di negazione della verità. I contestatori vogliono semplicemente manifestare il loro dissenso, la loro diversa visione di Israele: ad uccidere e massacrare finora ci hanno pensato solo gli israeliani, ossia gli organizzatori dell’evento. Che l’evento si svolga a piazza del Duomo o al Castello Sforzesco non cambia nulla nella volontà di manifestare pacificamente e democraticamente. Anzi, piazza del Duomo si presta pure meglio alle manifestazioni di protesta. Paradossalmente, sarebbe stato proprio interesse della Israel lobby chiudersi al sicuro, come spesso fanno, ed al riparo da occhi indiscreti, dentro le mura di un Castello. Vogliono una maggiore visibilità. E l’avranno!

2.
Ma chi sono costoro?

No - Top - §§: Sopra / Sotto
Iattanza e volgarità è il loro nome. Si sente parlare delle solita raccolta di firme, a sostegno di quelle ragioni di Israele, che non stentiamo a riconoscere. Forse, conoscendo i nomi dei firmatari, per averli letti ed astenendoci scrupolosamente dal riportarli, mantenendo rigorosamente il “segreto pubblico”, non fosse altro che per scongiurare l’accusa di redigere “liste nere”, potremo capire il loro “perché Israele”. E se non lo troveremo plausibile, saremo indotti a cercare altra spiegazione. Appunto, se è ancora lecita la lettura e l’interpretazione dei testi cattolici, potrebbero essere gli “scribi e farisei” di cui si parla nei Vangeli, testi base del cristiano dove ognuno, nel bene e nel male, in positivo o negativo, può riconoscersi. Ricordo un’altra Lista di firmatari e sono curioso di verificare se i nomi sono gli stessi. Ciò che per gli uni è un “merito”, per altri potrebbe essere un “demerito”. Chi vuole inserire il proprio nome in una Lista per sua natura pubblica, dovrei accettare il rischio del giudizio altrui. Ricordo qui l’incredibile storia di una analoga Lista pubblica, sempre a proposito di Israele, dove un “povero” cittadino solo per riportare una Lista che era pubblica e che era destinata alla massima pubblicità, si è trovato incriminato per aver “redatto una lista nera”, quando, lui, non aveva redatto proprio nulla, ma si era esclusivamente limitato a copiare ed incollare sul suo sito, un elenco di nomi, commettendo, però, agli occhi dei “buoni”, l’inammissibile ed imperdonabile “imprudenza” di esprimere un punto di vista (doxa, opinio) di biasimo su ognuno di essi. Ed anche devo confessare che ogni tanto vado a sbirciare quella lista per sapere ogni volta con chi ho a che fare e come la pensa su una questione per me certamente importante, come può una valutazione geopolitica dello Stato di Israele. Naturalmente, non mi sogno neppure lontanamente di dare il minimo fastidio agli “intellettuali”, moderni “scribi”, che figurano in elenco. Al massimo, me ne tengo lontano, non fidandomi delle loro categorie concettuali e morali. Infatti, la nostra più stridente è proprio questa: scendono in campo in nome della “libertà di pensiero e di espressione”, ma tacciono, anzi plaudono, quando ad essere sacrificato è la libertà altrui di pensiero e di espressione. Se questa non è l’ipocrisia, di cui anche il Vangelo di Matteo parla, come dobbiamo chiamarla altrimenti? E riconoscendola, abbiamo il diritto di indicarla, pur stigmatizzando il “peccato”, ed tacendo il nome del “peccatore”? Purtroppo, neppure di questo il sistema giuridico ci garantisce. Ne fanno fede le numerose leggi liberticide del libero pensiero, di cui i nostri “Scribi” neppure mostrano di accorgersi, esponendosi direttamente a fornire al mondo, la prova di una loro, forse involontaria o inconsapevole, di crassa ignoranza. Temo che l’annunciata contro-lista di nomi provenga in buona parte dall’interno della stessa Comunità. Ed è un timore dettato dalla constatazione di una corresponsabilità di uno Stato che non può respingere responsabilità pesantissime che sempre più appaiono al gran pubblico prima distratto. Avrebbero forse meglio ad operare nell’ombra, come hanno sempre fatto. La Luce che essi invocano avrà l’effetto assai probabile di farli dissolvere, come vediamo in certe fiction dell’orrore.

3.
L’«odio» altrui sempre presunto, l’«amore» verso gli altri,
che mai si è visto e che di certo “non t’aspetti”
. –

No - Top - §§ Sopra / Sotto
Uno dei moduli della propaganda sionista che più mi lascia interdetto e sconcertato è la maniacale e ossessiva attribuzione ad altri di un “odio” che normalmente non esiste, ma al tempo stesso non si dà mai attestazione di nutrire “amore” verso il prossimo. E che dovrebbero dire i profughi palestinesi del 1948, del 1967, e tutti propri tutti i palestinesi dal 1882 ad oggi? Che gli “ebrei” ovvero i “coloni sionisti” sbarcavano nella loro terra allo scopo di “amare” gli indigeni residenti, cui invece desideravano ardentemente riservare la fine ed il destino dei pellerossa? Se si va a monitorare la loro prosa si trova disseminata ad ogni riga la parola “odio”. Vi sono passi importanti e decisivi di Spinoza al riguardo, ma noi qui non richiamiamo l’opera di quest’importante pensatore che ben conosceva l’essenza del retroterra culturale e politico del giudaismo, in quanto vorremmo isolare la specificità del sionismo, che fa uso strumentale di una serie di concetti, di termini, di fraseologie, come appunto “l’odio” che l’umanità intera proverebbe verso di loro, sempre che l’Umanità intera si accorga di loro, cosa che non sempre avviene, almeno finché non si leggono cose sconvolgente, come l’espianto e il traffico degli organi dei palestinesi uccisi o fatti scomparire. Anche in questa circostanza dove i contestatori vogliono opporsi in modo forte a Israele tutta, dalla sua fondazione alla sua politica, si parla di “odio”. Ma se così fosse, si tratterebbe di mera ed umana “repulsione” che ognuno dovrebbe avere per ciò che reputa ingiustizia, sopraffazione, inganno, menzogna, violenza... ipocrisia! Che poi in questi suoi giudizi si sbagli o possa sbagliarsi, è cosa tutta da dimostrare e verificare, ma appunto garantendo innanzitutto ai “critica” di Israele e delle sue lobbies quella libertà di pensiero e di espressione, che invece non è garantita, come ben sanno quelli che sono in galera, per null’altro che delle banali opinioni. Mi giunge proprio adesso l’incredibile attestazione di “amore” da parte di uno storico, di nome Geoffrey Alderman, che si occupa di storia anglo-ebraica, e dichiara testualmente:
«Pochi eventi - persino l'uccisione di Osama Bin Laden - mi hanno reso più felice nelle ultime settimane della morte del cosiddetto "attivista per la pace" Vittorio Arrigoni». (Fonte)
Volendo, si potrebbe pure suggerire agli organizzatori della kermesse milanese di invitare, tra gli altri, anche quest’illustre storico anglo-ebraico. Chissà, magari, solo per offrirgli la possibilità di condividere direttamente, con la famiglia e gli amici del povero Vittorio Arrigoni, quel suo irrefrenabile e generoso slancio d’ “amore”. “Oltre il rogo, non vive ira nemica” (Vincenzo Monti, In morte di Ugo Bass-Ville): una massima che, quasi sicuramente, dalle parti di Israele, non sembra ancora essere stata appresa, né tanto meno ritenuta valida o utile da applicare…. Noi “questo Israele” ce lo siamo sempre aspettati e nulla ci sorprende più, ma per altri una conferenza dell’illustre storico anglo-ebreo più essere istruttiva e rivelatrice. Ci chiediamo, infine, se tanto amore e tanta gioia può essere davvero estranea alla dipartita del nostro connazionale, il cui assassinio è fatto risalire ad oscuri ed improbabili attori, che non fanno per questo venire meno le ragioni della presenza di Vittorio in Gaza.

Il termine “perfidia” ha un significato dotto, legato alla vecchia liturgia cattolica, ed un uso corrente di “cattiveria, malvagità”. Ed è a questo significato che ci ricolleghiamo per registrare una “perfidia antica”, che non ci saremmo aspettati in condizioni di normale umanità. Ma qui abbiamo a che fare una una umanità assai speciale. È difficile negare che nel 1948 (Nakba) vi furono 750.000 o forse 800.000 profughi palestinesi, costituenti il 5o % della popolazione autoctona. Una parte della perfidia consiste nel dire che sono rimasti fuori di casa, essendosene andati perché malconsigliati. Si nega naturalmente che furono scacciati come conseguenza del piano Dalet, la cui esecuzione fu studiata nella “Casa Rossa” di cui parla Ilan Pappe e che oggi non esiste più. Ma comunque ci sono e non è contestato il fatto che ci siano. Di chi la colpa? Dei paesi arabi vicini! Perché? Perché non hanno voluto accoglierli ed integrarli al loro interno, all’incirca come successe a noi con gli Istriani. La logica fa un po” difetto, ma sono cose trascurabili. I profughi palestinesi del 1948 non avevano una patria, avendo perso interamente la loro. Come se tutti gli italiani, o una gran parte, venissero espulsi dall’Italia e Francia, Svizzera, Austria avessero l’obbligo di integrare 30 milioni di italiani. I francesi non vogliono neppure i tunisini, che sono quasi figli loro. Figuriamoci gli italiani. Ma questa è l’Eletta Logica! Altra colpa è dell’istituzione cariratevole dell’ONU, l’UNRRA, la quale anziché lasciarli pietosamente morire di fame ovvero disperdersi per le bidonville del mondo, ha pensato assai male a dare loro un qualche sussidio di sussistenza. È da chiedersi, se i documenti lo consentono, quale sorte gli Undici del piano Dalet avessero previsto per i 750.000 profughi, che ancora oggi aspettano di poter rientrare nelle loro case, e che assolutamente non intendono rinunciare ad un “diritto al ritorno” che è loro riconosciuto perfino dall’ONU. Il “processo di pace”, dal punto di vista israeliano, se mai (e vi è da dubitarne) dovesse giungere ad una “pace”, prevede appunto la creazione di un governo fantoccio che per prima cosa sottoscriva la rinuncia a questo diritto. Hamas dice di no ed è per questo che è un movimento “terrorista”.

4.
«Nella nostra manifestazione non c’è nulla di politico,
si tratta di un evento interamente culturale»
.

No - Top - §§ Sopra / Sotto
E quale cultura? Si potrebbe rispondere al signor Ambasciatore. Quella degli insegnanti che vivono nel terrore e di cui si chiede il licenziamento, solo se quest’ultimi si dovessero eventualmente azzardare a pronunciare qualche frase appena appena non gradita a certi auto-nominati e super-mediatizzati “rappresentanti” dell’intera comunità ebraica? Dovrei fare l’elenco dei casi, con nome e cognome? Mi permetto soltanto di raccontare un aneddoto, rigorosamente vero, ma senza fare nessun nome, per le ragioni anzidette. Qualche decennio or sono un valente insegnante di Liceo, come oggi ve ne sono sempre meno, con l’aria che tira, veniva sempre fatto oggetti di attacchi sui giornali cittadini, per la sua didattica innovativa, per la sua ostinazione a ritenere che non si dovesse imbottire gli studenti di aride nozioni, ma soprattutto formare in loro lo spirito critico. Alle vere e proprie persecuzioni, ripeto: persecuzioni, seguivano immancabilmente ispezioni ministeriali, che però sempre finivano con un non luogo a procedere perché nulla oggettivamente si poteva incolpare al docente. Alla fine, l’ispettore ministeriale perse la pazienza e redaguardì fortemente il docente, dicendogli: “Lei ha una sola vera unica gravissima colpa: Lei vuol fare cultura a scuola! Lei a scuola non deve fare cultura!”. Ed in effetti, nel clima di terrore che si è instaurato negli anni in tutte le scuole, in ultimo anche nelle università, di cultura ormai se ne fa assai poca. E ci possiamo ben immaginare quale genere di “cultura” il Signor Ambasciatore intenda diffondere, in Piazza del Duomo.

Postilla filologica: si noti un dato filologicamente assai interessante, per il suo carattere probatorio. La frase sopra virgolettata è dell’ambasciatore israeliano Gideon Meir e la si trova qui, in un’intervista apparsa sulla stampa e ripresa da una notoria testata sionista facilmente reperibile sui motori di ricerca. La stessa identica frase, riportata come un dato di fatto incontestabile, con l’aggiunta di un’aggressività che caratterizza questo sito, la ritroviamo nel commento redazionale, quasi sulla stessa pagina, mai firmato: «In ogni caso Unexpected Israel è una manifestazione culturale, che cosa c'entra la politica?», dove si insulta, come sempre, il quotidiano “Il Manifesto”, puntualmente irriso come “il quotidiano di Rocca Cannuccia”. Tanto pedissequa propaganda ci mette seriamente in crisi, per il tempo che tuttavia, di tanto in tanto, quando non abbiamo null’altro da fare, dedichiamo all’analisi di testo di un così infimo materiale, che nondimeno trova in altri il suo plauso. Non poteva mancare un ulteriore esempio di velinismo, ossia di un’amplificazione mediatica delle dichiarazioni programmatiche degli esponenti governati e di affari. La realtà presentata non è quella effettuale, che vede una situazione lacerata e lacerante in un punto di massima tensione geopolitica, ma ciò che si vorrebbe venisse vista dalla cosiddetta opinione “pubblica”, ma invece solo “pubblicata” ed in genere non confutata o contraddetta, almeno nella stessa testata giornalistica.

5.
L’interscambio commerciale. –

No - Top - §§ Sopra /Sotto
Sotto Se la moralità è coerenza nei comportamenti e nei giudizi, lascio immaginare quale potrebbe essere la mia indignazione morale nel leggere che essendo rilevante l’interscambio commerciale fra Israele e l’Italia, questa sarebbe la ragione che giustificherebbe da sola la kermesse milanese (sic!). Ma come? Quando si tratta di interscambi commerciali con l’Iran, che ha tutto il petrolio che ci servirebbe, o con la Libia con la quale abbiamo inspiegabilmente violato un solenne Trattato di amicizia subito averlo siglato e ratificato, per non parlare della Russia, allora le ragioni dell’interscambio commerciale non devono valere. Se questa non è ipocrisia, come chiamarla altrimenti? Una presa per i fondelli? E non avrebbero diritto gli italiani di protestare pubblicamente, nei confronti di di chi viene in Italia, nella speranza di riuscire a prendere per i fondelli il popolo italiano? Purtroppo, siamo afflitti da una classe politica corrotta e venduta, bipartisan. Mi soffermo sul “bipartisan”. La pratica della corruzione, esercitata in America alla luce del sole, coinvolge sia l’uno che l’altro partito di un sistema bipartito. Il risultato è quello di far apparire una unanimità di consensi che è in realtà solo unanimità della corruzione. Per fare un esempio concreto, se in piazzetta di Montecitorio, durante i giorni di “Piombo Fuso”, erano in quattrocento, di cui 100 parlamentari, a solidarizzare con il massacro in atto a Gaza contro i Palestinesi, mentre, negli stessi giorni, in Roma, da piazza Vittorio a piazza di Porta san Paolo si snodava un corteo di 200.000 persone, come mai quelle 200.000 persone non riuscirono a trovare, in Parlamento, nessuna forza politica che le avesse potute formalmente rappresentare? Dobbiamo proprio dire, con il poeta: “C’è del marcio, nel regno di Danimarca”…

Le notizie della giornata del 13 giugno danno la firma di una serie di accordi, dove si parla di “dialogo”, “avvicinamento”, “scambi”, “turismo” con noi che andiamo là e loro che vengono qui da noi. Ma poiché ognuno può parlare per sé ed immaginare quanto il proprio “sé” possa essere rappresentativo dei propri vicini di casa, io non riesco ad immaginarmi altri flussi “turistici” di quelli che già esistono e sono limitati alla comunità ebraica, che in Israele – sembrerebbe – si riconosce maggiormente che non con l’Italia. Io non riesco ad immaginarmi come “turista” in Israele e se qualche israeliano, turista, pensasse di uscire fuori dal ghetto, fuori dalla comunità ebraica, gli farei domande così pesanti e penetranti, che non credo lui guidicherebbe molto ospitali. Gli chiederei del trattamento che in Israele, o meglio in Palestina, hanno avuto i palestinesi, da lui scacciati ed espulsi. Ben vengano, dunque, se proprio lo vogliono. Sarà un modo, beninteso pacifico e non violento, per chiarirsi le idee: così i due “popoli” si potranno conoscere meglio, dando vita ad un turismo di “massa” e “lucroso”. Potrei raccontare tuttavia una serie di aneddotti di persone che, avendo del turismo in Israele, non ne hanno decisamente riportato una buona impressione. Ma i nostri (?) governanti hanno concluso 8 accordi, che credo impegnino solo chi li ha sottoscritti, ma di certo non mi faranno andare in Israele, per passare lì le mie vacanze. Del resto, se abbiamo violato così palesemente un vero e proprio trattato di amicizia con la Libia, non capisco perché un italiano si dovrebbe sentire obbligato verso accordi con Israele stipulati da una lobby ed un ministro difficile da prendere sul serio. I segnali che giungono sono funesti ad un tempo per il popolo palestinese, minacciato di “soluzione finale”, non territoriale, e per le libertà del popolo italiano, cui si vuol mettere la mordacchia.

Lascia sconcertati la morale talmudica che si trova in questa agenzia del 14 giugno, dove l’Ambasciatore dice che non importano le «polemiche» ma gli “affari” il «businness che unisce Italia ed Israele». Ed è veramente sconcertante perché la propaganda israeliana ha insistito in tutti i modi ed esercitato tutte le pressioni perché uno stesso criterio del “businness” non dovesse valere per le relazioni commerciali, ad esempio, fra Italia ed Iran. Veramente la logica dei due pesi, due misure. Sembra perfettamente inutile spiegare al Signor Ambasciatore che a noi cittadini italiani, estranei alla Lobby, interessa proprio il “conflitto” che il nome di Israele in noi evoca, e non gli “affari”, più o meno puliti, che legano i ceti affaristici israeliani con i ceti affaristici italiani. Sono davvero due mondi, due universi morali, per i quali non si capisce su quali basi possa instaurarsi un “dialogo”.

Fioccano le veline della copertura giornalistica dell’evento, forte di un budget milionario. Ha tutto il sapore dell’eufememismo il brano che segue:
«Tra i “pilastri” della collaborazione tra le due economie, Ermolli indica “il campo della sicurezza”, quello della “sanità”, la “robotica”, i “media e la comunicazione” e “la generazione e il trattamento delle acque”» (Fonte).
Ma che significherà mai “campo della sicurezza”? Industria militare? Bombe al fosforo? Bombe al grappolo? Droni? Armi chimiche? Le acque? quali? quelle sottratte ai palestinesi? Quale sanità? Per non parlare poi di “media e comunicazione”. Scenari foschi ed inquietanti, i cui contorni e dettagli non pensiamo proprio di trovarli con l’ausilio di una stampa fumettistica e velinara. E che saranno poi mai le “gabbie concettuali” di cui parla più avanti il presidente Formigoni con il suo “senza se e senza ma”? Quelle che produce lui per gli altri? Ma abbiamo diritto noi di liberarci di queste “gabbie concettuali” che ci propina ancora una volta, e questa volta in piazza del Duomo, la favola del deserto che fiorisce con la bacchetta magica dei colonizzatori, finalmente giunti. Sono questi i più triti luoghi comuni del libro... che Norman Finkelstein demolì in tutte le sue bugie, all’inizio del suo percorso intellettuale, giunto ad un esito che fornisce una dimostrazione ulteriore del potere di quella potente Lobby che ha soggiogato in piazza del Duomo anche i poteri padani del Senatur.

La categoria morale dell’«ipocrisia» si dimostra particolarmente efficace per descrivere ciò che succede sotto i nostri occhi. Tutti ricordiamo la campagna dei sionisti e dei loro amici, tuttora in corso, perché con l’Iran non si facciano affari. Orbene, per i lumbard, gli affari sono affari, cioè soldi e posti di lavoro, per avere i quali non si deve andare per il sottile. E sia! Ma come è che con l’Iran gli affari non si dovevano e non si devono fare, perdendo soldi e posti di lavoro? E come è che invece con Israele gli affari si devono e si possono fare? Forse che i morti di “Piombo Fuso” non sono morti? E la Sakineh che non è una donna, ma una bufala, invece esiste? Anche qui siamo alla morale dei due pesi, due misure, cioè ad una forma dell’ipocrisia.

Vogliamo sperare che lo spettacolo di una ipocrisia, che davvero non ci aspettavamo dai nostri politici, nazionali e regionali, apra gli occhi ad un numero crescente di cittadini, per far loro capire quali sia l’imbroglio della rappresentanza politica ed aiuti a scoprire e creare nuove forme di democrazia diretta. A margine della lotta di contestazione alla Kermesse prosegue la campagna BDS (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni), di cui apprendiamo un singolo episodio proprio da un sito sionista. Si è notata la singorità per cui i prodotti palestinesi marciscono ai checkpoint, mentre vengono esportate dalla Agrexco “i prodotti ortofrutticoli coltivati sulle terre confiscate” dagli israeliani. Anche l’acqua, su cui tanto insiste la Kermesse, viene indicata come di provenienza “furtiva”.

Sorge spontaneo chiedersi quali “turisti” sarebbero mai così incauti da rispondere all’«invito» dell’ambasciatore israeliano di andarsi a godere una bella vacanza, dove dice lui, in un paese che sappiamo invece afflitto da gravissimi problemi. Tolto il turismo religioso dei cristiani che vanno in “Terra Santa” all’interno di propri circuiti e quello degli stessi ebrei italiani che si recano alla loro terra di elezione, o principale patria, dubito che una simile vacanza offra ad altri un sano ristoro fisico e morale, e soprattutto sicurezza, superando lo stress dei controlli e dei check point o la vista angosciosa e angosciante del Muro. Di vari aneddoti che potrei narrare, ne scelgo uno appreso da una donna ebrea, che era voluta andare solo per vedere come si vivesse in Israele. Ed ha visto come un ebreo russo maltrattasse un palestinese. Avendo libertà di potersi esprimere, da ebrea a ebreo, ebbe a dire al russo grosso modo: “Ma come? Tu che sei qui da pochi mesi, con quale animo tratti in questo modo chi qui ci è vissuto da sempre, di generazione in generazione?”. Ed ancora un padre gesuita, in Terra Santa per pellegrinaggio, mi raccontava la scena di un ordinario controllo di documenti, fatto davanti a lui, ad un palestinese. Il soldato, dopo aver controllato il documento, non lo restituiva in mano al suo titolare, ma glielo gettava per terra. È un piccolissimo episodio, non è un “tiro al tacchino”, non un maltrattamento di bambini, ma a suo modo, nella sua piccolezza e ordinarietà, è ancora più significativo e dà perfettamente l’idea di cosa ci aspetterebbe se avessimo la bizzarra idea di andare in Israele per futile diporto, portando magari le nostre famiglie e i nostri bambini, che ne potrebbero rimanere scioccati per tutta la vita. No, grazie, signor ambasciatore!

6.
Senza parole: cadono le braccia
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No - Top - §§ Sopra / Sotto
Appare su una serie di siti sionisti una curiosa ed Lettera aperta ai “Ai firmatari dell’Appello pubblicato dal Manifesto contro la settimana di cultura israeliana organizzata in Piazza del Duomo a Milano”, a firma di tal Angelica Calo Livne, la cui professione è quella di “educatrice al dialogo”. L’insipienza è tale da rendere estremamente difficoltoso un tono appunto da “civile dialogo”, che sempre vorremmo conservare, senza bisogno dei servigi di una “educatrice al dialogo”. Vi è anche il fondato rischio di ritrovarsi la rituale accusa di “odiatori” ed “antisemiti” che adesso si tenta di rendere equivalente ad “antisionisti”. L’hanno pensata bene, gli “educatori al dialogo”. Se già si va in galera ad essere tacciati di “antisemiti”, figuriamoci cosa sarà con l’accusa di “antisionismo”, e da a qualsiasi minima critica al governo israeliano ed alle sue manifestazioni o ai suoi agenti. Qualcosa però bisogna pur dire davanti ad un testo così disarmante nella sua insipienza. Proviamo a farlo con due immagini. Nel 1948 vi fu la prima pulizia etnica della Palestina ed è questo un dato storico che stancamente la propaganda israeliana tenta di negare e stravolgere in tutta la sua vastità e tragicità: non si dimentichi che dire “pulizia etnica” è lo stesso che dire “genocidio”. Ilan Pappe lo spiega nelle pagine iniziali del suo libro. Di fatto, la Nakba oltre che l’espulsione del 50% della popolazione palestinese di allora, allo scopo di raggiungere quella maggioranza che il sionismo si era proposto fin dai suoi esordi, vi fu anche la distruzione di tutti i villaggi, dove abitavano gli espulsi, e delle relative case, alcune costruite appena un anno prima. Gli espulsi oltre a conservare gli atti di proprietà delle loro case, ne avevano anche la chiave, che ancora conservano pur non esistendo la casa. E di fronte a questo fatto eloquente cosa ha da dire l’«educatrice al dialogo»? Offre la collaborazione degli ingegneri israeliani per riparare le tubature! Ma sentiamola con le sue parole l’«educatrice al dialogo»:
«Pensate un attimo: potreste convincere i capi dei consigli regionali palestinesi ad accettare l’aiuto di ingegneri israeliani per cambiare le tubature dell’acqua che sono in uno stato degradante e fanno disperdere tutta l’acqua che dovrebbe servire al fabbisogno giornaliero. Potreste aiutarli a condividere tutte le scoperte e le tecnologie elaborate in questi ultimi 63 anni di geniale lavoro nelle università e nei laboratori israeliani…» (Fonte e seguito).
Il più benevolo giudizio che si possa dare è che si tratta di una insipienza assoluta: decisamente da ridere a creparelle, se non ci fosse da piangere. Continua con denti, dentisti e parrucchiere, quando agli indigeni non i denti vengono tolti, ma gli organi interni, su cui pare si sia costruita una fiorente industria, sia pure in regime di “mercato nero”, di cui dubito ci faranno vedere uno stand in piazza del Duomo. Ci asteniamo rigorosamente da tutti gli altri possibili giudizi. Ma a proposito di acqua non si tratta di “tubature”, ma di autentici “furti” di acqua che i coloni hanno sottratto nel tempo, sottraggono e sottrarranno agli indigeni. Il grave problema dell’acqua, che non è tubature, è stato trattato da altri e credo che sia facile una ricerca in rete sul problema.

Ma sul “diritto al ritorno” dei palestinesi, che dovrebbero poter vivere in pace con gli ebrei, in uno Stato Unico con cittadini di eguali diritti per davvero, mi giunge appropriato il video che segue. Siamo in Gerusalemme ed a rivendicare il “diritto al ritorno” dei palestinesi è un giovane ebreo americano, che proprio per questo viene pestato. Veramente, ci sarebbe piaciuto vedere in piazza del Duomo questa Israele, che veramente non ci saremmo aspettati, ma questa Israele non ce la faranno vedere. Ed è verosimile, perché da una gioventù come questa sono venuti personaggi quali Gilad Atzmon, Ilan Pappe e tanti altri che non possono accettare che venga commesso, davanti ai loro occhi, un vero e proprio genocidio, maggiore di quello Narrato, e ciò in loro nome, in quanto “ebrei”. Per altre notizie sul ragazzo, che si chiama Lucas Koener, e che dopo essere stato pestato, è stato pure arrestato si veda qui.



7.
Piazza del Duomo vista dall’«Occidentale»
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L’Occidentale è una testata, che fa riferimento al PdL, ma che funge da luogo virtuale di infiltrazione del sionismo nell’elettorato di centro-destra, spesso disattento su ciò che succede in Medio Oriente, e particolarmente in Palestina/Israele, ma proprio per questo esposta ad una propaganda subliminale. È possibile cogliere un primo esempio del modo in cui viene presentato l’«Israele che non ti aspetti!»: si noti la titolazione da marketing commerciale. Seguiremo in questo stesso paragrafo tutti gli altri interventi sul tema, che appariranno sulla stessa testata, con quale cercheremo di ridurre al minimo la facile polemica. L’evento milanese ha una durata enorme di 10 giorni e noi confidiamo che al di degli intenti trionfalistici e propagandistici, esso possa servire a far crescere la consapevolezza di cosa Israele effettivamente è. Si tratta di una scommessa fra la fiducia che la propaganda ha nella sua tecnica e nella sua capacità di formare e deformare la cosiddetta “opinione pubblica” e l’autonoma capacità di giudizio della gente, solo che le giunga un messaggio fuori dai canali dei media.
8.
322 bambini uccisi: Israele che non ti aspetti
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Gli affari sono affari. Spiego così la “Galleria fotografica di Repubblica”, che riporta una serie di 10 foto della prima manifestazione di protesta contro la kermesse padano-israeliana, dove dei grandi striscioni ricordano il numero dei bambini uccisi da Israele, credo durante “Piombo Fuso”. Da aggiungere una Nuova Serie, dove non si nota proprio nessuna traccia dell’annunciata «violenza». Il quotidiano “Repubblica” non è per il resto schierato contro la manifestazione israeliana, se mai è a favore. Di fronte ai 322 bambini uccisi si può dire proprio ieri, sotto il “piombo Fuso”, con bombe al fosforo bianco, per non parlare dei bambini libanesi uccisi e mutilati da “bombe a grappolo”, prodotte dalla tecnologia israeliana, le veline dell’Hasbara si attardano ancora sulla preistoria ante 1945, dimenticando che in ultimo la “libertà di parola” è stata tolta, in Roma, all’ebreo Ilan Pappe, che doveva parlare durante Piombo Fuso, ed allo stesso è stata tolta a Monaco di Baviera, dove appunto Pappe avrebbe rivelato l’Israele che lui ben conosceva. Insomma, è dato riscontrare ad ogni piè sospinto la stessa contraddizione: non vogliono che sia fatto a loro ciò che fanno abitualmente agli altri. E credono che basti disporre dei maggiori media per far vedere le cose per come pretendono che stiano e non per come sono. È appunto l’essenza dell’ipocrisia, che Nostro Signore Gesù Cristo aveva denunciato così bene, ma che a noi è proibito riconoscere, secondo il suo insegnamento: è quello che direbbe un buon cattolico! In realtà, l’ambiguità continua attribuendo ai contestatori una volontà di voler impedire la kermesse, quando invece si tratta solo di denunciarne la falsità ed il carattere propagandistico, volto a nascondere una realtà dei fatti esattamente opposta a quella che si è imbastita con assai colpevoli complicità istituzionali e politiche. Ancora una volta, se ve ne era bisogno, si allarga il divario fra paese legale, fatto di poteri occulti e lobbistici, e paese reale, che è appunto rappresentato da piccoli ma coraggiosissimi gruppi di contestatori.

9.
Il Giornale Sionista
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Per conoscere il contenuto di un articolo su Israele e gli interessi sionisti basta sapere che esce su il “Giornale” e ci si può risparmiare di leggere il resto. Ne diamo qui un elenco esemplificativo riguardo il Mostra che non ti aspetteresti di vedere ospitata in un piazza italiana. Non è che noi non ammettiamo un diverso punto di vista dal nostro, sia ben chiaro, ma dove si tratta di pura propaganda non ci si può neppure proficuamente informare del punto di vista altrui, di chi ci è nemico o avversario, di ci è ostile e perfino ci diffama. Se nella vita può capitare del tutto legittimamente di cambiare opinione e posizione, la propaganda del nemico non è mai di aiuto. Anzi, in genere rafforza nel proprio punto di vista e nella proprio opinione, proprio per l’assenza di quel naturale principio del contraddittorio e del dubbio che segna il cammino della conoscenza. Se si leggono sul “Giornale” le diverse coperture giornalistiche, si riconoscono come da manuale le “veline” della manifestazione. Insistono su una «minaccia» che non è mai esistita da parte dei contestatori, a meno di non voler creare e vedere per forza. Altra cosa è la legittima protesta verso una manifestazione che ha un chiaro e prevalente contenuto “politico”. C’entra poco il “commercio” ed ancor meno la “cultura”. Eccoli i “servizi”, la cui titolazione già dice tutto, che commentiamo per i soli titoli, risparmiandoci il testo dell’articolo: 1) “La questura non autorizza il corteo contro Israele E i no global se ne fregano” (12.6.11). Veramente la una questura non dovrebbe affatto “autorizzare” l’esercizio di un diritto costituzione, quello appunto di poter manifestare il proprio dissenso e la propria opposizione. Ma di queste sottigliezze al Giornale “se ne fregano”. 2) «Autonomi in Duomo contro Israele. Ma non c’era il divieto?» (12.6.11) - Ma come, non è un “diritto” quello di poter manifestare? Al “Giornale” non lo sanno, non se lo chiedono, “se ne fregano”. 3) «Resta in Duomo la festa di Israele: “Ora Pisapia condanni le minacce”» (8.6.11) - Ma quali minacce? Quando, come, dove? Se hanno detto che sono pacifici e non violenti, e che vogliono solo manifestare il loro dissenso e dire le cose che sanno su Israele, non quelle che ci vogliono propinare? Non fanno forse i contestatori un servizio pubblico in confronto alla disinformazione dello stesso “Giornale”, che vede quel che non c’è e non vede quel che invece c’è? - 4) «Niente trasloco per la festa di Israele: si farà in piazza Duomo» (8.6.11) - Dunque si tratta di una “festa”? E chissà cosa possono pensare di questa festa i palestinesi dei campi profughi? Ma gliene “frega” qualcosa a quelli del Giornale? - 5) «Sconfitti gli estremisti: la kermesse di Israele si terra in piazza Duomo» (8.6.11) - Ma siamo sicuri che ad essere “sconfitta” non sia l’Italia con i suoi politici e la sua stampa che più servile non si può? “Estremisti” di che? – 6) «Israele sotto assedio anche nel cuore di Milano» (11.6.11) – Ma come sotto assedio? Possibile che quattro “estremisti” possano cingere d’assedio la kermesse? Ma quanti sono questi “estremisti” e di quale potere dispongono? Di quale armi? Di quali carri armati? Di quali “testate atomiche”? Bombe al fosforo? Bombe a grappolo? Ce le faranno forse vedere negli stands? Ci faranno anche vedere i progressi degli insediamenti nei territori occupati? Etc. Sul carattere «del tutto pacifico», prima, durante e probabilmente dopo la Kermesse ci rassicura un ben diverso giornale milanese, cioè “Il Giorno”, che anche con altri servizi dimostra quell’equilibrio che sembra mancare del tutto al “Giornale” diretto da Sallusti. – 7) Dal “Giornale Sionista” ecco le «solite» diffamazioni, cosi titolate: «Corteo contro Israele. I soliti insulti dei soliti estremisti». Poveretti noi, se da costoro avessimo dovuto avere l’informazione alla quale eravamo interessati. Abbiamo qui un esempio tangibile di cosa è l’informazione e di cosa ci possiamo aspettare da essa. Urge una rete di informazione alternativa, e per fortuna la Rete consente ciò, almeno finché il regime non avrà trovato il modo di eliminare anche questo spazio di libertà. Il “Giornale Sionista” è poi ripreso con enfasi e autocompiacimento da un sito “cristiano sionista” che trasmette a pochi affezionati le sue «Notizie su Israele», naturalmente intese ad uso e consumo interno.

10.
Elenco dei Forum.

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Non poteva mancare uno spazio Forum dell’evento. Ne daremo qui un elenco, seguendo da questo paragrafo l’area commenti, per lo più soggetta a moderazione. Ognuno potrà sperimentare la imparzialità o meno del sito, a seconda che vedrà apparire o no il proprio commento. La regola da rispettare è semplice: pertinenza, continenza, veridicità. Non è obbligatorio plaudire alla vergognosa manifestazione, ma se i siti elencati non lasceranno pubblicare i commenti che rispettano i requisiti di legge sopra elencati (pertinenza, continenza, veridicità), si potrà rubricarli come un’appendice dell’Hasbara, come parte di quel budget di 2 milioni e mezzo che sono stati impiegati per mandare in scena la vergogna. L’ordine dell’elenco che segue è del tutto casuale e non verrà modificato.
  1. Ed ecco qui un Primo Forum, fresco fresco, sul quale ancora non appaiono commenti. Appartiene ad un sito nuovo, forse poco noto, almeno a chi scrive: Lorenteggio, che però titola “Pensiero Globale Realtà Locale”.
  2. Un Secondo Forum, ancora senza commenti, è una pagine del Giorno, che riporta la notizia della protesta, con la denuncia dei 322 bambini uccisi durante “Piombo Fuso”.
  3. Un Terzo Forum è quello di “Fuori del Ghetto”, ma non si leggono ancora commenti e non sembra funzionante.
  4. Una “festa blindata” è il titolo di un Quarto Forum, costituito da altra pagina del “Giorno”, che riporta la notizia della blindatura di piazza Del Duomo: che bisogno vi sarebbe in pratica, di blindare e selezionare una piazza, che è il luogo classico dell’esercizio della democrazia?
  5. Questo Quinto Forum porta ad una pagina («No global, una violenza al giorno Ecco la ‘nuova’ Milano di Pisapia») de il “Giornale”, cui abbiamo sopra dedicato un apposito paragrafo titolandolo il “Giornale Sionista”, per le posizioni apertamente schierate e schiacciate sugli interessi di Israele. Questo Forum è un luogo di ritrovo di sionisti militanti ed in genere commenti contrari o non vengono fatti passare o provocano vere e proprie risse, che la redazione non fa nulla per sedare. Secondo quel che fa capire l’articolista, sarebbero “minacce” il semplice diritto costituzionale di poter manifestare il proprio dissenso e la propria contrarietà a ciò che solo degli sprovveduti possono ritenere una normale routine all’interno di una “settimana del turismo”. La kermesse ha un evidente significato politico, il cui disconoscimento rivela la faziosità appunto del “Giornale Sionista”.
  6. Un Sesto Forum lo si trova nel sito «L’Occidentale», altra testata sionista, in una pagina che presenta la kermesse al di fuori di qualsiasi riflessione critica. Il Forum è poco frequentato, ma sembra che tollerino incursioni critiche sui contenuti della testata stessa.
  7. Un Settimo Forum è una pagina Facebook, che mi è stata appena segnalata e che ha per titolo “No all’occupazione israeliana di Milano”.
  8. Un Ottavo Forum si apre in una pagina di free palestine con titolo: «Azione di Boicottaggio Turistico d’Israeel all’EuroPride Park di Roma», che è stata posta il 14 giugno.
  9. Questo Nono Forum è un video di You Tube, che contiene un’incredibile intervista dell’incredibile Claudio Pagliara all’incredibile Netanyahu: la parola “incredibile” è qui usata nel suo significato etimologico “che non si può credere”. Per adesso i commenti passano e le visualizzazioni sono appena 91.
  10. Un Decimo Forum è in una pagina de “La Stampa”, dove si legge un’intervista alla cantante Noa.
  11. Un Undicesimo Forum lo si trova in una pagina di “no mas”, che contiene altre pagine simili che possono essere pure commentate. Il Forum è moderato e i commenti devono essere approvati.
  12. Questo Dodicesimo Forum è un video You Tube, caricato direttamente da Formigoni o da chi per lui. Può essere l’occasione per dirgliene quattro, ma si raccomanda la legalità dei commenti per non incorrere in qualche sanzione penale.

Terremo aggiornata la lista di cui sopra, seguendo i dibattiti e riportando in questo Post le nostre osservazioni di carattere generale. Eviteremo di intervenire direttamente nelle polemiche e ci atterremo ad un punto di vista oggettivo e scientifico, per quanto ci sarà possibile.

11.
Manifestazioni in Roma contro la visita di Netanyahu
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Nel momento in cui scrivo queste righe, alle ore 15 circa del 13 giugno 2011, le prime notizie mi giungono dalla rete. Per adesso apprendo di numerosi manifesti, affissi a migliaia per le vie di Roma. Seguirò gli sviluppi, in questo paragrafo, in tempo reale, raccogliendo notizie da ogni fonte. Eccetto che l’affissione di manifesti non ho notizia di una più consistente opposizione in Roma alla visita di Netanyahu. A mio avviso, si scontano decenni di cultura politica cosiddetta antifascista, che ha delegittimato in blocco tutta memoria storica degli italiani precedenti il 1945 ed ha fatto crescere il sionismo. In un certo senso, ma la cosa andrebbe ampiamente articolata ed argomentata, si potrebbe dire che spesso quelli che paiono essere oppositori di Israele e del sionismo, si rivelano poi suoi alleati. Lo si vede in non pochi movimenti che si dichiarano contrari alla politica di Israele, e favorevoli ai palestinesi, ma fino ad un certo punto, non oltre. Il fenomeno è stato individuato in Londra da Gilad Atzmon che parla di “antisionisti sionisti”. E sono stati proprio gli “amici” dei palestinesi a boicottare un suo seminario, che avrebbe dovuto svolgersi inizialmente nella Westminster University, ma poi si è svolto altrove, per fortuna con eguale se non maggiore successo. Ritengo che gli “antisionisti sionisti” esistono anche in Italia e che si debba affrontare questo nodo, per consentire la crescita del movimento. Non poteva mancare una visita in Campidoglio: prevedibile. Ho votato l’Uomo e ne sento ancora tutto il dispiacere. Mai mi sono sentito politicamente così male. Sono le “delizie” della democrazia, a quanto dicono.


12.
Numeri e retroscena della Kermesse
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Riportiamo per intero, in ragione della completezza e precisione dei dati, un articolo del sito Peace Reporter, che traiamo dalla pagina Facebook contro l’Occupazione di Milano. L’articolo è firmato da Caterina Donattini.

Kermesse israeliana a Milano,
le ragioni dei contestatori in vista della manifestazione del 18 giugno


I lavori di costruzione dei palchi in Piazza del Duomo a Milano sono iniziati martedì scorso. Ospiteranno la più grande manifestazione di propaganda israeliana mai vista in Europa. L’Israele che non ti aspetti: Unexpected Israel. 2,5 i milioni di euro investiti.

L’evento è promosso dal Ministero dello sviluppo economico e dal
Governo dello Stato di Israele, dalla Camera di Commercio di Milano, in collaborazione con l’Istituto Nazionale per il Commercio Estero (ICE), da Assolombarda e dall’Ambasciata dello stato di Israele a Roma, dall’Ufficio commerciale dello Stato di Israele a Milano. Le autorità competenti, tra esse nello specifico la Regione Lombardia, sono state interpellate nei mesi scorsi affinché informassero i cittadini circa lo svolgimento ed i contenuti delle iniziative previste, l’origine dei fondi, il coinvolgimento delle istituzioni italiane. Per mesi queste lecite richieste sono state ignorate, così come è stata ignorata l’interpellanza presentata in Regione allo scopo.

Successivamente, all’inizio del mese di Maggio, diverse associazioni ed organizzazioni milanesi hanno allertato molteplici realtà di tutta Italia, coinvolte nella difesa dei diritti umani nelle terre che costituiscono oggi Israele e i Territori Occupati della Cisgiordania e Gaza. Scontrandosi con il silenzio delle istituzioni centinaia di cittadine e cittadini si sono organizzati per dare una giusta risposta a quella che ritengono essere la manifestazione di propaganda di un regime di apartheid sempre più preoccupato per la propria credibilità nel mondo. Il comitato, che si è dato il nome di “No All’Occupazione Israeliana di Milano”, ritiene che Israele porti avanti da 63 anni politiche di occupazione e colonizzazione illegale di terre, crimini contro l’umanità, crimini di guerra. Per questo motivo ha organizzato una dieci giorni alternativa che prevede eventi di controinformazione, proteste, cineforum, ed ha indetto un corteo nazionale il 18 giugno a Milano.

Finalmente, in data 10/06/2011, il sottosegretario alla Presidenza della Regione Lombardia, dott. Paolo
Alli, ha accolto una delegazione del comitato. Durante l’incontro ha negato il coinvolgimento della Regione nell’iniziativa. La presenza del logo della Regione nella diffusione di alcune delle iniziative previste dunque non si spiega.

Molteplici gli attacchi della stampa in questi giorni. I cittadini italiani contrari alla kermesse israeliana sono stati dipinti quali personaggi razzisti, violenti ed antidemocratici. La difesa dei principi dell’antirazzismo, della non violenza e della democrazia è tuttavia il valore a cui fanno riferimento coloro che criticano la politica di Israele, i suoi crimini, le sue fondamenta ideologiche.

Razzista è Israele infatti, nella misura in cui decine di leggi discriminano direttamente ed indirettamente il milione e mezzo di Palestinesi che vivono al suo interno. La legge israeliana proibisce infatti il matrimonio interreligioso, (esisteva una legge simile nel Sudafrica dell’Apartheid) ed il ricongiungimento famigliare nei matrimoni che riguardino Palestinesi originari da Israele e Territori Occupati. Razzista è Israele nel momento in cui prescrive per legge (Law of Return, 1950) che qualsiasi cittadino ebreo nel mondo possa ricevere automaticamente la cittadinanza israeliana, mentre lo proibisce ai palestinesi che in quelle terre possiedono ancora parenti, case, terre, in contravvenzione con il diritto internazionale che prevede il Diritto al Ritorno dei profughi, riconosciuto in molteplici risoluzioni ONU.

Razzista è Israele infine, quando richiede ai cittadini l’identificazione religioso/razziale nella carta di identità, attraverso un codice numerico. Il report annuale sui Diritti Umani del Dipartimento di Stato statunitense conclude: “Esiste uno stato di discriminazione a livello legale e sociale contro cristiani, musulmani e drusi”.

Violento, e più che violento, criminale è Israele, quando erige un muro alto otto metri e lungo ormai 500 chilometri, condannato dalla Corte Internazionale di Giustizia il 9 luglio 2004, quando in dieci anni arresta più di 2500 minori, quando per legge decide che un palestinese è minore fino ai 16 anni, e un israeliano lo è fino ai 18. Criminale, quando ferisce 5300 persone e ne uccide 1385: 726 civili, 318 bambini. Persone recluse in gabbia, quella gabbia umana che è oggi la Gaza sotto assedio, persone cui viene tolto anche il diritto di scappare. Da parte israeliana, in quegli stessi, famigerati giorni, morirono 13 persone (di cui 3 civili. Tra i soldati 4 furono uccisi da fuoco amico).

Antitesi della democrazia è poi Israele, autodefinendosi “Stato Ebraico Democratico”. Come potrà una democrazia mantenere la propria natura democratica mantenendo quella strettamente ebraica? I cittadini non ebrei in che modo si inseriranno in tale democrazia? Tale fondamento ideologico conduce alla politica di pulizia etnica in corso dal 1948 fino ad oggi e dunque da un lato alla necessità di espellere gli abitanti non ebrei dal territorio, dall’altro alla natura profondamente razzista dello stato in questione. Dichiarava il Ministro degli Esteri Israeliano Ariel Sharon il 15 novembre 1998: “È dovere dei leaders israeliani spiegare alla pubblica opinione chiaramente e coraggiosamente che non c'è Sionismo, colonizzazione, Stato Ebraico senza l’espulsione degli arabi e l’appropriazione delle loro terre».

Questo è l’Israele che io mi aspetto. E tu? Cosa Aspetti? Aspetti di leggere sul sito ufficiale di Unexpected
Israel che: «Da una terra assolata con una breve stagione piovosa arrivano tra le risorse idriche intelligenti più significative al mondo. Israele ha trasformato il suo suolo arido in un fertile paradiso (...) Nel campo della depurazione idrica Israele esperimenta costantemente nuovi metodi avanzati. Israele fa fiorire il deserto (...) La struttura di desalinazione più grande del Medio Oriente è in Israele e produce più di 350 milioni di metri cubi di acqua potabile l’anno a prezzi contenuti».

Aspetti di poter ammirare le fotografie esposte nella mostra «Kibbutz, architettura della collettività» nella galleria Vittorio Emanuele di Milano. Fotografie che evocano «un’idea di giovinezza, libertà, di apertura alla vita (...) l’idea di Israele quale fertile melting pot di culture». E non ti diranno che proprio un kibbutz - Beit Guvrin - è emerso dalle case di Beit Jibrin, villaggio palestinese i cui abitanti vivono oggi nel campo profughi Alazzeh, a mezz’ora di strada, senza l’acqua potabile di cui Israele si fa vanto, con pile di piatti sporchi sul pavimento, nella calura estiva, aspettando che Israele conceda loro quei cinquanta litri di acqua procapite al giorno, allorquando un israeliano ne ha a disposizione 242, allorquando l’Organizzazione Mondiale della Salute ne prescrive cento al giorno.

«Non aspettiamo, denunciamo la complicità delle Istituzioni e delle Aziende Italiane!», ci dice il Comitato No all’Occupazione Israeliana di Milano. Non aspettiamo, aderiamo alla campagna BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni), agiamo perché il diritto internazionale venga rispettato. Denunciamo un evento propagandistico volto ad offuscare il volto di un intero popolo.
Caterina Donattini

No All’Occupazione Israeliana di Milano
Non vi è dubbio che l’iniziativa sia partita dela governo israeliano e che è in linea che gli interessi di politica estera dello stato sionista, la cui offensiva diplomatica è a tutto campo, mobilitando al massimo le sue reti lobbistiche. In un certo senso, questa mossa può avere una valenza positiva, se porta allo scoperto tutti gli appoggi di cui Israele ha finora goduto nel nostro paese e che certamente farà agire, spremendo il limone fino all’ultima goccia. È questo forse il momento più critico degli ultimi anni per quell’immagine, di cui Israele ha bisogno per continuare a ricevere aiuti a fondo perso, vero segreto della sua floridezza economica, e per poter continuare una politica di esproprio e di colonizzazione, in barba a ogni canone del diritto internazionale e umanitario, come ci è stato presentato da una retorica infinita.

13.
L’insipienza che canta e pretende anche di ammaestrare.

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Chi ha studiato filosofia, sa in quanto poca considerazione Platone tenesse i cantanti. Ma costei (Noa) sembra voler venir in Italia per insegnarci quale deve essere la nostra politica estera. Nessuno pretende di sostituirsi ai palestinesi nel decidere intorno alla loro rivendicazione fondamentale: il diritto al ritorno. Rinunciando ad esso, perdono ogni cosa: vita, dignità, averi, identità. Ma se Israele non nega ad essi ciò che chiedono, lo “Stato ebraico e democratico” non ha più senso. La via più equa e più logica, sostenuta ad ad esempio nel bel libro di Ghada Karmi, è quella dello Stato Unico, dove oppressi ed oppressori, in un difficile processo di “oblio” e “riconciliazione”, possano vivere e prosperare in pace. Che la stessa Noa e tutti gli “antisionisti sionisti” non vogliano ciò, è quanto si è potuto finora apprendere. Il fatto che la cantante e lo scrittore – grandi quanto si vuole, ma che a noi non interessano – si facciano promotori di un’indubbia campagna di propaganda di una stato che in molti definiscono criminale e razzista, non sembra per loro scomodarli più di tanto. E che sono venuti a fare in Italia? Per convincere chi? Gli italiani a cui viene inibita piazza del Duomo, occupata dallo straniero? Sembra che la cantante non canterà in piazza, ma nel chiuso di un teatro, i cui ingressi saranno presumibilmente selezionati. Vi andranno gli uomini e le donne della Lobby e diranno che c’erano gli italiani. Questi, in buona parte, hanno ben altro cui pensare, ma quelli che pongono mente a queste cose, sono di ben altro avviso. Per concludere, sul piano della politica tutti sono cittadini ed un cantante, uno scrittore, un pittore, se parla, non può parlare altrimenti che come cittadino, che avrà ragione o torto su un piano egualitario e democratico. Se pensa di poter utilizzare la sua “arte” in servizio di una qualunque causa politica, non ha fatto altro che danneggiare la sua arte. Non vi è quindi nessun dubbio di sorta che quanti (cantanti, scrittori... panettieri, etc.) prendono parte alla kermesse, lo fanno in quanto parte politica in un conflitto sanguinoso tuttora in corso. In questa vicenda, non sono costoro ad essere sacrificati, in quanto ultra-protetti e ultra-blindati, ma quanti invece intendono manifestare il loro dissenso all’indubbio significato politico della manifestazione.

Ho già detto che non mi interesso di cantanti, e meno che mai di cantanti israeliani. Il nome “Noa” al di fuori di questa circostanza mi è del tutto sconosciuto ed è questa circostanza il modo peggiore in cui possa conoscere una cantante. Ma mi rendo conto che per in Israele possa essere una star, tale da suscitare la risposta che segue, per bocca del regista Udi Aloni, figlio di Shulamit Aloni, che mi era invece già nota, per il suo impegno politico ed umanitario. Ecco qui il testo, ripreso dalla pagina fb “No all’occupazione israeliana di Milano”, ma originario di “Bocche Scucite”, ed al quale seguiranno alcune nostre considerazioni:
«Cara Achinoam Nini, (Noa)

ho scelto di rispondere a te, e non all’intera Destra che imperversa, perché credo che il tradimento del campo pacifista, proprio in questo momento, superi di mille volte i danni causati dalla destra. La facilità con cui il campo pacifista si abbandona ai ruggiti di guerra, ostacola la creazione di un movimento significativo che potrebbe porre una vera resistenza all’occupazione.

Tu alzi gli occhi, usi le tue parole d’amore al servizio del tuo popolo conquistatore e, con voce tenera, inviti i palestinesi ad arrendersi. Tu concedi a Israele il ruolo di liberatore. A Israele – che da oltre 60 anni, li occupa e umilia.
“Io so dov’è il tuo cuore! E ‘proprio dove il mio è, con i miei figli, con la terra, con il cielo, con la musica, con la SPERANZA!”
così scrivi, ma Achinoam, noi abbiamo preso il loro paese e li abbiamo imprigionati nel ghetto chiamato Gaza.

Abbiamo coperto i loro cieli con aerei da combattimento, svettanti come angeli dell’inferno che disperdono morte a caso. Di quale speranza stai parlando? Abbiamo distrutto ogni possibilità di moderazione e di vita comune il momento in cui, mentre sedevamo con loro al tavolo delle trattative, saccheggiavamo la loro terra. Possiamo avere parlato di pace, ma noi stavamo derubando i ciechi. Volevano la terra data loro dal diritto internazionale, e noi abbiamo parlato a nome di Geova.

Chi sono i laici ai quali dovrebbe rivolgersi il popolo di Gaza, quando noi calpestiamo il diritto internazionale, e quando il resto del mondo illuminato ignora il loro grido? Quando la ragione fallisce e la moderazione è vista come debolezza, il fanatismo religioso dà un senso di potere. Forse, pensando alla situazione mentale del popolo sotto assedio a Masada, si potrebbe avere un senso migliore di ciò che sta accadendo a Gaza.

I laici di Gaza trovano difficile parlare contro Hamas, quando il loro ghetto è stato bombardato tutto il giorno e tutta la notte. Probabilmente diresti che ‘non ci sarebbe bisogno di bombardarli se non lanciassero i loro razzi,’ ma usano i razzi, perché stanno lottando per qualcosa di più importante del diritto di vivere nella prigione chiamata Gaza. Essi sono in lotta per il diritto di vivere come cittadini liberi in un paese indipendente - proprio come noi.

Tu scrivi
“Io so che nel profondo del vostro cuore VOI DESIDERATE la fine di questa bestia chiamata Hamas che vi ha terrorizzato e ucciso, che ha trasformato Gaza in un cumulo di spazzatura di povertà, malattia e miseria“.
Ma Hamas non è il mostro, mia cara Achinoam. È il figlio del mostro.

L’occupazione israeliana è il mostro. Questa e solo questa è responsabile della povertà e della malattia e dell’orrore. Siamo stati così spaventati dalla loro leadership laica, che minacciava la nostra fantasia della Terra d’Israele, che abbiamo scelto di finanziare e sostenere Hamas, nella speranza che con una politica di divide et impera si sarebbe potuto continuare con l’occupazione per sempre, ma quando sono cambiate le carte in tavola, voi sceglieste d’incolpare l’effetto invece della causa.

Tu scrivi:
“Posso soltanto augurarmi per voi che Israele faccia il lavoro che tutti sappiamo deve essere fatto, e finalmente VI LIBERI da questo cancro, questo virus, questo mostro chiamato fanatismo, che oggi si chiama Hamas. E che questi assassini trovino quel po’ di compassione che può ancora esistere nei loro cuori e smettano di usare voi e i vostri bambini come scudi umani per la loro viltà e crimine “.
Sarebbe lo stesso se la tua sorella palestinese avesse scritto: “Speriamo che Hamas faccia il lavoro per te, e si sbarazzi della Destra ebraica”.

Quindi forse, invece di dare ordini a un popolo a cui abbiamo eliminato chirurgicamente ogni barlume di speranza, potresti aiutare i tuoi fratelli e sorelle in Palestina a sbarazzarsi dell’occupazione, dell’oppressione e dell’arrogante colonialismo inflitto dal tuo paese. Solo allora si può spingerli a lottare democraticamente e riportare la Palestina allo stato mentale in cui era prima che la si spingesse in un angolo del muro che abbiamo costruito.

E se i tuoi fratelli in Palestina scelgono Hamas, sei tenuta a rispettare la loro scelta, proprio come le nazioni del mondo hanno rispettato Israele quando ha scelto l’omicida (Ariel) Sharon. Spetta a loro combattere Hamas, proprio come hai combattuto Sharon. Questo è ciò che significa democrazia. Solo allora potrai condividere Israele con i fratelli in Palestina e – alla pari – la gioia della terra, il cielo e la musica, solo allora potremo lottare insieme per la parità, per ogni uomo e donna che vivono nella nostra terra santa. Amen
Fonte:
http://www.ynet.co.il/english/articles/0,7340,L-3653183,00.html».
Tocca la radice delle cose l’accenno al tradimento all’interno del campo della pace. Il momento culminante di questa denuncia mi è parso l’allarme di Gilad Atzmon in Londra, la sua messa in guardia davanti agli “anti-sionisti sionisti”.

14.
Controinformazione e segnalazioni sulla “Israele che non ti aspetti”.

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A fronte di una campagna promozionale di 2 milioni e mezzo di euro si contrappone a costo zero ed in modo spontaneo una diversa rappresentazione della realtà, fatta di cortei, volantini, manifesti murali e notizie che circolano sul web non imbavagliato. Per cercarle queste notizie occorre del tempo ed una certa perizia. Quelle che noi riusciamo a trovare le mettiamo qui di seguito, in ordine assolutamente casuale, che non andremo più a ritoccare.
  1. Le risorse naturali palestinesi saccheggiate da Israele. È un video you tube segnalato dalla pagina fb “No all’occupazione israeliana di Milano”. Il video è titolato: “Plundering of natural resources: aggregates from Yatir Quarry of Cemex in the West Bank into Israel”.
  2. Calendario degli eventi programmati in contrasto alla kermesse italo-israeliana di promozione dell’immagine di Israele, irrimediabilmente compromessa da “Piombo Fuso” ad oggi. Lo si trova giorno per giorno a questo sito, dove è possibile fare anche donazioni per l’organizzazione degli eventi, una spontanea donazione contro una forza finanziaria già investita di due milioni e mezzo di euro, secondo quel che si legge.
  3. Una Galleria di foto e testi la si trova, cliccando sulla pagina. Vi si trovano anche articoli sulla Flotilla, che qui non riproduciamo per brevità, ma ai quali rinviamo. Questi i testi a) Perché la strage della Flotilla è stato terrorismo; b) Indignamoci! c) Vergogna per il nostro governo nell’annuncio della nuova Flotilla II; d) L’imperialismo Usa-israeliano e la spietata caccia a Gheddafi; e) Li conosciamo bene! f) Verità scioccanti su Israele.
Di ogni notizia sopra data vengono date tutte le coordinate utili e disponibili. Naturalmente, non ci è possibile verificare l’attendibilità e fare altro lavoro diverso dalla raccolta dei link. Quando ne troveremo spunto, non saremo avari di osservazioni critiche e riflessioni, secondo l’impianto di questo post, la cui durata è prevista per tutta l’estensione temporale della manifestazione milanese ed anche oltre. Il nostro è per l’appunto uno “studio”.

15.
Netanyahu da Berlusconi: viene a portare la guerra.

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Come se non bastassero le paludi di guerra in Iraq, Afghanistan e in Libia, Netanyahu è venuto a far precipitare Berlusconi in nuovi scenari di guerra: con l’Iran! Si presti attenzione:
«Un’opzione militare credibile è qualcosa che dovrebbe preoccupare gli iraniani. Ed è l’unica cosa, credo, che li indurrebbe a sospendere il programma» , ha detto ieri a Villa Madama Benjamin Netanyahu parlando dei piani atomici della Repubblica islamica di Mahmoud Ahmadinejad. (Fonte).
Veramente Berlusconi non poteva finire peggio e lo scrive uno che fino alla sciagurata guerra contro la Libia si dichiarava suo sostenitore. È incredibile come la politica estera di un paese possa dipendere dal capriccio e dal disprezzo di ogni principio di ragionevolezza, di giustizia, di dignità. Se c’era bisogno di sapere cosa è Israele, e cosa significa essere amici di Israele, certamente abbiamo avuto una buona occasione per apprenderlo. Vi è da sperare che gli italiani sappiano trarre le dovute conseguenze. Naturalmente, un’informazione giornalistica come questa, ripresa da una rassegna stampa sionista, va trattata con la dovuta attenzione, anche se sfugge nella sua enorme gravità. I media non vedono ed è intanto lanciata la prima idea di un impegno dell’Italia anche in Iran, dopo che già siamo stati coinvolti in Iraq, Afghanistan, Libia. L’art. 11 della nostra costituzione serve per togliere la nostra indipendenza, limitare la nostra sovranità, ma non conta più quando il padrone ci ordina di andare in guerra. Ma chi è il padrone? Obama o Netanayahu? Entrambi? Ma chi di più? E per colpa di chi? Chi ora regge il sacco a Netanyahu? Siamo sicuri che è solo Berlusconi? Ma perché, quelli dell’Opposizione? La Israel lobby che va fiera della sua composizione bipartisan? Vi ricordate la storia dei polli di Renzo?

16.
Un’intervista incredibile e sconcertante
di Claudio Pagliara a Beniamino Netanyahu
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Chi conosce i servizi di Claudio Pagliara non ha bisogno di sapere altro. Il suo stare dalla parte degli israeliani è cosa che salta subito agli occhi. Si può accettare un punto di vista diverso dal proprio, ma non è tollerabile una parzialità così smaccata in un servizio pubblico. Nella contrapposizione fra il carnefice e la vittima, il prepotente e il debole, l’oppressore e l’oppresso, l’invasore e il popolo occupato, noi non crediamo che sia possibile l’equidistanza e l’imparzialità: si sta o di qua o di là. Il nostro giudizio morale è netto e categorico: i sionisti – non un “popolo” ma una banda di avventurieri senza scrupoli – è l’aggressore e l’occupante, mentre i palestinesi sono le vittime innocenti a cui dovrebbe andare la solidarietà dei Giusti. Ma di ciò non vi è traccia in Claudio Pagliara. Quello che segue è un video You Tube, dove si trova uno spazio commenti, in cui abbiamo lasciato nostri commenti ed altri ne lasceremo, ponendoci l’obiettivo di una critica rigorosa dell’intervistatore e dell’intervistato, anche in contraddittorio. Sospettiamo tuttavia che i nostri commenti possano essere dalla Rai censurati e cancellati. Pertanto li salviamo qui di seguito al video, riservandoci eventuali miglioramenti concettuali e formali. Il video è a volte stranamente difettoso, non so se per ragioni tecniche casuali o per altro motivo.

Intervista a Benjamin Netanyahu - Aggiunto in data 14 giugno 2011. Da: RaiNews24 - Visualizzazioni rilevate al momento attuale: 145.

Commenti salvati
  1. E cosa significa credere in due stati? A spese di chi? Di chi nel 1948 ha subito la pulizia etnica? E perché il mondo dovrebbe accettare questa violenza e sopraffazione? Perché Israele è “più forte” ed “invincibile”? Questo può interessare la forza, ma non il diritto e la giustizia. L’intervista è una presa per i fondelli, ma solo per chi si vuol lasciar prendere per i fondelli. La parola “pace” è vuota. Benché difficile, l’unica possibilità è lo Stato Unico, non due stati per due popoli.
  2. Ma come “parola e voto”? Ma chi vuole infinocchiare costui? Non è venuto a dare una mano a Pacifici per introdurre anche in Italia la legislazione liberticida che già esiste in Germania, Francia, Svizzera, Austria, ed altri paesi ancora? L’insincerità e la faccia tosta di questi uomini non ha limiti.
  3. La pace di chi con chi? Di quelli che sono stati espulsi nel 1948? E se viene loro negato il ritorno nelle loro case, che senso può avere per loro la parola pace? La verità è che il processo di pace è un palliativo che serve a Netanyahu (e ai governi precedenti e successivi al suo) per continuare il processo di pulizia etnica. Perché non si sono fermati gli insediamenti in attesa della conclusione della pace? Che senso ha parlare di pace mentre continuo a sottrarre il territorio altrui?
  4. Quale Italia? L’Italia di Claudio Pagliara o la mia? La mia Italia non è amica di Israele e ritiene che Israele abbia violato tutti i principi del diritto internazionale. Ha commesso in Palestina un genocidio che supera quello che Finkelstein pone a base del suo libro l’«Industria dell’Olocausto». Pappe spiega nel suo libro “La pulizia etnica della Palestina” come per la normativa attuale la pulizia etnica sia la stessa cosa che il genocidio, appunto dei palestinesi e della Palestina vero nome.
  5. Non è vero che Netanyahu sia benvenuto a Roma, dove si trovano migliaia di manifesti sui muri della città, con su scritto: «Il presidente israeliano Netanyahu non è persona gradita in Italia. Nessuna complicità con il terrorismo di stato israeliano. Pace terra e libertà per il popolo palestinese. Sabato 18 giugno ore 15 Corteo nazionale a Milano contro la kermesse sionista». A Torino, Netanyahu è stato letteralmente preso a scarpate, sia pure in forma di un pupazzo con la sua effigie.
  6. Due stati? Quasi che questa sia una graziosa concessione di Netanyahu. Non esiste motivo per il quale a una banda di “coloni”, autori di una “pulizia etnica”, si debba riconoscere il diritto ad un proprio stato su una terra altrui, e non ha poi senso che questi “coloni” riconoscano, bontà loro, il diritto ad uno stato residuale a quegli stessi cui hanno sottratto case, villaggi, vita, dignità. Se le vittime possono soccombere, non per questo il nostro giudizio diventa meno limpido e la condanna meno netta.
  7. Israele non ha MAI voluto la pace. Netanyahu mente consapevolmente. Lo stato ebraico e “sionista” viene concepito entro la prima guerra mondiale, è realizzato con la seconda, può prosperare solo fomentando (Iraq, Afghanistan, Iran) una guerra permanente, trasformando tutta la “sua” area in un condominio amministrato dagli Usa, come è oggi l’Europa. Israele avrebbe così il suo trionfo: la Grande Israele ottenibile solo con la guerra e la soggezione, per le armi altrui, di “tutti” i popoli arabi.
  8. Pagliara: «…Può garantirci che lei crede davvero in due stati?» (0:7). Che inizio! Come se davvero questo fosse il problema! Come se potesse rassicurare la “garanzia” a noi (“ci”) data da Netanyahu in persona. È un’intervista di comodo con domande adatte a veicolare una falsa propaganda per accreditare come uomo di pace chi non lo è affatto e non vuole esserlo. È un problema falso ed impossibile, anche perché ormai non esiste più il luogo contiguo dove dovrebbe sorgere uno “stato” palestinese.
  9. «Vogliamo la pace». Ma come si può volere seriamente la pace se non restituendo il maltolto e con esso la possibilità di vivere dignitosamente a chi dal 1948 aspetta di poter rientrare nella sua casa, da cui è stato scacciato e di cui ancora conserva la chiave insieme con gli atti di proprietà? Con la sua impudica sicumera Netanyahu è la più grave offesa al nome stesso di pace, che era la prima legge di natura, prima che Usa e Israele distruggessero l’idea stessa di un diritto internazionale.
  10. Leggo sulla Stampa del 16.6.11: «…A Netanyahu è toccato concedere un’intervista a Keret. I portavoce hanno fatto il possibile per limitare i danni, chiedendogli che domande avesse in mente. “Ho subito capito che in un dialogo fra un giornalista e un premier che si sente perseguitato dalla stampa - afferma il romanziere -, la paura per una domanda fuori luogo equivaleva a quella che io introducessi di nascosto un’arma”». Dunque Pagliara ha fatto un’intervista con domande e risposte di Netanyahu?
  11. Nell’intervista citata, Netanyahu ammette quello che noi avevamo già capito. E cioè: che il conflitto con i palestinesi non è “risolvibile”, cioè che non vi sarà nessuna pace e che lui non ne sta cercando nessuna, ma sta soltanto prendendo tempo per condurre a termine quel processo di pulizia etnica che dura ininterrotto dal 1948. A meno che – ecco la rettifica riparatoria – gli stessi palestinesi non accettino la “pulizia etnica = genocidio”, cioè lo stato “ebraico”, a loro comunque imposta.
  12. Ma perché tanta enfasi sulla soluzione “due stati per due popoli”, come se fosse la panacea dell’eufemistico “processo di pace”? E perché non invece uno Stato Unico, “laico”, per “musulmani”, “cristiani” ed “ebrei” con riconoscimento del “diritto al ritorno” dei profughi? Non vivevano insieme queste componenti prima del 1882, e oltre, quando incominciò l’immigrazione sionista, contro la quale erano anche gli ebrei autoctoni? E quale vitalità avrebbe uno Stato palestinese senza territorio e senza sovranità?
  13. Non riesco a capire il baccano sul caporale Shalit, catturato da Hamas il 25 giugno di 5 anni fa, quando Israele pose sotto assedio un milione e mezzo di persone. A fronte di uno Shalit leggo di oltre 5.380 prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane, di cui 219 in regime di detenzione amministrativa, ed ancora di 220 ragazzini palestinesi incarcerati in Israele, 37 dei quali tra i 12 e i 15 anni. Che dice Alemanno? Veramente non capisco come si possano fare due pesi due misure.
  14. Estratti da un articolo di A. Burg, apparso sul Manifesto del 17 giugno 2011: 1) Le immagini che ci arrivano della visita del primo ministro Netanyahu a Washington... Immagino che il premier e il suo entourage siano estasiati... Ma cosa hanno visto i palestinesi? Prima di tutto hanno visto come Israele continui a ingannare il mondo intero con il miraggio dei negoziati. Come se le condizioni limite poste da Netanhayu dessero una qualche possibilità di fondare uno stato palestinese sostenibile».

Non sembra al momento in cui scrivo che il video You Tube susciti molta attenzione. Si leggono sono i miei commenti e di norma vi dovrebbe essere una incursione di ascari e troll sionisti, che forse sono mobilitati ed occupati altrove. Non sarebbero improbabili alla mia persona e ai miei commenti. Non sarebbe la prima volta, ma mi tengo pronto.

17.
In Piazza Mercanti, a Milano, contro Netanyahu
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Sono disponibili su You Tube una serie di Video You Tube che sono il migliore commento critico a Beniamino Netanyahu. Le stesse persone erano in Roma per un seminario, svoltosi il 5 giugno, e partivano il giorno dopo per Milano, dove li riprende il video. I temi sono in parte gli stessi di Roma, di cui però non è stato messo in rete i video del seminario che è durato diverse ore. Vengono qui riprodotti di seguito i codici delle tre parti della Manifestazione tenutasi in piazza Mercanti: La Prima, la Seconda e la Terza parte.




Di Ghada Karmi si ricordi come si presenta quale una profuga del 1948, che da allora nutre un solo pensiero: il ritorno nella patria di cui è stata privata. Di PG Battista si noti la qualifica di “fabbricatore del falso”.

18.
Gallerie fotografiche e video
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Vengono riuniti in questo paragrafo tutte le gallerie fotografiche o slides che riusciremo a trovare. Un’immagine, è stato detto, vale più di mille parole. Alcune sono già state individuate e linkate. Le altre che troveremo saranno qui aggiunte. L’ordine che segue è ancora una volta del tutto casuale e non sarà rivisto. Viene conservata nei limiti del possibile la titolazione originale ed ogni altra indicazione utile.
  1. Presidio e memoriale per i bambini di Gaza.
  2. Sui muri di Roma il “benvenuto” a Netanyahu.
  3. Prima Galleria fotografica di “Repubblica”.
  4. Seconda Galleria di “Repubblica”.
  5. Una finta conferenza stampa. Attenzione, è una specie di scherzo, a fini di protesta e contestazione della kermesse.
  6. Appena sottotitolata la vita di Norman G. Finkelstein, qui proposta in replica alle dichiarazioni congiunte Netanyahu/Berlusconi sull’«Olocausto» e ai programmi di formazione degli insegnanti italiani presso il Museo israeliano, con protocollo firmato dalla Gelmini.
  7. Non capisco di cosa esattamente si tratta, male immagini che sono recenti e tratte dalla pagina facebook “No all’occupazione israeliana di Milano” parlano da sole: il mondo non può accettare un “mostro” che si chiama Israele.
  8. Arresto massiccio di bambini palestinesi in un video sottotitolato in lingua spagnola, caricato su YouTube il 21 dicembre 2010. Anche quest’altro video, caricato su YouTube l’11 febbraio 2011, tratta di un bambino, di otto anni, arrestato. Un terzo video tratta addirittura di abusi sessuali su un bambino di cinque anni. Le didascalie sono anche qui in spagnolo. Questo quarto video YouTube, caricato il 1° marzo 2010, è il racconto testimonianza, sottotitolato in spagnolo, di un bambino che dice di aver subito torture. Un quinto video, YouTube, caricato il 7 giugno 2009, che ha avuto ad oggi 20.328 visualizzazioni, tratta sempre di bambini, che si vede vengono picchiati.
  9. Le foto dello “sbarco” della FF2 in piazza del Duomo. Una singolare manifestazione si è svolta in Milano dopo il corteo di sabato 18 giugno 2011. Era stato infatti annunciato per il 21 giugno, alle ore 18.00, uno “sbarco” della nave italiana “Stefano Chiarini”, della Flotilla Freedon Two, in piazza del Duomo. Se ne ha una documentazione fotografica al link indicato. Si è trattato di un nuovo corteo con raffigurazioni simboliche della prossima partenza della FF2, più volte rinviata, temuta dal governo israeliano, che ha sguinzagliato tutti i suoi diplomatici, affinché facciano pressioni sui governi “amici”, chiedendo loro di impedire la partenza delle navi dai loro porti. Un recente comunicato, emesso dal sito ufficiale della Flotilla, e datato Istanbul 17 giugno 2011, assicura della prossima partenza delle navi, anche se fra questi non vi sarà nuovamente la “Mavi Marmara”. Le pressioni ed i ricatti sul governo turco possiamo solo immaginarli e dedurli, salvo che un nuovo Wikileaks non ci riveli a breve il lavoro segreto delle diplomazie e delle “Israel lobbies”, ormai evidenti in ogni paese, e particolarmente nel nostro, benché ufficialmente non esista una filiale italiana della più nota AIPAC, non solo operante alla luce del sole, ma di una potenza e sfacciataggine tale da imporre le sue richieste ai governi. Andrebbe fatto uno studio sui “pellegrinaggi” dei nostri politici oltre che in Israele, soprattutto negli USA.
  10. Foto dei fan di “No all’occupazione israeliana di Milano”. – Sono un insieme di 27 foto, di pare parecchie molto suggestive.
  11. La “sbarco” della Flotilla in piazza del Duomo. – È il video YouTube della manifestazione con questo nome, consistente nella rappresentazione cartacea di una nave, portata appunto in Pazza del Duomo.
  12. Un altro video You Tube, caricato il 18 giugno 2011, che annuncia il corteo che andrà ad iniziare lo stesso giorno alle ore 15. Il video è di buona qualità. Il video è accompagnato da una voce al megafono che diffonde informazioni essenziali ai passanti. Il corteo si è svolto girando intorno a piazza Duomo, loro inibita.
  13. Corsa in bicicletta a dire No!!! Israele. – Ormai è vasta la produzione di cideo You Tube di contestazione alla Kermesse israeliana. Quest video, caricato il 23 giugno 2011, si aggiunge alla serie.
  14. Un nuovo video, con data 18 giugno, ma caricato il 22 giugno 2011. Si hanno notizie aggiornate sulla condizioni della programmata partenza della Flotilla, prevista per fine giugno.
  15. “Il DNA di Israele”. – Il Video You Tube di “Invicta Palestine” è stato caricato il 25 giugno 2011 ed è una feroce satira della propaganda della Kermesse.

Al momento in cui scriviamo non ci sembra che vi sia stata una grande attenzione del paese sulla kermesse milanese. È ancora presto per dare una valutazione ed ancora non sapiamo cosa succederà nei prossimi giorni.
19.
Ma quale omaggio?
È un insulto assai grave alla nostra storia
!
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Se si va sul sito ufficiale di “Unexpected Israel” si legge che tutta la manifestazione sarebbe un “omaggio ai 150 anni dell’unità d’Italia”. Questa operazione propagandistica che si sta facendo da tempo, montata in un ultimo da un libraccio, è un pericolosa attentato all’idea stessa di Risorgimento e di Unità d’Italia, che già soffre per conto suo. Associare ora all’idea di Risorgimento e di Unificazione quella dei sionismo è un colpo di grazia, di cui i personaggi istituzionale sembrano accorgersi poco, nulla sapendo di storia patria e poco curandosi del sentimento nazionale. Ne abbiamo parlato altrove e continuiamo ad occuparcene pure altrove. Qui ci limitiamo a denunciare l’infame operazione che si pretende sia “culturale”.

Vado a commentare quello che leggo sulla pagina ufficiale. Il testo didascalico è protetto e non si lascia copiare. Si vada dunque nella sezione “Milano e Tel Aviv – Roma e Gerusalemme: 150 anni di storia comune”, cosa che proprio non mi pare, per fortuna. Si incomincia con alcune analogie prive di sostanza, del tutto esteriori, come dire che un cane ed un cavallo possono avere un pellame nero, ma non per questo sono la stessa cosa, anche se hanno pure entrambi quattro zampe, sono quadrupedi. E lo è anche un asino. Il processo generale di “emancipazione” degli ebrei comincia con la rivoluzione francese e viene via via adottato da tutti stati europei. Con in “Risorgimento” in senso proprio questo fatto non ha alcuna relazione. E l’idea stessa di un “risorgimento” ebraico è quanto mai ambigua ed inquietante. Con l’emancipazione gli ebrei ottenevano l’equiparazione dei diritti, non il diritto di costituirsi come stato all’interno dello stato che aveva concesso loro l’equiparazione dei diritti che doveva portare ed in parte portò all’assimilazione all’interno di comunità che ormai non li discriminavano più. Ovviamente parte dell’ebraismo considerava ciò come una graziosa concessione senza corrispettivo, cioè senza assimilazione e senza identificarsi nel nuovo stato. Questa “alterità” fu probabilmente causa di incomprensioni e forse la vera causa del sorgere nell’Ottocento del cosiddetto “antisemitismo”. Ma il discorso è complesso e non può qui essere trattato adeguatamente. Basta che si respinga l’idea di un “risorgimento” ebraico e sionista.

Altro paragrafo suona: «Gli ebrei nell’Italia liberale». Certo, avendo ottenuto piena equiparazione di diritti, potevano concorrere a tutto ciò che la cittadinanza italiana consentiva, ma al pari di tutti gli altri italiano ed in uno spirito nazionale italiano, non di separatezza. Anche qui affiorano inquietanti ambiguità. E qui ci fermiamo per cautela. No comment. Almeno per adesso.

20.
La politica estera della Lega
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Sembra che la pazzia percorra tutto il parlamento italiano e che non vi siano gruppi di contrasto ad una Israel lobby che sembra avere agganci e suoi uomini in ogni forza politica costituita in un parlamento, la cui sempre minore rappresentatività rispetto al paese diventa ogni giorno più palese. Si apprendono qui i retroscena per la ubicazione della kermesse milanese.
«Ai primi di giugno il ministro era intervenuto risolutamente sul prefetto milanese Gianvalerio Lombardi a proposito della rassegna Unexpected Israel. Di fronte alle polemiche sorte in città da parte di gruppi filo-palestinesi sull'ubicazione della mostra (piazza Duomo) e in presenza di titubanze e timori da parte delle autorità milanesi, Maroni aveva preso in mano la situazione bocciando l'ipotesi di trasferire l'evento al Castello, giudicato uno spazio più controllabile. E lo aveva fatto dopo una consultazione con l'ambasciatore israeliano a Roma, Gideon Meir, che gli aveva chiesto aiuto e solidarietà. Due indizi forse sono una prova».
Al momento non è dato capire se le posizioni della Lega siano dettate da pulsioni ideologiche, da lobbismo, da sostanziale ignoranza di ciò che sta succedendo in tutto lo scenario mediorientale.

21.
Nuovi links di controinformazione
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Per approfondire.
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Esistono per fortuna, grazie alla nuova tecnologia, la rivoluzione di internet, nuove possibilità di informarsi e di informare. La difficoltà è che non sempre si conosce la fonte cui attingere o che si sa cosa inserire nei motori di ricerca. Diamo qui di seguito, sempre in ordine casuale, l’elenco dei siti web o dei blogs, dove sono date informazioni, analisi e riflessioni sull’evento in corso e che oggi alle ore 15 del 18 giugno 2011, fra cinque ore, vedrà raccolta in Milano una manifestazione nazionale. Io non potrò esserci con il corpo, ma sono già lì con lo spirito. Mi auguro che l’«Israele che non ci aspettavamo» costituisca l’inizio di un movimento di aggregazione che vada oltre la contingenza che lo ha prodotto e si sappia raccordare con altri momenti di lotta per la nostra liberazione.
  1. A Milano contro la kermesse Unexpected Israel, dal sito “!no más”, da cui indichiamo altre pagine pertinenti.
  2. Unexpected Israel… noi non ti aspettiamo!, altra pagina del sito “!no más”.
  3. Il migliore amico di Israele. Dal sito di “peace reporter”.
  4. La Palestina che non t’aspetti in Piazza a Milano. - Dal sito “No all’occupazione israeliana di Milano”. Post del 17 giugno 2011, ore 17:51.
Ormai, la pagina “No” di FB è diventata per questo blog un punto di riferimento costante con il quale ci raccordiamo. Essa è un luogo di raccolta e di incontro, dove portare e prendere informazioni, rivisitando ogni volta l’archivio che si accumula. Le pagine sopra raccolte vengono segnalate per la loro particolare capacità di approfondimento e si distinguono da altre sopra indicate, in altro paragrafo, senza particolare selezione.

22.
La manifestazione del 18 giugno 2011.
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Più che una raccolta di links, o una cronaca, ad un evento al quale non posso partecipare di persona, cerco di svolgere riflessioni cogliendo ogni spunto possibile. La prima notizia che ne è una galleria di slides da Repubblica, che certamente non è benevola verso la manifestazione. Sembra comunque che intanto la manifestazione vi sia stata. Gli incidenti che i politici auspicavano non vi sono stati e i manifestanti dimostrano piena maturità: è quella che temono gli organizzatori della kermesse, espressamente concepita per ridare ad Israele un’immagine sempre più compromessa, almeno a quei livello dove il loro potere lobbistico non ha nessun effetto.

Dare dell’«estremista» ai contestatori della kermesse israeliana è chiaramente un insulto e una provocazione nelle intenzioni di un noto “eccelso sionista”. Che poi questi abbiano promesso “ferro e fuoco” non l’ho sentito da nessuna parte. Eppure chi legge questo blog, sa quanto sia scrupoloso nel raccogliere ogni minima informazione. È chiaro che si tratta di diffamazione contro chiunque, davanti ad Sommo Dio Israele, nutra nel suo animo la velleità di dire: No! Le parole che usiamo a volte giocano brutti scherzi. Ritrovo la stessa parola “estremista” usata per diffamare i manifestanti in un libro appena comprato, l’ultima copia rimasta in commercio, ma non recente, uscito nel 1998 a firma di padre Giovanni Rulli, che in un volume di 500 pagine ripercorre mezzo secolo di storia dello “Stato di Israele”. Ed in quale contesto padre Rulli usa la stessa parola “estremista”? Per dire che il funzionario dell’Onu Bernadotte, incaricato di proporre un nuovo piano di spartizione della Palestina, accettato dagli ebrei ma comprensibilmente rifiutata dagli arabi, fu «assassinato per mano di estremisti ebraici il 16 settembre 1948» (p. 11). Ed è sempre così con questi signori: hanno fatto loro stessi ed in forma più grave ciò di cui inorriditi e compunti accusano a torto e senza fondamento gli altri. Se questo atteggiamento non si chiama “ipocrisia”, non saprei come altro definirlo. Questa Israele non è che “te l’aspetti”, ormai “te l’aspetti” sempre e se mai te la ritrovi oltre le aspettative. Gli agenti dell’Hasbara ed i suoi “eccelsi sionisti” fanno forse affidamento sulla totale o scarsa cultura storica dei destinatari della propaganda, i quali non sempre hanno presente tutto l’arco storico del sionismo in terra di Palestina, cioè dal 1882 al 2011. Si potrebbe vedere come un “glorioso popolo” di avventurieri si è macchiato di tali prepotenze, inganni, truffe e misfatti che non ci aspetteremmo proprio di vedere i nostri politici e governanti precipitarsi a stringere loro la mano, ad abbracciarsi e concludere affari. Questo davvero non ce lo saremmo aspettati e ci amareggia moltissimo. L’unico “piombo fuso” (altro che “ferro e fuoco”!) di cui ho conoscenza è quello versato da Israele a cavallo del 2008-09 e contro cui in Roma protestarono 200.000 “estremisti”, parte dei quali sono probabilmente gli stessi che ora protestano in Milano contro una “kermesse” che certamente non avremmo desiderato vedere nelle piazze italiane. Il signore che si vede sopra nella foto è un finto militare israeliano che rappresenta lo sradicamento di un ulivo, le cui piantagioni millenarie caratterizzavano il paesaggio palestinese prima che i coloni ebrei li sradicassero: violenza ambientale e furto d’acqua agli indigeni! Ancor meno vi è stato “ricatto” alcuno da parte dei manifestanti, gente pacifica di tutte le età, che non dispongono di mezzi per “ricattare” nessuno. A possedere mezzi di “ricatto” sono altri, non certo noi! Questa disinformazione sulle nostre ragioni è certamente una “vergogna” che imputiamo ai nostri “amici” e che resterà impressa nella nostra Memoria. Il pezzo comunque è vecchio, precedente la manifestazione, svoltasi oggi alle ore 15 e – a quanto al momento è dato sapere – senza nessuna di quelle violenze (“ferro e fuoco”) che ci venivano attribuite. Contiene la solita logora ed insulsa terminologia, come “odio” ed “odiatori”, quasi che a parlare fossero gli “amanti” del genere umano, ed in particolare dei “palestinesi”, da un secolo vessati oltre ogni immaginazione. La prepotenza si fregia anche dei colori della virtù, con i quali si illude di ingannare gli ignari. I gruppi “antagonisti” non hanno praticato nelle piazze il “tiro al tacchino”, di cui l’esercito israeliana ha appena fornito un saggio sulle alture del Golan, lasciando a terra, ancora una volta, centinaia di morti e feriti. Eppure costoro vengono in Italia per impartirci lezioni di morale. Ahimé dispongono di una Lobby che consente loro libero accesso sulle nostre piazze. Povera Italia! Di “miracoli” ormai qui non se ne fanno e possiamo solo sperare in uno tsunami che ci liberi di questa classe politica. Da tempo hanno svenduto il disgraziatissimo paese che pretendono di rappresentare, dopo averlo spremuto come un limone. Se qualcuno trova eccessive queste mie parole, non adatte ad un docente, consideri che anche dall’altro pulpito vi sono docenti, ai quali la stessa università non sembra aver mai chiesto conto di ciò che dicono: due pesi due misure. Altro che bilancino!

Le notizie sulla manifestazione appena conclusa non si può dire che siano abbondanti. Per i mainstream fa più notizia un presidente che parla ad una sala vuota, per dire “Viva gli Stati Uniti d’America”, che non migliaia di cittadini che manifestano per le strade, dicendo il contrario. Ma credo comunque che in positivo si possa segnare l’inizio di un dibattito e di un impegno che non sarà effimero. Del resto, l’impresa sionista inizia nel 1882, la Dichiarazione Balfour è del 1917, seguita dal mandato britannico che ha messo in incubazione lo stato “ebraico”, fino alla sua nascita violenza e truffaldina nel 1948, coinciso con la Nakba e seguito da innumerevoli crimini in gran parte ignoti, per i quali non la Memoria si vuole, ma la sua cancellazione. La lotta presente durerà probabilmente oltre la nostra generazione e non dobbiamo solo passare il testimone.

Al momento sono usciti solo pochi lanci di agenzie, più interessati ad un incidente minimo, forse una deliberata provocazione esterna, senza nessuna conseguenza. Al termine vi è è stato un comizio, di cui al momento non abbiamo la registrazione. Le foto di questo paragrafo mi giungono da un Partecipante alla manifestazione milanese, che questa mattina mi manda anche il seguente messaggio epistolare che riporto, con suo consenso:
Caro Antonio,

ieri per la fretta non ti ho detto molto sull’andamento della manifestazione milanese contro la kermesse dell’entità sionista in Piazza Duomo. In realtà è andata molto bene, con oltre 2.000 persone che vi hanno partecipato. Il che non è affatto male, visti i tempi che corrono. La città era presidiata da polizia, carabinieri e guardia di finanzia con un dispiegamento di forze che si vede in rare occasioni. Segno si ci si tiene molto alla tranquillità di Israele. Sulla composizione della manifestazione si può dire che era intergenerazionale, con giovanissimi, meno giovani e tante donne. L’appuntamento si è concluso in Piazza San Babila, a un dipresso dal Duomo, dove vi sono stati diversi interventi al microfono che si sono diffusi sulla “questione sionista”, tutti di notevole qualità. Nel complesso direi che è stato un successo. Rimane il fatto, purtroppo, che anche in quest’occasione si è mostrata in maniera palese l’asservimento e le complicità di tutta la classe dirigente e politica italiana nei confronti di Israele, compreso il neo-eletto a sindaco Giuliano Pisapia. Ma, vista la biografia e la storia politica del personaggio, francamente non c’era da aspettarsi nient’altro. E siamo solo all'inizio del suo mandato...
Un caro saluto, a presto.
La corrispondenza prosegue con osservazioni in merito ad altre osservazioni apparse sulla pagina ufficiale facebook del Comitato promotore della manifestazione e da me fatte rilevare al Partecipante testimone oculare. Si tratta di confusioni su quanto sta avvenendo in Siria e in Libia, dove massiccia campagna mediatica di aggressione a Siria e Libia, dove vi è stato un tentativo di colpo di stato e di sedizione interna fomentato da CIA e Mossad (vedi qui e qui), non trova purtroppo una contro-infomazione capace di sventare gli inganni mediatici, cui non riescono a sottrarsi neppure tutti i partecipanti alla manifestazione milanese. Il Partecipante riconosce che, in effetti, vi erano delle stranezze, ma il giudizio complessivo resta positivo: “preferisco vedere il bicchiere mezzo pieno anziché mezzo vuoto”.

23.
Ultime da Gaza: Ecco, l’Israele che ti aspetti!

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Mentre gli organizzatori della Kermesse milanese, un gruppo composto da promotori israeliani e da loro uomini della Israel lobby, nel vano tentativo di “vendere”, di “promuovere”, un’immagine di Israele fuori dallo scenario del “conflitto israelo-palestinese”, arrivano prepotenti nuove notizie dagli scenari di guerra: contra factum non valet argumentum. Riportiamo dunque qui di seguito le notizie di Egeria, che sintetizza e traduce in tempo reale le notizie che in diretta giungono da presstv in questa mattina di domenica 19 giugno. Non si dimentiche che il programma della Kermesse israeliana in piazza del Duomo, occupata con ampio dispiegamento di polizia e di transenne, dovrebbe durare fino al 23 giugno.
*
Da alcune settimane, giorno dopo giorno, PressTv ha trasmesso servizi sulle condizioni disperate in cui versano i servizi sanitari pubblici di Gaza. Israele - così dicevano i corrispondenti di PressTv in Gaza - aveva interrotto il passaggio di forniture mediche in Gaza. Di conseguenza è iniziata la scarsità di forniture essenziali, come siringhe, antibiotici, anestesie, medicinali salva-vita, e oggetti comuni ma indispensabili per un'assistenza sanitaria che garantisca la sicurezza del paziente da infezioni.

Si è venuta a creare, insomma, una vera e propria EMERGENZA SANITARIA di ingente entità - la peggiore mai subita in Gaza dalla fine di Operazione Piombo Fuso. Giorno dopo giorno abbiamo assistito ad immagini di pazienti in degenza, che soffrivano gravemente per la mancanza di farmaci essenziali alle cure. Ad esempio, i pazienti in dialisi non avevano più accesso ai farmaci salva-vita e rischiano anche ora di morire per intossicazione.

Oggi, Domenica 19 giugno, PressTv si è collegata alle 14,30 con Yousef Al-Helou, il Corrispondente di Gaza. La notizia che Yousef comunicava ha colto tutti di sorpresa. Forniva le seguenti informazioni:

«Mi trovo in prossimità del Passaggio di Rafah. Abbiamo ricevuto notizia del prossimo arrivo di un convoglio dall’Europa, di cui si era osservato l’assoluto silenzio stampa, per non mettere in pericolo il successo della spedizione.

«Ricevevo oggi l’informazione del prossimo arrivo - entro poche ore - di un gruppo di attivisti europei e arabi, che sono partiti con una nave da Venezia.

«Sono circa 60 volontari, di varie provenienze e nazionalità. Hanno raccolto materiale indispensabile per l’assistenza dei pazienti di Gaza, come sedie a rotelle, medicinali salva-vita, forniture mediche, strumenti chirurgici, e molto altro ancora, per rifornire gli ambulatori e gli ospedali di Gaza.

«Hanno caricato tutto su una nave, che poi è salpata da Venzia alla volta di Alessandria in Egitto.

«Da Alessandria la nave è ripartita per arrivara al porto egiziano di Al-Arish (anche El-Arish).

"Sembra che le autorità egiziane abbiano dato il permesso alla delegazione di volontari di scaricare le forniture dalla nave e di provvedere al trasporto verso il Passaggio di Rafah.

«E ora sono qui, vicino al Cancello di Rafah - diceva Youse Al-Helou - in attesa dell'arrivo dei volontari stranieri. Non sappiamo quando arriveranno esattamente, ma si dovrebbe trattare di una questione di ore. Appena avro' nuove notizie chiederò il collegamento con voi in diretta».

Quindi rimango ora [15:28 del 19.6.11] collegata con PressTv in attesa di aggiornamenti. Ma nel frattempo vorrei aggiungere alcuni dati.

Prima di tutto dimenticavo di aggiungere, che il corrispondente di Gaza informava della prossima partenza delle Freedom Flotilla 2. Oggi infatti PressTv trasmetteva un servizio dal porto di Marsiglia. Si trattava della cerimonia di benedizione delle navi che salperanno da questo porto nei prossimi giorni per raggiungere le altre navi delle Flotilla, nel porto da cui salpernno tutte insieme alla volta di Gaza. Yousef Al-Helou dichiarava che secondo le informazioni in suo possesso, la flotilla dovrebbe partire la settimana prossima.

Vorrei anche aggiungere, che attualmente Israele non solo ha interrotto il passaggio di forniture mediche in Gaza - sempre secondo i tanti servizi mandati in onda dai corrispondenti di PressTv, (di cui fornirò tra poco i link ad articoli e video). Alcuni giorni fa un giornalista dal Cairo faceva notare, che la delegazione israeliana che si trovava in Egitto, capeggiata dal vice-ministro israeliano degli esteri, sta facendo pressioni sul governo egiziano affinché venga di nuovo chiuso il Passaggio di Rafah, e cioè la frontiera tra Gaza ed Egitto. Infatti negli ultimi giorni le autorità egiziane hanno imposto gravi restrizioni per il passaggio di persone da Gaza in Egitto e viceversa. Ma la delegazione israeliana ha anche minacciato il governo egiziano, dichiarando che se fosse stato permesso a convogli stranieri - come la Freedom Flotilla - di attraversare il Passaggio di Rafah, Israele avrebbe interrotto il transito di merci di qualunque tipo da Israele in Gaza. In altre parole, non arriverebbero in Gaza neanche le forniture di alimentari, carburante, e altre merci indispensabili alla sopravvivenza.

Sappiamo inoltre, che il governo egiziano è stato costretto, a causa delle forti pressioni da parte di USA e Israele, a ripristinare la fornitura di gas e petrolio ad Israele, interrotta qualche tempo dopo l’inizio della rivolta egiziana.

Non è chiaro, tuttavia, se gas e petrolio saranno forniti DI NUOVO ad un prezzo equivalente ad 1 TERZO del prezzo di mercato - il prezzo che paghiamo noi tutti, nelle altre nazioni del mondo - come succedeva durante il regime Mubarak. Infatti il ministro dell’energia egiziano, responsabile per tali forniture agevolate che durano comunque da decenni, è attualmente in carcere con l’accusa di tradimento e sarà processato prossimamente.

Il governo egiziano si trova quindi ora “tra l'incudine e il martello” come commentava recentemente un cittadino egiziano che parlava in diretta con George Galloway durante una trasmissione di PressTv.

Da una parte il governo è pressato da USA e Israele per mantenere lo status quo dei rapporti con Israele - tra cui la chiusura della frontiera con Gaza, le forniture agevolate di gas e petrolio, e il divieto di transito dei convogli stranieri in Gaza. Dall’altra parte premono invece i cittadini egiziani, che anche questo venerdì hanno manifestato in massa, chiedendo l’annullamento del Trattato di Pace con Israele, l’apertura del Passaggio di Rafah 24 H su 24, senza restrizioni, e il permesso del transito di merci dall’Egitto in Gaza. Le scene che abbiamo visto in Cairo erano le stesse delle manifestazioni degli ultimi tempi: folle infuriate davanti all’ambasciata israeliana in Cairo, bandiere israeliane bruciate, forze dell’ordine che disperdevano i manifestanti.

Adesso sono sempre in attesa di vedere cosa succederà oggi in Gaza. Il corrispondente diceva che avrebbe comunicato gli aggiornamenti appena ci fossero state novità. Mi chiedo come sia stato possibile mantenere il silenzio stampa su questo convoglio che sembra sia partito appunto da Venezia. Immagino che PressTv fosse al corrente, ma si sia attenuta alle istruzioni in merito, per non compromettere la spedizione.

Intanto mi sembra importante aggiungere un commento in merito alla popolazione che abita in Gaza e negli altri territori ancora riservati alla popolazione Palestinese, che tuttavia si restringono giorno dopo giorno, senza sosta, rubati ai palestinesi dalle autorità israeliane che confiscano terreni ogni giorno per destinarli ad altri insediamenti illegali, privando i Palestinesi dello spazio vitale e strozzando la loro possibilità di sopravvivenza.

Trovo oltraggioso che l’eroica popolazione palestinese sia costretta a vivere di aiuti dall’estero. Questo popolo ha la dignità di rimanere nella propria Terra nonostante sia soggetta a condizioni da Ghetto di stampo nazista. Lungi dal cercare la fuga in terre straniere, resistono alla barbarie imposta dal loro aguzzino, la più grave della quale è di rendere la popolazione palestinese dipendente per la propria sopravvivenza dal “permesso” di transito di merci attraverso frontiere con il “padrone” che si è appropriato illegalmente delle terre e risorse dei legittimi proprietari della terra palestinese.

Era proprio di questo aspetto che parlava Ken O’Keefe qualche giorno fa negli studi di PressTv a Londra, dove Ken (che tutti ricordiamo come uno degli attivisti sulla Mavi Marmara, e successivamente volontario in Gaza insieme a Vittorio Arrigoni) - dove Ken O’Keefe si trova attualmente per coordinare la possibilità di rapporti commerciali tra gli artigiani di Gaza e le aziende britanniche.

Nell’intervista rilasciata da Ken a una delle conduttrici del programma Remember Palestine, Ken dichiarava quanto segue: http://www.presstv.ir/detail/185285.html.

«È straordinario osservare quanto siano dignitosi e operosi i nostri fratelli palestinesi. Il problema è che a loro è preclusa la possibilità sia di IMPORTARE che di ESPORTARE. ...»

(Mentre a Milano, invece, Israele mette in bella mostra le “conquiste” tecnologiche ottenute servendosi di risorse rubate ai Palestinesi.)

Continua Ken O’Keefe:

«Ai Palestinesi non è consentito l’accesso alle risorse, e quindi sono relegati ad uno stato di dipendenza dalla carità altrui. Sono costretti ad un modo di vivere davvero indegno e privo di dignità, imposto dagli israeliani che avevano appunto giurato di “mettere la popolazione di Gaza a regime di fame” (L’Israele Che Ti Aspetti!).

Continua Ken: «In Gaza vedo medici e laureati in legge, Palestinesi, costretti a raccogliere rifiuti per sfamare la famiglia, perché è l’unico “lavoro” che sono riusciti a trovare. Questo stato di cose danneggia l’intero tessuto sociale palestinese, e i responsabili non sono solo gli israeliani, ma la comunità politica internazionale.

«Hanno istituzionalizzato l’assistenza come mezzo di sussistenza di un popolo, lavandosene le mani, e questa pratica indegna deve finire» - aggiungeva Ken O’ Keefe.

Chiede la conduttrice di PressTv:

«Tu eri lì, Ken, quando sono stati riaperti i cancelli di Rafah. In che misura questo ha migliorato la situazione di Gaza?»

«In realtà ormai le restrizioni sono tali, che l’intera faccenda serve più da propaganda per il governo egiziano, che come reale mezzo per alleviare l’assedio. Il nuovo ministro degli esteri egiziano, Nabil Al-Arabi, aveva fatto grandi promesse, ma poi gli è stata anche riservata la nuova carica di segretario della Lega Araba, e questo non aiuta (è una forma di corruzione, aggiungo io, per i fini che sappiamo).

«Gli egiziani si sono liberati di un dittatore ma non della dittatura - non ancora. Il governo riceve miliardi per agire negli interessi degli USA, per mantenere le condizioni di assedio di Gaza, e per salvaguardare l’egemonia di Israele nella regione.

«Solo noi, cittadini comuni del mondo, possiamo cambiare le cose.»

Chiede la conduttrice di PressTv:

«Ma recentemente l’ONU parlava dell’implementazione di una “rotta per la fornitura di aiuti” - cosa ne è stato?»

Risponde Ken:

«Con tutto il rispetto per la “brava gente” dell’Onu, in tutta franchezza è proprio l’Onu il problema maggiore, l’ostacolo più grande. È proprio il piano di spartizione imposto dall’Onu che ha sancito il furto di oltre metà delle terre Palestinesi, letteralmente regalando le terre a gente che non aveva alcun legame con quella Terra. E sinceramente, l’idea di mantenere la popolazione in uno stato costante di dipendenza dagli aiuti umanitari ... meglio non commentare.

«In pratica questa decisione ha messo Israele in condizione di avere il controllo sullo spazio aereo, sulle terre, sulle acque nazionali e internazionali. Non è l’aiuto umanitario ciò che è necessario. Bisogna aprire le frontiere con l’Egitto. È questo che vuole il popolo egiziano, che è stato per decenni costretto dalla dittatura di Mubarak ad accettare la prigionia dei fratelli Palestinesi. È ora di restituire ai cittadini egiziani il loro orgoglio, aprire la frontiera e permettere il libero commercio di imort/export. Bisogna mettere fine agli “aiuti”. È una cosa sbagliata che deve finire».

Chiede la giornalista di PressTv, Amina Taylor: «quali sono le necessità primarie che richiederebbero attenzione immediata per gli abitanti di Gaza? E cosa si può fare per rimettere in moto l’economia, per creare lavoro e fare circolare il denaro?»

Risponde Ken O’ Keefe:

«Non c’è dubbio che prima di tutto serva il materiale da costruzione (attualmente bandito in Gaza, nonostante la distruzione causata dai bombardamenti a tappeto da parte delle forze armate israeliane due anni fa, che annientarono o danneggiarono gravemente 22.000 edifici, mai ricostruiti, mai riparati, lasciando decine di migliaia di persone senza casa). Non furono distrutte solo abitazioni, ma furono colpite di proposito anche fabbriche e altri edifici commerciali per distruggere l’economia di Gaza.

«Servono le materie prime, come il materiale tessile. Sarebbe molto utile ad esempio potere importare il cotone egiziano per sviluppare le industrie finalizzate all’esportazione. Pensate cosa succederebbe se fosse permesso ai cittadini di Gaza di produrre ed esportare le tradizionali sciarpe Palestinesi – le kefiah. Ci sarebbe un mercato enorme per questo articolo – soprattutto se viene pubblicizzato e fornito con etichette ‘Made in Gaza’. Ma da anni non è concesso l’ingresso di materie prime e di attrezzature per la lavorazione di materiali, oltre ad esservi il divieto di esportazione – [mentre “l’Israele Che Ti Aspetti” ha il privilegio di mettere in bella mostra sul suolo italiano il frutto criminale di un lavoro ottenuto ai danni del popolo Palestinese – e il fatto che il ‘lavoro’, l’attività lavorativa dell’uomo, possa anche rivestire connotati di criminalità e perdere il suo concetto di ‘sacralità’ è un aspetto che invita ad una riflessione più ampia, all’analisi dei filosofi, alla stesura di interi volumi … ].»

Continua Ken O’ Keefe: «Ma l’artigianato è solo uno degli aspetti necessari per lo sviluppo economico. Penso alla possibilità per i Palestinesi di produrre pannelli solari, per generare energia senza la necessità di centrali elettriche che vengono costantemente e di proposito colpite dagli israeliani (e ancora più di frequente rimangono senza carburante, a causa dell’arbitrarietà con cui Israele ‘permette’ la fornitura di questa materia essenziale). Questa storia degli aiuti umanitari deve cessare: bisogna permettere ai Palestinesi di riprendersi in mano la propria vita e di provvedere alla propria sussistenza in modo autonomo e dignitoso, visto che ne sono ben capaci e che non chiedono altro».

Alla domanda su quali siano i suoi progetti futuri, oltre ad assistere Gaza con iniziative di artigianato, Ken risponde: «Presto partirà la Freedom Flotilla 2 a cui non posso prendere parte perché ho organizzato un convoglio via terra con destinazione Gaza che partirà tra due settimane e a cui prenderò parte. E voglio qui ricordare, che noi, la comunità degli uomini, abbiamo il potere di ottenere qualunque risultato, qualunque obiettivo che vogliamo raggiungere. Non sarà né l’Onu, né il ‘Quartet’, né l’Unione Europea a fornire risultati. Lo farà la gente comune, quella che arriverà con i convogli, con la flotilla, e niente e nessuno li fermerà, neanche se Israele ucciderà altri 9 di noi, o 90 o centinaia. Noi torneremo, ancora ed ancora, e non abbandoneremo il popolo palestinese. Le cose stanno cambiando, il progetto sionista finirà e i diritti della gente verranno di nuovo rappresentati e rispettati. Grazie a Dio ci siamo resi conto finalmente di quanto succede, ci siamo svegliati, anche se con grave ritardo. Ma meglio tardi che mai. E giustizia sarà fatta».

Vorrei aggiungere, che durante la trasmissione che comprendeva l’intervista a Ken O’ Keefe, PressTv ha mandato in onda un breve servizio in cui un funzionario delle Nazioni Unite, Martin Nesirky, portavoce del Segretario Generale dell’Onu, relazionava in merito alla «grave crisi umanitaria» di Gaza e faceva notare «la necessità di implementare rotte di rifornimenti ufficiali per Gaza», in modo da «evitare incidenti spiacevoli come quelli dell’anno scorso», riferendosi al massacro della Mavi Marmara, la nave umanitaria partita alla volta di Gaza con altre sei navi minori, e assaltata in mare aperto dai commandos israeliani. E’ davvero triste notare, che le istituzioni preposte a difendere i diritti dei popoli, tra i quali quello primario della libertà di perseguire il diritto al benessere - o anche della LIBERTA’ tout-court, sembrano non avere alcuna idea di quello che è l’obiettivo principale delle spedizioni via terra o via mare per Gaza. Davvero pensano, i funzionari dell’Onu, che è la fornitura di aiuti umanitari ciò che vogliono le popolazioni Palestinesi e gli attivisti che rischiano la vita per arrivare in Gaza? Mio dio, che pietosa insensibile ignoranza e assoluta mancanza di empatia. Un vero schiaffo alla dignità di un popolo oppresso con la complicità delle Nazioni Unite!»

Intanto, ecco che arrivano in Gaza gli altri volontari che il corrispondente di PressTv Gaza stava attendendo alla frontiera di Rafah. Pubblicheremo subito, in post separato, tutte le immagini e le informazioni relative alla spedizione e vi forniremo il link appena il post sarà pubblicato nella nostra serie ‘Verso Gaza’.

Dice Yousef Al-Helou: «Ecco dietro di me l’arrivo di alcuni degli attivisti internazionali in Gaza. I loro compagni di viaggio passeranno più tardi per accompagnare le forniture che devono essere trasportate in Gaza. Tra il materiale in arrivo ci sono: ambulanze, sedie a rotelle, attrezzature chirurgiche, farmaci salva-vita e farmaci generali di ogni tipo, forniture mediche generali. Come vedete, gli attivisti sono stati accolti da una delegazione delle autorità locali di Hamas. C’è anche la banda militare ad accoglierli. I volontari, tra cui anche medici, dichiarano di rimanere in Gaza per almeno una settimana, per assistere le autorità mediche con la sistemazione del materiale fornito. Qualora gli altri volontari arrivassero con le forniture entro oggi, chiederò di nuovo il collegamento».

Rimaniamo dunque in attesa, sempre collegati con PressTv. Intanto, mentre scrivevo, è intervenuto in diretta su PressTv Stephen Lendman, autore americano, blogger e conduttore radiofonico, che usa ogni mezzo a disposizione per informare l’America sui crimini di Israele e Washington. La giornalista negli studi di pressTv aveva chiesto il collegamento con Stephen Lendman per commentare in diretta la situazione attuale, molto confusa, in Siria, e le interferenze di Washington e Israele per provocare disordini e violenze alle frontiere tra Siria e gli Stati confinanti: Iraq, Turchia, Giordania, Libano.

Nella sua risposta, Stephen Lendman diceva tra l’altro: «Israele e Washington hanno in progetto di attaccare presto la Siria, il Libano e Gaza. Non si fermeranno di fronte a niente».

Appena verrà pubblicata da pressTv il testo dell’intervista, fornito il link e magari una traduzione più specifica.

Attendiamo dunque aggiornamenti in merito ai convogli in arrivo. E mentre Israele fa sfoggio a Milano di ciò che produce (omettendo di mostrare ciò che distrugge, e le armi letali, comprese quelle dichiarate illegali come il fosforo bianco, che usa per sopprimere il popolo al quale RUBA le risorse di cui si serve per produrre le “meraviglie” che mette in mostra a Milano, noi continuiamo con l’intervista importante a Ken O’Keefe.

24.
I primi commenti e le prime analisi della manifestazione del 18 giugno.

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Raccolgo in questo paragrafo tutti i link che mi giungono e che rintraccio riguardanti la manifestazione del 18 giugno in Milano. Naturalmente, escludo gli articoli di giornale, i cui intenti sono denigratori, come quelli del “Giornale”, o privi di interesse. Sono invece importanti le relazioni sulla manifestazione che provengono dai militanti e dalle associazioni che hanno partecipato ed organizzato la manifestazione. Questa è sempre un momento di lotta politica e richiede proprio per questo accurate analisi sul “successo”, “insuccesso”, sulle prospettive future, sui fallimenti. Esiste anche il vecchio vizi del “trionfalismo”, ma siamo ormai tutti cresciuti e vaccinati abbastanza per poter guardare le cose in faccia. Sulla scorta di quanto è avvenuto in Londra, in un evento organizzato da Gilad Atzmon, io credo che sia urgente anche in Italia un dibattito interno approfondito per scovare anche da noi quello che con apparente contraddizione di termini è stato chiamato l’«antisionismo sionista», per descrivere in fondo tanti sedicenti “amici” dei palestinesi e della causa palestinese, che però si guardano bene dall’andare oltre un certo punto, una certa linea di demarcazione. Non solo, ma impediscono che altri lo possano fare. A mio avviso, è questa una causa se non “la” causa della debolezza interna del movimento. In Milano saranno stati 1.000, 2.000 o 5.000, poco cambia. Dovevano essere uno, due, cinque milioni. Ed è questo l’ordine di grandezza con cui ragionare, l’obiettivo da raggiungere.

Do qui di seguito l’elenco, in ordine casuale, dei links, di cui vengo via via a conoscenza:
  1. Milano. Sfila nelle strade la solidarietà con la Palestina. Israele isolato. - L’articolo è pubblicato su “Contropiano.org Giornale comunista online” ed è firmato dalla sua “Redazione”.
  2. La destabilizzazione della Siria e la guerra del grande Medio Oriente. – È la pagina FB di un’associazione che ha partecipato alla manifestazione del 18 giugno in Milano e che ha criticato la presenza nella manifestazione di alcuni cartelli che contenevano rinvii alla situazione in Siria.
  3. Cronaca di un’occupazione e della resistenza. – Si tratta di un bilancio della manifestazione a firma Matteo Berta, referente PBC Lombardia, scritto il 21 giugno 2011.
Di ogni articolo mi riservo una valutazione critica a parte. Di ognuno di essi pongo prima in evidenza la titolazione e se del caso ne faccio piccoli estratti, per comodità di lettura e per porre in evidenza determinati aspetti.

25.
La strategia sionista della tensione.

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Nel tenere uno scrupolosa e attenta rassegna dell’evento mediatico della Kermesse ho potuto accorgermi di una costante che terrò in evidenza con questo apposito paragrafo. Si legge che per la Kermesse sarebbero stati “investiti” due milioni e mezzo di euro. Ma per fare cosa? Per allestire gli antiestetici baracconi che ancora deturpano piazza del Duomo? Mi sembrano un poco troppi. Penso che la maggior parte di questi denari dichiarati sia stata impiegata per oleare gli ingranaggi. E tra questi credo che vi sia anche la stampa, almeno una certa stampa, di cui ho già dato sopra alcuni esempi. L’immagine che hanno dato di noi che volevamo semplicemente dire “no” al piatto che ci veniva servito, era di facinorosi violenti, che avrebbero messo “a ferro e fuoco” la città “in odio” a quel faro di civiltà ed umanità che è lo “Stato ebraico di Israele”, sorto dalla Promessa Balfour ed edificato sulla pulizia etnica del 1948, avvezzo al “tiro al tacchino”, dove “tacchino” sono però quei profughi o figli di profughi che dal 1948 aspettano di poter rientrare nelle loro case che sono state demolite, ma di cui conservano ancora le chiavi e gli atti di proprietà.

Non vi è stata nessuna violenza. Il movimento di protesta ha capito la “trappola” e non ci cascato dentro. È tuttavia utile ed istruttivo tenere nota della malafede e della profonda disonestà intellettuale di chi ha presentato e continua a presentare in questa luce il movimento di contestazione ad un vergognoso tentativo di produrre un’immagine rassicurante dello Stato di Israele. Vi è stata certamente una classe politica complice ed asservita, le cui parole ed i cui nomi faremo bene a tenere in mente, per non essere nuovamente ingannati, quando fiutato il vento, penseranno di dire altre parole e di riciclarsi su altri scenari. Per adesso hanno potuto basarsi sul sonno del popolo italiano, che poco si cura della sua politica estera.

26.
Corteo nazionale contro l’occupazione di Israele a Milano: video.

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Di seguito un primo video YouTube caricato il 20 giugno 2011, che riprende momenti della manifestazione del 18 giugno 2011. Si ricordano gli 11.000 palestinesi incarcerati e si annuncia che fra pochi giorni partirà la Freedom Flotilla II. Si rivela che sono presenti fra i manifestanti anche agenti del Mossad, chiaramente in servizio non dichiarato. Un secondo video offre immagini del “Presidio contro la kermesse israeliana” dell’11 giugno 2011. Le immagini e la ripresa in entrambi i casi non sono di grande qualità. Il secondo video You Tube è dell’11 giugno, stato è stato caricato il 13 giugno, giorno di inizio della Kermesse (13-23 giugno). I cartelli riportano spesso il numero dei 322 bambini uccisi durante piombo fuso ed un altoparlante scandisce i loro nomi. La presenza appare consistente. Si respinge ogni accusa di terrorismo e si ribadisce il carattere pacifico e non violento della manifestazione. Si rimprovera alla Kermesse di essere una manifestazione di mera propaganda, per nascondere la realtà dell’occupazione israeliana della Palestina. Un terzo video, caricato da Daniela Rosa Carriero su Facebook, di migliore qualità e maggiore durata, ritrae altri momenti della manifestazione del 18 giugno per le vie di Milano. In questo ultimo video si vedono, in effetti, anche bandiere della Siria e dei ribelli libici, come era stato stigmatizzato da “Armata Rossa”, denunciando una certa ambiguità ed immaturità della manifestazione. Ma forse può darsi che a portarle queste bandiere fossero gli agenti del Mossad, di cui si è dichiarata la presenza fra i manifestanti. I conti tornerebbero... Un quarto video è di migliore qualità, maggiore durata e contiene i discorsi conclusivi della manifestazione. E qualche momento di tensione.



È da ricordare che la durata della Kermesse si estende su 10 giornate, dal 13 al 23 giugno 2011, e quindi è da immaginare il controcanto della sua contestazione, anche se questa non dispone certo di un budget dichiarato di due milioni e mezzo di euro.

27.
Presidio romano contro l’informazione della RAI

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Ad incominciare dalla informazione di servizio con un Pagliara che fa da spalla a Netanyahu che può mandare in onda la sua propaganda destinata a cittadini italiani ignari di che lacrime e di che sangue grondi lo Stato di Israele, la cui economia non produce proprio nulla, ma riceve tutte le sue entrate dall’America e dall’Europa, un flusso continuo di ricchezze che impoveriscono i donatori ed arricchiscono il ricevente, che viene in Italia a sbandierarci la sua economia di guerra, senza dirci se le sue atomiche sono puntate anche sulla nostra testa. Per questo genere di propaganda a mezzo RAI è stato indetto un presidio di protesta di cui pubblichiamo qui la locandina:
PER INGRANDIRE L’IMMAGINE CLICCARE SOPRA

Andandoci, ne farò qui di seguito una cronaca, con foto originali, se vi sarà luce sufficiente. Sono purtroppo giunto quando il presidio era già terminata. Una poliziotta, alla quale ho chiesto informazioni, mi ha risposto che la manifestazione era già terminata, che era andata bene e che si era concluso in perfetto ordine. Spero che siano stati fatti dei video.

28.
La scienza e tecnologia israeliana: armi chimiche e biologiche.

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Capita molto a proposito questo articolo di Saleh El Naami che esce in traduzione italiana su “Come don Chisciotte” con titolo: Cosa sta succedendo nell’Istituto per le ricerche biologiche israeliano? È da chiedersi o da chiedere a Formigoni ed a tutti gli altri “amici” della Kermesse di piazza del Duomo se hanno parlato di questa tecnologia (che loro hanno e noi no, secondo quanto si dice nel video Pagliara-Netanyahu) durante i loro incontri a porte aperte, chiuse o socchiuse. Quanto poi ai prodigi dell’economia israeliana, tali da farci vergognare per la nostra arretratezza, è sufficiente ricordare che da quando Israele esiste non fa che ricevere trasferimenti a fondo perduto in virtù della sua principale industria: «L’Industria dell”Olocausto», denunciata dall’ebreo Norman Finkelstein, e per questo punito dalla potente Lobby. Si ricordi ancora l’impunita menzogna dei falsi armamenti di Saddam: Israele quei generi di armamenti li possiede per davvero, come pure possiede l’atomica, di cui nessuno parla, mantenendo un curioso segreto di Pulcinella. A rivelare l’esistenza di questa atomica fu il tecnico israeliano Mordecai Vanunu, che fu rapito proprio in Roma dal Mossad, con autentico e sommo disprezzo della nostra sovranità nazionale e della città di Roma in particolare, quella stessa città di cui divenuto sindaco un certo Alemanno, si trova ad avere suo cittadino onorario non Mordecai Vanunu, ma il caporale Shalit, che sorvegliava i confini del carcere di Gaza, prima di essere catturato dai carcerati al di là delle sbarre e rendere il carceriere pure carcerato insieme con essi. Quali siano i titolo del soldatino Shalit per avere avuto la cittadinanza onoraria romano non lo si riesce proprio ad arguire, ma devono essere di un’evidenza tale da indurre il sindaco Alemanno a rivolgersi a tutti i sindaci d’Italia per conferire analoga cittadinanza onoraria. E magari, scaduto Napolitano, anche la presidenza onoraria della Repubblica italiana. Succedono cose incredibili in questa Italia, presa in ostaggio dai suoi politici, che rispondono ormai sempre più sfacciatamente non al popolo e ai cittadini che non rappresentano, ma alle Lobby che li manovrano ed a cui rispondono. Ma tornando alle mirabilie della scienza e della tecnologia israeliana, a cui collaborano le università israeliane, contro le quali è in atto in tutto il mondo una giustificata campagna di boicottaggio, essendo le università israeliane implicate nell’economia di guerra, apprendiamo dall’articolo su CDC qualcosa che ci dà un’idea del “segreti più pericolosi di Israele”, evidentemente inconciliabili con l’idea di “Verità”, che è stata pure presa in ostaggio, durante una manifestazione romana della Lobby nel Tempio di Adriano. Nell’Israeli Institute for Biological Research (IIBR) Israele «sviluppa le proprie armi biologiche e chimiche e si prepara all’eventualità di un conflitto biologico o chimico», che non ha nessun interesse a scongiurare. Da quando è nata Israele, anzi da quando è stata concepita l’idea del sionismo, il conflitto e la guerra, nella teoria e nella prassi, sono sempre stati i suoi elementi strutturali. Sarebbe una vera e propria emergenza planetaria non il disarmo dell’Iran, che non ha nessuna atomica e non ha mai mosso guerra a nessuno negli ultimi 100 anni almeno, ma di Israele, la cui follia cresce in modo esponenziale di anno in anno. Si raccomanda la lettura integrale dell’articolo di Naami, chiudendo con un’osservazione sulla morte del nostro Vittorio: ma davvero credono che possiamo bere la favola salafita? Come anche l’articolo rivela, dando 30 anni dopo la vera causa della morte di un omicidio mirato, noi non possiamo aver dubbi sulla causa tutta politico-militare della assassinio di Vittorio Arrigoni, che certamente sarebbe stato uno degli animatori della FF2, contro cui Israele sta usando tutte le sue armi senza scrupoli di sorta.
(continua)

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