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La Rete è composta di miliardi e miliardi di pagine. La fortuna inarrestabile di Google nasce dalla sua capacità di trovare contenuti che esso stesso non produce ed al tempo stesso chi produce un contenuto ha tutto l’interesse a che esso possa essere trovato dal suo naturale destinatario. Ciò premesso, ho finalmente trovato un modo per raccogliere e ordinare insieme i contenuti di quegli autori che apprezzo particolarmente ed i cui scritti sul web vorrei avere tutti insieme in una sola pagina e facilmente accessibili. Esistono probabilmente questioni di copyright e di autorizzazioni, se ripubblicassi tali e quali le pagine e non sempre saprei a chi chiedere. Ed inoltre, da un punto di vista editoriale, la cosa non avrebbe molto senso, all’interno di questo blog, che ha e deve avere pur sempre un’impronta personale. Supero il problema raccogliendo i links delle pagine italiane dove gli scritti si trovano. Accanto al link vi saranno solo poche righe di presentazione e di sintesi del contenuto stesso, rimandando al link per la lettura integrale del testo. Un sistema di collegamento fra le varie pagine terrà uniti gli autori di riferimento, che verranno così raccolti in un’antologia dove il criterio di scelta è l’interesse personale del curatore. Migliore inizio non poteva esservi di una pagina dedicata a Gilad Atzmon, un autore assai stimato in Italia e di cui nella rete circolano non pochi suoi articoli in traduzione italiana.
Sommario: 1. Il voltafaccia di Goldstone. – 2. Il filosofo francese. – 3. John Galliano deve essere un sionista. – 4. Eine kleine Nacht Murder. Come i leader israeliani uccidono in cambio di voti. – 5. La Sinistra e l’Islam. – 6. Una discussione con Gilad Atzmon. – 7. Economia israeliana per principianti. – 8. Liberare il popolo americano. – 9. Flotilla, Flytilla e le prospettive della società civile. – 10. Il massacro in Norvegia è una reazione per il boicottaggio di Israele? – 11. La protesta dei “vorrei essere un proprietario”. – 12. Le rivolte di Londra e il loro contesto. – 13. Essere nel tempo. –
1. Il voltafaccia di Goldstone. – I fogli e gli agit-prop sionisti del web italiano in queste ultime settimane sono elettrizzati da una presunta “ritrattazione” di Richard Goldstone riguardo al rapporto che porta il suo nome: i motivi che avrebbe fatto ricredere Goldstone sono in realtà risibili e fanno sospettare il peggio. Il rapporto Goldstone, frutto di una commissione di lavoro di cinque membri e non del solo Goldstone, era destinato alla commissione sui diritti dell’uomo, che si è riunita pronunciando l’ennesima condanna di Israele, rimasta senza conseguenze come le precedenti. Non si può non pensare in questi giorni alle sorti della Libia di Geddafi ed alla più sfacciata impunità di Israele, da quando l’ONU è stato creato per sostituire la Società delle Nazione, che era stata il paravento dietro il quale si nascondevano i vincitori della prima guerra mondiale. Non è stato gran che diverso con l’ONU, eccetto che con il rapido progredire della colonizzazione sono comparsi molti nuovi stati, formalmente sovrani. Nell’Assemblea si sono così potute sentire voci che non coincidevano con quelle delle maggiori potenze, autoqualificatesi come la «Comunità internazionale». Di Goldstone mi ero già insospettito, quando lessi che egli stesso si diceva “ebreo” e “sionista”. Mi ero convinto che il rapporto conteneva molto di meno di ciò che era successo e che i crimini denunciati erano soltanto quelli che neppure un “ebreo sionista” come Goldstone avrebbe potuto negare. La presunta “ritrattazione” – ma non pare che Goldstone voglia chiedere il “ritiro” del suo rapporto, considerandolo sostanzialmente valido – solleva più dubbi ed interrogativi di quelli che i suddetti agit-prop pensano risolti. Ma che? Forse che non è successo assolutamente nulla durante quegli interminabili giorni in cui vedevano gente morire sotto bombardamenti per i quali i franco-britannici non si sono affatto curati di chiedre una “no fly zone”? Nell’articolo di Atzmon, pubblicato da “Come don Chisciotte”, si può leggere una canzonatura del pavido Goldstone. Nessuno meglio di Gilad Atzmon avrebbe potuto scriverla. Non solo per l’acutezza di giudizio che sempre lo distingue, ma anche e soprattutto per il fatto di essere lui stesso un ebreo e un israeliano. È in pratica precluso a un non-ebreo di poter criticare un ebreo senza doversi sentir rovesciare la rituale accusa di antisemitismo e venir fatti oggetto di ogni sorta di attacchi, spesso ignobili e fraudolenti.
2. Il filosofo francese. – Un filosofo dovrebbe essere, secondo il modello platonico, non solo una persona che ha “amore per la sapienza” ma volto anche al Bene. Questa definizione è abbastanza semplice e poco si adatta alla nozione gramsciana di “intellettuale organico” che forse più si adatta alla nozione odierna di “filosofo”. Non abbiamo nessuna intenzione di addentrarci in una difficile questione, ma di certo per noi il nome dello stato di Israele è inconciliabile con ogni idea di Bene. Svilupperemo in altra occasione la nozione di «Stato criminale» che un altro filosofo, di nome Karl Jaspers, coniandola, aveva pensato di destinarla allo «Stato nazista», quando già negli anni in cui Jaspers scriveva, verso il 1957, avrebbe meglio potuto applicarla allo «stato sionista» di Israele, il cui “crimine” di nascita lo si può rilevare già nel 1882, all’epoca dei primi sionisti che mettevano piede in Palestina e che già allora pensavano alla “pulizia etnica”, magistralmente documentata da un altro ebreo israeliano, Ilan Pappe, nel suo libro sulla “Pulizia etnica della Palestina”, ed al quale dedicheremo un’apposita pagina. Andando al link del titolo, entriamo in una pagina di CDC, dove Atzmon traccia un profilo del “filosofo» Bernard-Henry Levy.
Sommario: 1. Il voltafaccia di Goldstone. – 2. Il filosofo francese. – 3. John Galliano deve essere un sionista. – 4. Eine kleine Nacht Murder. Come i leader israeliani uccidono in cambio di voti. – 5. La Sinistra e l’Islam. – 6. Una discussione con Gilad Atzmon. – 7. Economia israeliana per principianti. – 8. Liberare il popolo americano. – 9. Flotilla, Flytilla e le prospettive della società civile. – 10. Il massacro in Norvegia è una reazione per il boicottaggio di Israele? – 11. La protesta dei “vorrei essere un proprietario”. – 12. Le rivolte di Londra e il loro contesto. – 13. Essere nel tempo. –
1. Il voltafaccia di Goldstone. – I fogli e gli agit-prop sionisti del web italiano in queste ultime settimane sono elettrizzati da una presunta “ritrattazione” di Richard Goldstone riguardo al rapporto che porta il suo nome: i motivi che avrebbe fatto ricredere Goldstone sono in realtà risibili e fanno sospettare il peggio. Il rapporto Goldstone, frutto di una commissione di lavoro di cinque membri e non del solo Goldstone, era destinato alla commissione sui diritti dell’uomo, che si è riunita pronunciando l’ennesima condanna di Israele, rimasta senza conseguenze come le precedenti. Non si può non pensare in questi giorni alle sorti della Libia di Geddafi ed alla più sfacciata impunità di Israele, da quando l’ONU è stato creato per sostituire la Società delle Nazione, che era stata il paravento dietro il quale si nascondevano i vincitori della prima guerra mondiale. Non è stato gran che diverso con l’ONU, eccetto che con il rapido progredire della colonizzazione sono comparsi molti nuovi stati, formalmente sovrani. Nell’Assemblea si sono così potute sentire voci che non coincidevano con quelle delle maggiori potenze, autoqualificatesi come la «Comunità internazionale». Di Goldstone mi ero già insospettito, quando lessi che egli stesso si diceva “ebreo” e “sionista”. Mi ero convinto che il rapporto conteneva molto di meno di ciò che era successo e che i crimini denunciati erano soltanto quelli che neppure un “ebreo sionista” come Goldstone avrebbe potuto negare. La presunta “ritrattazione” – ma non pare che Goldstone voglia chiedere il “ritiro” del suo rapporto, considerandolo sostanzialmente valido – solleva più dubbi ed interrogativi di quelli che i suddetti agit-prop pensano risolti. Ma che? Forse che non è successo assolutamente nulla durante quegli interminabili giorni in cui vedevano gente morire sotto bombardamenti per i quali i franco-britannici non si sono affatto curati di chiedre una “no fly zone”? Nell’articolo di Atzmon, pubblicato da “Come don Chisciotte”, si può leggere una canzonatura del pavido Goldstone. Nessuno meglio di Gilad Atzmon avrebbe potuto scriverla. Non solo per l’acutezza di giudizio che sempre lo distingue, ma anche e soprattutto per il fatto di essere lui stesso un ebreo e un israeliano. È in pratica precluso a un non-ebreo di poter criticare un ebreo senza doversi sentir rovesciare la rituale accusa di antisemitismo e venir fatti oggetto di ogni sorta di attacchi, spesso ignobili e fraudolenti.
2. Il filosofo francese. – Un filosofo dovrebbe essere, secondo il modello platonico, non solo una persona che ha “amore per la sapienza” ma volto anche al Bene. Questa definizione è abbastanza semplice e poco si adatta alla nozione gramsciana di “intellettuale organico” che forse più si adatta alla nozione odierna di “filosofo”. Non abbiamo nessuna intenzione di addentrarci in una difficile questione, ma di certo per noi il nome dello stato di Israele è inconciliabile con ogni idea di Bene. Svilupperemo in altra occasione la nozione di «Stato criminale» che un altro filosofo, di nome Karl Jaspers, coniandola, aveva pensato di destinarla allo «Stato nazista», quando già negli anni in cui Jaspers scriveva, verso il 1957, avrebbe meglio potuto applicarla allo «stato sionista» di Israele, il cui “crimine” di nascita lo si può rilevare già nel 1882, all’epoca dei primi sionisti che mettevano piede in Palestina e che già allora pensavano alla “pulizia etnica”, magistralmente documentata da un altro ebreo israeliano, Ilan Pappe, nel suo libro sulla “Pulizia etnica della Palestina”, ed al quale dedicheremo un’apposita pagina. Andando al link del titolo, entriamo in una pagina di CDC, dove Atzmon traccia un profilo del “filosofo» Bernard-Henry Levy.
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3. John Galliano deve essere un sionista. – Se il nome del “filosofo francese” Bernard-Henry Levy mi era già noto fin dagli anni settanta del secolo scorso, mi è invece del tutto ignoto quelle dello stilista Galliano, che viene alla mia attenzione proprio perché se ne occupa Atzmon per dare una definizione del “tipico” sionista: «Nel caso qualcuno non se ne fosse accorto Galliano è in realtà un tipico Sionista. Questo è quello che i Sionisti sono, loro odiano tutti indistintamente tanto quanto amano sé stessi. Loro provano disgusto per i pagani, i Tedeschi, i Russi, i Polacchi, gli Arabi, i Musulmani, i Palestinesi, i Cristiani. Qualunque cosa tu nomini, loro la odiano. Ma allo stesso tempo amano tantissimo sé stessi. Galliano è un ordinario bigotto, questo è probabilmente il motivo per cui i Sionisti lo odiano così tanto. Ricorda loro sé stessi». Atzmon respinge quindi la consueta accusa di “antisemitismo”, questa volta affibbiata allo stilista Galliano. Se lo dice Atzmon, non possiamo che accogliere il suo giudizio in ordine ad un “caso” che ha molto occupato i media internazionali.
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4. Eine kleine Nacht Murder. Come i leader israeliani uccidono in cambio di voti. – L’articolo su CDC è del 29 dicembre 2008, cioè scritto durante l’operazione “Piombo Fuso”, per comprendere la quale Atzmon dice che «bisogna comprendere a fondo l’identità israeliana e il suo odio innato verso chiunque non sia ebreo, l’odio verso gli arabi in particolare». Si rinvia al resto dell’articolo, che contiene anche alcune annotazioni biografiche dello stesso Atzmon, che visse in Israele durante gli anni ’70 e fece parte dell’esercito israeliano. In effetti, a ben considerare, per esempio dalle pagine di alcune testate di propaganda sionista, da noi monitorate in lingua italiana, notiamo spesso come vengano rivolte ad altri, a tutti, all’universo mondo, l’accusa di “odio” verso Israele e dunque verso gli ebrei, essendo data per scontata l’intercambiabilità dei termini. Non ricordo un solo caso di “amore” degli stessi soggetti verso il prossimo. Assurdo poi la categoria dell’«odio», così intensamente sfruttata dalla propaganda israeliana e probabilmente necessaria per produrre un senso di identità ed appartenenza. Il testo dell’articolo di Atzmon fa pensare all’attualità del giudizio di Spinoza sul ruolo dell’«odio» all’interno dell’ebraismo, già nell’epoca in cui il filosofo ebreo-olandese scriveva. Si ricordi che egli fu espulso dalla sua comunità. Da allora possiamo ritenere che all’interno del sionismo la funzione strumentale di questa “malattia” dell’essere, che è appunto l’«odio», si sia enormemente amplificata. Ma non si tratta di “odio” verso gli ebrei, quanto piuttosto – come ci sembra che dica Atzmon – di odio degli “israeliani” «verso chiunque non sia ebreo, l’odio verso gli arabi in particolare». Bisogna però aggiungere anche l’«odio» verso ebrei come lo stesso Atzmon o Ilan Pappe ovvero verso quanti rientrano nella stessa categoria dell’«ebreo che odia se stesso», non riuscendo a concepire costoro altro che l’«odio» in opposizione a quella rivoluzione rappresentata dal Cristo, basata invece tutta sulla dottrina dell’«amore».
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5. La Sinistra e l’Islam. – L’articolo mi fa pensare in parte a “Orientalismo” e la citazione di Marx mi è utile perché è preceduta dalle righe che vengono prima del celeberrimo motto della religione come “oppio dei popoli”. Si umanizza ed entriamo in piena nella teoria di Feuerbach sull’alienazione, ma la religione non è necessariamente “alienazione”. Se, ad esempio, abbiamo mai sperimentato il senso di perdita che ci produce la scomparsa di una persona assai cara, senza la quale non sapremmo vivere o della quale abbiamo costante nostalgia, allora la dimensione religiosa della vita acquista un significato diverso da quello dell’«oppio», ossia dell’alienazione. Del pari noi siamo assai spesso vittime del nostro eurocentrismo e di valori di cui non sappiamo distaccarci criticamente, cadendo su un piano diverso in quella stessa esperienza oppiacea che Marx attribuiva alla religione e che però non è solo della religione. L’articolo di Gilad Atzom al quale si accede, cliccando sul titolo, è del febbraio scorso e contiene riflessioni sulle rivoluzioni in atto in Egitto e nel Nord Africa.
6. Una discussione con Gilad Atzmon. – Si tratta di un’intervista a Gilad Atzmon fatta da Miriam Cotton e riguardante temi vari, fra cui sinistra, islam, lobby israeliana, Chomsky, tema quest’ultima che ci interessa particolarmente e di cui riportiamo estratti:
7. Economia israeliana per principianti. – È frequente l’affermazione secondo cui l’economia israeliana va a gonfie vele mentre il resto del mondo è in crisi. Lo si legge nella stampa hasbarotica, il cui scopo è la costante e crescente promozione nel mondo dell’immagine di Israele, assolutamente necessaria più di ogni altra industria, persino quella della difesa e degli armamenti, per non parlare di altro genere di industria. Gilad Atzmon con l’acume che gli è proprio affronta in questa articolo il tema ricorrente della prosperità israeliana. Ecco un estratto: «Dunque di cosa si tratta? Come mai Israele non è affatto scalfito dal disastro finanziario che ha investito il pianeta? Da dove viene la sua ricchezza? Stando a quanto riporta The Guardian, Israele potrebbe essere ricco perchè: “Dei sette oligarchi che controllavano il 50 % dell’economia russa negli anni 90, sei erano ebrei”. Durante gli ultimi vent’anni, molti oligarchi russi hanno acquisito la cittadinanza israeliana; essi hanno inoltre messo al sicuro il proprio denaro sporco investendolo nel paradiso finanziario del cibo kosher; ultimamente Wikileaks ha rivelato che “fonti nella polizia (israeliana) ritengono che la malavita organizzata russa (Mafia russa), abbia riciclato fino a 10 miliardi di dollari americani tramite le holding israeliane”. L’ economia israeliana è in fortissima espansione perché truffatori del calibro di Bernie Madoff riciclano il proprio denaro tramite di i Sionisti e le istituzioni israeliane da decenni. Israele “non se la passa male” perché è il principale venditore di diamanti insanguinati. Lungi dal coglierci di sorpresa, esso è anche il quarto maggiore venditore di armi del pianeta. Comprensibilmente, diamanti insanguinati e armi si rivelano essere un’accoppiata vincente. Come se non bastasse, Israele è così prospero perchè, di quando in quando, lo si scopre coinvolto nella raccolta e nel traffico di organi. Insomma, per farla breve, Israele sta meglio di altri stati perché gestisce una delle più sporche e immorali economie del mondo. Nonostante l’iniziale promessa sionista di costituire “una civiltà ebraica etica”, Israele è piuttosto riuscito a realizzare una sistematica violazione del diritto internazionale e dei valori universali che non ha precedenti. Esso svolge il ruolo di sicuro paradiso fiscale per denaro proveniente da spregevoli attività criminali condotte su scala internazionale e si serve di uno degli eserciti più forti al mondo per difendere la ricchezza di pochi tra gli ebrei più ricchi al mondo. Sempre di più, Israele assume le fattezze di un’enorme luogo di riciclaggio di denaro sporco da parte di oligarchi, truffatori, trafficanti d’armi e d’organi, criminalità organizzata e commercianti di diamanti insanguinati. Tale politica economica può certamente dar conto del perché questo stato sia completamente indifferente all’uguaglianza sociale all’interno dei propri confini».
8. Liberare il popolo americano. – Si tratta di un commento ad un articolo di Stephen Kinker apparso su Neesweek. Il tema è lo stesso di quello del volume di Mearsheimer e Walt sulla contrapposizione fra veri interessi del popolo americano ed azione nefasta della Israel lobby.
9. Flotilla, Flytilla e le prospettiva della società civile. – È una tempestiva analisi, tradotta in italiano, delle vicende recenti sui tentativi di rompere l’assedio di Gaza. L’articolo contiene alcuni interessanti concetti sulla struttura interna dell’ebraismo, che Atzmon dimostra di conoscere assai bene.
10. Il massacro in Norvegia è una reazione per il boicottaggio di Israele? – Da profondo conoscitore del mondo ebraica e della cancrena sionista quale egli è Gilad Atzmon offre stimolanti riflessioni che nessuno può ignorare, se appena è interessato a capire e sapere in quale contesto è maturato il massacro di Oslo.
11. La protesta dei “vorrei essere un proprietario”. – Occorreva un’analisi delle rivolte israeliane che fosse fatta, per così dire, dall’interno. E giunge quindi assai opportuno questo articolo di Atzmon. Nessuno potrebbe dire meglio di lui, che è stato israeliano, le cose che dice e che sono per noi una base da cui partire per le nostre riflessioni.
12. Le rivolte di Londra e il loro contesto. – Con l’acutezza di giudizio che gli è proprio Atzmon rivolge la sua riflessione agli intimi recessi della società britannica, che ha del marcio al suo interno. Pretende di dettare legge nelle società orientali, ma non si accorge delle profonde ingiustizie su cui si regge un sistema tanto oppressivo quanto ipocrita. Il sistema dei media non ci aiuta per nulla a comprendere la realtà che ci circonda. Anzi la sua funzione è di nascondere e mistificare la realtà.
13. Essere nel tempo. – Mirabile discorso pronunciato in Freiburg in occasione di un seminario insieme con Alan Hart ed altri. Il testo che appare in traduzione italiana su Come don Chisciotte, è per noi di particolare interesse e vorremmo riprodurlo intergralmente con il nostro abituale editing.
6. Una discussione con Gilad Atzmon. – Si tratta di un’intervista a Gilad Atzmon fatta da Miriam Cotton e riguardante temi vari, fra cui sinistra, islam, lobby israeliana, Chomsky, tema quest’ultima che ci interessa particolarmente e di cui riportiamo estratti:
«D. - Israele è essenzialmente una creazione dell’Inghilterra e delle altre potenza europee – ed il petrolio era il loro chiodo fisso già prima di allora.In questa parte dell’intervista diventa chiaro il discrimine della posizione di Atzmon con quella di Chomsky, che sarebbe dunque - a giudizio di Atzmon – un “sionista liberale”.
R. - Questo è un altro mito al quale gente come Chomsky vuole che noi crediamo. Di fatto lo scopo della Dichiarazione Balfour era di spingere l’America in guerra. Era di spingere i banchieri ebreo-tedeschi e russi a consacrare la loro lealtà dalla Germania all’Inghilterra in modo da poter finanziare la nuova guerra americana. Amos Alon espone un capitolo imbarazzante della storia ebraica nel suo monumentale libro “The Pity of It All” [“La Pietà di Tutto Questo”, ndt]. In effetti, per l’Inghilterra è andata bene. Due mesi dopo la Dichiarazione, l’America era in guerra. Non si trattava di petrolio. Era un’altra guerra finanziata dalla lobby politica ebraica.
D. - Lei è d’accordo sul fatto che il resoconto complice dei media di mainstream – il quale, come ha notato anche Chomsky, fa sempre coppia fissa con potenti prospettive economiche – è stato più vigoroso a nome di Israele di quanto avrebbero potuto esserlo i membri dell’AIPAC?
R. - Affatto, in quanto Saban lo dimostra chiaramente: c’è un filo conduttore tra la raccolta di fondi, i gruppi di esperti ed i media. In termini di politica inglese, c’è un ovvio continuum ideologico tra i PFI (Lord macchina del denaro Levy), gli avvocati per la guerra all’interno dei media (Aronovitch, Cohen) ed i gruppi di esperti neo-conservatori inglese (Manifesto di Euston).
D. - Non voglio difendere ciò che USA, UE ed Inghilterra stanno facendo, ma la sua definizione del loro ruolo li rende infantili – è una questione seria sottovalutare quanto potenti, pericolosi e manipolativi essi sono di per sé.
R. - Ad essere onesti, non sono così intelligenti quanto la gente sembri pensare.
D. - Nessuno con un minimo di buon senso pensa che si stiano comportando in modo intelligente, ma che siano capaci di un’avarizia incontrollata sostenuta da un'altrettanta incontrollata violenza.
R. - in realtà la violenza di Israele è lontana dall’essere “incontrollata”. È letale e premeditata. Questa è la vera nozione del potere di deterrenza israeliano. Torniamo alla sua domanda: di fatto si comportano così completamente allo scoperto. David Miliband, che è inoltra quotato come un autore della propaganda israeliana, agiva contro la giurisdizione universale inglese semplicemente per permettere ai criminali di guerra israeliani di visitare l’Inghilterra. Come se lo spiega? Era intelligente da parte sua? Era intelligente da parte di David Aaronovitch e Nick Cohen difendere una guerra illegale mentre scrivevano sul Jewish Chronicle (una pubblicazione sionista)? È stata una mossa intelligente sostenere una guerra che ha causatola morte di 1.5 milioni di iracheni? È intelligente da parte di Haim Saban dire al popolo americano “noi, gli ebrei, influenziamo la vostra vita tramite il finanziamento della politica, dei media e dei gruppi di esperti”? la risposta è no, non è affatto intelligente. È un’arroganza infantile inerente all’identità sciovinista. Il successo delle azioni dei sionisti finora ha avuto a che fare con il fato che operano all’interno di ambienti tolleranti e persone come lei e Chomsky andreste fuori strada per difenderli con un’ideologia nebbiosa. Sfortunatamente, quest’ideologia non regge più. Come potrà ben sapere, Chomsky è completamente discreditato. La sua opinione zoppicante contro Walt e Mearsheimer, che è simile a quella che ha lei, mette un grande punto interrogativo sull’intero progetto di tutta la sua vita. Potrebbe essere un peccato ma la buona notizia è che l’indignazione nei confronti del sionismo, di Israele e le inflessibili lobby ebraiche sta diventando un fenomeno di massa. Va oltre il discorso politico. È uno spirito, è pubblico ed è restauratore. Questa potrebbe essere una buona notizia in quanto l’abbiamo sempre aspettato, l’unica preoccupazione è che nessuno lo controlla più.
D. - In che modo le mie domande hanno implicato una difesa dei sionisti o del sionismo? Dire semplicemente che non sono soli o che non controllano quello che sta succedendo in Medio Oriente per conto non costituisce in nessun modo una difesa né della loro ideologia né delle loro azioni.
R. - Tanto per cominciare non è un dibattito personale ma un dibattito ideologico. Tuttavia, suppongo che non riuscire ad affrontare le lobby ebraiche corrisponde a fornire uno scudo al sionismo. Lei sta parlando degli interessi americani. La cosa davvero unica dell’AIPAC, di David Miliand e dei CFI è il fatto che promuovano allo scoperto gli interessi di un governo straniero. Una lobby musulmana la farebbe franca? L’Iran o il Pakistan la farebbero franca? Chomsky si precipiterebbe in loro aiuto? Me lo chiedo davvero.
D. - Chomsky è stato un sincero critico di Israele – solo di recente il governo israeliano gli ha impedito di mantenere un impegno. Ha fatto alcune affermazioni sconcertanti, ma di nuovo penso che lei ignori la schiacciante evidenza che contraddice ciò che dice su di lui.
R. - Ho molto rispetto per ciò che Chomsky ha fatto nel corso degli anni. Tuttavia, come l’attivista americano Jeff Blankfort ha sottolineato di recente, Chomsky ha respinto il potere della lobby pro-israeliana. Si è opposto al movimento BDS [Boycott, Divestmenr and Sanctions – Boicottaggio, cessione e sanzioni, ndt] e si è sforzato di “dissuadere la gente ad usare il termine ‘apartheid’ per descrivere il controllo israeliano sulla società palestinese”. Chomsky si oppone anche al diritto di tornare dei palestinesi ed alla soluzione dello stato unico. Chomsky è di fatto un sionista liberale quanto un entusiastico kibbutz [forma di associazione volontaria di lavoratori israeliani basata su rigide regole egualitaristiche e sul concetto di proprietà comune, ndt]. Questo basta a spiegare il perché la sua voce è stata spinta al margine all’interno del discorso di solidarietà palestinese. Considerando il suo contributo in altri campi di pensiero, è davvero un peccato».
7. Economia israeliana per principianti. – È frequente l’affermazione secondo cui l’economia israeliana va a gonfie vele mentre il resto del mondo è in crisi. Lo si legge nella stampa hasbarotica, il cui scopo è la costante e crescente promozione nel mondo dell’immagine di Israele, assolutamente necessaria più di ogni altra industria, persino quella della difesa e degli armamenti, per non parlare di altro genere di industria. Gilad Atzmon con l’acume che gli è proprio affronta in questa articolo il tema ricorrente della prosperità israeliana. Ecco un estratto: «Dunque di cosa si tratta? Come mai Israele non è affatto scalfito dal disastro finanziario che ha investito il pianeta? Da dove viene la sua ricchezza? Stando a quanto riporta The Guardian, Israele potrebbe essere ricco perchè: “Dei sette oligarchi che controllavano il 50 % dell’economia russa negli anni 90, sei erano ebrei”. Durante gli ultimi vent’anni, molti oligarchi russi hanno acquisito la cittadinanza israeliana; essi hanno inoltre messo al sicuro il proprio denaro sporco investendolo nel paradiso finanziario del cibo kosher; ultimamente Wikileaks ha rivelato che “fonti nella polizia (israeliana) ritengono che la malavita organizzata russa (Mafia russa), abbia riciclato fino a 10 miliardi di dollari americani tramite le holding israeliane”. L’ economia israeliana è in fortissima espansione perché truffatori del calibro di Bernie Madoff riciclano il proprio denaro tramite di i Sionisti e le istituzioni israeliane da decenni. Israele “non se la passa male” perché è il principale venditore di diamanti insanguinati. Lungi dal coglierci di sorpresa, esso è anche il quarto maggiore venditore di armi del pianeta. Comprensibilmente, diamanti insanguinati e armi si rivelano essere un’accoppiata vincente. Come se non bastasse, Israele è così prospero perchè, di quando in quando, lo si scopre coinvolto nella raccolta e nel traffico di organi. Insomma, per farla breve, Israele sta meglio di altri stati perché gestisce una delle più sporche e immorali economie del mondo. Nonostante l’iniziale promessa sionista di costituire “una civiltà ebraica etica”, Israele è piuttosto riuscito a realizzare una sistematica violazione del diritto internazionale e dei valori universali che non ha precedenti. Esso svolge il ruolo di sicuro paradiso fiscale per denaro proveniente da spregevoli attività criminali condotte su scala internazionale e si serve di uno degli eserciti più forti al mondo per difendere la ricchezza di pochi tra gli ebrei più ricchi al mondo. Sempre di più, Israele assume le fattezze di un’enorme luogo di riciclaggio di denaro sporco da parte di oligarchi, truffatori, trafficanti d’armi e d’organi, criminalità organizzata e commercianti di diamanti insanguinati. Tale politica economica può certamente dar conto del perché questo stato sia completamente indifferente all’uguaglianza sociale all’interno dei propri confini».
8. Liberare il popolo americano. – Si tratta di un commento ad un articolo di Stephen Kinker apparso su Neesweek. Il tema è lo stesso di quello del volume di Mearsheimer e Walt sulla contrapposizione fra veri interessi del popolo americano ed azione nefasta della Israel lobby.
9. Flotilla, Flytilla e le prospettiva della società civile. – È una tempestiva analisi, tradotta in italiano, delle vicende recenti sui tentativi di rompere l’assedio di Gaza. L’articolo contiene alcuni interessanti concetti sulla struttura interna dell’ebraismo, che Atzmon dimostra di conoscere assai bene.
10. Il massacro in Norvegia è una reazione per il boicottaggio di Israele? – Da profondo conoscitore del mondo ebraica e della cancrena sionista quale egli è Gilad Atzmon offre stimolanti riflessioni che nessuno può ignorare, se appena è interessato a capire e sapere in quale contesto è maturato il massacro di Oslo.
11. La protesta dei “vorrei essere un proprietario”. – Occorreva un’analisi delle rivolte israeliane che fosse fatta, per così dire, dall’interno. E giunge quindi assai opportuno questo articolo di Atzmon. Nessuno potrebbe dire meglio di lui, che è stato israeliano, le cose che dice e che sono per noi una base da cui partire per le nostre riflessioni.
12. Le rivolte di Londra e il loro contesto. – Con l’acutezza di giudizio che gli è proprio Atzmon rivolge la sua riflessione agli intimi recessi della società britannica, che ha del marcio al suo interno. Pretende di dettare legge nelle società orientali, ma non si accorge delle profonde ingiustizie su cui si regge un sistema tanto oppressivo quanto ipocrita. Il sistema dei media non ci aiuta per nulla a comprendere la realtà che ci circonda. Anzi la sua funzione è di nascondere e mistificare la realtà.
13. Essere nel tempo. – Mirabile discorso pronunciato in Freiburg in occasione di un seminario insieme con Alan Hart ed altri. Il testo che appare in traduzione italiana su Come don Chisciotte, è per noi di particolare interesse e vorremmo riprodurlo intergralmente con il nostro abituale editing.
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